Paragrafo 3 - Il Coronavirus Venne Preso Sotto Gamba [Parte 1]


Caro diario,

Esther era proprio una pallina di fuliggine quel giorno. Il mio istinto disse categoricamente di fregarmene di Kappa e portarla con noi, perché il nostro motto era "non si lascia indietro nessuno". La cosa mi piaceva, perché sentivo di appartenere ad una nuova famiglia, oltre al fatto che era pure la mia filosofia di sangue verso le mie care sorelle.

E poi Kappa: io rimasi davvero sconvolta. Mi domandavo mentre tornavamo a casa "Com'è sopravvissuto alla pandemia? Ho fatto bene a non contattarlo per accertarmi se fosse vivo o morto?", ma anche "Per quale diavolo di motivo gli ho chiesto del virus proveniente dalle spiagge? Ora penserà che io sono paranoica e quando richiamerà, mi prenderà di nuovo in giro...", e per me quella era una cosa molto umiliante. Oggi non conterebbe più nulla...

Mi consolava solo il pensiero che potesse essere un emulatore che si spacciava per lui. Dato che Mark fece capire che lui ci teneva d'occhio chissà come, poteva pure essere uno che...

Per farvi capire meglio, stavolta vi racconterò di una parte della mia felice vita del passato remoto... ai tempi davvero non capivo che lo ero: così forte e sicura di me, e inconsapevolmente felice... ma con delle piccole ombre... possiamo partire da...


28 gennaio 2020

Mia si è chiusa nella sua spaziosa camera, ben illuminata da numerosi faretti led incastonati nel soffitto, ben distribuiti lungo quei lussuosi metri quadrati degni di una regina dell'era moderna.

Le pareti sono di un rosa shocking molto appariscente, che non sfigura dinanzi i numerosi accessori atti a rendere femminile ciò che hanno il dovere di proteggere.

Lasciato aperto l'enorme armadio alto quasi tre metri, di un legno pregiato da ciliegio, zampetta a piedi nudi taglia 39 sul pavimento laminato in legno color marrone grano.

Raggiunge uno specchio a parete d'ingresso, di forma rettangolare con lati dalla tinta abbinata alle mura.

Sorride ammirando e compiacendo se stessa. I suoi occhi nocciola pieni di vita e personalità sono quelli di una ragazza molto allegra; fissano quel vetro così puro e privo di ogni macchia e graffio.

(Non c'è ché dire, sto proprio bene! Sembrerei già pronta per la prova costume della prossima estate. Ma io lo sono sempre del resto, con tutte le corse che faccio per strada, al parco quaggiù e al palazzetto dello sport...)

Alza lo sguardo verso il condizionatore acceso. Segnala 24°. Senza di esso, sicuramente patirebbe il freddo invernale ormai giunto: è svestita tranne per due costosi indumenti di bikini dai fiorellini azzurri e rosa. Posiziona la mano destra sull'equivalente fianco, mentre ripensa ai suoi traguardi raggiunti nella vita.

(Mi sono sacrificata tanto per arrivare dove sono. Ma finalmente ho quel maledetto posto fisso, anche grazie a questo corpo che mi sono messa su con tanto allenamento...)

Posiziona il viso di profilo, e con la mano sinistra sfiora la chioma di un castano molto chiaro, raccolta in una spilla d'argento dalla forma di una farfalla, attaccata ad una molletta rosa chiaro. Sfiora delicatamente l'altezza delle scapole di poco nascoste dalla pelle.

(Dopo tutta quella specializzazione e tirocinio, è arrivato il mio poter aprire i denti alla gente. Mi piace lo studio dentistico, l'odontoiatra è molto bravo e anche carino per l'età che ha, ma tanto ingenuo... non è stato difficile convincerlo dopo avergli mostrato quello che dice qui lo specchio. Porcello, la terza di seno l'adora, e pure il sedere 96. Mi stava facendo male. Sentivo il seno stritolato nella carne, ma bisogna essere forti al mondo per guadagnarsi da vivere, altrimenti ti mettono sotto. Se ti lamenti che vieni violentata da chi ti offre lavoro, sei nel mondo sbagliato. Ma forse sono io che adoro l'uomo che ti sbatte con forza e che ti sprona a tirare fuori l'aggressività... almeno le sue mani compensavano il suo piccolo coso allupato al massimo).

