Paragrafo 2 - Perché una Ragazzina Dovrebbe Essere Pericolosa? [Parte 2]
"Stai esagerando, non credi? Non mi piaci quando fai così".
Mia è immobile, dinanzi a qualcosa di poco chiaro all'interno dell'auto. Non risponde finché il suo compagno d'avventure non si avvicina di molto. Gli risponde col tono più serio pronunciato lungo quella giornata, nonostante le corde vocali risentono ancora dello sforzo. "Stronzo, non sto scherzando stavolta".
Mark ha bisogno solo di vedere il volto pieno di rossore e gli occhi sgranati, per capire che c'è qualcosa di diverso rispetto a colei che conosce da parecchio. In genere, la carnagione è mediterranea nella forma più chiara; uno scatto così breve non la stancherebbe neppure se smettesse d'allenarsi per i prossimi vent'anni.
I due, nuovamente riuniti, assistono a qualcosa di raro nella loro vita da sopravvissuti. Anche lui infine cade in uno stato di terrore. "Il grinch!" Lei sembra calmarsi lievemente, dinanzi a quell'affermazione che dovrebbe invece divertirla. "Aspetta, pensavo pure io al mostro, ma..."
Dall'interno dell'oggetto distrutto, si ode un dolce pianto. L'apparente creaturina volta lo sguardo verso i due avventurieri, tremolante, come se fosse quest'ultima ad aver visto una bestia feroce proveniente dall'immaginario fantasy.
Mark e Mia rimangono in silenzio, curiosi e sempre meno spaventati. Il primo decide di abbassare l'arma, sorreggendola con la sola destra.
"Voi?... Voi siete reali?..." La voce è finissima, sembra davvero un essere di un altro mondo. Lentamente si gira verso gli sconosciuti, rivelando un corpo nascosto da varie pezze ricolme di sporcizia, e capelli di un rosso a stento riconoscibile.
Il giovane uomo risponde d'impulso. "Bleah, che puzza!" Mentre posiziona la pistola in una tasca del giubbotto, la compagna apre finalmente bocca, addolcita da quella terribile visione. "Sì, siamo veri, ci puoi vedere?" Le lacrime aumentano d'intensità. Quella giovanissima sopravvissuta è forse sotto shock. "Davvero?... Davvero siete due... un maschio e una femmina?..."
L'unico maschio dei tre retrocede per il cattivo odore, ma inizia a sua volta ad intenerirsi. "Sì, non siamo alieni, ma come hai fatto a sopravvivere finora? Hai pure tutto il viso sporco, non è solo di Coronavirus che devi preoccuparti come malattie." Normalmente, Mia dovrebbe fischiare per poi pronunciare qualcosa di eclatante, per esprimere il suo stupore verso l'amico dall'animo cupo; ma è troppo concentrata sulla nuova sopravvissuta appena incontrata. "Vero, come mangi, bevi? Urini?" La ragazzina sembra ancora smarrita. "Mangio quello che mi hanno dato... bevo ogni tanto... dal fiume..." La più grande d'età chiede, giustamente: "Chi ti ha dato da mangiare? Altri sopravvissuti?" I gemiti lacrimosi non l'abbandonano. "Non... non me lo ricordo... ho solo immagini... poco chiare..."
La ragazza in piedi aggrotta la fronte: la sua curiosità si moltiplica. "Come non ricordi niente?" – "Amnesia..." – "Tu dici, Mark? Chissà che ha passato questa..."
Viene interrotta da un gesto. "Aiutatemi ad alzarmi... vi prego..." Il gracile braccino teso li fa letteralmente sobbalzare, con una dura affermazione in coro. "NO!" Lo scricciolo ritira l'arto e scoppia in lacrime ancora più calde. Non si è resa conto che i due misteriosi ragazzi mantengono una distanza al di sopra del metro.
Pronuncia a sforzo qualcosa di ancor più irritante. "Io... io ho fatto il tampone... sono... negativa..." Mia la incalza, innervosita per quella cosa inconcepibile per le sue orecchie di medio-grande misura. "I tamponi sono cessati nel 2021, nel frattempo potresti essere stata contagiata! Date le condizioni in cui sei, può essere che tu sei positiva perché non ti lavi da chissà quanto!"
