Capitolo 3


Ok, secondo Lucas è meglio se racconto questa storia in prima persona perché sarebbe più semplice così. Forse ha ragione visto che nei temi di italiano ha sempre degli ottimi voti...

Esattamente nelle due settimane successive a quel fatidico giorno in cui ho scoperto le Creepypasta, sembravano quasi che quest'ultime mi perseguitassero. Non poche volte mi sembrava di intravedere con la coda dell'occhio animali strani che mi spiavano al parco o ragazzi dagli abiti non poco normali alle macchinette della scuola, tra cui diversi con una maschera in viso.

L'avevo pure fatto notare a Lucas e ad Alessia durante il pranzo, suscitando prima  il loro sgomento poi la loro incredulità. "Vedi, l'hai traumatizzata a vita" aveva borbottato Alessia mentre si ingozzava con il petto di pollo che aveva nel piatto. Da allora ci avevo completamente rinunciato a spiegargli che non ero rimasta traumatizzata e che l'avevo presa con molta filosofia. Non avevo nemmeno detto che c'era quella specie di manichino in completo elegante che ci osservava dalla finestra della mensa scolastica, pensando che mi avrebbero portato in qualche clinica psicologica per vedere se avessi qualche disturbo mentale e che sarei rimasta lì dentro a vita, cercando di spiegare a qualche inserviente che non fossi pazza e che fossi sana come un pesce.

-Questo non è assolutamente vero Shannon- ; -In quel momento si, ora non rompere Lucas, sto raccontando!-; -Il giorno in cui siamo stati rapiti!... posso raccontarlo io?- ; -Vabbè inizia-; -SI!!-

Il giorno in cui siamo stati rapiti era lo stesso di una gita di classe per vedere una mostra su alcune opere italiane che avrebbero alloggiato nella nostra città per poco tempo: due o tre settimane, o addirittura due mesi (posso ammettere che erano veramente fighi per essere solamente dei dipinti. W Italia)

Appena entrati e dopo quasi un'ora e mezza di raccomandazioni da parte della nostra prof di scienze sul non distruggere nulla, urlare/ correre, modificare i dipinti con le penne e non disturbare/molestare le altre guide, abbiamo conosciuto la nostra di guida, una certa Natasha, dal taglio di capelli più Punk di sempre e dagli occhi grigi cerchiati di trucco viola. Decisi che da ora in poi sarebbe diventata la mia idola.

La donna in questione era partita in quarta spiegando il Narciso di Caravaggio, per poi passare ad alcuni dipinti di Giotto e Raffaello.

Natasha era molto simpatica e a quanto pare era abituata a trattare con classi indisciplinati di ragazzini del liceo, quindi il suo metodo era: informazioni generali del dipinto senza dilungarsi inutilmente con aggiunta di piccoli annedoti del pittore. La mia fantastica idola era riuscita a farci fare il  giro completo delle sale in due ore e un minuto, con ventiquattro studenti che pendevano dalle sue labbra senza che ci annoiassimo minimamente (e senza molestare nessuno per di più. Beccati questo prof!) .

Mi chiedevo spesso, mentre osservavo i quadri, quanta pazienza dovessero avere i pittori per finire le tele. Da come lo spiegava Natasha ci avevano impiegato qualche anno, mentre io per i miei disegni sui quaderni ( non mi fermerai mai mamma!) ci mettevo qualche secondo perché poi mi annoiavo terribilmente se mi dilungavo troppo. In quel momento il mio rispetto per gli artisti salì notevolmente, rendendoli ai miei occhi delle divinità di qualche tipo.

L'ultimo quadro che vedemmo fu Giuditta e Oloferne di Caravaggio. Natasha era partita in quarta e quasi tutti presero il quaderno degli appunti e le penne, trascrivendo tutto a velocità da record. "Come scritto sul grazioso cartellino beta sotto il quadro, Giuditta e Oloferne fu dipinto nel 1600 e finito nel 1602. Rappresenta l'episodio biblico della morte del condottiero assiro Oloferne da parte della vedova ebrea Giuditta, che fece questo gesto per salvare il proprio popolo dalla dominazione straniera. Altro personaggio presente è la serva che come noterete non è bella come Julia Robert, quasi a contrastare simbolicamente la bellezza giovanile di Giuditta. E se i più attenti di avranno sembra quasi che la scena sia svolta a teatro: il famosissimo tendaggio rosso, lo sfondo nerissimo, uno spigolo del letto dove si sta svolgendo l'omicidio ... se volete il mio parere, questo quadro sembra "La Dama con l'Ermellino": visto che lo sfondo è scuro ti concentri per lo più sul soggetto e sui dettagli. O come nei film che i dettagli te ne accorgi dopo la settima volta che te lo riguardi... Maledetto Titanic. Comunque! Recentemente hanno scoperto in una soffitta di un'antica casa a Tolosa, in Francia o in Spagna non si sa, una seconda versione di Giuditta e Oloferne e pure ben conservata. La seconda copia fu dipinta dal nostro caro amico Caravaggio a Napoli ma scomparsa nel corso del XVII secolo e mai più ritrovata fino  ad ora. Non si sa come la copia sia finita in quella soffitta ne come ci sia arrivata a Tolosa, ma ci sono alcuni critici che si rifiutano di collegarla a Caravaggio. E cosa abbiamo noi comuni mortali per contrastare le idee dei critici e della scienza? Il libero arbitrio, quindi se ci credete o no è una vostra scelta. E con questo concludo miei piccoli allievi, e ora andate a diffondere cultura ai vostri conoscenti!" concluse la ragazza allargando le braccia con aria drammatica.

