Capitolo XXXII: "Perdonami"

Premessa: ho trovato un errore nella narrazione riguardante le spade angeliche. In questi giorni ho cercato di sistemarlo. Se ricordate una era andata ad Alex nel primo scontro contro Lilith. Quindi adesso Hereweald ne ha solamente una, non tutte e due.
Mi scuso per questo disguido ^^' e buona lettura.

   Le parole di Hereweald avevano fatto battere il cuore ad Abegail e subito dopo in lei era cresciuto l'imbarazzo. Pensò che se si fosse emozionata ancora un poco lui avrebbe potuto sentirlo. Avvertiva le sue palpitazioni risuonarle in testa, pulsarle nelle vene come mai avevano fatto. Erano vicini; troppo vicini.

Passò qualche minuto prima che provasse ad allontanarsi. Nonostante combattesse contro il desiderio di averlo per sé e di sentirsi al sicuro fra le sue braccia, Abby fu in grado di spezzare momentaneamente l'abbraccio che li univa. Le luci dei lampioni stavano divenendo più evidenti. Il cielo si era annuvolato e il vento era aumentato; soffiava dal mare e muoveva le imbarcazioni ormeggiate. Ogni tanto le luci dei fanali di qualche auto passavano nella strada oltre l'insenatura e sui ponti lontani.

Abby captò la confusione del demone. Le sue guance parvero andare a fuoco e non ebbe il coraggio di guardare Hereweald negli occhi. Non seppe il perché, ma dopo la felicità iniziale un senso di vuoto stava nuovamente prendendo il controllo del suo corpo. La cicatrice le bruciava ricordandole il giorno in cui lo aveva creduto ormai perso. Non seppe che dire per cui aspettò che fosse lui a parlare.

— È vero? — Hereweald tentò di riaverla fra le sue braccia, ma poté solamente afferrarle le spalle e pregare affinché potesse vedere il suo sguardo. Le parole gli morirono in gola consapevole di quando avrebbero fatto male. — Quello che ho appena ricordato... È vero che ti ho ferita?

   Sperò che Lilith avesse inserito quei ricordi per tormentarlo e disorientarlo un'ulteriore volta. Mai come in quel momento desiderò che la sua mente fosse stata manipolata. Tremava e con lui anche la sua spada si stava agitando brillando chiara nel fodero. Perché Abby ci metteva tanto a rispondere?

— Ti prego, ho bisogno di saperlo...

— Sì, — fu un sospiro. — è successo realmente. — Abegail finalmente alzò il volto e i loro occhi poterono scavare a vicenda nelle loro anime. — Ma Harry, non eri in te.

   Hereweald lo vide: lei non aveva paura né provava rancore. Era pronta a giustificare le sue azioni e - forse - pure a perdonarlo. Se lo aspettava essendo riuscito a conoscere la sua anima benché gli fosse stata celata. Non aveva usato i suoi poteri, ma era riuscito lo stesso a capirla. Anzi l'aveva conosciuta, ammirata e amata.

Lei era pura; lo attraeva l'aura angelica che la circondava, quel dono che la contraddistingueva dagli altri e che la rendeva unica. Lei avrebbe lasciato correre qualsiasi suo errore.
Tuttavia era lui quello al quale non avrebbe mai perdonato una simile debolezza.

— Ti credevo morta... — esalò portando le mani sulle gote di Abegail e avvertendole terribilmente calde. — Invece stavo per ucciderti io stesso...

   Con lei si sentiva come mai avrebbe potuto immaginare. Non era costretto ad essere forte, poteva lasciarsi andare ed essere sincero. Infatti i suoi occhi cominciarono a luccicare e si arrossarono lievemente. Era un debole, ormai ne era consapevole. Eppure - anche se stava per piangere - provava felicità. Lui la proteggeva combattendo, ma a Hereweald bastava la sua presenza perché si sentisse al sicuro. Abby non aveva bisogno di alcuna arma per proteggerlo.

