Uno lungo la strada
Mi svegliai al suono del mio amico, Tom, che si arrampicava attraverso la mia finestra. Era una notte d'estate, circa le 2:00 del mattino, e il caldo, per giorni, era stato insopportabile. Per questa ragione avevo lasciato la mia finestra leggermente aperta, in modo che la fresca brezza che c'era potesse filtrare nella mia stanza mentre dormivo.
Fu un rumore d'arrampicarsi agitato che mi riportò allo stato di coscienza, e immediatamente pensai che qualcuno stesse facendo irruzione in casa mia. Al buio non riuscivo a distinguere chi fosse, ma, nel momento in cui sentii "aiutami", riconobbi la voce del mio amico.
Dopo aver acceso la luce, aiutai Tom a entrare nella stanza e lo feci sedere sulla mia vecchia poltrona marrone, che aveva passato giornate migliori.
"Chiudi la finestra!" mormorò, un po' urlando, un po' bisbigliando, e completamente assorto nel panorama notturno all'esterno. "Spegni la luce".
"Perché?", chiesi, confuso e ancora mezzo stordito.
"Quella cosa potrebbe vederci".
Quella parola, "cosa", si piazzò nella mia mente, chiara e precisa. Avrei riso, se solo Tom non avesse avuto un'espressione così sconvolta sul suo volto.
Non l'avevo mai visto spaventato da qualcosa, e vederlo così visibilmente scosso mi colse di sorpresa e mi riempì di trepidazione. Spensi la luce e i miei occhi si adattarono ancora una volta all'oscurità. Tom era seduto lì, con la testa tra le mani, la stanza era fiocamente illuminata dalle luci provenienti dalla strada che filtravano tra le persiane.
"Cos'è successo?", chiesi. "Non mi crederai". Alzò lo sguardo verso di me e, malgrado la debole luce, riuscii a vedere gocce di sudore scorrergli sulle tempie. "Tom, di qualsiasi cosa si tratti, non ti preoccupare".
"No, non capisci".
"Provamelo" dissi. E con ciò, rivelò la sua storia con voce bassa ed esitante.
***
Tom era stato fuori quella notte, cosa che non mi ha sorpreso più di tanto dal momento che gli ha sempre fatto piacere prendersi un drink, anche troppo difatti, e negli ultimi tempi il suo comportamento fu irregolare nel migliore dei casi, autodistruttivo nei peggiori. Era andato al Windarm Lodge, un piccolo pub appartenente a un uomo anziano vicino alla strada principale della città. Sapevo perché fosse stato lì ancor prima che me lo dicesse. La sua ex, Shelley, lavorava in quel luogo, dietro al bancone. Un mese prima aveva rotto con lui: non riusciva più sopportare il fatto che bevesse.
Quella notte, Tom aveva trascinato con sé un nostro amico comune, Greg, con la scusa di 'un paio di partite a biliardo e un solo drink'. Si fece mezzanotte, mentre il pub chiudeva, Tom venne trascinato fuori dal bar dal gestore e buttato per strada.
Aveva supplicato Shelley perché si prendesse un drink assieme a lui, dopo aver finito il turno di lavoro. Quando la sua semplice domanda si trasformò in un'amara pretesa, fu subito gettato fuori.
Sapevo come Tom si comportasse dopo aver bevuto, e questo era uno dei motivi per cui mi ero rifiutato di uscire con lui quella notte; sarebbe diventato sempre più polemico e sgradevole. La rottura con Shelley lo rese ancor peggiore. Cercavamo tutti di aiutarlo come meglio potevamo. Non sto dando di lui un'ottima impressione, ma quando era sobrio sapeva essere una persona attenta e premurosa, e un buon amico.
Dopo aver percorso barcollando un paio di strade e vicoli, Tom tirò fuori una fiaschetta piena di whisky dalla sua tasca e chiese a Greg di unirsi a lui per farsi qualche altro drink tornando a casa. Greg si rifiutò, senza dubbio ne aveva già avuti abbastanza, per cui non passò molto tempo che scoppiò un litigio. Greg stava solo cercando di aiutarlo lungo la strada, ma ricevette invece insulti dovuti alla sbornia; Tom rigurgitava parole di cui si sarebbe pentito il mattino seguente. Dopo alcuni minuti di violenza verbale, Greg si arrese e tornò a casa da solo.
Tom barcollò lungo la strada e maledisse Shelley, Greg, e il resto del mondo perché si rifiutava di prendere un altro drink con lui. A Tom non restava altro da fare che bere da solo. Mentre vagava per una strada deserta non molto lontana da dove vivo, iniziò a scendere la pioggia, in un primo momento leggera, poi torrenziale; fu così violenta difatti che dovette mettersi al riparo e aspettare che passasse.