Mark avverte la paura nella poverella crescere. Non è sua abitudine empatizzare. "Guardala... tu non impari proprio mai, la stessa cosa pure con Jacob due mesi fa." Lei comprende all'istante di aver esagerato, e tenta di nascondere la sua rabbia. Torna su toni più leggeri. "Scusaci, siamo solo spaventati. Ma vedi, le mascherine ormai non si trovano, quindi siamo tutti esposti al COVID se dovessimo toccarci. Io non abbraccio qualcuno dalla fine 2021, e la paura in chi abbracciai c'era comunque nonostante sapeva che potrebbe essere l'ultimo".
Il moro la prenderebbe in giro sentendola parlare da donna matura del 2020, se non fosse che viene interrotto da qualcosa che cambierà quella prima conoscenza.
"Ioposit?... Allora... voi... super... superpositivi..."
Per Mia è una terribile giornata. Stava per riuscire a calmarsi, ma il panico s'impadronisce nuovamente di ogni sua cellula. Trema quasi quanto colei che ha lanciato quella terrificante affermazione. "Che... che cosa... hai detto?" Il suo cervello gira indietro nel tempo, mentre la robusta figura ha uno sguardo semplicemente curioso. "Non è la prima volta che sento questa parola. Mia, che ti succede? Oggi non sei in te, ripeto che non mi piaci quando fai così. Una parola può significare qualunque cosa, tanto non cambia nulla." – "Mark... settembre 2020, ricordi Internet?" – "No, non ero online quel periodo. Ma forse la ragazza saprà risponderci".
L'appena nominata ha un'altra strana reazione. Dal pianto passa a toccarsi la fronte e i capelli vorticosamente. "No... non mi ricordo... so solo di questa... parola... mi è venuta d'improvviso... ho male alla testa, tanto... aiutatemi, vi prego..." Il trentenne sembra l'unico ad avere lucidità. "Ripeto, qui c'è amnesia. Aspettiamo che esce da lì e si alza, magari ricorda. La portiamo con noi a casa, poi si vedrà".
Le due persone in piedi attendono dunque, silenziose, che sia in grado di alzarsi da sola. La ragazza dal codino castano non accenna a calmarsi. Sfiora quasi le sue gracili dita con le labbra; ma è stoppata nell'ultimo istante dal pensiero di avere il virus sul fondamentale arto umano. Il maschio invece si guarda intorno, come a voler inconsciamente rilassarsi o riflettere sul come procedere.
La misteriosa sopravvissuta ha come un'illuminazione che la riporta alla realtà.
L'interrogatrice torna in sé; dunque continua il quasi interrogatorio con toni più cauti.
"Senti... tu come ti chiami?" Con tono delicato, ma ricolmo di panico allo stesso tempo, pronuncia qualcosa molto lentamente. "E... Est... Esther..." – "Fammi capire, Esther dici?" – "S... sì..."
In quel momento, l'anima debole inizia a muovere le corte gambe tentando di uscire dalla sua gabbia. Si capisce ancora poco del suo aspetto, troppo ricolmo di fuliggine e graffi. Appena in piedi, si nota la sua piccola statura di 1.55, oltre che un paio di sandali rovinati e un mantello di un colore irriconoscibile.
"Senti, Esther... ricordi nel 2020? Cosa si diceva di quella parola?" Stavolta Mark interviene in suo sfavore. "Ci ha già detto che non ricorda niente..."
Mia inspira e sobbalza, come ad aver avuto un'illuminazione fulminante. (Aspetta, non conoscerà mica... lei...) – Il suo tono di voce è carico di tensione e determinazione combinate – "Vediamo se ricorda questa. Esther, per caso conosci una ragazzina dai capelli biondi? Dovrebbe avere la tua età!" La risposta arriva nuovamente da chi non è stato interpellato. "Che stai dicendo?" Gli risponde senza guardarlo. "Nel 2022. Una volta te ne parlai..." – "Non mi ricordo. Comunque se sarà ancora viva, tanto ragazzina non è più..."
Esther abbassa lo sguardo timidamente, smuovendo la testa in segno di dissenso. Quando un suono proviene dal fine coscia sinistra di Mia. "Che cosa?" Il suo lato razionale viene nuovamente messo alla prova. Poggia la mano sinistra sul cellulare, e capisce che sta vibrando.
