# yaler nabih - crucified
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙣𝙤𝙢𝙚 𝙚 𝙘𝙤𝙜𝙣𝙤𝙢𝙚››
╰┈➛ ✧ 𝘺𝘢𝘭𝘦𝘳 𝘯𝘢𝘣𝘪𝘩
7 anni prima...
«Ragazzi, occhi a me! Questo è stato il più grande colpo di sempre!»
Rumorose urla d'esaltazione seguirono l'affermazione del ragazzo, assieme a tintinnanti "cincin" di superalcolici.
«Ma un ringraziamento doveroso va alla nostra bellissima ed affascinante mosca! Zeezee, questo brindisi è per te!»
Dal tavolo al centro una giovane ragazza si alzò, ricevendo gli applausi di tutta la combriccola. I ricci indomabili le decoravano il viso come la fiera criniera di un leone e i denti bianchi risaltavano come zanne feline sulla sua carnagione scura.
«Troppo gentile, Khali, faccio solo quel che mi riesce meglio.»
Da in fondo la sala una voce urlò: «Intendi vivisezionare?»
Di nuovo risate.
«Esattamente!» La donna rise, una risata talmente acuta da ricordare una iena.
«Oh ragazzi, cosa mi viene in mente!» Alle parole della ragazza la sala tacque. Khali la guardò da attraverso il vetro del suo calice.
«Se finiremo sul giornale pubblicheranno i nostri nomi! Ma io un nome non ce l'ho, chi vuole sceglierlo con me?»
Tutti esplosero in un boato; iniziarono ad urlare nomi da ogni tavolo, spingendosi l'uno contro l'altro, cercando di richiamare le attenzioni della ragazza.
«Mosca! La nostra Mosca si chiamerà Mosca!» Una voce squillante e un po' brilla prevalse sulle altre, con un pesante accento straniero. La ragazza si incuriosì.
«Come dici, cara?»
«Mosca, Mosca! Nel mio dialetto si dice Voler, nel vostro Yatir. Le mosche fanno rumore e si notano subito, ma sono troppo svelte per farsi uccidere.»
Nella sala scese il silenzio, tutti attendevano la risposta della ragazza.
Lei scambiò uno sguardo con Khali, che le sorrise da dietro il bicchiere.
«Yatir e Voler...» Poi sorrise, facendo luccicare i profondi occhi neri.
«Che ne pensate di Yaler? Yaler Nabih! La Mosca Vigile!»
Gli applausi e le urla si appropriarono nuovamente della sala. Khali volse nuovamente lo sguardo verso la ragazza, ma era troppo occupata a brindare con i suoi compagni.
Yaler è innamorata del suo nome, sebbene possa sembrare che sia stato scelto con superficialità e casualità. È composto da due parole, «Yatir» e «Volèr», ovvero «Mosca» in arabo e in francese, lingue che lei conosce molto bene, essendo molto diffuse nella parte occidentale di Aarde, l'arabo come lingua ufficiale e il francese come importante componente dei dialetti locali. Yaler non è solo un nome, ma è stato un messaggio di affermazione e accettazione.
Prima di scegliere questo nome, Yaler non ne aveva mai posseduto uno vero, esisteva Zeezee, ma si trattava di un soprannome nato per non usare il proprio nome anagrafico, che lei tiene più che segreto. Solo poche persone che conoscevano Yaler da bambina, prima che realizzasse di essere una ragazza, sanno il nome con cui è registrata negli archivi dello stato, ma accanto a quel nome non è rimasto nulla, se non un semplice "disperso da diciassette anni".
La soddisfa il fatto che Yaler sia stato un nome suggerito da altri, rappresenta una sorta di conferma che oramai non deve più sputare sangue e urlare fino a terminare la voce per essere percepita come la persona che è diventata, e ancora di più per essere percepita come la donna che è sempre stata. Proprio per questo orgoglio nei confronti del proprio nome, lei firma sempre le sue azioni, tanto che oramai il nome Yaler Nabih è un ben noto nominativo all'interno della criminalità organizzata. Ovviamente, però, per quanto le piaccia giocare col fuoco non è stupida, nessuno ha ancora mai abbinato un volto a quel nome, né tanto meno si ha idea di per chi lavori questa misteriosa ragazza.
Al cognome, Nabih, non da molto peso invece. Si tratta di un cognome tipico del centro di Aarde, quindi non dalle parti di Yaler, che proviene dall'estremo occidente. Era una parola (letteralmente "Vigile" in arabo) che le ronzava in testa da parecchio, era sempre stata una persona parsimoniosa nella sua incoscienza, per quanto questo possa sembrare un ossimoro. Raramente si presenta con il proprio cognome, non avendo più nessun albero genealogico a cui far capo lo ritiene abbastanza futile, tuttavia le serve per sostenere il nome Yaler, che detto da solo potrebbe passare per soprannome, quando è l'ultima cosa che Yaler desidera che accada.
Per quanto riguarda il suo storico soprannome, quale Zeezee, la questione risale a molto tempo addietro, quando Yaler aveva quindici anni, senza una casa e senza un nome. Dopo esser fuggita per la prima volta, Yaler si butta sulla carriera di artista di strada, facendo indovinelli con le carte ai passanti o esibendosi con il violino, ma la cosa non è affatto redditizia. Inizia quindi a spacciarsi per voodoo, si procura uno stand da un vecchio conoscente e inizia a fare false predizioni molto introspettive, in modo tale da poterle rendere applicabili su chiunque. Allora si fa soprannominare "Zeezee", richiamando il ronzio delle mosche, che spiano la vita degli altri senza farsi beccare. Solo in ambito lavorativo, se necessario, si fa chiamare Zeezee. Ormai è un nome legato principalmente ai ricordi della sua prima gioventù, adesso il suo nome è Yaler, punto.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙚𝙩𝙖' ››
╰┈➛ ✧ 𝘷𝘦𝘯𝘵𝘪𝘤𝘪𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘢𝘯𝘯𝘪
Yaler ha un ottimo rapporto con la sua età. È stata costretta a crescere in fretta, soli quindici anni, per questioni paragonabili alla sopravvivenza, è scappata via di casa, e da lì ha dovuto imparare a cavarsela da sola. Tuttavia, lentamente, si sta riprendendo ciò che le si è sgretolato in mano da bambina. La sua razionalità, affinata con il tempo, le ha permesso di prendere le perfette misure tra l'infantilità e la maturità, in modo tale da vivere a pieno la portai età, con coscienza ma senza rimpianti. Le piace avere venticinque anni nella sua posizione, potersi comportare da bambina ma essere in grado di tornare adulta ogni volta che è necessario le è molto comodo e le permette di essere in pace la piccola bambina che ha sofferto per tutta l'infanzia.