Accadde quindi che la via in cui era, Serling street, aveva una buona porzione di edifici abbandonati, che un tempo ospitavano gli operai di una fabbrica ormai defunta. Una casa in particolare possedeva un vecchio portico, incorniciante entrambi i lati della porta d'ingresso e munito di un tetto a punta, che offriva un riparo sufficiente durante un acquazzone per un ubriaco di venti e qualcosa anni.
Tom scavalcò un piccolo recinto e barcollò attraverso il prato pieno di erbacce, verso la porta principale. Dico porta principale, ma in realtà era stata scardinata da molto tempo e ora starà marcendo da qualche parte nella casa, assieme ad assi del pavimento nascoste, travi del tetto e ricordi. Non importava quanto ubriaco fosse il mio amico, non aveva alcuna intenzione di esplorarne l'interno. Voleva solo un posto all'asciutto in cui stare, e il portico faceva al caso suo. E così, si sedette sui gradini davanti all'ingresso, arrabbiato e amareggiato; la pioggia intanto veniva per la maggior parte respinta dal tetto del porticato.
Aspettò lì per un po', direzionando il suo sguardo verso strada al di là giardino incolto; la pioggia danzava sull'asfalto. A Tom sembrava chiaro che sarebbe rimasto lì ancora per un po', così, non essendoci altro da fare – bevve. Sedeva lì, prendendosi sorsi sempre più lunghi dalla fiaschetta: quella era piena di whisky poco costoso e Tom era pieno di rabbia nei confronti del mondo, di Shelley, Greg, e di tutti coloro che 'non capivano'.
Tom possedeva un aspetto in comune con gli alcolisti più accaniti: quando giunse al limite, dopo aver intossicato la maggior parte della sua mente sobria, iniziò a parlare da solo; e quella notte, dopo il pub e una buona porzione della fiaschetta, diede inizio al monologo. Maledisse i suoi amici e la sua famiglia, la sua situazione. Chiamò Shelley 'puttana' e, più di ogni cosa, odiava quelli attorno a sé per essere così perfetti e per il fatto che gli impartissero lezioni su come vivere la propria vita. Quantomeno l'alcool non gli avrebbe voltato le spalle. Era qualcosa che diceva sempre e su cui poteva fare affidamento.
La pioggia non diminuiva e si abbatteva con la stessa ferocia iniziale, le parole di Tom venivano inghiottite dal rumore bianco attorno a sé.
Infine, dopo un altro sorso di whisky, si accasciò contro alla fredda colonna del portico, chiuse gli occhi e iniziò a prendere sonno. Mentre accadeva ciò, mormorò ancora una volta a proposito del rifiuto di Greg e Shelley di unirsi a lui; a quello che era solo 'un drink lungo la strada'.
Fu allora che Tom sentì una goccia di pioggia farsi strada attraverso una crepa, sopra al suo capo, e allo stesso tempo il peso di qualcosa di spiacevole che gli pungolava la spalla. Nel momento in cui aprì gli occhi, una brezza umida soffiò sul suo volto, arida e stantia, diversa dall'aria attorno a lui che pulsava a ogni strato di pioggia. "Berrò io con te" sussurrò una voce roca all'orecchio di Tom.
Si voltò, spaventato e inorridito da quelle parole, solo per ritrovarsi davanti un'innaturale, aberrante faccia che poggiava il suo mento appuntito sulla sua spalla, il suo corpo spuntava dalla buia porta dietro di lui. Il volto era ricoperto di sporco e sudiciume, come se avesse speso decenni sotto il terreno, e sembrava essere avvolto da un tessuto color avorio teso strettamente su una struttura avvizzita, che sottolineava le forme scheletriche sottostanti e che mostrava ogni singolo movimento della mandibola e delle ossa.
Talvolta si vedono cose che renderebbero sobrio persino il peggiore degli ubriachi, e questo era uno di quei casi. Tom si tuffò in avanti, cadendo sul sentiero lastricato del giardino, lievemente nascosto dalle erbacce e dal terreno. Gridò a pieni polmoni, ma la sua voce venne soffocata dalla pioggia torrenziale, le sue milioni di voci inghiottivano la sua, abbandonata.
Aggrappandosi al suolo, saltò in piedi e scavalcò il recinto del giardino in direzione della strada. Quindi, corse: corse sotto alla pioggia, nella notte, via da quella casa, da qualsiasi cosa fosse stata disturbata lì.
