Cinque: Grey's Anatomy, yogurt al mascarpone e passato
I giorni successivi furono piuttosto tranquilli, Tommaso mi scrisse che Laura era veramente felice del peluche di Stitch (ci eravamo scambiati i numeri la sera della "ricerca") e che mi aveva ufficialmente eletta sua "persona preferita". Questo mi aveva spinta a chiamare Patroclo e chiedergli con una certa urgenza di rivedere insieme Grey's Anatomy*, anche se naturalmente non tutte le stagioni. Mia madre aveva chiarito che guardare serie tv con Patroclo non contava come "uscire" e quindi era permesso.
-Ma quanto siete carini voi due!- esclamò mia madre, entrando in salotto.
Io e Patroclo eravamo acciambellati sul divano, fra di noi c'era una ciotola piena di Pop Corn e una tavoletta di cioccolato al latte.
Sulla televisione, che avevamo collegato al computer, scorrevano le scene di uno dei primi episodi della nostra serie tv. Avevamo iniziato a guardare Grey's Anatomy tre anni prima e, da allora, ogni episodio l'avevamo visto in compagnia.
-Mamma vorresti insinuare che normalmente siamo brutti?- chiesi, fingendomi offesa ed incrociando le braccia al petto.
Lei scosse la testa, ridendo.
-Vi lascio alla vostra serie- affermò poi, uscendo di scena divertita.
Questo è solo uno spezzone di quei giorni, ma essenzialmente fino a mercoledì non facemmo altro che guardare Grey's Anatomy e ridere e scherzare, parlando delle novità di quei giorni.
Patroclo mi raccontò che, ispirato dal mio nuovo lavoro, aveva deciso di impegnarsi anche lui in qualcosa e si era dato al volantinaggio. Aveva già fatto un paio d'ore e mi raccontò che si era divertito un sacco, perché non doveva far altro che girare in bicicletta e lasciare fogli nelle cassette delle lettere delle persone.
-Secondo me ti stuferai presto- dissi.
-Perché? Io amo andare in bicicletta!- ribatté lui, sinceramente perplesso.
-È vero, ma so anche che ti piace andare in bicicletta senza seguire un percorso preciso- spiegai io, poggiando la testa su un cuscino del divano. Iniziavo ad avere un po' di sonno, la notte precedente eravamo stati svegli fino alle due semplicemente parlando.
Patroclo era un gran chiacchierone, ma di quelli seri, da caso patologico insomma, non so se mi spiego.
Se ci fosse stata un gara di conversazione avrebbe sicuramente vinto: sapevo per esperienza che era in grado di parlare ininterrottamente per sette o otto ore di fila e che se non veniva fermato, quasi non si rendeva conto dello scorrere del tempo.
Nonostante ciò, non mi annoiavo mai con lui perché, anche se parlavamo moltissimo, non finiva mai gli argomenti.
A partire dalla sua famiglia, che, per quanto tranquilla, rimaneva comunque molto particolare e forniva a Pat ogni giorno qualcosa di nuovo da raccontare, fino ad arrivare alle sue assurde esperienze sui mezzi pubblici o in bici. Tutte le persone strane di Milano le incontrava lui (non c'era da stupirsi, quindi, che io fossi la sua migliore amica).
Mi aveva raccontato pochi giorni prima di quella volta in cui, in un breve tragitto in metropolitana, si era trovato seduto vicino ad una signora che era decisa a farsi la manicure a mani e piedi in quei quindici minuti scarsi di viaggio e che continuava a lamentarsi del fatto che le fermate la facessero uscire dai margini.
Un'altra volta aveva avuto un "simpatico" incontro con un ciclista che aveva dovuto convincere a non scendere una cinquantina di gradini in bici, come era intenzionato a fare, anche perché li stavano scendendo almeno trenta pedoni.