In più, da brava voodoo quale è stata, Yaler è perfettamente a conoscenza di tutto ciò che lo zodiaco le sussurra. Crede davvero a tali teorie? Non sul serio, ma trova sia uno dei tanti tasselli che compongono la sua persona, per cui le piace sentirsi capita guardando le stelle.
Yaler è nata il tre settembre, durante le prime ore del giorno. Il suo segno Solare è quindi Vergine, accompagnato da una Luna in Sagittario e un Ascendente in Leone.
Partendo dal primo, Yaler si è sempre ritrovata sufficientemente in sintonia con i tratti tipici dei Vergine. Il segno Solare, innanzitutto, è il segno "dominante", quello che si mostra agli altri e quello che contiene i principali tratti della personalità del soggetto in questione. Vergine come Segno Solare significa raziocinio ed ordine, due cose con cui Yaler si è sempre trovata bene, più a livello spirituale che pratico. Spesso si mostra pignola e testarda, perchè vuole che le cose vadano fatte come dice lei, ma in realtà si tratta solo di un capriccio perchè, da brava Vergine, Yaler è una persona estremamente versatile (in realtà non penso sia un aggettivo proprio delle persone, ma il concetto è quello) che sa creare una zona di comfort in qualsiasi situazione.
La sua Luna, invece, narra i suoi aspetti più occultati e i suoi desideri. Il Sagittario dona spirito d'avventura alla Vergine, nonché una dose d'indipendenza ancora maggiore di quanta già non ne avesse. Se non fosse per un'eccessiva spiritualità, questa descrizione sarebbe il ritratto di Yaler.
Parlando dell'Ascendente Leone, invece, dobbiamo dimenticare tutto ciò che di buono ha aggiunto il Sagittario alla Vergine. Le tendenze superficiali del Leone avvicinate alla precisione della Vergine rendono la persona egoista e menefreghista, ostile ai contatti esterni e piena di pregiudizi nei confronti di tutti.
Per quanto Yaler non creda sul serio a ciò che è scritto, forse dovrebbe.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙥𝙧𝙤𝙫𝙚𝙣𝙞𝙚𝙣𝙯𝙖 ››
╰┈➛ ✧ 𝘢𝘢𝘳𝘥𝘦
2 anni prima...
Le due donne la spinsero violentemente a terra, ma l'elegante tappeto attutì leggermente la botta. La sua mascella fece comunque un rumore quasi metallico, e si morse la lingua.
Sentiva il sapore ferrose del sangue propagarlesi nella bocca.
Non disse una parola, non provò nemmeno a rialzarsi.
Non aveva mai visto la sala della regina da quella prospettiva (ovvero sdraiata a terra, ammanettata e con due piedi sopra la schiena, per impedirle d'alzarsi), ma aveva comunque il suo mistico fascino. Spostò attorno a sé lo sguardo spiritato, facendo tintinnare i pesanti orecchini d'ottone che le decoravano i lobi.
«Regina, è accaduto di nuovo.»
Le due soldatesse non accennavano a liberarla, stava diventando fastidioso. Quando vide quei noti sandali dorati avvicinarsi al suo volto scoppiò a ridere.
Un forte colpo sulla schiena soffocò la risata, lasciandola senza fiato.
«Piano, ragazze, non è necessario.» Potè sentire il penetrante sguardo della donna trafiggerla.
«Parlerò io con lei.»
Immediatamente le due la lasciarono, fecero per lasciarle le mani legato ma la donna fece cenno loro di liberarla del tutto. Eseguirono l'ordine con riluttanza, ma senza ribattere, poi se ne andarono. La ragazza immaginò avessero fatto un'educata riverenza prima; non si era nemmeno voltata a guardarle uscire.
«Potrei quasi farci l'abitudine, Leah, questa saletta è davvero carina.»
La ragazza sorrise, scoprendo i denti affilati sporchi di sangue. Muoveva continuamente la testa, il dolore alla lingua le faceva pulsare le tempie e rendeva tutto più nitido, quasi la realtà avesse acquisito una quarta dimensione.
La donna la guardò con occhi carichi di delusione. L'umore della ragazza vacillò per un istante.
«È stato bello conoscerti.»
D'un tratto il mondo della ragazza si tinse di rosso. Un pesante velluto rosso vino le avvolgeva gli occhi e le labbra, le stringeva il petto tanto da chiuderle il respiro. Gli occhi le uscirono dalle orbite, mentre dalla bocca sgorgavano risatine nervose.
«Ma ancora non mi conosci, è stato solo un errore, non sono così, non so cosa mi abbia preso, ti prego Leah.» La donna rimase immobile.
«Me l'avevi promesso! Mi avresti accolta!»
Leah le si avvicinò, lentamente. I numerosi gioielli tintinnavano ad ogni suo passo, mentre i veli ricamati che vestiva sembravano fluttuarle accanto.
«Ti ho accolta, e ti ho apprezzata. Ti ho promesso che saresti cresciuta fra noi sorelle e non vedevo l'ora di vederti sbocciare.»
La ragazza indietreggiò tremando, iniziava a temere che la donna fosse seria.
«Poi ho compreso che mentivi, ho compreso che eri già cresciuta, che eri già maturata molto tempo fa. Mi sono sentita presa in giro, comprendi?»
Il dolore iniziava ad attenuarsi e la mente della ragazza iniziava a metabolizzare la situazione. Se ne sarebbe andata, era stato bello, ma non era destino. Accennò ad un sorrisetto.
«Mi stai lasciando andare?»
La donna guardò la porta sul fondo della sala, poi indicò con la testa un finestra dietro di sé.
«Ti sto lasciando qualche istante di vantaggio.»
La ragazza colse il segnale e attraversò la testa.
«Addio, Leah.»
«Addio, Yaler.»
Yaler proviene da Aarde, più precisamente dalla costa più occidentale del continente. Oggi , la zona dove è nata, corrisponderebbe al Senegal. Tuttavia sono ormai quasi diciotto anni che Yaler non torna nella sua zona natale. Da quando a quindici anni scappò dalla propria famiglia non ha mai smesso di girare il continente; fino ai suoi ventisei anni, quando viene cacciata dal clan indigeno che l'aveva accolta due anni prima. In quel momento abbandona definitivamente Aarde e si dirige verso Esperanza. Si nasconde lì per circa un anno, per poi incontrare Vyras ed unirsi alle flotte nere.
