Cap. 10
I giorni passarono in fretta, senza che accadesse niente degno di nota. Beh, a parte il fatto che lo incrociavo sempre più spesso tra i corridoi. Non mi succedeva da tempo, lo vedevo ovunque.. tra i corridoi, sulle scale, dai bidelli, tra le scritte delle porte dei bagni, tra le voci di altre persone e in mezzo a profumi altrui. Lo trovavo sempre.
A parte questo... beh, tutto normale. Mancava davvero pochissimo alla fine della scuola, meno di una settimana. Finalmente io e Sarah avremmo potuto passare un'estate rilassante, libera... saremmo state più indipendenti. Un suo cugino viveva a Tenerife, una delle località turistiche che più preferivo, e Sarah mi aveva proposto di passare un mese insieme lì. I miei avevano acconsentito e io non stavo più nella pelle! Sapevo che la residenza in questione era una grande villa con una splendida piscina... praticamente la casa dei miei sogni.
I suoi erano abbastanza a posto economicamente e i miei, seppur meno dei suoi, potevano permettermi un'estate diversa. Mi rimproverai mentalmente: stavo fantasticando. E io odiavo fantasticare sul futuro, perché poi le cose che si immaginano, non si avverano mai.
Il suono della campanella mi riportò alla realtà, ricordandomi di essere a scuola. Scacciai quei pensieri paradisiaci dalla mente e uscii dalla classe, dato che era ricreazione. Di Sarah non ve n'era l'ombra e io sospettai fosse con Giulio. Si stavano riavvicinando anche loro, seppur lentamente.
Scesi le scale senza una meta precisa, vagabondando per i corridoi e lasciandomi contagiare dalla felicità che la fine della scuola portava con sé. Tutti erano impegnati in qualcosa, chi a discutere animatamente, probabilmente difendendo le proprie idee, chi a ridere, chi a scherzare con qualche ragazzo e ancora, c'era chi si faceva guerra al bancone della mensa per arrivare a prendere la pizza per primo. Beh, come biasimarli? Era terribile essere al bancone con i soldi in mano da più di due minuti ad aspettare e vedere la tua tanto bramata pizza finire davanti ai tuoi occhi impotenti. Mi lasciai scappare una risatina per i pensieri che stavo facendo. Possibile che non riuscissi a non pensare per un secondo?
Improvvisamente qualcuno mi toccò le spalle, facendomi spaventare a morte. Sussultai voltandomi e vidi Bianca, una delle mie amiche. Lei scoppiò a ridere per la mia reazione, canzonandomi e io non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo per poi mettermi a ridere anche io con lei. Parlammo del più e del meno riguardo l'estate sempre più prossima, ripromettendoci di incontrarci qualche sera per un bel panino. Mi aveva sempre fatto bene uscire con loro. I miei veri amici. Con loro era facile ridere e mantenere felice l'umore.
La campanella suonò, facendo sbuffare tutti all'interno della mensa. Il che era anche abbastanza divertente, sembravamo sincronizzati. Ed effettivamente qualcuno rise.
L'aria di relax che mi aveva avvolto poco prima quasi mi abbandonò al pensiero che avrei avuto storia e matematica come ultime due ore. Meraviglioso, davvero. Tuttavia, non volevo rovinarmi l'umore pensando alle ore successive, alla fine sarebbero passate comunque. Cosí, determinata a non far cedere il sorriso, risalii le scale, fermandomi dopo qualche gradino a salutare qualche conoscenza. Poi entrai in aula, preparandomi psicologicamente per finire quella giornata scolastica.
"Allora, dove sei stata per tutta la ricreazione? Non ti ho vista da nessuna parte" chiesi maliziosa a Sarah, dopo la fine delle lezioni. Il rossore delle sue guance confermò i miei sospetti.
"Sarebbe cosí sbagliato se ti dicessi che sono stata con Giulio?" Chiese lei di rimando, mordendosi il labbro. Era troppo cucciola quando faceva così e mi misi a ridere, canzonandola dolcemente.
"Ma no, scema. Sono contenta che vi stiate riavvicinando... spero solo tu non sia troppo buona con lui, dopo quello che ti ha fatto" dopo queste mie parole finalmente si decise ad alzare lo sguardo, come se si vergognasse. Piano piano le rughe sulla sua fronte sparirono, lasciando al loro posto un'espressione addolcita. Mi sorrise timidamente e non ne fui totalmente sicura, ma mi parve di leggere un 'grazie' dentro quegli occhioni verdi.
"Perchè quello sguardo?" Le chiesi sollevando un sopracciglio, diverita ma anche abbastanza curiosa.
"Non so.. non mi aspettavo questa tua reazione" al mio sguardo interrogatorio continuò "pensavo.. pensavo ti saresti arrabbiata, o..." la interruppi. Sapevo qual era il suo cruccio.
"Davvero pensi che ti avrei giudicata? Non sta a me giudicare gli altri, e in piú sai perfettamente che sono dalla tua parte. Non ti giudicherei mai Sarah." Le dissi con improvvisa serietà. Le importava il giudizio degli altri e spesso, non raccontava nulla per paura che si potesse esprimere una qualche opinione contro di lei. Ma lei sa che a me puó dire tutto, siamo come sorelle.
Evidentemente sbagliavamo entrambe: lei si fidava troppo poco, io troppo.
Sistemandoci gli zaini in spalla concludemmo quella strana conversazione, avviandoci verso l'uscita. Dopo averla salutata, iniziai a incamminarmi verso casa, senza però prima essermi voltata alla ricerca di un volto conosciuto.
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