Cap. 15

"Interrompo qualcosa?"

Tempismo perfetto. Si, non lo vedi? avrei voluto urlargli contro.

"No, per niente, stavamo solo.." iniziò Pablo rivolto verso Alex "...giocando" continuò poi tornando a guardarmi con un sorriso malizioso. Io nel frattempo mi ero allontanata e ora i nostri petti non si sfioravano più. Mi sentii avvampare e abbassai in fretta lo sguardo a terra, sentendomi gli occhi di tutti puntati verso di me.

"Ehm, si, ecco, gli avevo preso la collana e.." farfugliai in preda all'imbarazzo, arrabbiata con quel cretino per averci interrotto e con me stessa perchè gli stavo dando spiegazioni. Perchè avrei dovuto giustificarmi? "Ecco, tieni" aggiunsi, tornando la catenina al legittimo proprietario. Notai un velo di delusione nei suoi occhi, forse perchè pensava gli avessi retto il gioco un po' di più. Quando le nostre dita si sfiorarono ebbi un fremito, e gli occhi di Pablo mi scrutarono, curiosi, come se nella stanza non ci fosse nessun altro. Fui costretta a interrompere quel contatto visivo e guardare altrove. Precisamente, verso Alex. Ci fissava con un'espressione imperscrutabile, dubbiosa, e non riuscivo a capire quello che stesse pensando in quel momento. Beh, mi importava poco.

"Okay.. allora.. io vado da Sarah" dissi interrompendo quel silenzio fastidioso e dileguandomi dalla stanza. Volevo solo sparire, sprofondare da qualche parte nella terra e dimenticarmi di tutto. Cosa mi era preso? Perchè avevo deciso di giocare a quel gioco? Ma soprattutto... perché sentivo questa frustrazione, perché desideravo baciarlo? Perchè un dio greco a confronto non è nulla'mi rispose crudele la mia coscienza. Mi decisi a zittirla, e mi diressi verso la piscina. Avrei solo voluto scappare. In queste situazioni il mio cervello semplicemente smette di funzionare, mi ritrovo solo caos in testa e spesso reagisco di impulso. E nella maggior parte dei casi scappare mi risultava così semplice e facile. Una volta preso fiato però, mi rendevo puntualmente conto di quanto infantile fossi. Eppure, sopportare la pressione, l'ansia, lo stress e in generale tutte le emozioni particolarmente forti mi portavano a fare esattamente quello che stavo facendo adesso: andare via, anche se solo da una stanza. Mi costrinsi a respirare lentamente e a sedermi in giardino. Non mi andava di andare da Sarah, mi avrebbe fatto sicuramente delle domande, e non ero sicura di riuscire a rispondere. Così rimasi lì per un po', impassibile di fronte alla bellezza che mi circondava e incapace di calmarmi. Cercai di pensare a tutto ciò che era successo seguendo un punto di vista esterno, imparziale. Era qualcosa che facevo spesso per evitare di impazzire, e, nel peggiore dei casi, crollare. Stavamo giocando. Era la verità. Anche se nei nostri sguardi c'era malizia e stavo per baciare un perfetto sconosciuto. Uno sconosciuto perfetto. Mi soffermai a pensare alla reazione del mio corpo a contatto con il suo, di quanto bene mi avesse fatto stare.. e mi sarebbe dovuta bastare questa come spiegazione. Mi ero divertita, mi aveva fatta stare bene.. perché dovevo vederlo come un problema? Perché il mio ex mi aveva scoperta a flirtare con un altro? E allora? Appunto, lui é il mio ex. Devo andare avanti, cosa crede, che resti sempre attaccata a lui come se fosse l'unico ragazzo rimasto sulla faccia della terra? Eh no, anche a me tocca stare bene. Non riuscivo a capirci nulla, ma restare lì da sola in balia dei miei pensieri non avrebbe portato a niente. Mi avrebbe solo fatta impazzire. Andai allora da Sarah, finalmente più calma. Non avevo idea di quanto tempo avessi passato con me stessa, sicuramente cinque minuti buoni. Non avevo il mio telefono con me. Mi avvicinai alla mia sdraio, dov'era la mia borsa, la crema solare e il telefono. Si, erano passati sei minuti. Restai un attimo intontita, poi mi voltai attorno e vidi Sarah e Giulio baciarsi come se non ci fosse un domani, stretti in un abbraccio contro il freddo muro della casa. Quanto mi mancava quella sensazione. Quell'attimo perfetto in cui altre labbra incontrano le tue, per un attimo stordisci i pensieri, ti godi il momento e ti senti travolta da un'ondata d'amore. Poi uscirono dalla porta d'ingresso Pablo e Alex. Entrambi avevano una faccia strana, ancora una volta non riuscivo a capire a cosa pensassero. E beh, si, stavolta mi importava. Pablo non mi guardò neppure, non si avvicinò. Ci comunicò solo che sarebbe andato a sgranchirsi le gambe con una passeggiata, perchè ne aveva bisogno. Era arrabbiato? Ma per cosa? Che fosse per quello che era successo poco prima? Neppure Alex mi guardava e rimase per tutto il tempo con gli occhi incollati allo schermo del telefono.
Mi stufai di restare lì in silenzio e mi allontanai, tornando in camera mia. Chiusi la porta dietro di me, presi le cuffie ed alzai il volume. Piano piano i pensieri iniziarono ad affollare la mia mente, soffocandomi. Così, misi il volume al massimo, sperando disperatamente di metterli a tacere. E si, piano piano sbiadirono, lasciandomi sola in un mare di niente.

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