jack lo squartatore

Jack lo squartatore non è una creepypasta ma mi andava di aggiungerlo, credo che conoscete tutti la sua storia o almeno lo avrete sentito nominare almeno una volta
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Firmava i suoi crimini in anticipo con biglietti e cartoline indirizzate alla polizia di Londra. I messaggi del più celebre e sconosciuto 'mostro' della storia avevano un tono tra il giocoso e il macabro, con frasi del tipo: "avrete ancora mie notizie e vedrete i miei giochetti". La firma era quella del serial killer per eccellenza, il quasi leggendario Jack lo Squartatore.
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le lettere di jack lo squartatore
Dal 31 agosto all'8 novembre 1888, nel quartiere londinese di Whitechapel, cinque prostitute vennero uccise e barbaramente mutilate. Il caso ebbe enorme risalto nella stampa dell'epoca, e ancora oggi la figura di Jack lo squartatore è assurta a paradigma e modello di serial killer. L'identità dell'assassino, sebbene nel tempo siano state fatte innumerevoli ipotesi, non è mai stata appurata.

La lettera Dear Boss La cosiddetta "Dear Boss" Letter è un messaggio datato 25 settembre 1888, imbucato il 28 settembre e ricevuto quello stesso giorno dalla Central News Agency di Londra, e da questa inoltrato il 29 settembre a Scotland Yard.

Inizialmente, la lettera venne ritenuta un falso, ma quando fu scoperto il cadavere di Catherine Eddowes, il 30 settembre, con un orecchio strappato, ci si ricordò della promessa contenuta nella lettera. Nel frattempo, era stata ricevuta anche un'altra cartolina.

la cartolina da Saucy jack
A questo punto, la Metropolitan Police Service distribuì fac-simile della scrittura della prima lettera e dell'ultima cartolina, nella speranza che qualcuno riconoscesse la calligrafia, ma senza risultati. Molti giornali pubblicarono i due testi, integralmente o in parte.

In particolare, il secondo messaggio fa esplicito riferimento alla celebre notte del "doppio evento": Elizabeth Stride e Catherine Eddowes, terza e quarta vittima del serial killer, vennero uccise nelle prime ore del 30 settembre 1888 a breve distanza l'una dall'altra, e parte dell'orecchio della Eddowes venne trovato separato dal resto del viso, orrendamente mutilato. Alcuni studiosi hanno argomentato che la cartolina fu spedita prima che la notizia dei due delitti fosse resa pubblica, e quindi che sia improbabile che un falsificatore avesse una conoscenza tanto precisa delle modalità degli omicidi; tuttavia, il timbro postale sulla lettera risale a più di 24 ore dopo il crimine, quando già molti dettagli erano noti ai giornalisti e agli abitanti del quartiere.

Questi due messaggi ottennero una notorietà enorme dopo la loro pubblicazione. Il nomignolo che lo stesso autore si era attribuito, "Jack the Ripper", catturò subito l'immaginazione del pubblico. Ben presto, la polizia e i giornali ricevettero centinaia di altre presunte lettere dell'assassino, la maggior parte delle quali copiava alcune frasi e passaggi delle prime due.

Dopo la fine degli omicidi, gli ufficiali di polizia affermarono di credere che la Dear Boss letter e la Saucy Jack postcard fossero dei falsi opera di un giornalista locale, e anzi di averlo addirittura identificato. Tuttavia, questi sospetti non vennero adeguatamente pubblicizzati, e l'idea che il killer avesse mandato messaggi di sfida alla polizia divenne uno degli elementi della leggenda del caso di Jack lo squartatore.

Gli studiosi moderni non sono concordi nell'affermare quale sia autentica, fra le presunte lettere di Jack (se ve n'è una), ma la lettera indirizzata al "Dear Boss" è una delle tre incluse più di frequente fra quelle che potenzialmente possono essere state scritte realmente dal killer. Molti degli autori delle varie teorie sull'identità di Jack cercano prove a favore confrontando la calligrafia delle lettere con quella dei loro sospetti.
la lettera from hell
La più nota e la più inquietante delle lettere firmate da Jack lo squartatore è la terza, che reca la famosa intestazione From Hell, "dall'inferno".

Anch'essa, come le altre due, è generalmente considerata autentica. È da notare come l'autore abbia scelto qui di non firmarsi con lo pseudonimo che lo aveva reso celebre, differenziandola così dalla precedenti lettere al "Caro Direttore" o di "Jack il dispettoso", nonché dalle innumerevoli imitazioni. Inoltre, l'ortografia di quest'ultimo messaggio è molto peggiore dei precedenti; molti studiosi ritengono che questo sia stato fatto volontariamente dall'autore.