Il sangue scorreva velocemente nelle vene durante la fuga e la testa iniziò a fargli un male atroce, a causa del potente cocktail di paura e alcool. Annaspando, si fermò per un momento, ora lontano da quella casa, dall'altra parte della strada. Si girò per guardarsi alle spalle, ma era difficile vedere qualcosa, la pioggia cadeva nei suoi occhi con così tanta violenza che lo scenario si fece offuscato e confuso.
Lentamente, si calmò e cominciò un sobrio dialogo con se stesso, sull'aver 'bevuto troppo' e sul 'vedere cose strane'. Fu allora che attraverso il gorgogliante muro di pioggia vide qualcosa muoversi. Una figura, avvolta dal buio e da stracci, aveva scavalcato il recinto inseguendolo. Tom si stropicciò gli occhi con incredulità, mentre la creatura gli correva incontro a gran velocità.
Il panico assoluto prese il sopravvento. Tom si girò, gridando, nessuno poteva sentire le sue richieste d'aiuto. Continuò a correre. Si lasciò alle spalle Serling street, ma ancora, ogni volta che si voltava, l'essere coperto proveniente da quella casa era dietro di lui.
Infine, riuscì ad arrivare nella via in cui abito e si arrampicò attraverso la mia finestra, sperando d'essere salvato.
***
Restai in silenzio. Sembrava così sconvolto, così sicuro, che riuscì a farmi credere alla storia per un momento. Ma, quando lo notai, la verità venne a galla.
"Tom", dissi amichevolmente . "Sei completamente asciutto".
"Cosa? No, sono..." si fermò, dopo essersi passato le mani sui vestiti, poi sui capelli.
"Non è scesa una goccia di pioggia in settimane, e questa notte è stata come le altre".
"Ma..." esitò per un momento, scuotendo la testa e strofinandosi la bocca con la mano. "No, te lo dico io. È successo. Quella cosa è reale".
"Tom, hai bevuto troppo, probabilmente ti sei addormentato e in preda allo stordimento sei giunto qui".
Misi una mano sulla sua spalla per rassicurarlo. "Per favore, lascia che ti porti a casa. Dammi un minuto per cambiarmi e ti ci accompagnerò".
Mentre attraversavo la stanza, Tom tirò fuori la sua fiaschetta e ne prese un lungo sorso.
"Forse hai ragione. Devo solo dormirci su".
Mi girai per accendere la luce, ma, prima che avessi la possibilità di farlo, Tom lanciò un urlo spaventoso. Sinceramente, non ho mai sentito niente del genere. Di paura totale, completa e turbata. Balzò in piedi, aprì la mia finestra in isteria e quindi fuggì nella notte.
***
Sono passati due mesi e io, Greg, Shelley, e altri nostri amici che avevano al cuore Tom non riusciamo a contattarlo. Effettivamente, l'unico motivo per cui sapevo che fosse vivo, e non affogato in un fiume da qualche parte, era che mio fratello mi aveva assicurato di averci parlato.
Finalmente, un giorno, Tom apparve alla porta di casa mia, in forma come non l'avevo mai visto, dopo tanto tempo.
Affermò che, difatti, aveva seguito un programma di riabilitazione che, seppur lottasse ancora contro la voglia di bere, lo aveva mantenuto sobrio per diverse settimane. Disse che il momento in cui decise di cambiare, quello peggiore, apparteneva a quella notte, quando ebbe quelle allucinazioni riguardo a ciò che è accaduto a Serling street. Infatti, disse che per settimane, ogni volta che si avvicinava a un drink, quella creatura appariva dall'oscurità: inseguendolo, pedinandolo, mai rallentando. Infine, più di qualunque altra cosa, lo spinse la paura che una malattia mentale stesse prendendo piede e che avrebbe potuto avere ancora quelle allucinazioni, che l'han fatto smettere di bere.
Ero, e sono, davvero felice per Tom, e detesterei fare qualcosa che cambierebbe la sua interpretazione di quegli eventi. Farlo potrebbe rovinare la sua riabilitazione. Sono sicuro che lui abbia ragione, sul fatto che tutta la faccenda fosse stata un'allucinazione.
Sembrerebbe la conclusione più ragionevole ed ovvia. Ma spesso, sdraiato a letto, un inquietante ricordo mi tiene sveglio e non so se affidarmi o meno ai miei sensi. Questo perché, quando Tom balzò fuori dalla finestra nella notte, vidi qualcosa seguirlo dall'angolo della stanza.
[Creepypasta di Michael Whitehouse | Traduzione italiana di Nah'Kaal, Creepypasta Wiki]
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