Un altro caso
Vengo svegliata dallo squillare del mio cellulare.
«Buongiorno scimmietta curiosa, le impronte che hai trovato appartengono a un certo Alan Walker. L'ho interrogato e ha confessato.
Simon non voleva dargli la dose, lui si è arrabbiato e ha sparato. Mi ha consegnato anche l'arma. Ho chiuso il caso.»
Il cellulare mi cade sul letto.
No. Non è possibile.
Alan Walker è il ragazzo alla quale Tony ha venduto un'arma lo stesso giorno di Susan.
Non può essere una coincidenza. No.
Quindi, un caso, poi un giorno tranquillo, poi un altro caso e le armi sono le stesse, vendute da Tony lo stesso giorno.
Quindi, teoricamente questo sarà il giorno di pausa, oppure domani, durante il quale verranno comprate le armi e il giorno dopo ci sarà la terza morte.
Potrebbe essere uno schema? Ma chi c'è dietro. Chi obbliga gli a fargli fare tutto questo.
Okay. Primo passo andare stasera da Tony.
Ora vado dai parenti di questo Alan.
****
Sono arrivata dal padre di Alan.
«Buongiorno signor Walker. Sono la detective Smith, sto indagando sul caso della quale suo figlio è stato dichiarato colpevole. Vorrei farle due domande.»
«Certamente, entri pure. Devo dirle due cose.»
«Mi dica.»
«Sono sicuro che non sia stato mio figlio. Non so perché abbia voluto dichiararsi colpevole.»
«Cioè?»
«Mio figlio si è disintossicato. Inoltre, ha paura degli spari, da piccolo ha perso sua madre in una sparatoria e da quel giorno non riesce a stare tranquillo neanche quando ci sono i fuochi d'artificio. È praticamente impossibile che sia stato veramente lui.
Vero detective?
In fondo, se lei è qui è perché non gli ha creduto.»
«Diciamo che mi piace controllare ogni possibilità.»
«Allora, perché il caso è stato chiuso?»
«Perché lui ha confessato e non abbiamo potuto fare altro.»
«Capito.»
Esco da quella casa con sempre più domande.
Devo parlare con Alan.
****
Come l'altra volta, impongo alle guardie di andarsene e rimaniamo io e Alan.
«Alan ho parlato con tuo padre. Mi ha detto la verità, quello che è successo a tua madre. Ora, l'unica domanda che mi sorge è perché hai confessato?»
«Perché ora lei può guarire.»
«Lei?»
«Non posso parlarne più di così.»
«Okay facciamo così. Se questa lei è una tua parente rispondi cioccolato alla domanda che ti sto per fare.
Qual è il tuo dolce preferito?»
«Torta.»
«Se è la tua ragazza rispondimi patatine alla domanda che sto per fare. Qual è il tuo snack preferito?»
«Patatine.»
«Se è malata rispondimi Audi. Qual è la tua macchina preferita?»
«Decisamente l'Audi R8.»
«Se le cure costavano troppo senza questo aiuto rispondi rum. Qual è il tuo alcolico preferito?»
«Rum.»
«Grazie Alan.»
Lui sorride.
«Grazie a te.»
Lui improvvisamente mi abbraccia.
Poi capisco.
Ha tirato su leggermente la maglietta. Sulla schiena ha due iniziali.
S.A.
Mi sussurra all'orecchio: «Io mi chiamo Alan.»
S. L'iniziale della sua ragazza.
«Lo so.»
«Guarirà?»
«Certo.»
****
Ho scoperto perché Alan si è fatto incastrare.
Susan probabilmente l'ha fatto per i bambini.
Ora non mi rimane altro che andare da Tony sta sera.
Quindi, posso iniziare a cercare la ragazza di Alan.
****
Lo vedo seduto al solito tavolo, al solito bar, sta leggendo il giornale.
Mi siedo al tavolo senza fare troppo rumore.
«Ho bisogno del tuo aiuto James.»
«Ciao anche a te Hayley, come va? Io sto bene. Si, certo puoi sederti.»
«Sí, bla bla, Certo. Abbassa quel giornale e ascoltami.»
Il moro fa come gli ho detto e mi guarda sorridendo.
«Caffé?»
«Amaro.»
James sorride e poi ordina un caffè amaro per me è un pasticcino per lui.
Aspetto che le ordinazioni arrivino per parlare perché so che lui è così. Parla di queste cose solo mentre mangia in questo bar.
Il tempo passa ma a quanto pare le persone non cambiano.
«Allora, dimmi come mai la mia ex migliore amica che non si faceva sentire da anni, adesso è comparsa, scrivendomi "Solito bar. Solita ora." come se nulla fosse.»
«James smettila di fare i capricci se non ti ho scritto per questi anni. Sono molto impegnata.»