Guarda in basso verso le sue gambe toniche e slanciate, portando avanti la destra.

(Se avessi avuto problemi, io queste le tengo allenate, fuggire non è un problema. Ne ho tirati pugni e qualche calcio "proprio lì" a qualche omettino a scuola che ci provava con troppa voga, quindi quel maniaco del mio capo non sarebbe stato da meno se esagerava. Tutto grazie all'atletica leggera... manco facessi allenamento coi combattimenti, come quegli imbecilli montati in televisione... io me li divoro con lo sguardo, tanto si sa che vogliono solo la vagina...)

Rivolge l'attenzione verso un attestato di diploma, attaccato al muro con incorniciatura professionale.

(Il gentile primario... che vergogna, sei sposato con due figlie e cadi davanti la prima ventunenne sexy che viene a bussarti la porta con un vero diploma... quante più belle ti avranno fregato con dei falsi e le hai fanculizzate nonostante te le sei ripassate a letto... anzi, sul grosso divano per i clienti in attesa nel fuori orario...)

A quel punto, inquadra varie parti del corpo in modo incostante.

(Comunque non importa. Finalmente posso guadagnare senza chiedere più un soldo ai miei genitori. Stanno poco a casa e ogni volta chiamarli per riempirti il bancomat è noioso, fino ai diciassette anni che barba aspettarli quelle volte che c'erano per pagarmi l'atletica e cose che solo noi donne capiamo. Ma io non voglio essere mantenuta, sarebbe da deboli, e se sei debole, l'uomo che si presuppone sia della tua vita avrà sempre motivo per tenerti sotto. Non voglio essere da meno a lui, quando verrà il momento ovviamente, perché ora è presto. Senza impegno fino ai prossimi tre quattro anni minimo, sempre se riesce a tenermi testa fino ad avere rapporto. Quando sarà il momento, allora ne avrò uno col carattere e non è detto ricco, ma che possa mantenersi da solo. I miei dicono di puntare solo alla felicità, e io sarei pure d'accordo ma coi tempi che corrono finisci per strada se ti ritrovi all'improvviso col marito senza lavoro e si spera di no un figlio. Io voglio correre, uscire con le mie sorelle... avere il mondo sotto di me, non che sottomette me con cose che vogliono gli altri credendo ti renda felice...)

Si dirige verso lo spazioso letto occidentale singolo, dal pesante piumone azzurro e rosa con dei cavalieri armati di spada, disegnati in pieno stile caricaturale con sottili linee bianche. Afferra il cellulare poggiato su di esso, sblocca la tastiera e ammira un selfie che le disegna un ampio sorriso a denti scoperti.

(Voi siete la mia felicità. La ragione della mia vita. Emme, Esse, Vu, Elle: ormai così ci chiamiamo sui social, e ci facciamo conoscere come gruppo. Fin dalla prima media sempre insieme, a corteggiare uomini e a cazzeggiare nel tempo libero. Siamo quattro lottatrici, e qui raffigurate siamo bellissime. L'anno scorso in quel locale fu spettacolare, ce la siamo spassata... e oggi, io sono l'unica che è arrivata in cima; loro sono ancora a studiare nella speranza di un futuro come il mio. Ma nessuna si lascia indietro, la vittoria di una è la vittoria di tutte! Comunque, abbiamo un obiettivo comune.

Emme, cioè io, la castana: vincere atletica leggera nazionale, oppure la maratona se proprio mi va bene;

Esse, la mora: vincere scherma stile spada a livello nazionale;

Vu, la bionda: vincere gare nazionali di danza moderna e hip hop, e diventare una professionista di entrambe le discipline. Forse nello sport siamo più unite che con le altre. Io le ho insegnato a fare footing per la resistenza sulla pista da ballo, lei mi ha un po' addestrata su come tirare calci, anche se non mi ha resa poi molto più brava di prima nel difendermi, purtroppo ho sempre improvvisato;

Elle, la rossa: vincere il campionato nazionale di tennis, e girare il mondo per le varie Open. Almeno non punta a battere la Sharapova, senza offesa per la sua grinta ma sarebbe impossibile. L'unica con cui devo sudare per vincere in una gara di corsa lunga chilometri, quindi credo almeno in questo di poterla aiutare personalmente in tutto.

