Cap. 8

Dopo aver mangiato, mi diressi in camera mia. Mi sentivo stanchissima, spossata, come se un enorme e pesantissimo tir mi fosse passato sopra ad un'elevatissima velocitá. Mamma mi aveva consigliato di stendermi un po' e riposare, ma conoscendomi sapevo bene che non sarei riuscita a chiudere occhio. Eppure ero ancora molto tesa e avevo bisogno di stendere i muscoli. Optai allora per un lungo bagno caldo e rigenerante, inaugurando per la prima volta dopo tanto tempo una delle bombe da bagno profumate che la mamma amava comprare per viziarci in occasioni particolari. Questa, decisi, era una di queste. Ne presi una dai colori chiari ed eleganti, la cui scatola recitava il nome Moonlight. Riempii la vasca di acqua tiepida e lasciai che gli oli profumati invadessero la stanza, inebriando i miei sensi indeboliti. Quando finalmente mi concessi il lusso di stendermi, lasciandomi avvolgere dal caldo abbraccio del relax, chiusi gli occhi, finalmente a mio agio. Avrei potuto addormentarmi, avvolta da tenere braccia di vapore. Era stata una giornata lunga e faticosa, troppi pensieri, troppe preoccupazioni. In quel bagno dai contorni sbiaditi piano piano tutto iniziava a perdere importanza, mentre la ferrea presa della tensione sul mio esile corpo si allentava sempre di più, facendomi scivolare in un sonno profondo e senza sogni. 

Mi svegliai un'oretta dopo, quando la mamma era salita in camera per venirmi a cercare, e non trovandomi si era preoccupata. Mi aveva sorriso dolcemente mentre mi chiamava con delicatezza, come faceva quando ero piccola e dovevo alzarmi per andare a scuola. Mi alzai ancora un po' intorpidita, mi avvolsi in un caldo asciugamano rosato e restai davanti allo specchio per un po', realizzando di non essermi mai addormentata nella vasca da bagno. Sorrisi al pensiero, e iniziai a massaggiarmi piano la cute umida, provvedendo ad azionare il phon per evitare di beccarmi un fastidioso mal di testa. Il suo suono continuo e rilassante, unito al vapore non ancora dissolto nell'aria, contribuiva a mantenere il mio stato di rilassamento, oltre che fisico, anche mentale. Tutto mi sembrava incredibilmente distante, come se gli avvenimenti della settimana fossero quelli di qualcun altro, come se io fossi una spettatrice immobile del film della vita di un'altra persona. Era un'esperienza strana, del tutto nuova. Ero io senza sentirmi me stessa, vivendo la mia vita come se fosse quella di un'estranea. Eppure non mi dispiaceva, non provavo nulla a riguardo. Mi dissi che con molta probabilità era dovuto alla stanchezza. Trascinando i piedi silenziosamente fino alla mia camera presi il comodo pigiama da sotto il cuscino e me lo infilai. Indossai le pantofole color lavanda che mettevo praticamente sempre e scesi in cucina, cercando disperatamente qualcosa da mettere sotto i denti. Mentre scendevo le scale mi ritrovai ad essere sorpresa dell'energia che avevo di nuovo in corpo, grazie a quel sonno ristoratore. Superai l'ingresso della cucina e mi diressi direttamente al frigo, in cui trovai del delizioso succo di frutta all'ananas e uno yogurt alle fragole. Guardai il grande orologio bianco che se ne stava silenzioso appeso al muro, segnando le sette di pomeriggio. Ma si, dai  mi dissi prendendo anche lo yogurt e sedendomi al tavolo. Papà non sarebbe rientrato che tra un'ora e mezza e la mamma era in veranda, probabilmente occupata nella tranquilla lettura di qualche romanzo. Condividevamo anche questo, con lei. Amavamo leggere storie di ogni tipo, per puro diletto.
Mangiai lentamente lo yogurt, assaporandone la freschezza e iniziando lentamente a svegliarmi e a riprendere contatto con la realtà. La casa era tranquilla, l'unico suono ad interrompere la quiete era il continuo ticchettio del grande orologio a pendolo cui mia madre era tanto affezionata. Lasciai ricadere l'attenzione su quell'oggetto in legno finemente lavorato: era un regalo di una lontana cugina spagnola e a mia mamma piaceva tanto proprio perché era sia un ricordo che una bellissima decorazione per la nostra casetta. Non vivevamo in un palazzo, non eravamo ricchissimi né importanti, ma stavamo bene. Nella nostra semplicità tutto era perfetto, e tutto sommato, eravamo felici e questa era l'unica cosa che importasse. 
Una volta finito di mangiare sparecchiai in fretta la tavola, rimettendo la sedia al suo posto. Mi buttai di peso sul divano, accendendo svogliatamente il televisore. Iniziai a premere ripetutamente i tasti, cambiando continuamente canale. Non c'era niente in grado di catturare la mia attenzione, tutto era distante, banale, poco importante. Decisi di lasciar perdere, guardando distrattamente un programma di cucina. Nell'inquadratura si vedeva una donna grassottella di mezz'età intenta a cucinare qualcosa a base di pesce. All'improvviso sentii il telefono vibrare accanto a me, sul divano. Lo presi controvoglia, sbloccandolo. Era sicuramente l'ennesima notifica inutile di qualche applicazione. Quando lo presi però restai un attimo perplessa. Sullo schermo illuminato appariva l'icona di un nuovo messaggio. Per un attimo i battiti iniziarono ad accelerare e iniziò ad assalirmi una sensazione di panico: e se fosse stato un suo messaggio?  Non mi sentivo così da un sacco di tempo, d'altronde era da tanto che non parlavamo, non avevamo un contatto. In realtà sapevo che era una reazione stupida e immotivata, anche quando si fosse trattato di lui non avrei dovuto avere una reazione simile, in fondo un messaggio è solo un messaggio. Col cuore in gola mi decisi a controllare di chi fosse, cercando di calmarmi. Che esagerata che sei. Alla fine se è stato lui cerca di gestire la situazione in maniera matura. Chiusi gli occhi un attimo e feci un profondo respiro. Quando guardai nuovamente lo schermo un nome sostava tristemente nello spazio in cui speravo di vedere il suo: Sarah.

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