«Dimmi un po' perché sono qui.»
«Ho bisogno del tuo aiuto. Sto indagando, c'è un caso molto difficile. Ho bisogno che mi controlli una ragazza.»
«La devo pedinare?»
«No, devi controllare se qualcuno la segue.»
«Devo pedinare quello che la pedina? Fantastico. Come si chiama?»
«Sharon Wilson. Per ora, fallo solo per oggi e domani.»
Spero di non sbagliarmi, spero che sia davvero Sharon la ragazza di Alan.
*****
È finalmente sera e sono appena arrivata da Tony.
«Ciao. Ho bisogno di un informazione.»
«Buonasera baby, dimmi pure.»
«Quante nove millimetri hai venduto oggi?»
«Due.
Una a un certo Finn Tunner, un'altra a un ragazzo di nome Gave Young.»
«Grazie.»
*****
«Ciao James. Cos'hai scoperto?»
«Inizialmente, pensavo fosse un compito assurdo e senza senso. Poi mi sono reso conto che effettivamente qualcuno la seguiva.
Però, poi è successo qualcosa di strano. La persona che la stava seguendo ha ricevuto una chiamata, è durata molto poco, però dopo aver messo giù se n'è andato e non si è fatto più vedere.»
Okay, strano, ma neanche troppo.
«Mandami le foto che hai fatto.»
Mette giù e subito dopo mi arrivano delle immagini che ritraggono un uomo alto e pelato con un tatuaggio in testa.
Lo cerco.
Come pensavo.
È Finn Tunner.
Ma chi potrebbe voler uccidere?
Controllando la sua scheda ha solo qualche notte fatta dentro per qualche rissa fuori da un locale.
È ora di andare nuovamente da Alexa.
*****
«Alexa fammi un angelo azzurro e poi vieni sul retro.»
Le lascio i soldi del drink e vado sul retro.
La mia amica dopo pochi minuti si presenta proprio dove le avevo detto con il mio drink.
«Allora, che hai scoperto?»
«Ci sto provando. Sembra una catena destinata a ripetersi. Stesso modo di uccidere e poi stessa procedura per trovare il colpevole. È assurdo. Forse, però, ci sono riuscita ad anticipare le mosse di chi sta dietro a questo piano.
Ti prego dimmi che conosci un certo Finn Tunner.»
«É il nuovo socio del bar qui di fianco, perché?»
«Perché è coinvolto in qualcosa.»
«Recentemente ha litigato con il suo socio. David Walter.»
«Lo terrò d'occhio, grazie.»
Finisco il drink, le ridò il bicchiere e mi metto in viaggio per questo bar.
*****
«Buongiorno, avrei bisogno di usare il bagno. Posso?»
«É solo per i clienti.»
«Allora mi dia una birra chiara media.»
La bevo e poi posso finalmente farmi dare le chiavi del bagno.
«In fondo, dietro l'angolo, a destra.»
Arrivo in fondo, poi un guscio di pistacchio attira la mia attenzione e noto lì di fianco una minuscola scala che scende.
Sembra la stessa scala che c'era in casa di Sam.
Provo ad aprire una porta sulla quale c'è scritto riservato e la scala si apre meglio.
Mi guardo intorno, poi scendo le scale.
Quando arrivo in fondo capisco di essere arrivata troppo tardi.
Il corpo di David Walter è per terra, morto per una pallottola in centro alla fronte.
È successo di nuovo.
Guardo l'ora e capisco che la giornata di riposo era finita.
Sono le tre di notte e David sembra ancora caldo.
È morto da poco.
Cazzo.
È così frustante.
Esco dal locale facendo come se niente fosse e chiamo Marcus.
«Hayley ma ti rendi conto di che ora sia? Ma tu dormi mai?»
«Molto divertente. Senti so cosa pensi sugli ultimi due casi, ma non ti sembra assurdo che entrambi siano avvenuti nello stesso modo, a pochi giorni di distanza?»
«Hayley le nove millimetri sono tantissime e il proiettile al cervello è uno dei modi più semplici e veloci per uccidere, aggiungiamo poi che è conosciuto da tutti come metodo.»
«Sí, ma entrambe le persone che si sono dichiarate colpevoli non hanno armi intestate ed entrambe hanno persone care in pericolo. La ragazza di Alan ha un tumore e la sorella di Susan ha dei bambini piccoli da mantenere.
Non possono essere coicidenze.»
«Hayley vai a dormire e basta pensare a tutto questo. I casi sono chiusi.
Sei sempre stata te a dirmi di non prendere i casi a cuore.»
«Tu non capisci...non puoi capire.»
«Senti, forse non posso capire perché sei così legata a questo caso, ma Hayley non ti fa bene tutto questo stress.»
