due: bombe a orologeria
Un padre è meglio di cento insegnanti
George Herbert
Costa azzurra
-Hai accettato il lavoro?- domanda sorpresa Luce mentre si appoggia alla porta del bagno, Ninì annuisce e ride mentre si osserva allo specchio per rimuovere i residui di panna rimasta.
Appena è uscita da casa Leclerc, con la faccia e i capelli ricoperto di panna montata, è salita in macchina a velocità supersonica e si è data uno sguardo nello specchietto retrovisore per controllare il suo stato e augurarsi che non fosse così pietoso.
Eppure, appena il suo sguardo aveva incontrato il suo riflesso nello specchio, Ninì era scoppiata in una risata rumorosa e aveva avuto bisogno di un po' di tempo per riprendersi del tutto; alla fine aveva preso le salviettine che porta sempre nella borsa e aveva tolto i residui più consistenti di panna Hoplà.
Una volta arrivata a casa, Luce la aveva accolta con un urletto spaventato dicendo:-Anche tu sei diventata oggetto dei loro scherzi! Ora ti renderanno la vita impossibile-
Ninì aveva scosso la testa dicendo:-Sì, sono birichini ma niente che non si possa tenere controllato-; Luce l'aveva seguita verso il bagno borbottando:-Ma sì! Ti hanno solo tirato quella che credo essere panna addosso! Oh mamma mia, poveri i tuoi capelli e non oso immaginare come ti brucino gli occhi-
La tata aveva preso un po' d'acqua e se l'era passata sul viso per poi osservarsi allo specchio, era stato in quel momento che aveva detto:-Mi ha assunta. Domani inizio a portare le mie cose-.
In quel momento Luce aveva dato di matto.
-Sei pazza-
-Non lo sono, Lulu-
-Ti uccideranno mentre dormi!-
-Ma ti ascolti quando parli?-
-Guarda che se hai bisogno dico ad Agata di attaccare-
-L'unica cosa che Agata attacca come un predatore è l'orsetto che le ho regalato per Natale. Ora che mi ci fai pensare, Hervè ha un orsetto simile. Si chiama Otto- conclude la tata sorridendo per poi passarsi ancora una manciata d'acqua sulla faccia.
-Oh no... ti hanno già riempito la testa con la loro presenza! Stai già pensando a quei bambini. Ninì, andrà tutto bene! Ti salverò!- farnetica Luce, l'altra si tampona il viso con l'asciugamano mentre ridacchia pensando a quanti film con futuri distopici abbia visto la sua migliore amica.
-Luce, vuoi calmarti? Andrà tutto bene- la rassicura Nives mettendole le mani sulle spalle, la ragazza davanti a lei prende dei respiri profondi e si calma quasi all'istante. Luce si sporge verso il mobiletto e passa a Ninì la sua crema viso, mentre Luce prende quella che le appartiene e inizia a spalmarsela sul viso con cura.
Ora che Ninì ce l'ha più vicina, nota che ha i capelli legati nell'acconciatura che usa più spesso al lavoro e non a caso ha indosso i pantaloni della divisa mentre gira ancora con i suoi calzini allegri e colorati.
La crema, poi. Ne applica così tanta e con quella cura maniacale solo quando sa che dovrà affrontare un turno lungo e stressante. Ninì all'improvviso lascia rumorosamente il contenitore della crema sul ripiano e sente la sua voglia di fare abbassarsi drasticamente a zero.
-Luce, non era il tuo giorno libero oggi?- domanda Ninì mentre scruta l'amica dalla testa ai piedi, con un brivido che le percorre la schiena, Luce abbassa lo sguardo capendo che l'amica l'ha colta in flagrante. L'infermiera arriccia le labbra e sospira mentre sa che non può mentire a Ninì, la tata scopre subito se qualcuno non le sta dicendo la verità.
-Lo era. Ma hanno chiamato chiedendo chi fosse disponibile per un turno al pronto soccorso. C'è stato un incidente in autostrada e ha coinvolto molte persone, l'ospedale della zona è saturo e stanno mandando gli altri a quello più vicino, ovvero noi- dice Luce mentre continua a osservare il proprio riflesso nello specchio.
