# stephen king - bsd roleplay (minischeda)

❨ 𝐂𝐀𝐑𝐑𝐈𝐄 ❩
... 𝗈𝗁-𝖾𝗁 ...
- stephen king

◖ 𝖒𝐢𝐧𝐢𝐬𝐜𝐡𝐞𝐝𝐚 ༉‧₊˚✧
𝗽𝗿𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶  ◺◹  he/they
𝗻𝗼𝗺𝗲  ◺◹  stephen
𝗰𝗼𝗴𝗻𝗼𝗺𝗲  ◺◹  king
𝗲𝘁𝗮'  ◺◹  17 anni (15.o2)
𝗳𝗮𝗰𝗲𝗰𝗹𝗮𝗶𝗺  ◺◹  saeyoung mystic messenger
𝗺𝗯𝘁𝗶  ◺◹  isfp
𝗲𝗻𝗻𝗲𝗮𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮  ◺◹  4w5
𝗮𝗹𝗹𝗶𝗻𝗲𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼  ◺◹  chaotic evil
𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮'  ◺◹  carrie
𝗮𝗳𝗳𝗶𝗹𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲  ◺◹  port mafia
𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮' ◺◹ etero/ally
𝘄𝗼𝗿𝗱𝘀  ◺◹  2746
𝗮𝗱𝗺𝗶𝗻 𝘁𝗮𝗴  ◺◹  -M0KKE
𝗼𝘁𝗵𝗲𝗿 𝘁𝗮𝗴  ◺◹  DemiGod_06 TAMVMO
-scylla  M-Melvyn028

◖ 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐥𝐚𝐢𝐦𝐞𝐫 ༉‧₊˚✧
prima o poi porterò la scheda al completo, per il momento preferisco toglierla dalle bozze e pubblicarla così, per non dedicarmi a troppi progetti simultaneamente.
come è giusto che sia, nelle scheda che andrete a leggere spiegherò le motivazioni per la quale un 17enne sia finito con l'unirsi ad una spietata organizzazione criminale, ma non per questo ne giustifico in alcun modo le azioni, dopotutto la vendetta come movente è considerata pari al terrorismo religioso e "l'attrazione sessuale" di fronte la legge. con questo ci tengo a precisare che il personaggio ha indole e morale distorte e sbagliate, non giustificate in alcun modo da passati traumatici e problemi (anche gravi) che ha dovuto affrontare nel corso della sua breve vita.
detto ciò, buona lettura <33


𝐍𝐎𝐌𝐄 ➤  stephen      (work in progress)
       «  𝗅𝖾 𝖺𝗅𝗍𝗋𝖾 𝗅𝖺 𝗌𝗍𝖺𝗏𝖺𝗇𝗈 𝗀𝗎𝖺𝗋𝖽𝖺𝗇𝖽𝗈.
𝗅𝖺 𝗀𝗎𝖺𝗋𝖽𝖺𝗏𝖺𝗇𝗈 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 »

𓄼 Lascia dondolare le gambe, seduto sull'alto sgabello. I piedi non raggiungono il terreno e la cosa lo infastidisce. Si rivolge alla vecchia donna stesa a terra, con tono annoiato; «Peccato, era un locale carino.»
Con un salto scende da dov'era seduto. La donna non gli risponde, ha la testa maciullata e gli occhi vacui, il suo respiro è fermo. Il sangue continua a scorrere, insinuandosi nelle venature del parquet. Un'elica affilata spunta dalla fronte lacerata dell'anziana signora.
Non è l'unico cadavere, altri corpi giacciono sul freddo pavimento, però non ha voglia di contarli, nonostante gli sembrino pochi.
La scena non lo turba, forse lo farebbe se non fosse opera sua. Cammina a passo leggero tra i cadaveri ancora caldi, ha portato a termine lavori più soddisfacenti, ma dopotutto quelli su commissione non gli sono mai piaciuti. L'odore di così tanto sangue lo nausea, avrebbe dovuto agire in maniera più pulito, ma Carrie fa sempre di testa propria.
Il tramonto illumina il sangue lucente dei corpi abbandonati, privi di vita. Il ragazzo si chiude la porta alle spalle, infilando le cuffie e tornanando sulla sua strada.𓄹