"Subito capo! Forza Tobias, andiamo a svolgere questa mansione!" aveva gridato una ragazza che non era del nostro gruppo. Tutta la classe e Natasha si voltarono confusi verso la proprietaria della voce, che indossava una gonna viola e che stava trascinando il proprio ragazzo in una delle sale successive con il loro cane alla calcagna. Anche se l'avevo vista di sfuggita mi pareva un sacco Nina the killer, ma pensai che non potesse essere veramente lei. Era una Creepypasta, e anche se fosse vera non sarebbe ad una mostra ad ascoltare guide turistiche a caso.

-L'avevo detto che non me le stavo inventando, ma sei così scemo che non mi credevi-; -Litighiamo a fine registrazione Shannon, ora sto raccontando!-; -Vado a prendere la pentola allora, a dopo-

Di solito a fine gita formativa i prof ci facevano fare un'ultimo giro per alcune foto, ma quella volta io, Shannon e Alessia eravamo riusciti a fare solo una foto davanti a Giuditta e Oloferne prima di andare al negozio di souvenir e uscire dal museo in pochi minuti.

"Perfetto ragazzi, ora torniamo a scuola e da lì sarete liberi di andarvene a casa. Avete tutti i biglietti della metro?" chiese la prof Smith, sorridendo quando ebbe la conferma che non ci avrebbe dovuto sopportare per molto più tempo del dovuto. Così facendo ci eravamo avviati verso la fermata della metro più vicino, e dopo aver superato senza intoppi gli sportelli, salimmo sulla metro che ci avrebbe portato a scuola.

Sam, il mio biondissimo compagno  di banco durante l'ora di storia e geografia, mi si avvicinò per confrontare I suoi appunti della mostra con i miei. "Sicuro che domani ci fanno un interrogazione per vedere se siamo stati attenti o no. Spero solo che prenda un otto, così mi alzo la media prima della fine del trimestre" borbottava mentre correggeva e migliorava gli appunti e li ripassava con la penna rossa. Sam era il tipico ragazzo intelligente ma che non si applicava per niente, preferendo la sua Nintendo che pensare al suo possibile futuro. Poteva essere un bravo informatico se voleva o scoprire qualche nuovo componente di qualunque cellula, ma il suo disinteresse era preoccupante. Molto spesso i suoi genitori e i prof lo spronavano di decidere prima che fosse troppo tardi, ma Sam riusciva sempre a non rispondere alla domanda o a svignarsela prima che la ponessero. Ormai avevamo perso la speranza con lui, ed eravamo convinti che si sarebbe ridotto a fare lo spazzino da qualche parte.

Mentre riprendevo il quaderno e alzai lo sguardo per andare da Alessia e Shannon per chiacchierarci, rividi la finta Nina a qualche metro di distanza da noi mentre firmava il biglietto. Indossava delle cuffie rosse e il filo terminava nella felpa nera, mentre il capo della ragazza si muoveva a ritmo di musica. Non vidi da nessuna parte il ragazzo e il cane di poco prima, quindi potevano aver preso una metro diversa per andare a casa. L'avevo osservata mentre prendeva l'unico posto libero vicino alle porte scorrevoli, e notai che effettivamente aveva la stessa faccia bianca della Creepypasta così come i capelli neri corvini e il fiocco rosa che li teneva fermi.

Mi mossi velocemente verso Alessia per fargli notare la similitudine ma andai a sbattere contro un tipo dal completo blu. Cosa ci facesse un ragazzo di vent'anni vestito elegante in metro non lo sapevo, ma appena mi staccai da lui  notai una strana spilla attaccata al giubbotto: uno smile giallo ma con il sorriso disegnato con una strana tinta rossiccia.

"Carina vero? L'ho fatta io per il mio corso di arte la scorsa settimana. Tema libero" spiegò il ragazzo dopo aver seguito il mio sguardo e facendo un sorriso pieno di orgoglio. "Originale" risposi con interesse.

"Lo so, lo dice pure il mio insegnante, così come il mio prof di chimica e quello di ginnastica. Anche se non capisco cosa ci sia di strano di mettere della vernice verde in polvere come lava del vulcano in miniatura dell'anno scorso: alla fine cambi un po' dal classico rosso ruggine o sbaglio?" chiese il ragazzo assumendo un espressione pensosa. Capii che si stesse riferendo al modello del vulcano che si esponeva alla mostra  scolastica di dicembre: lo avevo capito visto che lo avevo fatto io stesso poco tempo prima per scienze.