Sa che non riuscirebbe ad osservare Ninì che la fissa con il suo sguardo accusatorio, sa che le sere del suo giorno libero sono caratterizzate da chiacchiere fino a notte fonda e gossip a tutto spiano.
È la prima volta che non rispettano la loro tradizione e Ninì necessita di una motivazione valida per parlare con Agata mentre fa zapping alla ricerca di un canale che trasmetta qualcosa di decente. Forse riuscirà a trovare una replica di Hazzard, chi lo sa?
-Senti, so che la prenderai male ma se faccio quel turno mi danno un aumento- conclude Luce mentre chiude il suo barattolino di crema e si decide ad osservare l'amica nel riflesso dello specchio.
-E a che ti servirebbe un aumento? Sentiamo! Dividiamo le bollette e dividiamo in modo equo tutte le spese. Proprio non ti capisco!- la sfida Ninì, incrociando le braccia al petto e sferrandole uno sguardo di sfida attraverso lo specchio; Agata si avvicina alle gambe della padrona e inizia a strusciare il naso contro di esse come quando richiama le coccole, ma questa volta Lulu non gliele concede.
Prende un respiro e, fissando il ripiano di marmo che si trova sotto le sue mani chiuse a pugno, si prepara a non nascondersi più.
-Ninì, ti ha assunta e...- dice l'infermiera ma prima che possa proseguire nel suo discorso, la nuova tata la interrompe come un uragano domandando:-E questo dovrebbe essere un problema?-
Luce stringe ancora di più i pugni, fino a conficcarsi le unghie nei palmi, vorrebbe urlare a Ninì di stare zitta e di lasciarle il tempo di spiegare tutto senza venire interrotta ma sa che non sarebbe un comportamento giusto nei confronti dell'amica.
-Sì! Come il fatto che esistano i terrapiattisti e i no-vax!- esclama la coinquilina, con il nervoso alle stelle e le narici dilatate mentre respira cercando di non dare di matto prima di un turno che sa già che potrà definire massacrante.
-Non ti capisco...- afferma Nives, nel frattempo si appoggia con il bacino al ripiano di marmo e da le spalle allo specchio, costringendo la sua amica a guardarla in faccia nel caso si degnasse di rivolgerle la parola.
-Ninì, cosa non capisci? Non vivrai qui! Sarai a casa sua e inoltre...- sbotta l'infermiera mentre Agata si sdraia sulla pancia e nasconde il muso sotto le zampe anteriori, avvertendo che l'aria nella stanza si sta scaldando fin troppo per i suoi gusti da cane tranquillo.
-Se è l'affitto che ti preoccupa, pagherò la mia metà come ho sempre fatto- replica Ninì quasi in tono di sfida o come andare ad affermare che l'amica non si fida abbastanza di lei.
-Lo so che lo farai. Mi hai passato tutti i pagamenti su Apple Pay, ma vuoi sapere una cosa? Non ho mai usato i tuoi soldi, sono tutti sul tuo conto!- sputa velocemente l'amica di Nives ma appena terminata la frase, comprende che non era il modo in cui voleva spiegare le cose.
Si pone le mani sulla faccia mentre soffoca un urlo isterico sotto di esse, non vuole spaventare Agata e sa bene che le urla la rendono solo più irrequieta. Si sfrega velocemente gli occhi mentre dall'altra parte della conversazione, Nives è con gli occhi spalancati e non riesce a spiegarsi le parole dell'amica.
-Non è uscita come volevo. Scusami. Quello che volevo dire era che tu non vivevi qui e ho ritenuto insensato farti pagare per una casa in cui nemmeno abitavi e prodotti che non consumavi. Non ho fatto niente con i tuoi soldi, te lo giuro sulla mia vita. Li ho caricati sul tuo conto, il banchiere mi conosce e me l'ha permesso- afferma Luce per poi prendere il corridoio e dirigersi in camera da letto.
Agata segue la padrona come fa sempre ma in quel momento Ninì avverte la fedeltà dell'animale come una sorta di presa di posizione in favore dell'infermiera. La tata sbuffa sconfitta e si dirige verso la camera dove Luce sta infilando la maglia della divisa lavorativa.