Un dettaglio, quello della parola inglese knife (coltello), che nella lettera è scritta knif, in particolare attira l'attenzione; si sostiene, infatti, che poiché la "k" in questa parola è muta, un uomo realmente di scarsa cultura, tendente a scrivere le parole così come sentiva pronunciarle, avrebbe più probabilmente creduto di dover scrivere nif. Questa sarebbe dunque la prova che l'autore era invece un uomo colto e che gli errori grossolani erano stati fatti deliberatamente.

Imbucata il 15 ottobre 1888, la lettera venne ricevuta da George Lusk, allora capo della Commissione di Vigilanza di Whitechapel, il giorno successivo.

Un altro dei motivi per cui questa lettera occupa un posto a sé nella serie è che era accompagnata da una piccola scatola contenente la metà di ciò che i medici appurarono essere un rene umano, conservato nell'alcol. Uno dei reni di Catherine Eddowes era stato asportato dall'assassino. I medici dell'epoca non furono concordi nell'affermare che l'organo fosse quello della vittima; ci fu qualcuno che sostenne che poteva essere una burla operata da studenti di medicina che si erano impossessati di un rene per altre vie.

Qualche tempo dopo gli omicidi, queste lettere e il pezzo di rene umano sparirono dagli archivi di Scotland Yard, probabilmente sottratte da qualche investigatore e conservate come ricordo. La prima lettera, "Dear Boss", fu rispedita anonimamente alla polizia nel 1988, presumibilmente dai discendenti dell'autore del furto, mentre le altre due sono ancora disperse e ne esistono solo fac-simile e fotografie.( il mio copia e incolla sta andando a puttane)

La Relazione del Capo Commissario Sir Charles Warren

La sequenza dei delitti, che per la prima volta in Europa intrecciarono sesso e sangue, cominciò a settembre del 1888 a Londra. All'alba, un cocchiere vide una donna a terra. Pensò che si trattasse di una delle tante prostitute che popolavano gli squallidi sobborghi della capitale inglese e che quella stesse dormendo ubriaca. Aveva solo in parte ragione: era una prostituta, ma era stata sgozzata ed aveva l'addome sventrato fino all'utero. La poveretta si chiamava Mary Ann Nicholls ed era uscita quella notte alla ricerca di quattro pence per l'affitto di un letto al dormitorio pubblico. Una settimana dopo l'episodio si ripeté. Annie Chapman aveva la gola recisa e l'addome sventrato fino all'intestino che fuoriusciva; stessa dinamica del precedente delitto e stessa condizione sociale della vittima.

I pudori dell'età vittoriana minimizzarono, fino a quel momento, una realtà che dava chiara l'idea di un maniaco sadico all'opera. Seguirono però altri fatti che svegliarono l'attenzione del grande pubblico. Paura di massa, sgomento di fronte alla precisione assassina del killer e sfiducia verso la polizia, accompagnarono i biglietti-sfida del criminale a Scotland Yard. La gente cominciava a star chiusa in casa, le ragazze non uscivano più e i medici abbandonarono la borsa del mestiere, girando per strada. Nascondevano in qualche modo la loro condizione, visto che allora (come di recente, nel caso del mostro di Firenze), l'uso sapiente del coltello da parte del mostro faceva pensare ad un chirurgo.

Seguirono altri due delitti, compiuti in una sola notte. Dopo qualche mese, il più sconvolgente di tutti. L'ennesima prostituta, Mary Kelly, 24enne scozzese fu fatta a pezzi e il cadavere ricostruito in altra forma: una mano era stata tagliata e poi infilata nell'addome. Il criminale aveva lavorato per ore, con certosino impegno, alla luce di un fuoco appositamente acceso.

Poi tutto finì. Si ipotizzò che il maniaco si fosse suicidato, e generosamente il Tamigi restituì i cadaveri di diversi uomini potenzialmente sospettabili, tra cui quello di un medico, non proprio sano di mente. In realtà, Jack lo squartatore svanì nelle nebbie di Londra, da cui era uscito d'improvviso per suscitare ipotesi e sospetti che durano fino ai giorni nostri.

Tanti libri e tante congetture hanno riraccontato la storia di questi delitti. Lo scrittore Leonard Matters indagò sul caso, negli anni Trenta. In un suo libro accusò un chirurgo di nome Stanley degli omicidi delle prostitute di Londra. Il medico avrebbe agito per vendicare la morte di suo fratello, distrutto dalla sifilide. La tesi di Matters crollò, perché sembra che non ci fosse a Londra un chirurgo di nome Stanley. Ma l'ipotesi della malattia sessuale come elemento scatenante dei crimini era destinata a tornare in scena, attirando nelle sue trame addirittura la casa reale d'Inghilterra.

il mistero di jack lo squartatore

Le indagini sullo stupratore che nel 1888 concludeva i suoi amplessi sbudellando la prostituta di turno, continuarono e si infittirono molto oltre la fine dei delitti. L'identikit del killer di Londra era (ed è) poco abbozzato, perché solo qualcuno l'aveva intravisto e per qualche secondo.