Conserva bellissimi ricordi del suo continente natale, ma non vi tornerebbe mai. Sia per questioni affettive che per la generosa taglia che le grava sulle spalle.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙩𝙖𝙫𝙤𝙡𝙩𝙤 ››
╰┈➛ ✧ 𝘣𝘦𝘵𝘵𝘺 𝘬𝘢𝘭𝘶𝘯𝘨𝘢 (𝘣𝘦𝘵𝘵𝘺𝘬.702)
6 anni prima...
«Posso?»
Il ragazzo aprì lentamente la porta, senza aspettare una risposta.
«Se tanto entri comunque non ha senso chiederlo, non trovi?»
Lei era seduta per terra, vestita com'era vestita tutti i giorni. La trovava spesso seduta per terra, sul freddo marmo, che era una cosa che lui non capiva visto che la stanza aveva due divani, un letto e diversi tappeti. Stava facendo un solitario, al solito.
«Allora dovrei smettere di chiederlo.»
La ragazza alzò gli occhi scuri dalle carte, incrociando il suo sguardo.
«Oppure dovresti aspettare una risposta.»
Il ragazzo annuì, sentendosi uno stupido a non aver predetto tale reazione. Nella sua straordinaria ordinarietà quella ragazza rimaneva imprevedibile.
«Come mai mi cercavi?»
Si ritrovò immediatamente a bocca asciutta, non sapeva per quale motivo fosse entrato in quella stanza. Aveva voglia di vederla, tutto qui, ma non poteva dirlo senza sembrare un'idiota.
«Volevo... volevo vedere cosa stessi indossando per, per... per andare a comprare altri vestiti più tardi, insomma è un po' che stiamo qui, pensavo ti servissero altre cose» guardò il suo sguardo perplesso «O perlomeno a me servono altre cose, per cui, magari, due piccioni con una fava no? Sai come si dice in queste occasioni...»
Che discorso ridicolmente patetico.
«Khalì... siamo ricercati in tutto il continente. Non mi sembra una grande idea.»
Il cervello del ragazzo stava andando in fumo. Da quando l'aveva conosciuta non aveva fatto altro che fare la figura dello stupido di fronte a lei, si chiedeva cosa pensasse sinceramente la ragazza di lui.
«Hai ragione, hai decisamente ragione...»
«Però puoi comprare la roba che ti serve su internet, te la fai consegnare da qualche parte e poi mandiamo qualcuno a prenderla. Anche perchè, effettivamente, a forza di lavare via sangue ho consumato tutte le magliette.»
Khalì tirò internamente un sospiro di sollievo. Guardò la ragazza mettere da parte le carte e prendere il computer sul letto, per poi invitarlo a sedersi a terra accanto a lei.
«Fai prima tu.» "Così ho il tempo di pensare a cosa inventarmi" pensò.
La ragazza iniziò a scorrere tra magliette, camicie e vestiti con velocità e noncuranza, scuotendo continuamente la testa, come se niente fosse di suo gradimento.
«Questi jeans non ti piacciono? Guarda che sono comodi, ne ho un paio simile.»
La ragazza scosse la testa.
«No, non mi stanno bene.»
«Ma se a te sta bene tutto.»
Khalì si rese conto tardi di averlo detto ad alta voce. Lei lo guardò di sbieco, quasi offesa di essere stata contraddetta.
«Insomma, Yal, voglio dire, sei bella, alta, magra, praticamente i vestiti te li cuciono addosso.»
La ragazza lo ignorò e continuò a scorrere.
Khalì aveva voglia di sotterrarsi.
Yaler ha sempre avuto un rapporto conflittuale con il suo aspetto. Non è mai riuscita a percepirsi bella come le altre donne, soprattutto come le altre donne cis. Da adolescente faceva pochissimo sport ed era costantemente a dieta pur di vedersi minuta e di non metter su muscoli che l'avrebbero fatta sembrare mascolina. E questa è rimasta un'ossessione per tanto tempo, fino ai suoi diciotto anni quando, con l'aiuto di Khalì, riuscì ad iniziare una terapia ormonale. Da quel momento in poi ha sempre amato fare sport, sebbene i muscoli erano rimasti un taboo. Anche il suo viso è stato motivo di disforia per molto tempo, fino a quando, ad Esperanza, non ricorrerà alla chirurgia plastica, che le addolciranno i lineamenti.
Adesso ha fatto pace con il suo volto, anzi, si sente finalmente la bellissima donna che è, ma ogni tanto la sua altezza continua a metterla in soggezione, visto che spesso si ritrova ad essere la più alta donna della sala.
Passando alla pure descrizione, Yaler è alta 1,79 m e pesa circa 76 kg, cosa che la rende magra ma allenata, anche perchè la vita da criminale richiede abilità fisiche e non sempre garantisce un pasto completo. È una donna nera, la pelle è più precisamente di un caldo marrone scuro, ha le labbra carnose e le piace farle risaltare con rossetti scuri, spesso proprio neri. Gli occhi sono neri e spesso truccati di scuro. I capelli sono una delle parti distintive di Yaler. Le piace prendersi cura dei suoi capelli, che, in quanto afro, possono sembrare difficili da gestire. Ogni tanto li lega in treccine, ma preferisce i locks decorati con accessori dorati, o anche al naturale (con lo giusto trattamento). Trova che l'apparenza sia molto importante, proprio per questo suo rapporto conflittuale con essa vi ha sempre tenuto tanto. Da quando se ne è andata dal villaggio di Leah indossa molti più accessori, o vestiti in generali, legati alla cultura indigena, come se parte di lei non se ne fosse mai andata.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙘𝙝𝙚 𝙣𝙚 𝙥𝙚𝙣𝙨𝙖 𝙙𝙞 𝙫𝙮𝙧𝙖𝙨 ››
╰┈➛ ✧ 𝘶𝘯 𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘨𝘦𝘯𝘪𝘢𝘭𝘦
16 mesi prima...
«C'è un po' di confusione, non trovate?»
La ragazza alzò il volto verso la persone che aveva parlato. Era un uomo che non aveva mai visto; bianco, occhi chiari, capelli scuri e un leggero accenno di barba. Decise che non meritava la sua attenzione.
«Siete Yaler Nabih, non è vero? La pluriomicida.»
