Cap. 24

"Ehi, ma quelli sono i miei vestiti?" chiesi a Pablo poco dopo, indicando i vestiti che erano ripiegati sulla sedia. 

"Già" rispose lui tranquillamente. Mi guardai addosso, e notai che indossavo una lunga maglietta grigia che mi arrivava fino alle cosce. "Sembravano scomodi per dormire" aggiunse lui con malizia. 

"Quindi me li hai tolti tu?" domandai, lievemente compiaciuta dal fatto che mi avesse svestita, anche se tecnicamente ero incosciente e ubriaca fradicia, non doveva essere un bellissimo spettacolo. Beh, avevo comunque l'intimo addosso. 

"Sarebbe un problema?" scossi la testa divertita dalla sua malizia. 

"Lascia perdere" risposi infatti, alzandomi. "Carina la tua stanza" dissi poi, mentre stavamo scendendo le scale. Avevo mangiato in sua compagnia il delizioso cornetto alla nutella, e ora mi sentivo decisamente meglio. Solo guardare il suo sorriso mi riempiva di gioia, era una sensazione nuova, ma allo stesso tempo tremendamente familiare. 

"Ti piace?" chiese lui guardandomi di sottecchi, sfoderando uno dei suoi sorrisi tanto letali. 

"Sa di te" mi ritrovai a dire, incapace di frenare quelle parole. Lo vidi cambiare espressione. 

"Ah si?" era compiaciuto. Io risi di cuore, mi piaceva il tono che aveva la sua voce. 

"Beh, si" risposi senza smettere di sorridere. Mi sentivo come bloccata in quello stato di benessere, non potevo che esserne felice. Sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontare la mia migliore amica, o Alex. Ma non volevo pensieri. Ai problemi avrei pensato dopo. 

"Mi fa piacere allora, lo prendo come un complimento" concluse lui ridacchiando. 

"Lo era" lo guardai complice, ricevendo uno sguardo malizioso da parte sua. 

"Ne sono lusingato" sussurrò sensualmente, avvicinandosi di poco, giusto il tempo di far accelerare i miei battiti cardiaci. "Vado a prepararmi... ci vediamo in piscina?" Il tono con cui nominò la piscina mi fece venire in mente il giochino che aveva creato tutto quel casino e mi venne da ridere, ma ridere di cuore. Annuii con vigore, prima di cambiare rotta. Scesi in cucina per prendere un po' d'acqua fresca e ascoltai il silenzio e la pace che circondava quella casa. Stavo bene. 
Posai il bicchiere sul ripiano, cercando di ritornare alla mia stanza, dove sapevo avrei trovato Sarah. Non volevo parlarle, non volevo davvero raccontarle quello che era successo, ma prima o poi avrei dovuto affrontarla. Così salii le scale e arrivata alla porta la spinsi delicatamente. Quello che vidi mi lasciò un attimo perplessa: nel nostro letto Sarah dormiva pacificamente accoccolata tra le braccia di Giulio.  Restai lì sull'uscio per qualche secondo, giusto il tempo di realizzare. Presi in fretta un costume dalla mia valigia, evitando di svegliarli, poi sfrecciai via, richiudendomi la porta dietro. Fantastico. E ora? mi domandai, incerta sul da farsi. Andai verso il bagno per lavarmi e cambiarmi. Però non entrai subito. Restai ferma lí impalata davanti a quella porta, mentre uno strano pensiero si insinuava nel fondo della mia mente. La stanza di Alex si trovava proprio di fronte a me, la porta era socchiusa. Non dovevo entrare, sapevo che non sarei dovuta entrare, ma mi attirava pericolosamente. Lo avrei guardato dormire, come avrei desiderato fare più spesso, in passato. Sarei rimasta per qualche secondo ad ascoltare il suo respiro lento, contemplando i suoi tratti delicati. Avrei fatto piano perché non avrei voluto svegliarlo, perché poi avrei dovuto raccogliere le mie forze e ricordarmi perché avrei dovuto essere seccata con lui. Lo ero ancora. Ero delusa. Ma che male poteva esserci a guardarlo riposare come il bambino che non era più? Mi allontanai lentamente dal bagno, col cuore a mille, stranamente in ansia. Poggiai delicatamente il palmo della mano sulla maniglia, inspirai profondamente, e lo feci. Scostai la porta di poco, lo spazio necessario per sbirciare dentro come una ladra. Silenzio. Un pesante silenzio fu l'unica cosa che mi assalì. La stanza era assolutamente vuota, non c'era neanche l'ombra di Alex, il letto era intatto. Un triste pensiero invase la mia mente, spazzando via ogni forma di calma. Lui non era mai rientrato. Mi ci volle un minuto per riprendermi, la mia coscienza che mi ripeteva martellante che sicuramente la notte l'aveva passata con la ragazza del locale, che si era divertito, che mi aveva messa da parte, ancora una volta. Mi tremavano le mani. 