La castana, la mora, la bionda e la rossa. Tutte diverse ma unite come neppure le Charlie's Angels. Quando raggiungeremo i nostri obiettivi, dichiareremo che vogliamo conquistare il mondo sui social e nelle interviste televisive. Io sono la loro leader da quando ho trovato lavoro, ma non conta, mai farò pesare loro del mio successo ed essere salita sulla cima della piramide della società.

Tutti i ragazzi che voglio sono miei... anzi, tutto ciò che vivrò in cima al mondo sarà per voi e lo condividerò con voi fino alla morte! Sempre avanti insieme, contro il sistema...)

Il suo autocompiacimento viene annullato da un gemito, seguito da un dolce pianto. "Che cosa?... Nora, che succede?" Non riceve risposta, dunque getta sul letto lo smartphone e si precipita fuori la porta laccata in bianco perla, senza badare di coprire il corpo di media costituzione.

Gira con agitazione il capo verso la sua destra, e su di un largo divano color bianco fumo capisce che la situazione non è lieve. Cammina a passo sostenuto mentre addolcisce di molto i lineamenti del viso sinora pieni di gioia. La sua voce adulta è carica di apprensione. "Nora, amore, che ti succede?"

La persona che viene chiamata Nora, a quel punto aumenta la densità delle lacrime coprendo il viso, quasi come un eventuale piano di solitario sfogo andato in fumo, come il colore di ciò che la sorregge. Sono chiaramente visibili i suoi lunghi e lucenti capelli grigio platino, che spiccano grazie all'estrema illuminazione dalle identiche origini della camera di Mia.

Quest'ultima assume uno sguardo preoccupato, e sedendosi di fianco a lei, poggia il braccio destro su quel corpo molto più gracile del suo: sente tutte le ossa, quasi come prive di difese dalla pelle lattea che la circondano. Avvicina le labbra alle grandi orecchie; per poi sussurrare qualcosa. "Quando ci sei, Mia è con te, non sarai mai lasciata indietro..."

La reazione è quasi nulla, se non un lento annuire col capo. Rivolge l'attenzione verso l'enorme televisore OLED 67' pollici di fronte le due. (Un telegiornale... da quando Nora piange per le notizie ripetitive sulla morte di persone che non sapremo mai se erano davvero innocenti vittime? Sono preoccupata, c'è altro...) – formula una teoria affrettata – (...non sarà mica per il virus di cui ho sentito sulle app del cellulare? Non crederà a quella stronzata?)

"Su, su, dai..." Le amorevoli parole non bastano a placare quell'enorme frustrazione per oltre nove minuti.

Intanto la ragazza in bikini ha preso il cellulare dall'altra stanza, constatando che l'orario segna le 20:25, ed è subito tornata indietro, sperando in qualcosa per tirarla su di morale. (Se servirà, le farò capire con le mie foto che si può essere allegri anche solo guardando i selfie delle amiche).

Finalmente toglie le sottili mani dal viso. Alzando lo sguardo, rivela sia un volto scavato dalle giovani fattezze, che le profonde iridi, di un azzurro limpido quanto un fiume d'alta montagna. La fronte spaziosa viene esposta dopo che Mia le ha delicatamente sfiorato una frangia di platino.

"E allora, Nora?" Quei semplici insiemi di concetti le permettono di aprirsi. "Mia... mi ha lasciata... dopo due mesi, di nuovo dopo due mesi di fidanzamento ufficiale..." Gli occhi divengono quelli di chi vorrebbe continuare a piangere ancora e ancora, ma non in quel momento grazie all'abbraccio che subito dopo le unisce. "Oh, mi dispiace tanto... ti vedevo così felice questi giorni, infatti. Stai qui con me, abbracciami, su..."