Yaler si alzò di scatto dalla sedia, si trovava in un locale, non poteva ucciderlo, ma poteva fuggire. Veloce come una gazzella si tuffò fuori dal bar, correndo come una forsennata. Quando sentì qualcuno tirarle i capelli cadde, non solo per la perdita d'equilibrio ma per la sorpresa d'esser stata raggiunta. Non si stupì quando vide l'artefice del placcaggio.
«Non sono qui per catturarvi, ma ho una proposta.»
Yaler si massaggiò la testa dolorante.
«Ma chi diavolo sei?»
L'uomo le sorrise e le porse la mano per alzarsi.
«È una lunga storia...»
Il primo incontro con Vyras fu un po' irruento, ma da quel momento in poi Yaler ne rimase estasiata. Le mancava avere un team, come quello di Khalì, e l'idea di tornare ad operare in gruppo le piaceva, soprattutto se si trattava di un gruppo come le Flotte Nere.
Naturalmente vede Vyras per ciò che è, un assassino guidato da qualche pazzo ideale, ma è consapevole anche di essere lei stessa un'assassina, solo senza i folli ideali, per cui non si sente nella posizione di giudicare. In più l'organizzazione le fornisce protezione e questa cosa le fa molto comodo.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙧𝙪𝙤𝙡𝙤 ››
╰┈➛ ✧ 𝘴𝘰𝘭𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘧𝘭𝘰𝘵𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘳𝘦
14 mesi prima...
Era la prima volta che incontrava altri soldati delle flotte, si sentiva piuttosto nervosa, Non sapeva cosa dire, cosa non dire, se dimostrarsi socievole e fare la tosta. O semplicemente fare la stronza, che era l'opzione più facile. Si era aspettata criminali in giacca e cravatta, Stregatti e Leprotti Bisestili, invece sembravano tutti energumeni alti due metri e mezzo, con più braccia che testa. Sperò che non si trattasse dell'èlite della truppa, o si era trattata tutta di una fregatura.
Quando la videro entrare nel suo ricercato boubou ci fu un istante di silenzio, poi diversi iniziarono a ridere ad alta voce.
«Hanno portato la nuova cameriera!» «Che fuscello, si spezzerà dopo due ore!» «Cosa hanno portato? Una concubina?»
Lei sbattè un attimo gli occhi, disorientata. Non aveva immaginato una simile reazione, in tutti i suoi calcoli non aveva minimamente preso in considerazione l'avere a che fare con tali decerebrati.
«Non pensavo Vyras si circondasse di certa gente...»
Un tipo mastodontico si alzò dalla sua panca alla parole della donna. Tutti gli altri tacquero, curiosi di sapere cosa stesse per succedere.
«Non si nomina il capo, ragazzina.»
Lui la guardò negli occhi e lei, senza difficoltà, resse lo sguardo.
«Io lo nomino quanto mi pare, voi fate come preferite.»
La sala era muta, sembrava strano che la misteriosa non fosse minimante turbata dall'ambiente. Lei, dal canto suo, era solo molto sorpresa, ma non si sentiva minimante offesa, nel corso della sua vita aveva imparato a soppesare la provenienza delle parole più delle parole stesse.
«Si può sapere chi sei, ragazzina?»
Lei, educatamente, tese la mano.
«Sono Yaler Nabih, recentemente nominata Soldato delle Flotte Nere dal nostro capo, Vyras. Mi è stata assegnata questa divisione, per il momento, per cui spero andremo d'accordo.»
Qualcuno, dal fondo, accennò a delle risatine, ma furono subito soffocate dal silenzio. L'energumeno davanti a lei non le strinse la mano, ma tornò al suo posto, muto.
Yaler sorrise al resto della sala. L'approccio stronzo è sempre il più efficace.
Yaler è un soldato semplice, e si trova benissimo nella sua posizione. Le sue capacità straordinarie la portano a fare ben più del lavoro del soldato, finendo spesso in attività di spionaggio o a lavorare come spalla ai sicari, ma non ha mai voluto nessun aumento di posizione. È vero che i complimenti la compiacciono, ma non è un tipo a cui piace strafare nel proprio lavoro, minimo impegno e massimi risultati. Ormai all'interno dell'organizzazione si è fatta un certo nome e va d'accordo con quasi tutti, persino la sua prima squadra, che l'aveva accolta con il piede decisamente sbagliato, la descrive come una bravissima (e temutissima) compagna.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙨𝙩𝙤𝙧𝙞𝙖 ››
╰┈➛ ✧ 𝘧𝘳𝘢𝘴𝘵𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢𝘵𝘢 𝘦 𝘥𝘰𝘭𝘰𝘳𝘰𝘴𝘢
10 anni prima...
«Ti ho chiesto se puoi abbassare la musica.»
Le due sorelle si guardarono. La maggiore sorrise e, facendole il verso, rispose di no.
«Mi stai infastidendo.» «Allora vai in un'altra sala.»
Non avevano gusti musicali così diversi, ma non era questo l'importante.
«Sto sparecchiando, idiota. Vattene tu.»
La maggiore la guardò annoiata, schioccando la lingua sul palato.
«Io rimango qua, se continui mi metto anche a cantare.»
Infastidita, la più piccola iniziò a sbattere dei coperchi gli uni contro gli altri, creando una stonata accozzaglia di rumori metallici.
«Che cazzo fai?! Metti giù quei cosi!» La più piccola continuò.
C'era una strana sorta di perfida soddisfazione nello scoccare del metallo, ma ancor più soddisfacente era il viso contorto dal fastidio della sorella.
«Smettila, deficiente! Dio, sei così insopportabile, si stava molto meglio prima che nascesti!»
Le parole della maggiore le rimbombarono nelle orecchie. Percepì un'onda di risentimento azzerarle i pensieri. Prese i coperchi che aveva in mano e lì scaglio contro il muro dietro di lei. Si voltò verso l'altra ragazza, che la guardava esterrefatta. Sentì di averle lanciato il guanto di sfida, adesso sperava solo che avrebbe colto la sua provocazione. Le impazziva il sangue nelle vene, poteva percepire il cuore fermarsi ma il resto del corpo continuare a vivere solo grazie all'adrenalina che lo attraversava. D'un tratto davanti a lei non c'era più sua sorella, la bambina con cui era cresciuta, ma un pupazzo vuoto, con il volto spoglio e gli occhi vuoti.