Si sforzò di sorridere prima di abbracciarla nuovamente e sentire il calore del suo corpo lenire i brividi causati dal freddo. Le mani di lei gli accarezzarono il capo; giocarono con i riccioli e finirono per aggrapparsi alle sue spalle. Hereweald poté immaginarsi le lacrime bagnare anche il volto di Abegail e la sua emozione appannare gli occhiali.

A quel punto la strinse maggiormente e sorrise tra i suoi capelli. Avrebbe voluto baciarla, ma - non appena quel pensiero nacque nella sua mente - una presenza distrusse la magia di quel loro momento.

— Allontanati.

   Hereweald e Abegail disfecero l'abbraccio e si voltarono sorpresi.

— Alex, cosa ci fai qua?

   Abby fu la prima a parlare. Era incredula e - come se fosse stata colta sul fatto - fece un passo in avanti, allontanandosi maggiormente dal demone. Successivamente apparve anche Nathalie, venne sotto la luce dei lampioni mostrato il suo sgomento.

— Non tornavi più a casa, ci stavamo preoccupando! — esclamò di istinto poi vide Hereweald e si posizionò dietro ad Alexander. — È una fortuna che Victor non ci abbia seguito...

   In effetti se ci fosse stato, lui non sarebbe riuscito a contenersi. Nat pensò al suo pessimo carattere e strinse i denti quando ipotizzò che Victor avrebbe attaccato Hereweald senza indugiare.
Al contrario di Alex che fu molto cauto. Lui si guardò intorno e - accortosi che nessuno eccetto loro fosse presente - aprì il cappotto continuando a fissare l'altro ragazzo.

— Non dovevate preoccuparvi.

— La nostra preoccupazione era più che lecita. — riprese Abby e nel mentre estrasse la spada angelica che aveva saggiamente preso prima di uscire. Successivamente con sguardo impassibile la puntò verso Hereweald. — Allontanati, da lei.

   I due si fissarono seri e irremovibili sulle proprie decisioni. In mezzo a loro soltanto Abegail si muoveva cercando di non farli azzuffare. Vedere il demone che non accennava a impugnare la sua spada fu un sollievo per lei. Lo lasciò dietro di sé e si concentrò per far ragionare Alexander.

— Non fare così! È scappato da Lilith, adesso lei non lo sta controllando.

   Tuttavia le sue parole non ebbero l'effetto sperato. Diede una rapida occhiata alle finestre delle abitazioni circostanti con la paura di trovarci qualcuno affacciato, ma Alex le fece cambiare velocemente visuale.

— Come puoi credergli dopo quello che ti ha fatto? — enunciò facendola tremare e costringendo Hereweald a serrare i pugni dal fastidio. — Non possiamo fidarci di lui! — dopodiché agitò l'arma che - come la sua compagna - aveva preso a rilucere. — Abby, vieni da me.

   Sentenziò quando la luce azzurra della sua spada fu al massimo delle sue capacità. Pareva scottare al solo guardarla e vibrava volendo scontrarsi con la sua gemella, rispecchiando perfettamente il volere del suo padrone.

— No, devi smetterla con questa sceneggiata. — Abegail fu anche lei determinata. Alex doveva capire e non fermarsi ai pregiudizi: Hereweald aveva sbagliato, ma era stato costretto. Lui era diverso e lei lo sapeva, sentiva di aver ragione e si affidava a quella sua sensazione. — Se tu non riesci a fidarti di Harry, abbi almeno fiducia in me.

   Alexander abbassò momentaneamente l'arma, ruotando il busto e battendo un piede al suolo. Era contrariato e - dopo aver schioccato la lingua e storto la bocca - rialzò la spada, rivolgendosi alla ragazza.

— Come pensi che riesca a farlo? Senti come parli! — il suo sguardo era come le sue azioni: avventato. — Tu non ragioni quando si tratta di lui.

   Successivamente intervenne persino Nathalie, spostandosi al fianco destro dell'angelo.

— Abby, per favore, vogliamo solo proteggerti.