"Be scusa ma devo andare, sono arrivato alla mia fermata" disse il ragazzo dandomi una pacca sulla spalla e avviandosi verso l'uscita. Stando attento che la cartelletta in cuoio che teneva in mano non cadesse o che non venisse rubata scese dalla metropolitana, iniziando ad agitare una matita per aria mentre scompariva tra folla. "Tipo strano" pensai.

Successivamente persi di vista la Nina tarocca (doveva essere scesa ad una qualche fermata oppure ero diventato cieco) a dimenticandomene  completamente iniziai a fare lunghe conversazioni filosofiche con Shannon e Alessia sulla bravura degli artisti italiani e su come mai noi comuni mortali moderni non riuscissimo a raggiungerli minimamente. "Non chiedermelo Lucas, non saprei che risponderti" replicò subito Alessia e mettendosi le sue adorate cuffie arancioni sulle orecchie e facendo partire una delle sue canzoni preferite di Rihanna.

Dopo venti lunghissimi minuti arrivammo al liceo e tutti quelli che non avevano i corsi pomeridiani, ovvero sette persone in totale, se ne tornarono a casa.

Alessia lavorava nel club di fotografia e si occupava del riordinare le foto per l'annuario scolastico, mentre Connor e Andrea avevano rispettivamente il corso di teatro e quello di pallacanestro. Mi dispiaceva che Andrea doveva subirsi la (non) profumatissima palestra anche quando non avevano ginnastica nel programma. Ma almeno riusciva a resistere per le due ore in cui c'è l'avevamo.

Io e Shannon invece non ci eravamo iscritti a nessun corso perché non c'era niente che ci ispirava quindi quel giorno c'è ne andammo a casa con calma, fermarci prima al nostro negozio di videogiochi preferito nella zona.

Di solito Shannon si interessava a giochi come Animal Crossing  o a Red Dead Redemption, ma quel giorno decise di comprare Life is Strange mentre io comprai The Last Of Us I, poi  ci avviammo tutti pipanti verso casa.

Io e Shannon siamo vicini di casa e per quello dovevamo prendere la stessa strada ogni giorno per quindici minuti massimo, ma a quanto pare quei pochi minuti non ci salvarono dal nostro rapimento.

Infatti nell'ultimo tratto di strada c'era questo panifico, schifoso da parte mia visto che il pane era sempre spugnoso anche se appena sfornato, e una libreria che gli studenti di quella zona che l'assalivano quando c'era bisogno di comprare all'ultimo minuto  i libri estivi o scolastici. In mezzo a questi due negozi c'era la scorciatoia che portava direttamente alle nostre tane meglio conosciute come case, quindi io e Shannon ci accingemmo ad attraversare la scorciatoia sperando di non essere rapiti da eventuali assassini.

Maledetto me che lo pensai: dall'altra parte della scorciatoia, accanto a delle scatole in cartone e a un vecchio macchinario tutto arrugginito, c'era la Nina tarocca che avevo visto al museo e successiva in treno. "Uhm ... ciao?" dissi.

"Siete quelli del museo! Scusate se sembra che vi sto seguendo ma... mi sono persa" ammise Nina tarocca con tono abbastanza imbarazzato. "A quanto pare odia non avere la situazione sotto controllo" avevo pensato  mentre le chiedevo dove dovesse andare.

"Alla Creepyhouse e voi due verrete con con noi" sibilò una voce alle nostre spalle. Era il ragazzo vestito elegante che avevo visto in metro, ma oltre alla spilla sulla giacca il secondo smile sul suo outfit era quello sulla sua maschera bianca che gli copriva il volto.

"Bloody Panter" sussurrai spaventato mentre lo guardavo con un'espressione da gufo il volto. Non sapevo se essere felice nel scoprire che le Creepypasta fossero vere o essere spaventato nel sapere che sarei morto da lì a poco. "Scusa se te lo chiedo ma non era il tizio che dipingeva con il sangue?" chiese Shannon.

"Si, sono proprio io: Bloody Panter. Piacere di conoscerti" disse allungando la mano verso di lei. Shannon la strinse controvoglia. "Bloody, non iniziare con le tue sceneggiate: facciamoli svenire e portiamoli a casa!" esclamò ormai la non così tanto tarocca Nina.

"Con molto piacere!" rispose il ragazzo. Con un gesto veloce del braccio che Flash ne sarebbe andato fiero, tirò verso di lui la povera Shannon colpendola al collo con un veloce pugno.

Shannon crollò a terra completamente svenuta, con il sacchetto del negozio di videogiochi ancora stretto in mano. Non so perché mi fossi concentrato su quel dettaglio ma almeno non pensai che la mia migliore amica fosse morta.

E beh, non mi dilungo troppo su quello che successe dopo: venni colpito anche al collo e svenni malamente, strusciandomi con molta probabilità la faccia per terra. Che razza di rapimento, almeno avrei potuto fare qualcosa prima di finire brutalmente nel mondo dei sogni circondato da bicicletta volati, Batman ballerini e la macchina di Ritorno al Futuro.

Forse è stato meglio che non avessi fatto nulla in quel momento visto quello che è successo dopo.

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