Allora tirò una forchetta d'argento, dritta sulla sconosciuta. Questa la schivò, le urlò qualcosa ma lei non sentì. Le piacevano i pupazzi, ci giocava da quando era piccola, erano come i gatti sulla via prima di casa, ma non urlavano dal dolore. Era la prima volta che vedeva un pupazzo urlare.
Il pupazzo tentò di fuggire ma lei gli tirò un secondo oggetto addosso. Si accorse solo dopo che l'ebbe colpito che era un coltello. Non era molto affilato, ma lo aveva lanciato con potenza.
Il pupazzo gridò. Iniziò a tossire, a vomitare dal dolore. Gli occhi vacui fissavano un punto fisso, sarebbero potuti essere bottoni colorati, ora che ci pensava. Le labbra sempre più blu erano sporche di bile verdastra, che non smetteva di scorrere.
Dopo la bile arrivò il sangue. Non l'aveva mai visto un pupazzo che perdesse sangue. Trovò fosse una scena affascinante. La lama era ancora infilzata dietro il suo orecchio, nel punto esatto dove termina la mascella. Il viscoso liquido fluiva dalla ferita senza accennare a fermarsi. Trovò fosse quasi divertente come presto iniziò anche a scivolarle dalla bocca, quell'affascinante liquido rosso.
Era un bellissimo pupazzo, ma i giocattoli rotti non sono fatti per giocare. Uscì dalla stanza lasciando dietro di sé il pupazzo, con ancora l'odore di acido e ferro addosso.
Come se avesse già programmato le sue azioni andò in camera, prese tutto ciò che riteneva importante e lo infilò in uno zaino rovinato. Poi uscì dalla finestra.
Quando se ne fu andata, il pupazzo smise di tossire.
Cercherò di essere breve e coincisx, visto che spero che le informazioni fondamentali siano già state captate nei raccontini messi qua e là (era tutta una scusa per evitare di scrivere la storia, colpevole).
La storia di Yaler è frastagliata e dolorosa. È stata forzata a crescere prematuramente ed in condizioni sfavorevoli, ha dovuto farsi le unghie per essere accettata, non solo in quanto donna trans ma in quanto persona. Non si è mai sentita compresa dai propri cari, era il membro della famiglia di cui vergognarsi, la pecora nera, e questo l'ha segnata più di qualsiasi altra cosa. Era una bambina intelligente ed altruista, ma non le è mai stato dato modo di dimostrarlo e di scoprirlo. È cresciuta con dita costantemente puntate contro, ad indicare solo quello che veniva percepito come "strano" o "cattivo". Scappa di casa dopo la litigata con la sorella, senza mai avere la conferma della sua morte, uno degli eventi che la segna di più in assoluto, per poi iniziare la vita in strada. Per quanto in quel periodo non stia fisicamente bene sente le voci nella sua testa e i pensieri intrusivi calmarsi, tanto che lo ricorda tutt'ora come uno dei periodi più belli della sua vita. Attraverso innocui atti di taccheggio conosce una piccola organizzazione criminale del posto. Il capo di quest'organizzazione, Khali, rimane affascinato da lei e la invita ad entrare nell'organizzazione. Inizialmente Yaler rifiuta la proposta ma non riesce a smettere di pensare al sentimento di soddisfazione dopo la litigata e la voglia di ferire qualcuno torna a bussare alla sua porta. Spaventata da questi istinti rientra in contatto con Khali, pregandolo di accettarla nella sua combriccola. Il ragazzo, naturalmente, accetta. Dopo l'entrata di Yaler la banda prende una piega molto più sanguinosa e molti membri ne sono estasiati, facendo scalare immediatamente alla ragazza (all'epoca diciottenne) la gerarchia dell'organizzazione, diventando il braccio destro di Khali. In quel periodo inizia anche il percorso di tradizione ormonale, grazie a delle conoscenze di Khalì che la fanno passare, in quanto raccomandata, in tutte le circostanze giuridiche. Ai suoi vent'anni la banda si scioglierà, dopo la morte di Khali e la presunta cattura di Yaler, che in realtà scapperà verso est, iniziando un anno di pellegrinaggi per tutta Aarde, scappando dalla taglia sulla sua testa. La vita da ricercata la diverte, però, per cui non scapperà mai dal continente. Decide di dare una svolta alla sua vita quando, a ventidue anni, incontra una tribù indigena femminile disposta ad accogliere donne da ogni parte del continente. Yaler ne rimane colpita ed incuriosita e tenta di entrare nella tribù. Sebbene la matrona la prenda immediatamente in simpatia, le altre vedono il suo vero volto, un volto sanguinoso ed irrequieto. Solo dopo aver ucciso, per la seconda volta, un membro della tribù, Yaler verrà cacciata. Quello segna il suo punto di rottura con la vita ad Aarde e decide quindi di partire per Esperanza, ad ormai ventitré anni. Lì incontra le flotte nere e si innamora del progetto di Vyras, giurandogli eterna fedeltà.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙘𝙖𝙧𝙖𝙩𝙩𝙚𝙧𝙚 ››
╰┈➛ ✧ 𝘪𝘴𝘵𝘱 518 𝘤𝘩𝘢𝘰𝘵𝘪𝘤 𝘦𝘷𝘪𝘭
19 anni prima...
La penna della dottoressa scorreva rapida sulla carta leggera, sotto gli occhi preoccupati dei due genitori. Avevano portato da lei il loro secondo genito; ora il bambino si trovava poco distante, giocava con dei pupazzetti di stoffa che la donna gli aveva dato, completamente assorto nei suoi pensieri.
«Allora? Cosa ne pensa?»
Le gambe della signora avevano tremato durante tutto l'incontro, quasi fosse lei la paziente in questione.
«Ho osservato alcuni comportamenti di vostro figlio ed effettivamente ci sono delle leggere anomalie.»
I due si gelarono al sentire quelle parole. La dottoressa non comprendeva per quale motivo i genitori dei suoi pazienti fossero così sorpresi durante gli incontri, come se non vivessero con i loro figli da tutta la vita.
«È... Sta dicendo che lui è...» La donna inarcò un sopracciglio attendendo che la sua cliente finisse la frase.
«...Ritardato?»
Si trattenne dal roteare gli occhi al cielo. Compativa i bambini che incontrava non a causa dei loro disturbi, ma a causa dei loro genitori.
«Signora, noi non usiamo un simile linguaggio, ci sono termini meno denigratori per indicare una diversità in ambito cognitivo, diversità che comunque suo figlio non ha.»
I due tirarono un rumoroso sospiro di sollievo, facendo voglia di sospirare anche alla donna, ma per motivi differenti.