𝐂𝐎𝐆𝐍𝐎𝐌𝐄 ➤  king      (work in progress)
       «  𝗎𝗇 𝗍𝖾𝗋𝗋𝗂𝖻𝗂𝗅𝖾 𝖦𝖾𝗌𝗎' 𝖽𝗂
𝗌𝖺𝗇𝗀𝗎𝖾 𝖾 𝗀𝗂𝗎𝗌𝗍𝗂𝗓𝗂𝖺 »

𓄼 È seduto allo squallido tavolo di pino della sua cucina, gioca con un bullone, lo fa rotolare lungo il piano davanti a sè. I rumori dall'esterno arrivano ovattati, ma non ha bisogno di sentirlo chiaramente per capire cosa sta accadendo. Charlie sta pestando i bulli che che lo prendevano di mira, nonostante lui le abbia detto di non immischiarsi. Alle volte quella ragazza sa essere terribilmente egoista.
Alza gli occhi verso l'orologio attaccato alla parete. Ha le lancette, lui in casa è l'unico a saperlo leggere, ma quello digitale costava troppo. Va tre minuti indietro, forse tre minuti e una manciata di secondi, per questo alle medie perdeva sempre la navetta.
Il bullone cade dal tavolo, gli è scivolato dalle mani sudate. Mentre lo raccoglie si accorge del silenzio che proviene dal giardino.
Esce dalla sala sciatta, solo per passare ad un corridoio ancora più vuoto e malmesso. Si avvicina alla porta d'ingresso, graffiata dagli artigli del loro vecchio gatto.
Fa per aprirla, ma qualcuno lo precede.
Charlie lo guarda dall'alto in basso, è molto più alta di lui. Lui si sofferma sulla sua canottiera bianca, sporca di sangue vermiglio.
«Respirano ancora, se ti interessa.»
Il ragazzo annuisce, alzando la testa. Passano un secondo a fissarsi negli occhi, poi Charlie si avvia per il bagno e lui torna al suo bullone.
Dovrebbe esserle grato, pensa. In realtà le fa solo ribrezzo.
Voleva che le mani sporche di sangue fossero le proprie. 𓄹





𝐁𝐀𝐂𝐊𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 ➤  a cursed freak      (work in progress)
       «  𝖺𝗏𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾 𝗉𝗈𝗍𝗎𝗍𝗈 𝖾𝗌𝗌𝖾𝗋𝖾, 𝖾𝗌𝗌𝖾𝗋𝖾,
𝖾𝗌𝗌𝖾𝗋𝖾... 𝘷𝘪𝘷𝘢 »

𓄼 Sono di nuovo soli nell'aula di informatica, ormai il ragazzino sa già come andrà a finire la storia.
Ha quindici anni, i ragazzi davanti a lui sono alti come frigoriferi e larghi come il vecchio armadio in camera di sua madre. Adesso lo riempiranno di botte, come fanno sempre. Si maledice per cascarci ogni volta, nonostante si nasconda meglio che possa.
Nota che il più secco dei tre (comunque almeno due volte più grosso di lui) ha in mano un sacco di yuta con dentro qualcosa. Teme che ci siano delle mazze da baseball, o che prevedano di chiuderlo lì dentro e lasciarlo all'interno di un armadietto fino a che qualcuno non lo ritrovi.
Si schiaccia contro la parete, gli occhiali rovinati gli scivolano dal naso e il mondo si fa d'un tratto offuscato; non ha il coraggio di abbassarsi a raccoglierli.
«Di nuovo qui Steph? Certo che non impari mai.»
Gli fischiano le orecchie, cerca di prestare attenzione alle loro voci per capire chi sta parlando.
«Dopo un po' sei noioso, lo sai? Non opponi nemmeno resistenza.»
Gli si forma un groppo in gola, vorrebbe diventare un tutt'uno con la parete.
«Così abbiamo portato un'amichetta, per movimentare un po' i giochi.»
Il ragazzino sta tremando, è terrorizzato. Non riesce a vedere cosa stanno facendo, riesce solo a pensare al peggio. Muove i piedi a tentoni, cercando di recuperare i suoi occhiali.
«Attento, idiota! se la liberi qui siamo fottuti pure noi!»
«E sta zitto! Non vorrai rovinare l'effetto sorpresa?!»
Il quindicenne sente un debole scricchiolio sotto il piede sinistro, approfittando di un secondo di distrazione afferra i suoi occhiali.
Una teca aperta è stretta tra le mani del più grosso dei tre, mentre il seccardino tiene il sacco di yuta vuoto sottobraccio. Lui non comprende la situazione, non capisce come quella teca possa nuocergli.
Non lo comprende, finchè il suo sguardo non si incrocia con otto piccolissimi occhi, perplessi quanto lui.
La porta sbatte, lasciando rimbalzare l'eco delle risatine sadiche dei tre ragazzini all'interno della stanza. Non è solo, lo ha capito fin troppo bene.
L'essere fa un passo avanti, è grosso, enorme ai suoi occhi, non riuscirebbe a stringerlo fra le mani. Le otto zampe si muovo lentamente, ma se volessero potrebbero correre verso di lui prima che possa avere anche solo il tempo di rendersene conto. Una folta peluria marrone rende l'animale terrificante, le spesse strisce arancioni sulle zampe lunghe dicono che non ha bisogno di mimetizzarsi per essere mortale.
Il respiro è sempre più affaticato e rumoroso, sente le orecchie bollenti e le gambe deboli, prova a schiacciarsi ancora di più al muro ma non ci riesce.
L'essere non ricambia l'interesse, si volta, dando le spalle al ragazzo, per poi dirigersi verso la cattedra, a nascondersi.
La paura svanisce, quell'essere non è che una vittima, proprio come lui. E se loro sono uguali, condividono lo stesso desiderio.
Veder scorrere il sangue di quegli odiosi pezzenti.
Il ragazzo non vedrà più l'animale fino al mattino seguente, quando si sveglierà dolorante dopo aver dormito sopra un banco, assieme ai bisbigli delle pettegole.
In prima pagina sul giornale brillerà l'avvincente titolo; infestazione anomala di tarantole in un quartiere del Kansas, tre famiglie vittime del deplorevole incidente, la stampa non sa chi incolpare. 𓄹