-Senti, Luce, mi dispiace- dice Ninì mentre l'altra ragazza, con un mormorio, si siede sul letto e si toglie i calzini colorati per indossare poi quelli neri e più comodi per il lavoro.
Luce fa un verso di assenso, alzandosi dal suo giaciglio per andare poi in salotto dove si trovano le sue scarpe da ginnastica, ormai consumate e che aspettano di essere cambiate da circa due mesi.
-Luce, ti ho detto che mi dispiace! Non volevo trattarti così. Non ho mai pensato che tu volessi intascarti i soldi e ora capisco perché tu l'abbia fatto. Mi dispiace- esprime Ninì sedendosi sul puff nero del soggiorno, solitamente lo usa Agata per i suoi pisolini ma quando non è occupato dall'animale è il posto in cui Ninì si siede per rilassarsi.
-Ho capito- taglia corto l'infermiera mentre si allaccia due volte le stringhe, di modo che durante il turno non si slaccino e non inciampi. Le è già capitato una volta e non è stata un'esperienza piacevole.
-Solo... perché non me l'hai detto?- chiede Nives mentre si osserva le calze colorate che ha indosso, sono il regalo dell'ultimo bambino di cui si è presa cura, ovvero Bernard. È stato un regalo per il compleanno di lei, il piccolo non vedeva l'ora di vederle indosso alla tata perché ne aveva presi un paio simili e voleva che li indossassero insieme.
Era stato il regalo più bello che Ninì avesse ricevuto in quei pochi anni di servizio, tra Natale e compleanno. La madre di Bernard però non aveva apprezzato il rapporto che si stava creando tra i due, era come se fosse gelosa del fatto che suo figlio spendesse più tempo con una tata che con lei. Quindi aveva deciso di lavorare da casa e aveva chiesto a Ninì di andarsene, senza tanti convenevoli.
-Perché ora il mio stipendio fatica a coprire le spese extra. I prezzi si stanno alzando e anche a vista d'occhio. Tu non vivi in questa casa, non devi preoccuparti di tutto quello che succede. Tre mesi fa, la lavatrice ha avuto un guasto e ho avuto una spesa extra per l'idraulico. Lo scorso mese invece, è spuntata la muffa nelle camere e sono andati via altri soldi per l'imbianchino- farnetica Luce mentre fa la spoletta tra la sua camera da letto e il salotto con la sua borsa.
-Ma una delle camere è mia, potevi...- comincia la tata ma Luce non ha intenzione di lasciarle spazio e proferisce:-Il punto è che non vivi qui. Ora hai i gemelli a cui pensare. Io e Agata ce la caviamo bene, farò i doppi turni come ho sempre fatto. Sai, mi aiutano a mettere da parte qualcosa- dice velocemente l'infermiera controllando le ultime cose.
-Va bene. Ma non lavorare troppo e se hai bisogno per qualsiasi cosa, chiamami- la intima la tata, nel frattempo Luce afferra le chiavi della macchina e la borsa. Si gira verso l'amica e con uno slancio la abbraccia, Luce è sempre stata più emotiva di Ninì ma la cosa non le ha mai dato fastidio, anzi le piacciono gli abbracci che l'amica le riserva prima di andare al lavoro.
-Lo farò. Tu passa una bella serata con Agata e mi raccomando andate a letto presto!- esclama l'infermiera dando le ultime coccole alla cagnolina, Agata si rotola sulla schiena per ricevere le coccole nel suo punto preferito, ovvero la pancia.
Dopo gli ultimi saluti, Luce esce di casa mentre la cagnolina si volta a osservare la porta per qualche istante, rivolge poi lo sguardo a Ninì che le dice:-Tranquilla, non sta via tanto. Vieni qui che ci divertiamo, dai!-. La cagnolina getta un'ultima occhiata alla porta e poco dopo salta sul divano vicino alla tata.
Principato di Monaco.