«Si tratta di un'età troppo tenera per dare diagnosi, e anche se fosse abbastanza maturo per riceverne una non posso farlo dopo un semplice incontro. Tuttavia i sintomi che mi avete descritto andrebbero tenuti sotto controllo.»
L'uomo prese la parola, scambiandosi uno sguardo dubbioso con la moglie.
«E come possiamo fare?»
«Iniziando un percorso psicologico, il nostro studio offre molti servizi terapeutici per bambini di quest'età, io ed altri colleghi saremo felicissimi di accogliere vostro figlio nelle nostre sedute, ci saranno anche occasioni di confronto con altri bambini, solitamente adorano quest-»
L'uomo la interruppe bruscamente: «No, ci basta sapere non sia problematico. La ringrazio ma non ci serve niente. Andiamo cara.»
La dottoressa provò a ribattere ma non ci fu verso, i due presero il bambino -che la salutò sorridendo- e uscirono senza nemmeno un "arrivederci".
La donna si lasciò cadere sulla sedia, esausta. Guardò i pupazzi, lasciati seduti alla parete in ordine di altezza, perfettamente immobili.
Poi pensò al bambino e al suo sguardo sorridente.
Yaler è una persona con cui avere a che fare potrebbe essere piuttosto complicato. Si tratta generalmente di una ragazza silenziosa, introversa ma non timida, che però è stata spesso costretta a forzare un carisma ed un alto tono di voce per far sentire la sua presenza. Ha molta difficoltà a trovarsi a proprio agio tra la gente, anche con i suoi colleghi ("colleghi"). Difficilmente le persone comprendono il suo disagio, visto che i suoi modi di affrontare queste situazioni sono un'attitudine sarcastica e un sorriso smagliante. Al di là di quello che potrebbe sembrare, il suo habitat naturale è una silenziosa distesa d'erba, senza confini di alcun tipo e senza montagne all'orizzonte, non un rumoroso locale.
Ricorda vagamente l'immagine della ragazza misteriosa che legge romanzi impegnativi sul treno, se non fosse che si sta parlando di una delle assassine più ricercate di tutti i suoi contemporanei, cosa che la gratifica discretamente. Ottenere riconoscenze non le dispiace, anzi, si può dire che ricevere complimenti sia il suo hobby preferito. Questo perchè, sin da piccola, Yaler si è dimostrata brillante e distinta in tutto ciò che faceva, una sorta di allegoria dello stereotipo di gifted-kid. Prima della classe, la più brava a suonare, a scrivere, a disegnare e la più veloce a far di conto. Solo che nessuno le faceva mai i complimenti, talmente erano focalizzati su ciò "non andava" in lei. Era una bambina sensibile, passabile per permalosa, una bambina violenta con i compagni, impaziente ed irascibile. Sbatteva ripetutamente la testa contro il muro se le veniva sottratto un gioco e si infilzava le matite nel braccio ogni volta che veniva rimproverata. Le persone attorno a lei non sapevano come comportarsi di fronte alle sue reazioni ed i genitori si rifiutavano di pensare ad un modo per aiutarla, pensando invece a come limitarla ancora di più. Cresce così, senza attenzioni se non negative, abituata a ferirsi per far sentire in colpa gli altri ed ottenere ciò che vuole. Non perderà mai quest'abitudine.
Con il tempo accumulerà sempre più rabbia ed impulsività e, nei casi in cui non riuscirà a fare al suo solito per ottenere quel che vuole, si annegherà nella sua frustrazione, perdendosi in fantasie brutali e violante, sognando di uccidere e veder morire tutti coloro che non la apprezzavano come desiderava. Ad un certo punto dell'adolescenza queste fantasie iniziano ad essere indipendenti dal suo volere, non è più lei a rifugiarsi in esse per gratificarsi, ma esse a possederla e cercare di convincerla a renderle reali. A queste sarà dovuta la litigata con sua sorella maggiore, Ela, che segnerà l'inizio del periodo da senzatetto di Yaler. Durante quel periodo le voci si affievoliranno un po', o forse sarà semplicemente troppo occupata a cercare di non morire di fame per badarvici. Sarà Khalì a risvegliare nuovamente queste sue voci e -involontariamente- a strumentalizzarle.
Ora come ora Yaler sta molto meglio sotto questo punto di vista, ad Esperanza ha incontrato una sorta di voodoo omeopata che ha saputo consigliarle delle medicazioni (scientifiche e spirituali) per placare quelli che ha chiamato "demoni interiori" e hanno iniziato a fare effetto (si tratta psicofarmaci mischiati a valeriana, senza girarci troppo intorno), ma potrebbe stare ancora meglio se andasse da un effettivo medico, cosa che si rifiuta di fare. Lei ha giunto un accordo con i suoi pensieri, che è vantaggioso a suo modo per ambedue le parti, guai a dirle il contrario.
Al di là di questo, Yaler è una persona facile da distinguere per la sua intelligenza. Ha un cervello invidiabile da chiunque e sa anche molto bene come metterlo in funzione. Le piace pianificare per bene tutte le sue azioni, spendere del tempo a prevedere tutto ciò che potrebbe succedere. Le piace moltissimo il concetto di Effetto Farfalla, del piccolo dettaglio che porta ad un'inevitabile catastrofe, e le piacciono moltissimo le scienze in tutte le loro forme, sebbene la pura matematica sia ciò che più ama. Non la matematica scolastica, la matematica dove due più due non fa sempre quattro e davanti a te si apre un mondo di possibilità alternative.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙤𝙧𝙞𝙚𝙣𝙩𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 + 𝙥𝙧𝙤𝙣𝙤𝙢𝙞 ››
╰┈➛ ✧ 𝘲𝘶𝘦𝘦𝘳, 𝘴𝘩𝘦/𝘩𝘦𝘳
7 anni e sei mesi prima...
Era quasi un'ora che la ragazza stava ferma sul divano del suo salotto, guardando un punto fisso davanti a sé, facendo espressioni strane, quasi stesse discutendo tra sé e sé.
Lui le si avvicinò, troppo curioso per restare a guardare.
«Ti vedo combattuta, a cosa pensi?»
Lei si morse le labbra, cercando di fermare le gambe, che non smettevano di tremare.
«Volevo chiederti una cosa.»
Lui sorrise.
«Dimmi, tranquilla.»
«Puoi comprarmi una cosa?»
Lui la guardò, sempre più incuriosito.
«Certo, quello che vuoi.»
Lei scosse la testa.