𝐅𝐀𝐂𝐄𝐂𝐋𝐀𝐈𝐌 ➤  saeyoung (mystic messenger)      (work in progress)
       «  𝖼𝗋𝖾𝖽𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗏𝗋𝖾𝗂 𝗉𝗈𝗍𝗎𝗍𝗈,
𝖼𝗋𝖾𝖽𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗏𝗋𝖾𝗂 𝗉𝗈𝗍𝗎𝗍𝗈...
       𝗌ì, 𝖼𝗋𝖾𝖽𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗏𝗋𝖾𝗂 𝗉𝗈𝗍𝗎𝗍𝗈 »

altezza; 158 cm
peso; 45 kg
fanart by claparo-sans on DeviantArt

𝐀𝐁𝐈𝐋𝐈𝐓𝐀' ➤  carrie     
       «  𝖽𝗈𝗇𝖽𝗈𝗅𝖺 𝖽𝗈𝗇𝖽𝗈𝗅𝖺,
𝗌𝗏𝗎𝗈𝗍𝖺 𝗅𝖺 𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾 »

𓄼 Trova che pedinare le sue vittime sia la parte più divertente del lavoro. Le rende inquiete.
Non è una persona che passa inosservata, un ragazzino americano con i capelli rossi e stravaganti occhiali non passa inosservato. Quelli che provano a farglielo notare sono sempre quelle che muiono nel peggiore dei modi.
Lui le segue, le sue vittime, le segue nei negozi, dove non fanno la raccolta differenziata, agli aperitivi con gli amici, dove sparlano dei conoscenti, in famiglia, dove le urla tirate addosso al consorte si sentono da fuori, dove ignorano i figli e li plasmano a loro caricatura.
Tutte quelle persone gli fanno schifo, ride per non vomitare. Sono tutte persone che lo chiamerebbero "mostro", per un motivo o per un altro.
Una volta un collega gli ha detto che lo teme, perchè è in grado di trovare un motivo per odiare chiunque. Stephen non realizzerà mai quanto il suo collega avesse ragione. 𓄹