-Dai, papà! È stato divertente!- dice Julia mentre Charles incrocia le braccia e si appoggia con la schiena contro la porta. Hervè rincara la dose affermando:-Sì! Hai visto?sembrava uno yeti!-
-Stavo per dirlo anche io!- esclama la bambina ma il padre sgrana gli occhi, non contento del comportamento dei due bambini, per poi proferire:-Non è stato affatto divertente, piccole pesti! Vi sembrava il caso di tirarle un piatto pieno di panna addosso? Spero non abbiate combinato un disastro dei vostri, perchè se domani non viene siete tutti e due in punizione-
I piccoli gemelli spalancano la bocca non appena le loro orecchie captano la fantomatica parola, punizione per i gemelli significa solo una cosa.
Julia non salirà sui kart finchè papà Charles non le dirà che potrà tornarci, ovvero quando avrà scontato la sua pena che consiste nel comportarsi bene sia in casa che fuori.
La punizione di Hervè invece consiste nel non ricevere i pancake con le gocce di cioccolato di nonna Pascale per circa due settimane. Possono sembrare facili ma per Hervè che dipende da quei pancake come un pilota di f1 dall'adrenalina, equivalgono a un lasso di tempo spropositato.
-No, la punizione no!- esclama il piccolo stringendo forte tra le braccia il suo orsacchiotto, se Otto potesse parlare urlerebbe di dolore per quanto la stretta del piccolo Leclerc sembri più una pressa idraulica che un abbraccio.
-Dovevi pensarci bene prima di seguire tua sorella in uno dei suoi ennesimi stratagemmi per non avere una tata- cantilena Charles mentre il suo sguardo si posa su Julia che ha le sopracciglia aggrottate e un'espressione infastidita sul volto.
-Non mi piace- borbotta Julia tra i denti e papà Charles sostiene il suo sguardo fino in fondo dicendo:-Funghetto, a te non è mai piaciuta nessuna delle tate-. Julia alza gli occhi al cielo e senza pensarci proferisce:-Zio Arthur dice che non mi piace nessuno perchè sono Ariete-
A questo punto, Charles si passa le mani sul viso e si trattiene dal mandare a fanculo suo fratello e tutte le cazzate astrologiche che si sorbe, dall'oroscopo giornaliero fino al criticare ogni singolo essere vivente per il suo segno zodiacale.
-Zio Arthur a volte è stupido, vi ricordate?- domanda retoricamente Charles mentre stacca la schiena dalla porta ma scivola fino a sedersi a terra, i bambini lo osservano ancora in piedi, guardandosi per un instante tra di loro.
Il primo a parlare è Hervè, si mette vicino al padre, appoggiando la testa contro la sua gamba e stringendo forte forte l'orsetto di peluche afferma:-Scusa, papà-.
Charles sente il nervosismo abbandonare le sue membra, come se venisse investito dalle onde che si estendono sulla sabbia del principato di Monaco le mattine in cui va a correre o quando porta i gemelli al mare.
Si ricorda ancora una delle ultime estati con i gemelli. Si ricorda alla perfezione quella di due anni prima, in cui aveva preferito rimanere a Monaco e non viaggiare in qualche posto esotico come aveva sempre fatto prima dell'arrivo dei bambini.
Erano al Larvotto con Pascale e i suoi fratelli e avevano dato vita a un gioco. Tutti si erano seduti sul bagnasciuga, uno accanto all'altro e ognuno aveva iniziato a disegnare sulla sabbia, ogni membro disegnava una forma diversa e facevano a gara a chi disegnasse più velocemente prima che le onde portasse via le loro creazioni.
Non era mai stato in spiaggia così tanto, erano arrivati di prima mattina e se ne erano andati quando il sole stava tramontando e i gemelli erano dei bambini che dormivano in piedi. Era uno dei giochi che avevano poi ripetuto per tutta la pausa estiva.
Julia rimane nella sua posizione a mordicchiarsi il labbro per qualche secondo, poi sospira e getta le braccia al collo del papà mentre cerca di stringerlo il più forte possibile e sussurra anche lei uno scusa.
Charles stringe con un braccio il corpicino di Julia mentre con la mano libera accarezza la schiena di Hervè, si gode quel momento di silenzio in cui la casa non è riempita da urli o schiamazzi, in cui sono solo loro tre e in cui lui è semplicemente un padre che viene coccolato dai suoi figli.
