Capitolo 40


Dopo la sfida di Offenderman, abbiamo passato i successivi trenta minuti a dormire completamente provati dalle ultime prove. E io che pensavo che la scuola o sopportare Lucas per troppo tempo fosse stancante.

-Ehi!-

Mi svegliai quando qualcuno ci scosse con forza la spalla, e aprendo gli occhi a fatica, mi trovai a pochi centimetri dalla mia faccia la maschera bianca di Masky. "Ehi! Guarda che hai oltrepassato di tanto il mio spazio vitale, allontanati di un po'!" esclamai inviperita. Il ragazzo si alzò con fare svogliato, credo lanciandomi anche uno sguardo muto che diceva "ma che vuoi?", e disse: "Muoviti che ora c'è la nostra sfida. Vediamo se riesci a superare anche questa, ragazzina". Si avviò lasciandomi indietro, e se non fossi stata ancora mezza addormentata mi sarei alzata di scatto e rincorrerlo per tirargli un ceffone per la scortesia.

Cosa che invece feci fu quella di alzarmi con la stessa lentezza di un bradipo e di avviarmi a passo di zombie verso la sfida successiva. Di Lucas nessuna traccia, e sperai che non fosse stato ucciso in mia assenza.

Osservai il salotto decorato con poche cose semplici con fare curioso. Davanti ad un tavolo con televisione e una pianta finta c'era un divano verde, dove trovai Lucas a dormirci sopra beato come un bambino. A prima vista non aveva ferite evidenti, quindi non era stato ucciso o mutilato in qualche modo quando non c'ero.

Oltre al divano, nella stanza c'era un tavolo in legno con delle candele sopra, una libreria piena di cactus e libri, e una lampada chic vicino alla porta della cucina.

Osservai Masky scendere dalle scale del piano superiore e chiesi: "Ma dove sono tutti? E cosa dobbiamo fare?". "È molto semplice ragazzina: il vostro compito, in questa sfida creata da me e dai miei compari proxy, sarà quello di cercare un manichino e ucciderlo. Senza far scoprire ne voi è l'arma del delitto, che nel vostro caso sarà un qualsiasi oggetto che troverete in questa riproduzione di un appartamento. Le altre Creepypasta hanno già iniziato la prova ma in appartamenti alternativi. Se riuscite a superare la prova, potrete andare. Quindi sveglia il tuo amico che non ho voglia di fare questa sfida. Muovetevi" disse secco il ragazzo. Con questo sparì in un'altra stanza e io restai in mezzo alla stanza con una faccia da pesce lesso.

Meglio svegliare Lucas così da iniziare la sfida e finirla il prima possibile.

Il manichino si trovava al secondo piano, intento a fare la doccia e con pure canzone registrata per sembrare che il nostro amico stesse cantando.

Sarebbe stato facile se non ci fosse stato Hoodie a vagare nel corridoio come uno zombie, a guardarci con fare un'espressivo e per nulla rassicurante.

Trascinai Lucas un quello che scoprii essere un ripostiglio e decidemmo un piano d'attacco. "Uno di noi potrebbe distrarre Hoodie mentre l'altro uccide il pupazzo" proposi io. "Troppo facile, perderemmo subito. Dobbiamo pensare a qualcosa di più complicato ma non troppo" disse Lucas. "E come? Non sappiamo quanto tempo abbiamo per completare la prova, e non abbiamo neanche tanto tempo per creare cose complicate" dissi sospirando. Gli occhi di Lucas si illuminarono improvvisamente come due fari di un'auto e mi appoggiò una mano sulla spalla. "Allora dovremmo mettere in pratica l'unica cosa in cui siamo bravi: gli scherzi" disse serio.


Era già al decimo giro per la casa quando Hoodie trovò il cadavere. I piedi spuntavano da una delle stanze che il trio aveva sistemato come camera da letto, e Hoodie si insospettì velocemente: non era possibile che i due umani erano riusciti in così poco tempo il manichino, e non aveva senso trascinarlo in un'altra stanza e aggiungergli pure delle scarpe e un paio di jeans. Perché mettergli dei vestiti se l'obiettivo era tutt'altro?

Tirò fuori dalla tasca destra della felpa una pistola e si avvicinò a passi felpati alla camera. Impugnò l'arma con fare esperto e quando fu abbastanza vicino al manichino, toccò uno delle scarpe per vedere una qualche reazione ma non successe niente. Per qualche motivo sentiva uno strano presentimento, che percepiva come un formicolio alle mani e la voglia di tirare un calcio a qualcosa.

Non riuscì a tirare nessun calcio perché sentì una presenza alle sue spalle e degli scricchiolii. Non fece in tempo a girarsi che la strana figura era già sparita e la porta del bagno completamente chiusa. La musica all'interno, una canzone degli anni cinquanta che Hoodie non conosceva, continuava con il suo ritornello felice. Dell'acqua della doccia nessuna traccia.

"Ma porca!" esclamò Hoodie infuriato. Sfrecciò verso il bagno e sfondò la porta con un calcio. Il pupazzo si trovava sdraiato su un orribile tappetino a fiori in mezzo alla stanza, con una pozza d'acqua che lo circondava e con uno strano taglio nella testa. Non ci voleva un genio per capire che il pupazzo era stato ucciso con qualcosa di affilato, anche se Hoodie non aveva il tempo di controllare il rasoio o delle lamette.

Riusciva solo a pensare al "cadavere" che aveva visto nella stanza accanto. Se il pupazzo era lì, cosa diavolo aveva visto? "Ma perché non sono entrato per controllare?" pensò infuriato precipitandosi fuori dal bagno.

Come da immaginarsi il "cadavere" era sparito e Hoodie trovò solo un foglietto sul pavimento. Dopo aver controllato velocemente che non ci fosse nessuno nella stanza oltre a lui, raccolse il foglietto e lesse il breve messaggio scritto con una penna blu: "Ci vediamo alla prossima sfida, ragazzini. Piaciuto lo scherzo?".

Hoodie accartocciò il foglietto e lo buttò a terra, e finalmente tirò un calcio ad un vaso verde appoggiato a un comodino. Che bella soddisfazione.

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