Cap. 20

Continuammo a baciarci, con l'ansia di chi sa che un momento per quanto bello non dura mai in eterno. Erano baci pieni di dolcezza, di amore, di passione. Ma erano anche baci arrabbiati, violenti e possessivi, erano di quei baci che sanno davvero dire molto più delle parole. Quei baci che ti trasmettono tutta l'agonia che si è attraversata. In quei baci c'erano tutte le volte che mi era mancato, che ci eravamo mancati, tutte le lacrime, tutto il dolore. La rabbia, la frustrazione e tutti i perchè. Come a dire 'lo vedi come sono stata senza di te?'. E non riuscivamo a smettere. Come se ci stessimo nutrendo di quel semplice e cosí naturale contatto. Senza mai saziarci.
Ti amo.
Ancora un gioco.
Ti amo.
Mi senti adesso?
Ti amo. 
Ti amo anch'io.
Noi in quei baci parlavamo.
Erano baci impossibili da descrivere, baci senza tempo né spazio.
Erano baci dati con la disperazione di chi sa di aver commesso tonnellate di errori, ma di chi vuole a tutti i costi rimediare. Baci di chi, nel buio pesto della solitudine, rinasce. E io, in quei baci stavo rinascendo.

"Dio.. quanto mi sei mancata" restai ferma lí, guardando quell'universo infinito che si nascondeva dentro i suoi occhi. Restai lí, sorridendo come un'ebete. Se esistevano delle certezze nella vita allora io ero certa di essere totalmente, follemente e incondizionatamente innamorata di lui.

"Mi sei mancato anche tu"

"Sai.. non sembrava ti mancassi"

"Che intendi?"

"Quando mi guardavi.. non ci vedevo piú amore. Eri incazzata. Avevi ragione, si... ma credevo mi odiassi."

"Io ti ho odiato. E pure tanto. Tu sei stato il primo e l'unico cui ho deciso di affidare la mia fiducia, e il mio cuore. Con te ho scelto di abbandonare tutto e tutti e di buttarmi nel vuoto. Ho deciso di viaggiare tra le braccia dell'amore, rischiando di perdermi. E mi sono persa per amarti. Quindi si, ti ho odiato. Ti ho odiato per avermi abbandonato, ti ho odiato per avermi tradito e ti ho odiato perchè alla fine non hai scelto me. Ma l'odio che provavo per te, per quanto forte, non ha mai toccato, non ha mai neanche lontanamente sfiorato tutto l'amore che sento per te." Mi ero svuotata, finalmente il peso che tenevo intrappolato dentro il cuore se n'era andato, alleggerendomi completamente. Lui restó lí a guardarmi, incapace di rispondere, come se avessi parlato abbastanza per due. Sorrise, sorrise in quel modo che tanto amo. Sorrise, e io smisi di respirare. E mi bació, facendo scontrare ancora una volta le nostre labbra, lasciando che mi perdessi completamente. Sapevo che non c'era modo di tornare indietro. Mi era mancato terribilmente, ero in piena astinenza. E ora, stavo scegliendo di compensare con una potente overdose. Sapevo che era pericoloso, il gioco piú pericoloso che potessi mai fare. Ma avevo giá scelto. Avrei giocato. Mi sarei ancora fidata dell'amore.

Un bacio dopo l'altro, ci stavamo consumando, ma ci andava bene così.
Ci stavamo completando, e ne avevamo un estremo bisogno. Era sbagliato, forse si, ma non c'era niente che sembrasse tanto giusto.

E poi arrivò il momento che tanto temevamo. L'attimo in cui il sogno si distruggeva e si ritornava alla realtà. La porta della stanza si spalancó all'improvviso, cogliendoci di sorpresa.
Ci voltammo quasi immediatamente, senza sapere cosa dire: la situazione parlava già abbastanza da sé.

"Fantastico" borbottò Pablo, guardandoci incredulo. Nei suoi occhi vagava la delusione e lo sconcerto. Mi guardó intensamente e poi uscí dalla stanza come una furia. In quell'istante qualcosa scattò in me, sentii un vuoto allo stomaco, e un istinto irrefrenabile mi spinse a fermarlo.

"Pablo! Pablo aspetta!" Mi alzai di scatto, andando verso la porta. Non potevo lasciarlo andare cosí. Corsi giú per le scale, vedendolo imboccare verso il giardino. Uscii cautamente, trovandolo vicino all'ingresso, di spalle, lo sguardo rivolto verso l'alto e una mano tra i capelli, probabilmente pronto per andarsene. "Fermati!" quasi gli urlai contro.

"Cosa? Perchè dovrei?" Si voltó allora esasperato.

"Perché voglio spiegarti.." iniziai, cercando di spiegare qualcosa che non sapevo neanche io come chiarire.

"Non c'è niente da spiegare. Non c'è assolutamente niente da spiegare. Non mi devi spiegazioni. Anziché inventarti tutta quella storiella peró potevi dirmi la veritá!"

"Ma non era una storiella"

"State insieme, santo cielo. Dovevi solo dirmi la veritá."

"Ma io ti ho detto la veritá! Noi non eravamo piú nulla da tanto tempo.."

"Non è quello che sembra da come vi ho visto appiccicati!"

"Ascoltami.. noi abbiamo parlato, ci siamo detti tante cose.. ti giuro che non è come sembra." Perchè stavo cercando in tutti i modi di giustificarmi?

"E com'è allora?" Nel dirlo si era avvicinato a me in tre grosse falcate, guardandomi fisso negli occhi. Da vicino riuscivo a specchiarmi nel suo sguardo come l'oro, ci vedevo il fastidio che provava, e tante domande a cui neanche io sapevo dare risposta. "State insieme si o no?" Aveva abbassato il volume della voce, che si era ridotta ad un lieve sussurro. Io avevo distolto lo sguardo, non sapendo cosa dire, incapace di sostenere quello sguardo a lungo. Lui mi prese il mento fra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi. "Allora?"

"Io non.. "

"Si, stiamo insieme. E tu dovresti allontanarti di un bel po'."

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