«No, Khalì, qualcosa di serio, mi devi promettere di non fare reazioni strane.»
Khalì annuì, iniziando a preoccuparsi fosse successo qualcosa.
«Degli ormoni. Estrogeni.»
La ragazza iniziò a mangiarsi le unghie dall'ansia dopo aver sputato fuori quelle parole, Khalì poteva percepire i suoi occhi trapassarlo da parte a parte in attesa di una reazione.
«Va bene, non c'è problema.»
Lei spalancò gli occhi dalla sorpresa, tirando contemporaneamente un enorme sospiro di sollievo.
«Dici sul serio?»
Lui annuì.
«Sì, certo, perchè non dovrei?»
Lei lo guardò, non ancora completamente rassicurata.
«Ma hai capito a che mi servono?»
A Khalì vene da sorridere di fronte la domanda.
«Beh penso di averlo capito, sì.»
Non contenta, lei chiese un'ulteriore conferma.
«A cosa?»
«Sei una ragazza trans, giusto?»
Lei si gettò sul divano, tirando più che un sospiro un grido dal sollievo.
«Giusto, sì, sono una ragazza trans. Non ti interessa, fantastico!»
Khalì scoppiò a ridere e si sdraiò sull'altra metà del divano.
«No non mi interessa per niente!»
A ruota, scoppiò a ridere anche lei.
«Che peso che mi hai levato! Mi sento leggerissima.»
Lui sorrise, contento di sentirlo.
«Sei leggerissima perchè non hai mangiato niente, Zee, vieni che vediamo cosa preparare per pranzo.»
Lei annuì e si alzò, per dirigersi verso la cucina.
Yaler si identifica come donna queer ed usa unicamente i pronomi femminili, essere misgenderata le da molto fastidio. Dopo aver speso gran parte della sua vita ad interrogarsi sul suo genere e a dover lottare perchè esso fosse rispettato non ha mai voluto soffermarsi troppo a cercare un'etichetta per il suo orientamento sessuale. Non ha mai avuto relazioni particolarmente serie, aveva una sorta di relazione con Khalì ma il sentimento era molto unilaterale (da parte del ragazzo, ovviamente), ma non escludo che potrebbe avere un sincero interesse romantico nel corso della sua vita, indipendentemente dal genere della persona in questione.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙥𝙧𝙚𝙜𝙞 ››
╰┈➛ ✧ 𝘨𝘳𝘢𝘯𝘥𝘦 𝘴𝘱𝘪𝘳𝘪𝘵𝘰 𝘥'𝘢𝘥𝘢𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰, 𝘭𝘰𝘲𝘶𝘢𝘤𝘪𝘵à, 𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪𝘵à
8 anni prima...
Un ragazzo entrò nel suo piccolo stand. Lei lo guardò attraverso la sua palla di vetro, per poi invitarlo a sedersi con un gesto. Prima che potesse dire niente lui esclamò:
«Come ti chiami?»
La ragazza sbattè gli occhi confusa.
«Boh.»
Lui aggrottò le sopracciglia.
«Pensavo ti chiamassi Zeezee, sta scritto fuori.»
Lei lo guardò di sbieco, se pensava si chiamasse così perchè glielo aveva chiesto?
«No, non mi chiamo Zeezee. Non ce l'ho un nome.»
Seguì qualche istante di silenzio.
«Beh io un nome ce l'ho, mi chiamo Khalì.»
Lei annuì con disinteresse.
«Bravo, vuoi un premio?»
Lo sconosciuto accennò ad una risata. Lei non capiva cosa avesse da ridere, non capiva nemmeno perchè le stesse facendo quelle domande.
«Va bene, ho capito che non hai un nome, ma almeno un motivo per borseggiare i passanti ce l'hai?»
Lei arrossì violentemente, iniziando a guardarsi intorno in cerca di vie d'uscita.
«Non ho idea di cosa tu stia parlando.»
Allora il ragazzo scoppiò a ridere, iniziò persino a piangere dal ridere. Lei fece uno sguardo disgustato davanti a quella reazione.
«Guarda che non sono un poliziotto, non voglio arrestarti. Anzi, sei una tosta, voglio averti dalla mia parte.»
Lei si ricompose, rassicurata.
«Io non sto dalla parte di nessuno, se non sei qui per una predizione te ne puoi anche andare.»
Il ragazzo fece spallucce e tornò sui suoi passi, ma prima di uscire si voltò verso di lei una seconda volta.
«Cosa vuoi in cambio per negoziare?»
Lei rimase un attimo perplessa, pensando a cosa poter chiedere, ma, di nuovo, lui la precedette.
«Domani torno con del cibo degno di questo nome, che ne dici?»
Detto ciò si voltò, lasciandola lì, a riflettere sull'incontro.
#1. Grande spirito d'adattamento: Yaler si adatta velocemente ad ogni situazione e le è molto facile comprendere che vantaggi trarre da ogni circostanza. Le piace provare cose nuove e cambiare ambiente, sebbene ci metta un bel po' a sentirsi a suo agio. Tuttavia si muove talmente bene tra le novità da sembrare nativa di quell'ambiente, cosa ottima nelle circostanze di spionaggio o per non essere beccata.
#2. Loquacità: sebbene Yaler vorrebbe essere taciturna e silenziosa, quando serve tira fuori una parlantina squillante ed un carisma avvolgente. È ottima in posizioni di comando, ma cerca di evitarle perchè non le piacciono particolarmente.
#3. Razionalità: inutile ribadirlo, Yaler è un genio della logica e della mediazione. Convivendo con voci e pensieri intrusivi a imparato come gestire la normale impulsività e si distingue anche per grande pazienza (solo quando le va, naturalmente).
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙙𝙞𝙛𝙚𝙩𝙩𝙞 ››
╰┈➛ ✧𝘢𝘳𝘳𝘰𝘨𝘢𝘯𝘻𝘢, 𝘦𝘨𝘰𝘪𝘴𝘮𝘰, 𝘮𝘦𝘯𝘦𝘧𝘳𝘦𝘨𝘩𝘪𝘴𝘮𝘰.
5 anni prima...
I due ragazzi si guardarono, emanando adrenalina allo stato puro. Non si erano mai spinti tanto in là con un colpo, ma sentivano che fosse arrivato il momento di dare una svolta alla loro organizzazione. Yaler strinse al petto la sua pistola e Khalì fece lo stesso.
Fecero un segno ai cecchini già posizionati ed uscirono allo scoperto.