L'abilità di Stephen, Carrie, potrebbe essere confusa con il banale concetto di poteri telecinetici, su cui -effettivamente- si basa.
Telecinesi; è la capacità di muovere le cose, o produrre cambiamenti in esse, con la forza della mente.
Il fenomeno è stato più attendibilmente osservato in momenti di crisi o in situazioni di stress (automobili che si sollevano sopra corpi incastrati, o macerie che si staccano da edifici crollati, ecc...) [tratto da Carrie, Stephen King].
Carrie si avvicina molto al puro concetto di telecinesi, ma possiede vincoli e sfaccettature nascoste che la rendono un'abilità difficile da gestire e comprendere.
Dominata e in totale balìa delle emozioni di Stephen, addosso ad un'altra persona non sarebbe stato un potere così omicida. È legata ai ricordi e alle sensazioni più viscerali del ragazzo, come una concretizzazione del suo subconscio. Tanto che, più che un potere sovrannatuale, Carrie è una sorta di alter-ego sovrannaturale, in parte completamente dipendente da Stephen e in parte fuori dal suo benchè minimo controllo.
Convivere con questa Carrie (Stephen la considera un'entità mistica a sè che convive con la sua coscienza) è stato difficile, inizialmente. Manifestandosi solo ed esclusivamente in caso di stress e in caso di una volontà da parte del ragazzo di ferire qualcuno (il sentimento è abbastanza forte solo nei confronti di esseri viventi o che sono stati vivi), non è una cosa che Stephen è mai stato in grado di controllare, o perlomeno non direttamente, a maggior ragione nella più tenera infanzia.
Uniche testimoni delle manifestazioni telecinetiche di Stephen in periodo d'infanzia, Charlie e Meredith King (rispettivamente sua sorella e sua madre) hanno sempre cercato di ignorare gli avvenimenti sospetti che circondavano il bambino, chi troppo impegnata a stare fuori dai guai e chi costantemente nel limbo tra vita e morte.
Stephen cresce solo e arrabbiato col mondo, cosa che fa coltivare in lui sempre di più un sentimento di distruzione e vendetta nei confronti di chiunque. Questo sentimento, legato alle sue particolari doti telecinetiche, fa nascere lei, Carrie.
Carrie è una persona distante da Stephen, perchè lui vede il potere sovrannaturale che è in lei troppo potente e fuori controllo perchè sia racchiuso nel suo corpo, ma allo stesso tempo è parte di lui, perchè lo comprende come nessuno è in grado di fare, perchè condivide il suo stesso sentimento di distruzione.
Negli anni, la fusione fra Carrie e Stephen è diventata sempre più omogenea, tanto che alle volte Stephen finisce di parlare di sè rivolgendosi alla sua persona con un "noi", come se il suo corpo ospitasse due anime. Ma soprattutto, con il tempo, Stephen ha compreso il modo di ragionare di Carrie, e come fare per sfruttarla al meglio. La risposta è stata -forse inaspettatamente- accolta con entusiasmo da Stephen, ovvero alimentare le sensazioni negative. Facendo leva sulla propria indole sensibile, permalosa e rancorosa, Stephen pensa -quasi inconsapevolmente- che chiunque sia meritevole di odio e che nessun essere umano abbia il totale diritto alla vita. In questo modo è diventato in grado di mettere la sua abilità a disposizione di chiunque ne necessitasse; correntemente si tratta di una nota associazione mafiosa giapponese, denominata Port Mafia.
Passando da un lato più tecnico, i principali vincoli di Carrie sono nella sua dipendenza-indipendenza da Stephen.
Spiegandola senza giri di parole, Carrie agisce contro un essere vivente (o che è stato vivente) basandosi sui ricordi e sulla situazione in cui Stephen si trovava nel momento in cui le emozioni negative e il sentimento distruttivo la hanno "risvegliata", per esempio, nell'episodio della tarantola, l'abilità ha agito riprendendo il soggetto del ragno, attaccando le persone che avevano ferito Stephen. Dall'altra faccia della medaglia, però, c'è una totale inconsapevolezza da parte di Stephen riguardo il modo in cui Carrie si manifesterà. Come si lascia intendere nel primo episodio raccontato, dove Stephen storce il naso di fronte ad un lavoro che avrebbe desiderato più pulito, il manifestarsi di Carrie non segue alla lettera i suoi desideri, sfociando alle volte in veri e propri equivoci, dovuti la maggior parte delle volte ad un'errata "inacanalatura" della rabbia da parte di Stephen che, per ricordare, ha pur sempre diciassettenne anni e un'adolescenza non esattamente semplice sulle spalle.
Non è in grado, iniltre, di eseguire azioni "semplici" sfruttando la telecinesi (come spostare un oggetto senza toccarlo) per il semplice fatto che non è un'abilità che gestisce in maniera precisa e a proprio piacimento, per cui non influisce (nè facilita) la sua quotidianeità.