-Pat, forse dovremmo separarci. Domani mi aspetta un pomeriggio di babysitting e ho bisogno di energie. E poi, anche tu hai volantinaggio, no?- affermai verso le dieci di sera di mercoledì.
-Mel da quando sei così responsabile? Non ti riconosco più!- esclamò il mio amico con fare teatrale.
Risi, per poi affermare:
-Scherzi? Io sono una persona responsabilissima.
-Ma certo. Come ho fatto a metterlo in dubbio?- chiese sarcasticamente lui, trattenendo una risata.
Incrociai le braccia, fingendomi offesa. Lui scoppiò a ridere per la mia espressione e mi abbracciò.
-Ah beh, scusami allora- disse alzando le braccia in segno di resa- ora ti lascio dormire. Ci vediamo presto, ok?- aggiunse poi con un tono di voce reso appositamente tenero.
Interruppi la mia messa in scena e gli dedicai un'espressione divertita: -Certo. E, Pat, non esagerare col volantinaggio, mi raccomando.
Il giorno dopo mi svegliai di buon umore. Mi feci una doccia veloce per poi ammirare le mie gigantesche occhiaie allo specchio.
-Ma quanto devo dormire per farvi scomparire?- borbottai.
Dato che quel giorno faceva piuttosto caldo, mi limitai ad indossare una larghissima t-shirt arancione con sopra una scritta nera che diceva "vivi la vita come se fosse un'arancia" (erano anni ch le mettevo quella maglietta e ancora non avevo capito il senso della scritta) ed un paio di pantaloncini di jeans verde scuro. In sostanza, ricordavo un po' una carota.
-Mela sei sveglia?- chiese mia madre mentre entravo in cucina.
-Nah- dissi, per poi sbadigliare così rumorosamente da fare invidia ad un elefante col raffreddore.
Lei alzò gli occhi al cielo, accennando un sorriso.
Aprii il frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare. Poiché sono risaputamente una persona molto salutare, optai per uno yogurt gusto mascarpone e un Kinder Pinguì.
-Tu una volta non eri a dieta?- chiese mia madre.
-Era maggio ed è durata a malapena un mese. Dai, lo sanno tutti che non so fa la dieta d'estate- affermai, improvvisandomi dietologa per un paio di secondi.
Lei scosse la testa, divertita, poi la sua attenzione tornò sul suo yogurt greco.
Iniziai a mangiare e sussultai quando, mentre scorrevo i messaggi, ne notai uno da parte di Tommaso. Aprii la chat, convinta che si trattasse ancora di qualcosa riguardante sua sorella, ma era tutt'altro.
Dopo il babysitting time ti andrebbe di andare al centro di Milano a fare un giro?
Guardai in attimo il cellulare, confusa: cos'era, un appuntamento?
Riflettei un attimo su cosa rispondere.
La serata del peluche (sì, l'avevo soprannominata proprio così) alla fine era stata divertente e mi sarebbe piaciuto conoscere meglio Tommaso. Se si fosse rivelato un appuntamento avrei...chiarito?
-Come mai così pensierosa?- chiese mia madre, incuriosita.
-Mh? Ah non è niente- risposi con un tono non molto convincente.
Mia madre mi guardò attentamente, poi un sorriso tenero comparve improvvisamente sul suo volto.
-Mela, conosco quell'espressione. Qualcuno ti ha scritto qualcosa che ti ha fatto riflettere, non è vero? E credo che abbia a che fare con un ragazzo- osservò lei.
Non avevo idea di come facesse, ma tutta questa empatia era piuttosto inquietante. Arrossii di colpo e lei rise.
-Lo sapevo. Questo mi fa venire in mente il periodo in cui conobbi tuo padre...- disse poi, accennando ad un sorriso nostalgico.