Ciò che viene pronunciato con improvvisa rabbia, mescolata a tristezza, risuona in tutto il grandissimo salone dai mobili antichi. "Tutta colpa di quest'anemia che mi perseguita da dieci anni! Mi diceva che ero moggia... sempre sulle mie... e io ci provavo in tutti i modi per cambiare perché su questo lo posso pure capire... io pure mi sentirei offesa al posto suo... tranne quando parlavo del mio essere vegana, dove sembrava rispettarmi maggiormente, ma forse perché come hai visto quando discuto con mamma e papà su questo, cambio completamente...

Comunque, per questo sentivo che era finalmente quello giusto, tu sai quanti mi mollarono per il mio essere vegana... però poi... alla fine facciamo l'amore, e lì mi dà la sentenza definitiva. Avevo un po' paura di farlo ma non potevo deluderlo... non potevo per sempre rimandare; si sarebbe sentito solo preso in giro altrimenti, far aspettare un uomo a lungo è terribile... Ha pensato che non lo amavo e infatti si è proprio arrabbiato, mi ha fatta rivestire subito e neppure ha voluto riaccompagnarmi a casa. Io ho urlato che stavo iniziando a innamorarmi ma ho i miei tempi quando faccio l'amore, e che non era tanto la paura a bloccarmi ma la debolezza mentale... non mi ha voluta credere..."

Di colpo un singhiozzo rompe quello sfogo tanto accorato e sincero. Mia abbraccia con pressione massima la povera sofferente, quasi come a volerla stritolare affettuosamente. I suoi pensieri però, sono meno degni di una confidente modello. (Me l'aspettavo... non è la prima volta che le succede: a diciassette anni pure il suo primo amore stessa cosa anche se era più lieve l'anemia; oggi a ventisette anni, e chiunque gliene darebbe di meno, già il quarto che supera la vegana ma non questo... faccio bene a non essere come lei con gli uomini, sanno solo lasciare quando non gli fai più comodo... ma io non la lascerò sola, non la criticherò, perché i cari, familiari e amici che soffrono, non si lasciano indietro!)

Dopo un altro minuto di ben più intense lacrime e grida tra le braccia della sorella minore, riprende con più calma le sue tristi considerazioni. "Non prendertela a male se te lo dico, ti prego..." – "No, ma scherzi, tu non mi offenderesti mai in questi momenti, lo so..." – "...premetto che mi vergogno tantissimo... io sono più grande e devo sempre essere consolata dalla più piccola che non piange mai... Io non potrei mai stare con quel tipo di uomini con cui semplicemente tu esci. Io non ce la faccio più... non voglio tanto il sesso ma il vero amore, voglio solo una persona con cui sto bene nella quotidianità, che sarei sicura di poter presentare a te, mamma e papà..." – (Questa volta esco allo scoperto, ma devo essere gentile a tutti i costi).

Lascia la presa, e sposta delicatamente il volto fino a scambiare le loro accese tinta come iridi. "Nora, tu sei una donna di valori, oltre ad avere capelli così fighi che mi lasci a piedi. I bastardi che attraggo io mai verranno da te perché sei gentile, anzi gentilissima. Di questo ne devi andare fiera. Io invece non posso, non mostrerò mai debolezza davanti a loro, perché ti divorano se arrivi fino al punto ove sei sempre voluta arrivare tu. Gli uomini sono crudeli, quel tipo che ti ha lasciata meritava me e non te. Io non mi lamento perché questo voglio, ma non credere che io alle volte non soffra. la mia forza me la danno loro..."

Prende lo smartphone lasciato dietro di lei sul bracciolo. "Guardale, sono le mie tre migliori amiche. Mi basta chattare con loro, o parlare con una sola di loro, e io sorrido. Non fissarti sugli uomini, pensa a sfogarti con le tue amiche, devi pur averne qualcuna, tu mai offenderesti una tua coetanea. E magari esci senza pretese con un ragazzo, non c'è niente di male ogni tanto, lo meriti un po' di divertimento dopo tutta questa grande sofferenza che stai sopportando da troppi anni".

Parte la vibrazione, per poi risuonare il famoso fischietto di WhatsApp. "Visto, stanno chiacchierando nel nostro gruppo, io le sto ignorando solo per te. Ma tornando alla foto... la vedi questa bellissima ragazza bionda? Ecco, ci siamo scambiate un po' di cose sportive. Io le ho insegnato come correre sulla pista nel free style, lei invece mi ha insegnato come sferrare calci..." – la voce si mescola a una buffa risata – "...così se un uomo fa il cattivo, io so come colpirlo sul punto giusto".