Alle volte, vorrebbe lasciare il mondo delle corse per dedicarsi solo ed esclusivamente ai suoi figli. Vorrebbe andare ogni giorno a prenderli a scuola, vorrebbe essere tutte le sere seduto al tavolo della cucina per cena per poterli sentire mentre raccontano la loro giornata, le loro scoperte ma soprattutto i loro sogni.
Prega ogni anno che il loro compleanno non capiti in una settimana di gara e che in quel modo non debbano vivere il loro giorno più felice senza papà a casa. Mamma Pascale gli aveva proposto di portarli nella tappa che si sarebbe svolta ma Charles non aveva nemmeno valutato quell'ipotesi.
Fino a quel momento, nessuna tappa era mai stata programmata nel giorno del compleanno dei gemelli e la cosa lo aveva reso ancora più felice.
Rimangono in quella posizione per istanti che sembrano eterni, finchè la suoneria del telefono di Charles non interrompe il loro momento tenero.
Il pilota sbuffa e chiede:-Julia, puoi controllare chi è?-. La bambina si stacca dalla presa del padre e si dirige verso il suono della suoneria, trova il cellulare e non appena vede il nome di nonna Pancake brillare sullo schermo esclama:-È la nonna!-
Julia schiaccia il pulsante verde e mette la chiamata in vivavoce mentre saluta la nonna calorosamente. Dall'altra parte della linea, Pascale è contenta di sentire la nipote che molto allegra la riempie di informazioni riguardo al primo giorno di scuola.
-Davvero fantastico, tesoro! Posso chiederti se mi passi papà?- domanda Pascale mentre Julia si dirige saltellando verso il corridoio che porta all'ingresso per consegnare il telefono al padre, Charles ed Hervè sono nella stessa posizione in cui Julia li ha lasciati, la piccola si avvicina bisbigliando:-La nonna vuol parlare con te-.
Charles agguanta il telefono, toglie il vivavoce e prima che possa dire anche solo una parola, la madre chiede:-Allora, come è andata?-. Il pilota arriccia le labbra mentre sia Hervè che Julia lo fissano attentamente, cercando di captare le parole della nonna. Il numero sedici prende un respiro profondo e intima i bambini a preparare lo zaino per il giorno dopo, promettendo a colui che finirà per primo dieci minuti in più di televisione.
I gemelli corrono verso la loro camera battendo i piedi sul pavimento e strappando un sorriso al padre che torna bruscamente alla realtà con la voce della madre che gli invade un orecchio:-Diavolo, Charles, come è andata?-.
Il pilota stringe i denti e inspira tra essi mentre cerca un modo meno drastico per dire che probabilmente i bambini hanno mandato a farsi benedire l'opportunità di avere una tata con i fiocchi.
Il padre si schiarisce la voce e afferma senza un minimo di esitazione:-Non lo so-. Dall'altra parte della cornetta, sua madre strilla come un'ossessa:-Che diamine vuol dire che non lo sai? Ha accettato il lavoro?-.
Charles annuisce ma si ricorda che la madre non può vederlo e quindi replica:-Si, ha accettato ma...-. Nel momento esatto in cui Charles sta per vuotare il sacco riguardo all'ennesima marachella dei gemelli, il rumore dei passi che corrono nel corridoio lo induce a zittirsi.
-Ho finito!- strilla Hervè mettendosi davanti al padre che lo fissa con gli occhi sgranati e chiedendosi come sia possibile che suo figlio che normalmente è lento come una Williams, sia riuscito a preparare il suo zaino in tempo record e soprattutto senza dimenticare nulla.
-Non è vero! Ti sei dimenticato le cose per ginnastica, quindi io ho finito per prima. Stasera dieci minuti in più di My Little Pony, baby!- esulta Julia sollevando le braccia come quando alza in aria i trofei che vince.
I gemelli iniziano a battibeccare animatamente, additandosi a vicenda e riempiendo la casa di gridolini acuti che fanno fischiare le orecchie del padre, ancora al telefono con la madre.