Rimasi in silenzio. Non parlava spesso di mio padre e, quando lo faceva, ascoltavo con attenzione, per non perdermi nulla, assimilare ogni cosa detta e crearmi, in questo modo, un'immagine di lui. Era morto quando avevo solo due anni e purtroppo non avevo alcun ricordo di mio padre. Tutto ciò che sapevo lo dovevo ai brevi racconti di mia madre.
-Avevo solo vent'anni e vedevo Nicola ogni volta che andavo in università a seguire un corso, perché lavorava in un piccolo caffé lì vicino, di cui era destinato a diventare, pochi anni dopo, il proprietario.
Ogni mattina passavo a prendere un caffé lì e lui spesso mi offriva una brioche che pagava lui al mio posto. Parlavamo e scherzavamo ogni mattina, anche se solo per un quarto d'ora ed un giorno lui lasciò un bigliettino sul piattino del caffé con il suo numero di telefono e una proposta di uscire.
Gli telefonai quella sera stessa e ci accordammo per incontrarci il giorno successivo in un parco vicino al caffé, alla fine del suo turno- fece una pausa e sospirò, sorridendo tristemente.
-Passammo una splendida serata, parlammo tutto il tempo. Era la prima volta che mi sentivo così a mio agio con una persona, l'imbarazzo iniziale era durato a malapena un minuto. Da lì inizio una serie di tante uscite e un anno dopo andammo a vivere insieme in un appartamento che affittammo.
Io continuavo ad andare all'università e lui al caffé. Andò avanti così per un po', fino alla mia laurea.
Poi cercai subito un lavoro: desideravamo avere un bambino, ma volevo che avessimo due stipendi prima di provarci. Per una serie di coincidenze, io trovai lavoro nella stessa settimana in cui il proprietario del caffé andò in pensione, lasciando il suo posto a tuo padre, perché era il suo miglior dipendente ed aveva molta fiducia in lui e nelle sue capacità.
Festeggiammo il tutto comprando finalmente la casa che avevamo fin'ora avuto solo in affitto. Nel giro di un mese rimasi incinta: eravamo felicissimi, fantasticavamo su come sarebbe stata la nostra vita in tre.
"Andremo tutti i weekend in gita, sarà divertentissimo" "E vedremo tutti i film della Disney" "Anche della Marvel però" "Quando sarà più grande" "Certo".
Quando nascesti eravamo felicissimi e al tuo secondo giorno di vita tuo padre ti regalò un bellissimo peluche a forma di coniglio, quello che ancora tieni in camera. Passammo due anni meravigliosi e poi- mia madre so fermò un attimo, ricordare questo punto per lei era sempre doloroso- poi ci fu l'incidente e quell'automobilista ubriaco ce lo portò via- concluse amaramente.
Rimasi immobile ed in silenzio per un po', con le lacrime agli occhi, poi abbracciai mia madre, che nel frattempo aveva iniziato a piangere.
-Sai, ti somigliava tanto- disse fra un singhiozzo e l'altro- gli stessi meravigliosi occhi color nocciola, le stesse labbra così delicate e così rosee da sembrare dipinte. Sai, io lo rivedo un po' in te.
Mi accarezzò una guancia e mi guardò con i suoi occhi verdi che, pur arrossati dal pianto, rimanevano sempre splendidi come due smeraldi.
-Ti voglio bene, Melania- disse dolcemente, con la voce un po' roca.
-Anch'io, mamma.-
*in Grey's Anatomy Meredith, la protagonista, chiama la sua migliore amica "la mia persona"
Spazio autrice
Ciao! Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, anche se è in parte più serio dei precedenti.
Era già pronto ieri, ma vista l'ultima parte ho preferito non pubblicarlo il giorno di Natale. Ho fatto bene?
Ditemi cosa ne pensate, è sempre interessante leggere le opinioni dei lettori.
E preparatevi, prossimamente ne vedrete delle belle!
Ci si legge💙
p.s. eruer08 spero tu non abbia avuto difficoltà a ricordarti i personaggi🥺
×instagram: wattpad.riccia21_
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