   La sua voce fu più razionale, ma non smosse la giovane dalle sue convinzioni.

— Hanno ragione. — improvvisamente Hereweald parlò, scioccando Abegail e facendola preoccupare. — Fanno bene ad essere diffidenti.

   Per un attimo a lei mancò il respiro e Alex strinse la presa sulla spada preparandosi ad attaccare.

— C-cosa stai dicendo?

   Alexander spronò la ragazza a farsi da parte. La voleva lontana, specialmente dal demone. Stava già preparando i suoi passi, calcolando le mosse e sperando che nessuno si affacciasse quando Hereweald lo sorprese. Aveva immaginato di trovarsi di fronte ad un inganno, ma sembrava che quella creatura non avesse intenzione di combattere. Si rivolse a lui serio e deciso.

— Ricordo cosa ho fatto, così come so cosa ti ho detto. — alluse nuovamente al loro primo discorso. — Questo vuol dire che una parte di me era cosciente nell'atto... Eppure, — i suoi occhi si posarono per poco sulla figura della ragazza. Videro i suoi lineamenti e corsero lungo il profilo della sua schiena. — non sono stato in grado di proteggerla. — Abegail si morse il labbro inferiore, negando con la testa. — Alexander, ancora una volta ti do ragione, ma se puoi, ti prego, perdonami. Senza di lei sento che mi lascerò di nuovo andare alle tenebre. Io non voglio questo e non l'ho mai voluto. — dichiarò serio e con il corpo irrigidito dall'ansia. — Quindi perdonami se non riuscirò a proteggerla da me stesso.

   L'ansia scemò rapidamente e Abby si sentì di nuovo leggera. Dovette però ammetterlo, almeno a se stessa: per un secondo aveva dubitato, aveva avuto paura che i suoi sentimenti l'avessero ingannata.

— Maledizione!

   Sputò Alexander osservando la ragazza. Si trovava ad un bivio: proteggerla e farla soffrire oppure...

— Dammi la spada. — esclamò di impulso. Dopodiché si avvicinò superando Abegail e tendendo una mano strattonò a sé Hereweald. — Sappilo, non ti perdonerò mai. Non mi importa di cosa potrà capitarti, ma... — dopo l'emozione iniziale il suo tono calò di intensità. — per il suo bene devo farmi andar bene questa assurda situazione.

   Non aspettò che il demone gli passasse l'arma, ma se ne appropriò sfilandola dal fodero. A se stesso ripeteva di non potersi fidare e quel suo atteggiamento mascherava il terrore. Aveva paura di sbagliare solo perché non sapeva essere deciso con la sua protetta, perché per la sua felicità avrebbe acconsentito ad ogni cosa.

Rinsaldò la presa e avvertì il potere di entrambe le spade celesti scorrere nel suo corpo. Cercò poi di calmarsi nonostante la presenza di Hereweald lo infastidisse come mai era riuscita a fare. Dovette per forza trovare altro a cui pensare e - soprattutto - dovette immaginare come si sarebbe dovuto comportare di conseguenza.

Samuel e Victor non sarebbero stati felici di vedere Hereweald e Nathalie si sarebbe sentita come lui: combattuta. Insieme avevano deciso di non fare avvicinare quel demone ad Abby. Il loro era sembrato un patto, ma non era servito a molto. Entrambi comprendevano come i due si stavano sentendo: intrappolati dai loro stessi sentimenti e da quella dannata situazione.

In seguito - quando entrambe le lame ebbe smesso di brillare - ne ripose una al fianco sinistro e l'altra provò a nasconderla con il cappotto. A Fidnemid aveva studiato le antiche incisioni che vi erano sopra perciò non se ne curò molto in quel momento. La sua testa era fissa, concentrata sul futuro; su quei pochi minuti che mancavano per tornare a casa. Si riscosse improvvisamente e parlò con voce dura.

— Almeno ci sarai utile per conoscere meglio gli sviluppi del tuo regno.