"Cazzo..." sussurrai in un rantolo di rabbia e tristezza. Sono proprio una stupida. Corsi in bagno, stavolta senza più preoccuparmi di fare rumore. Mi chiusi la porta dietro ed entrai in doccia. Cercai di cancellare con le mie mani tutti quei pensieri nefasti che infestavano continuamente la mia mente, mi massaggiavo la testa, il corpo, sperando di rilassarmi e smetterla per una buona volta di preoccuparmi di chi per me non si era preoccupato mai. Avrei passato una buona giornata, anzi, una buona estate. Sarei andata avanti, come avevo sempre fatto con lui. Quando uscii ero più stanca di prima. Mi misi controvoglia il costume, sistemandolo un po'. Mi guardai allo specchio. Quegli occhi spenti rovinavano tutto. Avevo un bel corpo, tutto sommato, mi stavo bene, fisicamente mi ero sempre accettata, era il carattere il mio problema. "Avanti... cosa direbbe Sarah se fosse con me? Fatti bella, dai, che c'è sempre qualcuno a cui far perdere la testa" risi al pensiero delle sue parole, e cercai di ritrovare lentamente il buonumore. Poi mi ricordai di non avere con me il telefono. L'avevo lasciato nella tasca dei pantaloncini, che erano nella stanza di Pablo. Mi battei una mano sulla fronte, stupita dalla mia memoria scadente. Come avevo fatto a lasciare il telefono nella sua stanza? Così mi diressi nuovamente verso la sua stanza. Bussai alla porta più e più volte, ma non ottenni risposta. Allora mi feci coraggio ed entrai. Non mi aspettavo quello spettacolo ad essere onesta. Restai con la bocca aperta per lo stupore, ancora una volta. Pablo era all'impiedi, che frugava nell'armadio con solo un asciugamano attorno alla vita, mille goccioline d'acqua che gli accarezzavano vogliose il corpo muscoloso e abbronzato. Forse restai un attimo di troppo a contemplare quella visione mistica, mordendomi lievemente il labbro. Lui si voltò e seguì il mio sguardo.

"Ehm" si schiarì la voce lui, e io mi costrinsi a guardarlo in faccia, evitando che i suoi bicipiti mi distraessero mentre incrociava le braccia al petto, sorridendo divertito "Ti piace quello che vedi?" Continuò poi, beffardo. Voltai lo sguardo, senza riuscire a reprimere un sorriso.

"Ho lasciato qui il mio telefono, non volevo disturbarti..." iniziai concitata, mentre tutti i miei sforzi di apparire più sicura di me si infrangevano di fronte a quell'insicurezza che trapelava dalla voce. Non lo sentii parlare. Così lo guardai, constando con piacere che stavolta a fissarmi era lui. Ero andata nella sua stanza con solo il bikini addosso, non ci avevo neanche pensato. Eppure quel suo sguardo curioso che attraversava il mio corpo non mi disturbava minimamente, anzi, mi faceva piacere. Eravamo praticamente nella stessa situazione, con solo qualche centimetro di tessuto che ci ricopriva mentre una strana scarica elettrica si diffondeva nell'aria.

"Allora... vuoi assistere mentre mi cambio?" Chiese allora lui con la voce giá più roca, portandosi una mano all'asciugamano, minacciando scherzosamente di toglierselo. Io presi in fretta le mie cose coprendomi gli occhi con le dita.

"Assolutamente no" risposi, fingendomi indignata, ma sapevo bene che lui riusciva a leggere il mio divertimento. Raccolsi le mie cose e mi fermai sulla porta, giusto un attimo prima di girare la maniglia. "Ci vediamo giù" gli lanciai un'occhiata provocatoria e poi sparii, lasciando che i suoi occhi si soffermassero un po' sull'assenza che avevo appena creato, assaporando la sua confusione lentamente come il più delizioso dei dessert.

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