16. Alone (solo)

My shadow's the only one that walks beside me.
(La mia ombra è l'unica che cammina accanto a me)

-Green Day

***

...Da quando ero tornato al palazzo Palme, dove avevo vissuto da bambino, la mia vita aveva ripreso ad avere un senso.

Non era il condomio in sé... era lei.

Lei mi illuminava le giornate. Le notti. Ogni minuto che passava.

Ci sarebbe tanto da dire, troppo forse. Ma che senso ha se non posso averla al mio fianco...

Dovevo dirglielo, dovevo rivelarglielo quando ero ancora in tempo. In realtà glielo avevo detto.

Non ero nelle mie piene facoltà mentali ma lo ricordo. Steso sul letto le avevo sussurrato di aver perso la testa per lei...

"Karin... sono pazzo di te..."

Perché non gliel'ho riconfermato?

"Karin ti amo...! Ti... amo...!"

So bene perché non l'ho fatto ...eppure continuo a darmi dell'imbecille ogni giorno. Ogni singolo, schifosissimo giorno che passo lontano da lei.

Mai come questa sera le note mi schizzano fuori da sole. Nel retro del Microscoppio, compongo musica.
La chitarra scotta, brucia tra le mie mani. Non è ben accordata e questo mi manda in bestia! Non ce la faccio... Me ne torno a casa.

"Cammino su una strada solitaria
L'unica che io abbia mai conosciuto
Non so dove porti
Ma è casa per me e cammino da solo
Cammino in questa vuota strada
Nel viale dei sogni spezzati
Dove la città dorme
E sono il solo e cammino da solo
Cammino solo...

Sto camminando giù lungo questa linea
Che divide me da qualche parte nella mia mente
Sul bordo della linea della sponda
E dove cammino solo
Leggo tra le righe
Che cosa è sbagliato e tutto quello che è giusto
E cammino solo
Cammino solo e cammino...

Cammino in questa vuota strada
Nel viale dei sogni spezzati
Dove la città dorme
E sono il solo e cammino...

La mia ombra e l'unica che cammina accanto a me
Il mio profondo cuore è l'unica cosa che batte
Qualche volta desidero che qualcuno là fuori mi trovi
Fino a quel momento camminerò da solo...

Arrivai al palazzo Palme. Lei era lì che mi aspettava.

-Nel palazzo gira voce che sia tu l'assassino... -mi disse con le lacrime agli occhi.

Mi venne voglia di passarle oltre ed infilarmi nel mio letto per non svegliarmi più.

Mi fermai però e la fissai con sufficienza.

-Se fossi stato io sarei in prigione. -le dissi a labbra strette.

-Ti prego dimmelo sinceramente... -si asciugò una lacrima che stava per finirle in bocca. -Non posso immaginare che tu sia qualcun altro.

-Non avrei mai potuto fare del male a Karin... e nemmeno a sua madre. -dissi e mi domandai perché stessi a darle tutte quelle spiegazioni.

-Allora è vero. Tu e Karin...

Quello era troppo. Non l'avrei ascoltata un minuto di più!

-Lasciami in pace Mariana! Sono le tre del mattino! Non dovresti essere sotto le coperte con il tuo orsacchiotto di peluche!?

Mi voltai per lasciarla lì ma lei mi bloccò il braccio, avvinghiandosi ad esso con tutte le sue forze e affondandovi le unghie.

-Guai a te se te ne vai! -mi minacciò, non capivo con quale sicurezza. -Non sai di cosa è capace mia madre quando si arrabbia!

Già, Regina. Si faceva forte sulle spalle della mammina.

-Togli quelle mani da sola o lo faccio io...? -le dissi di rimando e notai che non diede peso alle mie parole.

-Può renderti la vita impossibile! -continuò non riuscendo a capire in che guaio potesse finire. -Lei e Tom hanno bucato le ruote della tua auto e ne hanno rotto il vetro... -ghignò. -Domani potresti addirittura non trovarla, sai? E questo sarebbe solo l'inizio!

