Cap. 17

Restai immobilizzata per un momento. Cosa?!

"Cosa?!" ribattei infatti poco dopo, arrabbiata e confusa di fronte a quella falsa insinuazione.

"Hai sentito" continuò lui, imperterrito.

"Pablo, di che diavolo stai parlando? Io non sono fidanzata!" mi spazientii allora, urlando a mia volta. Vidi la rabbia sul suo volto sparire poco a poco, mentre la stessa confusione che sentivo si scolpiva anche sul suo, di viso.

"Che vuol dire?" chiese a quel punto cautamente, abbassando notevolmente il tono della voce.

"Che non sono fidanzata! Come ti viene in mente una cosa del genere?" da dove era uscita quella stupidaggine?

"Beh.. questo non è quello che ha detto Alex" rispose lui, risoluto, tornando alla carica. Al sentire pronunciare quel nome lentamente tutti i pezzi del puzzle sembrarono combaciare, e la rabbia tornò a scorrere veloce nelle mie vene.

"Alex.." brontolai io sottovoce, maledicendomi mentalmente. Che diavolo gli era preso? Avevo sbagliato a lasciarli da soli in cucina. "Pablo, non c'è-"

"Non provare a dirmi che non c'è nulla tra di voi! Alex è stato categorico, faceva sul serio"

"Ah, si? Beh, dovresti riporre meno fiducia negli altri!" Quasi urlai, esasperata. Non solo mi aveva interrotto, ma per giunta non si fidava di me. E dava ragione a quel cretino. Le mie parole tuttavia dovettero sortire un certo effetto, in quanto si fermò e mi guardò intensamente negli occhi.

"Perché dovrei crederti?" nella furia del momento non ci eravamo nemmeno resi conto di essere ad un soffio l'una dall'altro, e quel sussurro dopo tutte quelle grida sembrò così strano da destabilizzarmi per un attimo.

"Perché dovrei mentirti?" risposi con un'altra domanda, senza smettere di guardarlo negli occhi. Era uno sguardo diverso dagli altri, intenso e pieno di tacite domande. Lui sembrò rifletterci per un attimo, poi spostò il peso da un piede all'altro, indeciso.

"Quindi non state insieme?" si ritrovò a dire dopo poco, quasi evitando di incastrare di nuovo i suoi occhi nei miei, perfettamente consapevole della calamita che in qualche modo costringeva sempre i nostri sguardi ad incatenarsi tra loro.

"No" risposi, nella maniera più semplice possibile. Era la verità. Suo malgrado si ritrovò a fissarmi negli occhi, per capire se stessi mentendo. Quando finalmente si rese conto del fatto che gli stavo dicendo la verità imprecò a bassa voce.

"Cazzo.." si girò verso il muro, grattandosi la testa con un movimento nervoso. "Scusami, io.." cercò di dire, ma non trovò niente in più da aggiungere, lasciando quelle parole in sospeso nell'aria, nel poco spazio che ci circondava. "Quel coglione.. vado a dirgliene quattro!" e a grandi falcate si avvicinò alla porta, pronto ad affrontarlo. Riuscii a bloccarlo per un braccio e, nonostante fosse visibilmente infastidito, si voltò a guardarmi.

"No. Vado io." era una questione che dovevo risolvere io, per conto mio. Alex non avrebbe dovuto frapporsi in qualsiasi cosa ci fosse stata tra me e Pablo, né avrebbe dovuto farlo in futuro. Poi, se dopo di me anche Pablo voleva scaricare tutta la rabbia accumulata, quello non mi interessava. In quel momento, la cosa che importava principalmente era che Alex capisse che doveva smetterla di infiltrarsi sempre nella mia vita. Lui sembrò capire tutto questo dai miei occhi, tanto che si scostò quel tanto che bastava per farmi uscire, richiudendo la porta dietro di me. Feci un profondo respiro. La rabbia però restava sempre lì dov'era. Mi diressi direttamente in camera sua. Avevo come il presentimento si trovasse lì. Arrivai giusto davanti alla porta della sua stanza, aperta, e riuscii a vederlo mentre cercava di sistemare qualche vestito nell'armadio. Senza perdere tempo entrai a passo di carica nella stanza, senza pensare nemmeno tanto a ciò che stavo facendo. Arrivai in un attimo vicino a lui, senza dargli nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo: lo afferrai per il colletto della maglietta, sbattendolo con forza contro l'armadio. Ero incazzata. Sulla sua faccia tranquilla si formò velocemente un cipiglio, portando via qualsiasi traccia di calma dal suo volto.

"Ma che-"

"Che diavolo ti salta in testa Alex?!" urlai, la rabbia che trapelava chiaramente dalla mia voce.

"Perché? Che cosa cazzo vuol dire, Valerie?" sbottò lui, incredulo. Non credo mi abbia mai vista in questo stato.

"Perché?! Hai pure il coraggio di chiedermi perché? Come ti sei permesso a dire a Pablo che stavamo ancora insieme?" lui rimase per qualche secondo di sasso, poi, lentamente, abbassò gli occhi, colpevole, cercando una scusa che reggesse abbastanza. Perché si, non se la sarebbe cavata tanto facilmente. "E rispondimi, cazzo. Rispondi. Qual è il tuo problema?"

"Sei tu il mio problema!" Urló allora lui fuori di sè, capovolgendo la situazione. Ora c'ero io spalle al muro e lo sentii sferrare un pugno immediatamente alla mia sinistra. Sussultai sia per il rumore sia per quanto aveva detto. Vidi i suoi occhi che mi guardavano con rabbia, una rabbia cieca. Mai l'avevo visto in quello stato. E mai era stato cosí arrabbiato con me. Che cosa era appena successo?
Piano piano il suo sguardo cambiò. Io non mi resi conto di essere terrorizzata. Vidi quasi come se una barriera si fosse calata sui suoi occhi. Come se prima non potesse vedermi. Ora però i suoi occhi erano tristi e mortificati. Aveva la classica espressione di chi è dispiaciuto ma non sa come chiedere scusa.
Un brivido mi scese lungo la schiena. Il mio sguardo si abbassó sul suo petto, vicino al mio. Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi ma era troppo tardi. Grosse gocce presero a rigarmi le guance, in un disperato mix di ansia, paura, rabbia e qualcos'altro. Lo spinsi via, mentre con una mano mi tenevo la fronte, in shock, cercando di uscire da quella stanza.

"Valerie... Valerie, scusa" mi raggiunse immediatamente, stringendomi per un braccio. E per la prima volta quel gesto era semplicemente così sbagliato che non riuscii a guardarlo negli occhi.

"Non-non toccarmi!" Quasi urlai con un tono che non sapevo nemmeno che mi appartenesse. Mi scansai e corsi via nella mia stanza, assicurandomi di chiudere a chiave.

Sei tu il mio problema.

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