𝐀𝐅𝐅𝐈𝐋𝐈𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 ➤  port mafia    
       «  𝖾𝗋𝖺𝗏𝖺𝗆𝗈 𝗋𝖺𝗀𝖺𝗓𝗓𝗂𝗇𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝖼𝖾𝗋𝖼𝖺𝗏𝖺𝗇𝗈
𝖽𝗂 𝖿𝖺𝗋 𝖽𝖾𝗅 𝗅𝗈𝗋𝗈 𝗆𝖾𝗀𝗅𝗂𝗈 »

𓄼 Lo chiamano il membro fantasma, una sorta di nuova leggenda alla quale nessuno vuol dare credito.
Uno spirito che ha porto la sua anima vendicativa a coloro che avrebbero saputo farla fiorire. In pochi prendono queste dicerie sul serio.
Eppure chi lo vede, chi tocca con mano la sua concretezza, non comprende come possa essere nata leggenda più sbagliata.
La distruzione non ha sensi nascosti. È il demolimento di qualcosa, qualcosa che non tornerà più come prima.
Un'anima demolita che demolisce anime non ha niente di astratto. Una bomba a mano non ha niente di mistico.
La cosa lo turba, nonostante faccia finta che non gli interessi. Tutti dovrebbero sapere che ci sono lui e Carrie dietro quelle azioni, ogni volta muore dalla voglia di urlarlo al mondo, di spiegare come loro siano riusciti a vendicarsi ancora una volta. È sicuro che se ne conoscessero i motivi capirebbero.
Ogni tanto si guarda intorno con occhi spenti, pensa che nessuno li capisca davvero. Nessuno comprende come loro si sentono, nessuno vuole ascoltarli.
Allora alimentano questa leggenda, lui e Carrie, accolgono a braccia aperte il titolo di assassini. Ormai a loro non interessa la solidarietà, vogliono solo avere carta bianca e vendicarsi sul mondo che li ha sempre schiacciati. 𓄹

Il modo in cui Stephen è entrato nella port mafia può essere tranquillamente definito un equivoco.
Fa la conoscenza di Katsumi Miyamoto, importante esponente della già citata associazione, a quindici anni, pochi giorni dopo l'episodio delle tarantole. Infatti, senza volerlo, Stephen quella volta fece "accidentalmente" fuori un rappresentante statunitense dell'organizzazione, motivo che fece insospettire Miyamoto, dal momento che riconobbe immediatamente nell'anomala infestazione di tarantole un potere sovrannaturale. Preoccupato che uno sconosciuto nemico stesse iniziando una piazza pulita dei loro informatori stranieri, il giapponese si mise subito sulle tracce del ragazzo. La pista non fu difficile da seguire, sia per le straordinarie doti da ricercatore di Katsumi sia perchè Stephen non si era mai premurato di nascondersi o andare in giro con gli occhi aperti, dando per scontato che nessuno avrebbe mai immaginato l'esistenza di Carrie. La perplessità di Miyamoto nello scoprire che un quindicenne era l'artefice di ciò gli permise di comprendere come l'azione fosse stata davvero non intenzionata a recare danni alla port mafia, trattamdosi solo della vendetta un po' fuori controllo di un liceale. Tuttavia, quell'incontro scatenò un reciproco interesse, da parte di Stephen c'era l'incredulità di essere entrato in contatto con una vera associazione criminale, come quelle dei film, e da parte di Miyamoto c'era la curiosità nei confronti di un'abilità così fuori controllo e spaventosamente potente.
Quando Katsumi offrì a Stephen la possibilità di seguirlo in Giappone, promettendo che si sarebbe occupato di integrarlo nell'organizzazione, al ragazzo non parve vero che qualcuno lo considerasse così importante e potente da fargli una simile proposta, finendo con l'acconsentire immediatamente. Nel Kansas non aveva nulla da perdere, sua sorella era in prigione da tre anni e ci sarebbe rimasta per i prossimi dodici, mentre sua madre tentava il suicidio un giorno sì e l'altro pure, e tanto di lui non le era mai importato niente.
Ora come ora sono passati due anni e si trova benissimo all'interno della port mafia. Lavora come fedele sottoposto di Katsumi, ma continua a fare un po' come vuole al di fuori della vita da "criminale in giacca e cravatta" (come definisce i mafiosi). Ha un appartamento intestato a falso nome e una sfilza di documenti altrettanto falsi che lo dichiarano maggiorenne e cittadino giapponese, nonostante in Giappone sia in vigore lo ius sanguinis e i suoi tratti somantici siano evidentemente occidentali (ma quando si è mafiosi si conoscono più leggi degli avvocati, per cui si sa trovare facilmente falle in esse).

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