-Mariana... te lo dico per l'ultima volta: va' a dormire! -scandii e mi parve di vedere timore nei suoi occhi. La mia espressione naturale che già risultava dura da sé, doveva essere spettrale dalla morte di Karin.

Dopotutto era così che vedevo la vita. Uno spettro. Era sempre di fronte a me a ricordarmi che tutto si sarebbe potuto evitare. E tormentarmi continuamente a pensare che avrei potuto impedirlo, mi divorava le interiora...

-Nat...!

-Non chiamarmi così! -urlai perdendo il controllo. Mi resi conto che desideravo ardentemente metterle le mani addosso e prima che me ne accorgessi erano già lì, intorno al suo collo, che lo stringevano.

Mariana sbiancò all'istante. Allentai la stretta e indietreggiai scioccato almeno quanto lei. Rientrai nel mio appartamento, cadendo sulle ginocchia che mi tremavano incontrollatamente.

Stavo impazzendo... Senza Karin, ero finito anch'io.

Un miagolio mi fece sussultare mentre la piccola bestia faceva le fusa vicino alle mie gambe.

-Molly... -la tirai su rialzandomi. La strinsi a me e mi parve la cosa più bella che mi fosse successa fino a quel momento da quando avevo perso lei.

La rabbia mi travolse quando ripensai a Mariana. Riguardai nel cellulare l'ultima immagine inviatami da Karin. La scritta era ben evidente.

"LASCIA STARE NATHAN"

Appena l'avevo vista, al termine della serata, mentre vagavo solo per il paese da chissà quanto, mi era preso un colpo. Ero tornato dritto a casa rischiando di prendermi una multa per eccesso di velocità. Ormai era tardi... L'immagine era stata mandata ore prima e quando ero arrivato, c'erano già le volanti. Il corpo di Karin era stato portato via.

-È... morta. -mi aveva annunciato Jenny mentre mi impediva di oltrepassare la linea che sigillava la casa di Karin. Avevo intravisto la chiazza rossa che contrastava sul pavimento bianco. Il mio stomaco era rimbalzato ed ero sceso a casa mia perché mi veniva da rimettere.

La prima reazione era stata l'incredulità. Poi un pianto ininterrotto per ore e ore. Avevo ripensato alla promessa che c'eravamo fatti ed ero arrabbiato con lei. Non l'aveva mantenuta. Ed io non ero con lei a proteggerla perciò ce l'avevo ancora di più con me stesso...

Molly mi leccò il viso. Quando faceva così era solo perché voleva che le preparassi un po' di latte.

Era stata Mariana? Era lei che aveva ucciso Karin?

La mattina dopo sentii bussare e mi resi conto di quanto fosse tardi. Per certo doveva essere Sasha. La donna che veniva ogni mattina a pulirmi la casa. Non capii perché aspettava che le aprissi io, visto che aveva le chiavi. E quando trovai la polizia dall'altro lato, immaginai che ci fosse stato un altro omicidio.

-Chi è morto stavolta? -dissi strafottente. Ormai nulla mi importava più. Jenny e Bobby mi guardarono in un modo strano. -Jenny... che è successo...?

-Nathan Grow ...la dichiaro in arresto con l'accusa di omicidio. Ha la facoltà di rimanere in silenzio, da questo momento tutto ciò che dirà potrà essere usato contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato. Se non ne ha uno, le verrà assegnato uno d'ufficio...

L'agente terminò di leggere i miei diritti e mi chiese di confermare se li avessi capiti. Gli dissi di sì e guardai i miei polsi ammanettati.

La volante sfrecciò via con me a bordo. Non chiesi spiegazioni. Permisi che mi si facesse tutto quello che volevano.

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*Traduzione del testo di "Boulevard of broken dreams" dei Green Day. (Fonte: internet)

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