Erano riusciti ad intrufolarsi nel palazzo di Zaira Mikhail, nell'intento di fare un enorme furto di gioielli e prendere in ostaggio la regina. Erano mesi che progettavano il piano, era perfetto, la mente della ragazza aveva previsto tutto quello che sarebbe potuto accadere e sapeva perfettamente come abbattere qualsiasi imprevisto.
Corsero in avanti, spurando a due guardie nel tragitto. Non era ancora partito nessun tipo di allarme.
Conosceva la piantina del castello, avevano tracciato tutti i corridoi, le stanze e le fognature per muoversi al meglio. Arrivarono ad una porta già sfondata, opera degli altri ragazzi e del loro ariete, e si tuffarono nella stanza, sperando a vista a qualsiasi movimento sospetto.
Tuttavia, da dietro arrivò un colpo.
Prese Khalì sulla gamba, che urlò di dolore.
Yaler si voltò di scatto, vedendo una guardia venire verso di loro. Fece per sparargli ma altre ne spuntarono, dirette verso di loro. Chiuse la porta, evitando altri spari, ma doveva andarsene.
«Scusa Yal, non immaginavo...»
Khalì ansimò dolorante, con gli occhi gonfi di lacrime. Erano arrivati fin lì, un misero istante li aveva distrutti. Yaler lo guardò dall'alto.
«Forse tu no, ma io sì.»
Lanciò uno sguardo alla vetrata sulla parete vicina, poi gli sorrise.
«Avevo pensato a tutto, anche ai sacrifici.»
Le guance del ragazzo erano umide di lacrime e i passi delle guardie si facevano sempre più vicini.
«Ti amo, Yal, giusto perchè tu lo sappia...»
Tirando una sedia Yaler ruppe la vetrata.
«Oh ma io lo so, non ti preoccupare.»
Poi saltò giù.
#1. Arroganza: spesso Yaler si presenta come una persona arrogante e superba (come era evidente nell'incontro con Vyras). In più non si fa problemi ad essere cattiva con le persone che non apprezza, anzi, se non le vai a genio potrebbe renderti la vita un inferno.
#2. Egoismo: visto in maniera eclatante nel paragrafo qua sopra, per Yaler lei viene prima di chiunque altro. È uno dei tanti motivi per cui non farà mai carriera all'interno delle Flotte Nere; lei non rischierebbe la vita per l'organizzazione e Vyras lo sa bene.
#3. Menefreghismo: simile all'egoismo ma più subdolo. Una persona menefreghista non ha interesse in ciò che le accade intorno, e così è Yaler. Come un uccello migratore, al primo cenno di cambiamento che non le va a genio ci mette poco ad andarsene, fregandosene di tutto l'ecosistema attorno a lei.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙘𝙞𝙩𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 ››
╰┈➛ ✧ 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘤𝘢𝘮𝘱𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘧𝘦𝘳𝘪𝘵𝘰 <3
#1. «[...] ma io, signori cari, non mi farò imprigionare da Aristotele [...]» -Gassendi
Frase pronunciata nel 1600 da un celebre filosofo materialista, Pierre Gassendi, in proposito all'assassinio di Giordano Bruno e all'arresto di Galileo Galilei. Il filosofo si riferisce alle teorie Aristoteliche distorte e strumentalizzate dalla Chiesa, che lui non condivideva per nulla, in quanto materialista. Tuttavia, con questa frase rimarca ai suoi studenti come, al posto dei due colleghi, lui si sarebbe fatto gli affari suoi ed avrebbe annunciato la teoria solo a pochi eletti, per evitare il tragico destino dei due. Yaler avrebbe fatto la stessa cosa.
#2. «La vera matematica inizia quando scoprite che due più due non fa sempre quattro» - il mio prof
Frase pronunciata dal mio professore (adorato <3) durante una lezione di potenziamento sulla matematica dei moduli. Ho già accennato come questa frase sia collegata a Yaler e alla sua imprevedibilità.
#3. «Un attimo di felicità, seppur sia uno, è forse poco nella vita di un uomo?» -Il Sognatore
Frase pronunciata dal protagonista del celebre libro Le Notti Bianche di Dostoevsky. Parla del vivere il momento e non cercare continuamente qualcosa.
#4. «Dietro di te fa sempre brutto tempo» - un fiore per coltello, l'officina della camomilla
Canzone stupenda e frase ancor migliore. Ha un'aura particolare, come una maledizione, che si addice perfettamente alla spiritualità e al carattere particolare di Yaler che, come una maledizione, ferisce tutti coloro che incontra.
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙥𝙡𝙖𝙮𝙡𝙞𝙨𝙩 ››
╰┈➛ ✧ https://open.spotify.com/playlist/3i37po6xOqyFNlNZD054Xa?si=ce2c8fb476d94cfb
#1 - Un fiore per Coltello [l'Officine della Camomilla]
#2 - Agata Brioches [l'Officina della Camomilla]
#3 - Teen Idle [MARINA]
#4 - Without Me [Eminem]
#5 - Venus Fly Trap [MARINA]
#6 - Hermit the Frog [MARINA]
#7 - NARCISSA [Chloe Ament]
#8 - Milk and Cookies [Melanie Martinez]
#9 - Mad Hatter [Melanie Martinez]
#10 - High by the Beach [Lana del Rey]
#11 - Mama [My Chemical Romance]
#12 - Back to Black [Amy Winehouse]
#13 - T.N.T. [AC/DC]
#14 - R U Mine [Arctic Monkeys]
#15 - Strawberry Fields Forever [The Beatles]
#16 - La Guerra dei Pastelli a cera [L'Officina della Camomilla]
#17 - Fegato, Fegato, Fegato spappolato [Vasco Rossi]
#18 - LA PAURA DEL BUIO [Måneskin]
#19 - Detention [Melanie Martinez]
#20 - You're Lost Little Girl [The Doors]
#21 - West Coast [Lana del Rey]
#22 - The Man Who Sold the World [cover by Nirvana]
#23 - Lithium [Nirvana]
#24 - Snap Out Of It [Arctic Monkeys]
#25 - Rehab [Amy Winehouse]
╭┈┈┈ ‧₊˚· ⚱️ ‹‹ 𝙧𝙚𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 ››
╰┈➛ ✧ 𝘸𝘰𝘳𝘬 𝘪𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘦𝘴𝘴
Per ship e cose del genere preferisco vedere come andrà in role, per quanto riguarda amicizie, inimicizie e conoscenze scrivetemi pure qui —>
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top