Lo estrae, attirando l'attenzione degli altri due presenti. Parte un arrangiamento musicale, mentre gli occhi nocciola divengono sgranati. "Mi... mi stanno chiamando!... Com'è... com'è... possibile?" Il suo amico non nasconde il suo allarmismo, stavolta. "Questo è impossibile... le linee telefoniche furono tagliate nel 2021. Ci hai nascosto qualcosa finora?" – "N... no, non ne so niente, sappiamo tutti che... è così..." Si ode una cantante donna riprodotta dallo smartphone. Tenta di combattere la forte ansia nel modo che più adora. "Mia, ma quella è Fly Me to The Moon, però una cover fatta da una donna... non Frank Sinatra." La giovane donna ignora quella futilità. Con terrore scruta il mittente mentre la mano destra è vittima di forti tremori. "Mark, è sconosciuto... non ne so davvero niente..." – "E allora chi aspetti? Andiamo, rispondi, e cerca di star calma!" – "Non ti ci mettere pure tu!"
Il solo istinto è ciò che conferisce coraggio alla proprietaria di quell'oggetto, il quale potrebbe dare una svolta a tutto ciò in cui si è creduto in circa tre anni. Digita faticosamente per rispondere, e rapidissimamente lo avvicina all'orecchio destro.
Il cuore rimbalza ad una velocità superiore ad una delle sue poderose accelerazioni. Attende una risposta anticipata, ma si sente solo un leggero suono, come un tempo si avvertiva in posti ove la linea era leggermente disturbata. Infine, si smuovono le sue labbra di media misura.
"Chi è?" Una risata da giovane ragazzo si percepisce chiaramente, per poi divenire una voce acuta e apparentemente ironica. "Miaaaaa... si dice "prontooooo". Hai dimenticato le buone maniere?"
Udito quello strano pronunzio, lei raggiunge uno stato di paura equivalente alla prima visione di Esther, la quale in quel momento scruta curiosa.
"Non è possibile... tu eri... tu eri morto!..." – "Ossequi per la tua grande mancanza di sapere. Semplicemente non mi sono più fatto sentire, ma non conta..."
Mia è sgomenta, mentre Mark sente salire una tensione insolita. Bisbiglia qualcosa per attirare la sua attenzione, senza che il misterioso tizio dall'altro lato del cellulare possa capire che non è sola. "Mia, girati verso di me..."
Non coglie quel messaggio perché ha la mente sovraccarica. (Come è sopravvissuto al COVID? Non può essere lui...) – "Sei defunta e portata all'obitorio, dato che non rispondi? La bella linguaccia l'hai sempre avuta; il bel circolo temporale te l'ha tagliata forse, o graziosa ribelle?"
Una voce più rassicurante sveglia la ragazza incapace di rispondere a quelle frasi criptiche. "Mia... guarda lui..." Si volta di scatto, comprendendo che: (Esther!... Vuole che guardo Mark!) Un altro labiale del ragazzo riesce a percepirlo, stavolta. "Vivavoce, vivavoce".
Prende il controllo del suo accessorio non prima di aver pronunciato qualcosa. "Aspetta, mi sposto un attimo, qui prende male." (Spero che se la beva, nel frattempo cerco come fare, non ricordo come si fa...)
Dopo dieci secondi carichi di frenesia, riesce ad attivare la funzionalità.
"Ora quel suonaccio è andato... come sei sopravvissuto al COVID?" – "Eccola, istintivamente sexy nelle sue movenze istintive "boccali". Non ci voleva molto per scoprirlo, indovina te come fare..." – "Non... capisco..."
L'uomo le mostra un'occhiataccia, e ripete un concetto già espresso in precedenza con le sue labbra leggermente carnose. "Sei nervosa, stai calma... chiedigli di più..."
Mia assume forte rossore d'accaldamento, ma cerca di prendere per buono il consiglio datole. Deglutisce e lancia un grosso sasso. "Non perdevo di certo il lockdown per contattarti, Kappa." – "Wowowo, lo conosci il mio vero appellativo, ancora con quel nomignolo stile quello del tuo "badgirl gruppo?"