Poco prima della morte, Mary Nicholls era stata vista con un uomo distinto che indossava un cappello del tipo Sherloch Holmes. In un altro caso la vittima era in giro con un distinto signore con i baffi. Troppo poco per disegnare il volto dell'assassino. Nel tempo la cronaca e la criminologia hanno cercato Jack in altro modo. Fra le tante ipotesi (l'assassino era un avvocato pazzo, suicidatosi nel Tamigi; oppure: Jack era addirittura una donna), più concrete parvero quelle del giornalista Donald McCormick (1959) e del medico Thomas Stowell (1960). Il primo collegò il mostro di Londra ad una delle più losche figure della storia: Grigorj Rasputin. Il monaco alla corte dello zar avrebbe scritto un libro in francese, fortuitamente ritrovato in uno scantinato, dopo la Rivoluzione d'Ottobre. Il titolo: 'I grandi criminali russi': il contenuto: Jack lo squartatore rispondeva al nome di Alexander Pedachenko, un maniaco arrivato in Inghilterra dalla Russia e poi tornato in patria, dove fu arrestato per un tentativo di violenza ad una donna. L'ipotesi fu accantonata perché, a quanto pare, Rasputin non conosceva la lingua francese.

Da una rivelazione del medico Thomas Stowell emerse la più interessante di tutte le congetture sull'argomento. Jack lo squartatore era il duca di Clarence, nipote della regina Vittoria. Stowell aveva appreso il fatto da confidenze e documenti in possesso di Sir William Gull, medico della stessa regina, il quale aveva tra l'altro certezza del fatto che il duca era malato di sifilide. Stowell sconfessò più volte se stesso, scrivendo un articolo per un giornale, sull'argomento, con forti allusioni al nipote della regina e poi negando il riferimento.

Il sospetto sul duca riaffiorò nel 1976, grazie ad un libro che riportava le confidenze di un tale Hobo Sickert, figlio del pittore bohémien Walter Sickert, compagno di bagordi del duca di Clarence e poi amante di una figlia dello stesso duca, di nome Alice. Da questa relazione era nato Joseph Sickert, detto Hobo.

L'intreccio diventa sempre più torbido perché Alice era stata allevata da Mary Kelly, che tentò di ricattare la famiglie reale. Fu dato al dottor Gull l'incarico di eliminarla e Sir William, per suo conto libidinoso e sadico, prese ad aggirarsi di notte in carrozza, per le strade della capitale inglese uccidendo le diverse prostitute che incrociava sulla strada dell'ultima vittima: la ricattatrice Mary Kelly, uccisa alla fine dallo 'squartatore'.

Oggi il nome di Jack lo squartatore viene associato a quello del cocchiere di Sir William Gull. Il mistero del mostro di Londra forse non avrà mai fine.

jack lo squartatore era una donna?

Il test del DNA si può fare anche a distanza di molti anni e dopo più di un secolo qualcuno ha sondato il segreto di Jack lo squartatore. La prova è sta effettuata sui resti di saliva presenti dietro i francobolli delle lettere che il serial killer inviava a Scotland Yard per comunicare i suoi delitti. La lettura di questo sconosciuto codice genetico ovviamente non ha potuto dare un nome al mostro di Londra, ma ha accertato che chi imbustava la sua corrispondenza era una donna. L'esame è stato possibile grazie ad un nuovo sistema di indagine messo a punto dall'Università di Brisbane, che permette analisi su reperti di vecchia data.

La notizia è rimbalzata sulle cronache come il massimo del paradosso: il più conosciuto e torbido violentatore-assassino degli ultimi secoli era una donna! Questa nuova ipotesi, riprende una supposizione già avanzata da qualcuno all'epoca dei fatti (1888), quando l'ispettore di Scotland Yard Frederick Abberline ipotizzò che l'assassino fosse in realtà un'assassina. Alcuni testimoni oculari, poche ore dopo la morte dell'ultima vittima dello Squartatore (la prostituta Mary Kelly) giuravano infatti di aver visto camminare la vittima per le strade dell'East End, poche ore dopo la morte. Si trattava di un fantasma - come sosteneva l'ispettore Abberline - o dello stesso Jack lo squartatore, in realtà una donna, che aveva indossato gli abiti della vittima?

Questa congettura, dopo il test del DNA, si è trasformata in una quasi certezza. Molti giornali arrivano in questi giorni addirittura ad identificare il mostro di Londra 'in gonnella'. Il pensiero di cronisti e studiosi del giallo va a Mary Parcey, la donna che negli stessi anni ripeté le imprese dello squartatore compiendo a Londra un doppio efferato crimine suggerito da una fosca storia d'amore.

CONTINUAAA...

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