La sorella maggiore, che finora ha ascoltato con molto interesse mentre sfregava gli occhi dalla sclera rosso sangue, dimostra la sua reale età anagrafica. "Mia, perdonami se ti dico questo, ma ti giuro che apprezzo ogni tua parola di conforto. Per favore non interrompermi, parlerai dopo... Sulla foto, certo che pure le tue amiche sono trasgressive quando siete insieme fuori... io non ho amiche del genere, siamo tutte intellettuali molto pudiche, ma siamo solo in tre, alle volte te ne parlai vagamente... su ciò che questa bella ragazza ti ha insegnato, è pericoloso. Lo so che scherzi ma è pericoloso, io mi preoccupo per te; so che qualche schiaffo, o altro di peggio che odio dire lo hai dato davvero, te lo leggo in faccia dal sorriso che hai avuto appena nominato il calcio. La violenza porta ad altra violenza, se reagisse potresti essere uccisa, li sentiamo i telegiornali... ora lo so che non vuoi impegnarti e goderti la vita, e forse dovrei pensare anche io così come mi hai consigliato, però ascoltami bene... tu stai camminando su un sentiero oscuro. Non volevo dirtelo per paura di essere giudicata e insultata, ma ho dipinto un quadro a casa di una delle mie amiche che mi ha insegnato a dipingere meglio di come facevo da piccola. Ci sono stata un mese su questo lavoro dato che non posso andare da lei tutti i giorni. È raffigurata una ragazza dalle ali di un diavolo: dal suo corpo escono dei fili, che perforano i cuori neri di giovani vittime. E un angelo, al quale vengono estrapolati parti della propria candida pelle da uomini col cuore nero e bianco come il simbolo dello yin & yang. Ma più che piangere per il dolore fisico, lo fa perché vede la sofferenza sia dell'animo della diavolessa che delle vittime cattive. Perché quell'essere che sembra una femme fatale presa da un romanzo dark fantasy è sua sorella, ma la ama dal giorno che l'ha vista nascere a prescindere dal suo aspetto. Quel demone sei tu, Mia, mentre gli altri sono i ragazzi a cui so bene spezzi il cuore a meno ché non vogliono solo quello da te. Io mi sono descritta come un angelo dai capelli come i miei, perché soffro per il male di ogni figlio di Dio a prescindere dalla sua cattiveria. Se tu continuerai così, quando passeremo all'altro mondo non ci incontreremo, secondo le credenze cristiane, perché sarai una diavolessa completa, e mai sarai accettata in Paradiso. Dunque ti prego, cerca anche tu di cambiare qualcosa della tua vita... io forse devo rivedere i ragazzi da frequentare e pensare di più al bello che mi danno le amiche, ma tu dovresti rivedere i tuoi di ragazzi..."

La sorella minore non ha interrotto per amor della profondissima ragazza dai capelli platino, ma è rimasta poi impressionata da quelle parole così spaventose per le sue orecchie. La fissa in silenzio. (Un dipinto? Si preoccupa per me? Perché, se io sto così bene così come sto? Se fosse stata un'altra a parte le mie sorelle, l'avrei giudicata, ma Nora... quant'è più matura di me, incredibile... la volevo consolare, e alla fine lei sta dando una lezione a me... che ovviamente non seguirò, se un uomo con cui per assurdo mi fidanzerei mi tradisse, altro che calcio nei coglioni... poi non m'importerebbe di prenderle, me la sarei cercata perché come sempre, ogni uomo è sempre stronzo e sbagliato e se sbaglia una lezione la deve avere. Come gliela darei a questo cretino che l'ha appena lasciata; quindi non posso ascoltarla, meglio essere un diavolo che divora coi fili dell'anima, che angelo che soffre inutilmente... ma quello che più mi fa male è...)

Lo sguardo così profondo tra le due opposte personalità, viene smosso da una notizia in televisione: il telegiornale riprodotto l'avevano finora ignorato.

"Da alcuni giorni, in Cina, nella grande città di Wuhan, provincia di Hubei, è stata allestita una chiusura totale..."

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