La calma non le fa da padrona, dopo che ha sentito nominare quel concetto. "Il tuo vero nome non è degno di appartenerti. Comunque me la sono spassata durante il lockdown. Come fai a chiamarmi? Dal 2021 le linee sono interrotte." – "Credi davvero a tutto? Oppure magari fai bene a pensarlo. Ma bando agli indugi..." – La voce diviene un grido – "Markeeeett! Ti vedo, lo so che sei con la tua mezza-runner stronza, come vedo quella pucciosa sporchina meravigliosina." – (Come fa a sapere che mi chiamano così?)
Il diretto interessato non vacilla, quasi come ad aver intuito la possibilità di essere sotto controllo. "Stronzo, cosa vuoi da noi? Perché chiami Mia solo quando abbiamo trovato questa ragazza e non in un qualunque momento in cui lei fosse sola? Se hai il suo numero e chissà con quale diavoleria del cazzo la chiami; perché ora, che se ti becchiamo ti ficco una pallottola nel culo?"
La risposta è pronunciata con tono diverso da quello riprodotto finora. "Scoprirmi non sarà facile, comunque ascoltami principessa dalla corsa facile... la parola "superpositivi" è molto, molto pericolosa. La mocciosetta l'ha dichiarata pubblicamente, quindi è un pericolo per chiunque le sta intorno. Lasciala vivere lì fino a ché riesca a vivere, è un consiglio spassionato!"
Le iridi marroni dell'incredula interlocutrice si posano sulla gracile protagonista di quella rivelazione. (Non può essere, anche lui conosce quella parola... e perché Esther la sa?)
Quest'ultima realizza di essere sotto accusa, quindi reagisce con mugolii che divengono poi altre cascate di lacrime. "No... io non ricordo, lo giuro... non voglio fare male a nessuno... vi prego non lasciatemi qui..."
Mark varia di continuo l'orientamento del capo verso le due, ma su di una cosa non sembra avere dubbi. "Idiota, è solo una parola, vuoi farci uno scherzo con la scusa di sparire e lasciare Mia nei dubbi? Lei lo sa meglio di me da dove è provenuta".
Mia scruta la disperazione della piccolina, e quando il dubbio del puzzle dai pezzi mancanti la devasta, ha un rapido flash apparso nella mente. Troppo vago per essere comprensibile: una nebbia che copre una figura. Identiche lacrime e sfoghi della stessa tonalità.
Finalmente ha l'ispirazione per combattere verbalmente. "Kappa, cosa sai della parola superpositivi? È legata al Coronavirus? E questo è davvero spuntato dal mare? E conosci una ragazzina bionda che usava questa parola come fosse normalità? RISPONDI!"
La voce si tramuta nuovamente: diventa quella fintamente ironica d'inizio conversazione. "Ci sono un numero massimale assurdo di donzelle bionde sopravvissute, comunque non posso più intrattenervi, ripeto solo: Mia... dimentica "superpositivi" e vivi da sopravvissuta media".
La chiamata cade immediatamente.
"Kappa! KAPPA! Non riattaccare, porca puttana! Torna qui e apri i denti!" Non sente null'altro di ciò che la circonda, se non i toni provocati dalle sue rapidissime dita che tentano di pigiare su "richiama". Ma nulla, nessun segnale.
Il giovane uomo cerca di riportare l'amica alla realtà, ma le sue parole non vengono udite; dunque attende momenti migliori.
Esther manifesta tutta la sua disperazione, nella speranza di salvezza che vede allontanarsi sempre più.
Infine, dopo cinque minuti di pura rabbia riversata sull'accessorio, volge un duro sguardo verso il compagno. Quest'ultimo, capisce dunque di essere finalmente sotto la sua attenzione. "Lui non chiamerà, altrimenti ti avrebbe risposto a tutto. Cosa più importante... cosa ne facciamo della ragazza? Ci fidiamo di questo "Kappa", di cui mi dovrai delle spiegazioni? Sai come funziona nel nostro gruppo, niente di personale stavolta..."
La determinazione con cui gli risponde è pari ad un attacco fisico che danneggia le ossa del corpo, quasi come se fosse un acerrimo nemico ad aver posto il quesito.
"La portiamo con noi! Non è questo che ci ha insegnato il nostro gruppo? Non si lascia indietro nessuno! E lui è solo un povero pazzo! E oggi no, ma un altro giorno te ne parlerò, hai la mia parola! Dillo pure agli altri appena torniamo!"
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