Prendo un grosso respiro e poi parlo: «Mia madre è stata uccisa quando ero una bambina. Mio padre fu incolpato. Tre anni dopo è morto in carcere.
Solo due anni dopo è stato dimostrato che fosse innocente.
Io avevo otto anni quando mi sono ritrovata senza nessuno e cinque quando sono entrata nel mondo di un processo. Quando è stata dimostrata la sua innocenza, io ho deciso che avrei fatto di tutto per non far riaccadere la stessa cosa. Ecco perché controllo sempre tutto, perché lavoro così tanto, perché sto attenta. Perché se i detective l'avessero fatto ventidue anni fa, io avrei un padre.
Invece, sono cresciuta con mia zia che non c'era mai perché lavorava praticamente sempre.
È stato brutto, soprattutto perché io sapevo che non era mio padre il colpevole, ma chi crederebbe a una bambina di cinque anni?
Nessuno.
Voglio bene a mia zia, ma se posso evitare queste situazioni vorrei farlo a tutti i costi.
Invece, sto condannando dei bambini a vivere nello stesso modo in cui ho vissuto io.
Tutto perché questi sembrano dei cazzo di delitti perfetti, ma tutti sanno che non esistono.
Quindi, con te o senza di te, io continuerò a combattere con denti e unghie per sapere la verità.»
«Fa attenzione.»
Mette giù.
Farò attenzione, non sono una principiante.
Ora che ci penso...c'era una scala qui e anche a casa di Sam. Che ce ne sia anche una a casa di Simon? Devo andare a controllare, ma prima devo chiamare James.
«Pronto? Hayley? Ma che?»
«Ho un altro compito per te. Devi controllare Gave Young. Se ti sembra sospetto chiamami.»
«Tu sei strana, ma lo sapevo già. Buona fortuna con il tuo caso, sento dalla tua voce che non sta andando bene.»
«James...mi sei mancato.»
«Anche tu piccola combinaguai.»
Mette giù.
Okay, ora posso andare da Simon.
*****
Sono appena arrivata e subito cerco qualcosa che possa far attivare la scala.
Noto una piastrella leggermente più alta delle altre, la schiaccio e la scala compare.
Anche questa va in giù.
Attivo la torcia del cellulare e scendo.
Come negli altri casi trovo solo una scrivania piena di fogli.
Allora sulla prima c'erano delle fatture, sulla seconda delle cartine geografiche e su questa...dei nomi di aziende.
*****
Dopo quella che sembra essere una nottata infinita, riesco finalmente a tornare a casa, ma a quanto parte, non posso avere un attimo di pace, perché il mio cellulare squilla di nuovo.
«James perché mi stai già richiamando?»
«Perché Gave Young è decisamente stupido e un principiante, mi ci sono volute neanche tre ore per capire che effettivamente stesse seguendo qualcuno e da quello che ho potuto notare, sta seguendo una certa Emily Tunner.»
«Una donna?»
«No Hayley. Emily Tunner è una bambina di appena cinque anni.»
«Perché diamine un uomo dovrebbe seguire una bambina di cinque fottutissimi anni.»
«Non lo so, quel che posso dirti è che tutta le gente che mi stai chiedendo di controllare è strana. Cioè, nessuno sembra essere esperto, sono tutti principianti. Ci metto poche ore a capire chi stanno seguendo, ma mi sfugge il perché.»
Mi lascio cadere sul letto, sono stanchissima e stravolta.
«Non ha senso.»
Osservo il soffitto, forse mi verrà l'illuminazione.
«Non lo so Hayley. Io però sono stanchissimo, per favore, lasciami andare a dormire, sono quasi le sette di mattina, e fammi il favore di andare a dormire anche tu.»
«Perché ti preoccupi ancora per me?»
«Sei e sarai sempre la mia migliore amica, che tu lo voglia o no.
Hai mai visto un angelo separarsi dal suo diavolo?»
«Grazie di tutto James.»
«Faccio quello che avrei sempre dovuto fare.
Lo avevo promesso a lui.»
«Non darti la colpa se non sei riuscito a starmi accanto in questi tre anni. Sono stata io a non volerlo.»
«Non dovevo arrendermi così facilmente come ho fatto. Non dovevo lasciarti affogare nel tuo stesso dolore.»
«Non ti avrei mai lasciato aiutarmi. Hai fatto la cosa giusta.»
«Guardati ora Hayley. Sei una donna in carriera, hai dimenticato il passato, anzi, lo rinneghi e vieni da noi, che eravamo la tua famiglia, solo per dei favori. Poi ognuno per la propria strada.
Ho parlato con il resto del gruppo e ci manchi. Ci manca la nostra Hayley.»
«É morta tra le fiamme di quella notte.»
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