   Hereweald lo guardò stranito, trovandolo molto cambiato. Quasi stentava a riconoscerlo. Le sue ossessioni erano maturate, non si limitava più a parlare, ma agiva direttamente. Tutto questo per proteggere Abby. Per un attimo - vedendo la sua libertà - lo invidiò. A lui gli avevano detto di essere libero di agire, ma di sentiva perennemente incatenato e combattuto.

Alexander gli si avvicinò nuovamente minaccioso per osservarlo meglio.
Capiva la sua diffidenza e Hereweald ne era contento. In quel modo sapeva che Abegail era un po' più al sicuro; poteva confidare che Alex avrebbe provveduto a proteggerla al posto suo.

— Andate avanti.

   Pronunciò ancora l'angelo con tono perentorio volgendosi alle ragazze che ricambiarono il suo sguardo severo con l'incomprensione. Tuttavia - vedendolo diverso dal solito - decisero di assecondarlo, sperando che - una volta rimasto solo con Hereweald - non commettesse delle follie.

— Alex, per favore, credimi...

   Abegail insistette per farlo ragionare e ci riuscì perché lui sospirò affranto e rilassò i muscoli. Tutto questo solo per pochi secondi. Infatti - non appena Nathalie e Abby imboccarono la strada del ritorno - Alexander tornò terribilmente serio. Non volle usare le armi che aveva a disposizione, ma colpì il demone con un pugno allo stomaco.

Hereweald non se lo aspettava. Si piegò cadendo in ginocchio e sbuffando. Il vento gli scompigliò i capelli, gettandoli sul viso. Stranamente gli venne voglia di ridere, ma avvertiva su di lui il peso dello sguardo dell'altro. Lo stava giudicando e - quella volta - giustamente condannando. Allora capì che loro due non sarebbero mai riusciti ad andare d'accordo.

— Ascoltami bene. — gli occhi di Alexander lo colpirono come il precedente pugno, anzi lo ferirono nel profondo, facendogli ancor più male. — Devi vedere cosa le hai fatto e non affidarti solo ai tuoi stupidi ricordi! — gli sputò addosso con tale rabbia che per un momento Hereweald pensò che anche Abegail lo avesse sentito e stesse tornando indietro. — Spera che tu non perda il controllo, — allora lui sollevò il viso sorpreso per l'asprezza che mostrava l'angelo. — altrimenti la mia mano sarà quella che ti toglierà dal mondo.

   Seguirono momenti di silenzio in cui Hereweald fu perennemente in confusione: non sapeva se ridere oppure rimanere serio. Il nuovo Alexander gli piaceva e faceva proprio al caso suo. Non sarebbe più scappato perché voleva stare con Abegail; voleva essere se stesso, ma se si fosse rivelato pericoloso qualcuno lo avrebbe dovuto allontanare.

Alla fine si decise. Tornò in piedi barcollando e meravigliandosi ancora una volta per la pelle d'oca sulle sue braccia. Dopodiché incrociò il suo sguardo con quello di Alex. Rise interiormente ed espresse il suo pensiero.

— Sai angioletto, il peccato di un angelo mi ha dato la vita... — gli porse poi una mano, sperando che lui accettasse stipulando così un patto. — Sarei contento se un altro me la togliesse per salvare chi amo.

Angolo autrice:

Prima di tutto scusate il ritardo. Avevo detto che avrei pubblicato due volte a settimana, ma problemi vari me lo hanno impedito...

Comunque, non ci crederete: mancano solo altri otto capitoli e anche questo volume si conclude! So che non siamo ancora arrivati al punto cruciale: una battaglia. Però "Fighters" è stato pensato per conoscere meglio i personaggi, scavare nelle loro menti e risolvere le questioni irrisolte del primo volume. ^^ Pian piano si arriverà anche al caos della guerra.
Ci troviamo in un equilibrio precario...

Sto già pensando alla confusione da creare nel terzo.
Deve essere forte, d'impatto...
Spero riesca.

Alla prossima,
Capitolo XXXIII: Un'Eredità Da Sfruttare

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