CAPITOLO 2
"Un omicidio?" dissi. Come ho detto prima, non è che qui, a Middleforest, non si trovino corpi di persone morte, ma un omicidio è una cosa assai rara. "Si sa chi è il colpevole?" chiesi. Forse per tranquillizzarmi un po', siccome omicidio vuol dire killer. E non è bello sapere che un killer si aggiri a piede libero per la città.
"Non ancora. Stiamo ancora investigando." disse papà.
"Posso vedere le foto?" curiosai. Papà dice da sempre che ho una grande curiosità. Da piccolo mi piaceva gironzolare per i boschi in cerca di nuove scoperte e mi interessavo sempre al lavoro di papà. Penso che quando diventerò grande sarò un investigatore.
"No." disse freddamente. "La mamma non ti ha dato del lavoro da fare?"
"Beh, sì, ma-"
"Allora fila!" Indicò la porta. "Io devo uscire. Mi aspettano in ufficio per il caso dell'omicidio." Raccolse distrattamente le cartacce e prese il suo portatile sottobraccio.
Me ne andai in camera. Chiusi la porta a chiave e mi affacciai alla finestra. Due minuti dopo l'auto di papà uscì dal parcheggio.
"Bene, se n'è andato! E ora, al lavoro!" Mi strofinai le mani. Corsi fuori dalla camera ed entrai in quella di papà. Con un balzo ero già seduto sulla sua poltrona. Aprii il computer e digitai la password.
Un po' di tempo fa ho scoperto la password del computer di papà. Là tiene tutti i file del suo lavoro. E io adesso ho accesso a tutti questi file. Se mi beccherà sarò in guai enormi. Forse scriverà il mio nome sulla lista degli hacker ricercati... Ma per adesso cerco di non farmi prendere. Io e Leo adoriamo investigare. E Leo è anche un bravo hacker: mi ha insegnato lui come entrare nella mail di papà per controllare tutto quello che succede alla stazione di polizia. È davvero esilarante che un ragazzo che ha un poliziotto come padre faccia queste cose, vero?
"Vediamo... Omicidi, omicidi... Trovato!" La cartella degli omicidi era quasi vuota. Andai a cercare l'ultimo aggiunto. La data risaleva alla mattina di oggi, più precisamente alle 3.27 di questa mattina. Dentro c'era il testo scritto e le fotografie.
Aprii la prima. Quel che vidi fu scioccante che per un momento dovetti chiudere gli occhi.
La foto ritraeva una camera da bagno. Tutti i muri erano imbrattati di sangue e a terra c'erano cinque corpi. Ognuno di loro si faceva il bagno in una pozza rossa. I loro corpi erano squartati e mutilati: gli arti staccati, le interiora sparse sul pavimento, segni di enormi tagli ricoprivano i corpi e a tutti e cinque furono cavati gli occhi.
Caddi quasi dalla sedia. La scena era orripilante.
"Questo non può essere il lavoro di un uomo!" mormorai. Mi veniva da vomitare.
Mi precipitai al telefono. "Leo, porta il tuo culo qui!" quasi gridai nel telefono, non appena rispose. "C'è una cosa che devo mostrarti!" Poi presi la mia chiavetta USB e misi tutti i file su di esso. Chiusi il computer e mi accertai che tutto fosse come prima. Corsi in camera mia e scaricai le foto sul computer.
Cinque minuti dopo Leo entrò in casa. Non domandate come c'è entrato: ha una coppia delle chiavi di casa. "Ehi, cos'è tutta questa furia? Mi hai quasi perforato un timpano!" Si avvicinò al mio computer.
"Guarda qui," dissi, "cosa ne pensi?" Aprii una delle foto.
"O, porca di quella... che cazzo è questa foto?" urlò.
"Shh! Non c'è bisogno di far sapere a tutto il vicinato che sei qui!"
Poi gli feci vedere le altre foto. Forse vi domanderete cosa ha a che fare Leo con tutto questo, ma a parte il fatto che è il mio migliore amico, è anche un grande appassionato di horror e creepypasta. E poi... volevo sapere cosa ne pensasse lui. Non mi va di essere l'unico, oltre mio padre e alcuni investigatori, a sapere che per la città si aggira un killer.
"È l'ultimo caso di papà: sono stati trovati questa notte alle 2.17 di mattina. Da quel che ho letto nel rapporto, si stima che il decesso sia avvenuto intorno a mezzanotte." raccontai.
"Oddio. Fa veramente vomitare questa scena... ma non mi è mai successo di vedere delle foto di un vero omicidio." Leo prese il mouse e iniziò a scorrere le immagini. "Chi sono i morti?"
Pensai. "Penso che erano della nostra scuola."
Leo aprì un documento scritto. "Ecco, ho trovato le foto. Allora... Mark Smith, Eric Walker, Alan Anderson e... Pete?" L'ultimo nome lo disse quasi urlando.
"Pete?" chiesi. "Lo conosci?"
"Sì" disse. "Dai, Pete! Faceva football con noi due anni fa. Poi finì in un brutto giro e mollò lo sport. Lo conoscevi anche tu."
Mi venne un flash. "Si, Pete! Pete Clark! Adesso lo riconosco!"
"Chi li avrà uccisi?" si chiese Leo. Poi mi guardò.
"Oh, no!" dissi. "No, no, no! Io non mi immischierò in questa storia!"
"Cavolo, Alex, ci sei già immischiato! Hai preso i file di tuo padre! Dai, facciamolo!"
"No! Ci metteremo di nuovo nei guai!" dissi.
Mi ricordo di un paio di anni fa, avevo circa otto anni, di quandò morì il cane della vicina cadendo accidentalmente dal balcone rompendosi il collo. Io e Leo investigammo su come morì il cane (anche se sapevamo che era stato un incidente continuammo a raccogliere prove, convinti che l'avesse ucciso qualcuno) e poco mancava che non finissi giù dal balcone rompendomi il collo anch'io quando esaminavo la ringhiera. Poi sono successi altri "spiacevoli" episodi come questo, finche papà ci aveva vietato di immischiarci negli affari altrui. Soprattutto negli affari suoi.
"Ho preso i file solo per sapere di cosa si stesse occupando papà. Solo per questo!"
"Andiamo, Alex, lo so che vuoi anche tu scoprire cosa gli è successo! Dai! Almeno diamo un'occhiata alla scena del crimine!"
Continuammo a discutere per una decina di minuti, finché non cedetti. "E va bene!" sbottai infine. "Lo faremo! Ma quando vedremo che le cose si faranno pericolose, smetteremo!"
"Sì! Sapevo che non mi avresti deluso!" gioì Leo.
Così andammo sulla scena del tragico crimine. Di notte.
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