-Basta! Sapete una cosa? Niente televisione stasera, per nessuno dei due!- strilla Charles, facendo calare il silenzio all'improvviso nella casa, osserva con sguardo infuocato i gemelli i quali si scambiano un'occhiata veloce e scappano celermente verso la loro camera.
-Che succede?- chiede mamma Pascale dopo qualche istante di mutismo da parte del figlio, il pilota si passa una mano sulla faccia cercando di trovare le parole giuste per motivare la sua sfuriata.
-So che con loro non urlo mai, ma oggi hanno superato il limite. Prima lo scherzo alla tata e poi questo! Ci credo che nessuna tata è riuscita a durare più di tre settimane, non oso immaginare fino a che punto siano potuti arrivare- sospira Charles mentre rimane con la schiena contro il muro e passa poi al racconto della panna.
-Beh, la panna in faccia non è niente rispetto a quella volta che...- afferma con voce allegra Pascale ma quando si rende conto che sta per spifferare al padre una confessione dei gemelli, si blocca all'improvviso.
Il pilota della rossa socchiude gli occhi mentre con voce perentoria ordina:-Continua, mamma-. Dall'altra parte della linea, Pascale sente come un nodo alla gola, si sentirebbe una pessima nonna se Julia venisse a sapere che ha fatto la pettegola e lei non vuole essere così.
-Credo sia meglio se te lo fai raccontare da loro, Charles. Ora devo andare, ciao ciao- chiude in fretta la donna mentre il numero sedici fissa lo schermo del telefono con lo sguardo perplesso, non appena si chiude la chiamata, i suoi occhi scrutano la foto che ha ormai da anni come sfondo del suo cellulare.
Raffigura la sua vittoria, a Monaco, tanto attesa.
Ma quello immortalato, non è un momento come tutti gli altri.
C'erano voluti anni prima che finalmente Charles potesse ottenere il gradino più alto del podio. Tuttavia, la cosa che aveva preferito di gran lunga era stata vedere Julia ed Hervè che lo aspettavano una volta sceso dalla macchina.
Senza degnare di uno sguardo i meccanici, era corso verso l'angolo in cui Julia ed Hervè si trovavano tra le braccia di sua madre e di Lorenzo, oltre le transenne. Si era tolto il casco in fretta e furia e lo aveva gettato a terra mentre sia Julia che Hervè schiamazzavano e allungavano le braccia per avvicinarglisi.
Lorenzo aveva aiutato Hervè a scavalcare la transenna e la stessa cosa aveva fatto con Julia, quando non c'era più quella barriera di metallo a dividerli, il pilota li aveva presi in braccio e li aveva stretti più forte che poteva.
Si ricorda le lacrime di gioia di Julia mischiate alle sue e le risate di Hervè per i capelli del padre che gli facevano il solletico contro il collo. Centinaia di fotografi si erano accalcati gli uni sopra gli altri per avere uno scatto di quel momento di tenerezza ma a Charles non importava affatto.
In quegli istanti contavano solo loro tre, chiusi nella loro piccola bolla di serenità. Non gli importava dei giornalisti che gli chiedevano di poter parlare dopo la vittoria, non si curava affatto degli altri due piloti sul podio che tentavano invano di richiamarlo all'ordine.
Era semplicemente lui con i suoi figli.
Aveva realizzato il suo più grande desiderio, vincere a casa, e farlo davanti alle persona che ama di più nell'intero cosmo. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, ma quando la sua PR lo aveva esortato a sbrigarsi dato che ormai era passato troppo tempo, aveva stretto un'ultima volta i suoi bambini, aveva dato un bacio a entrambi e Julia gli aveva regalato la frase più bella della giornata.
Sono fiera di te, papà.
Fissando ancora quella foto, Charles si alza in piedi e si dirige verso la camera dei gemelli; la porta è socchiusa ma il pilota riesce a vedere la luce accesa e sente i bambini che confabulano tra di loro.
-Secondo te è tanto arrabbiato?- chiede Hervè con voce flebile, Julia sospira per poi proferire:-Non ne ho idea. Forse sì e gli passerà, o forse non è arrabbiato. Lo scopriremo a cena-
Charles corruga la fronte e attende di sentire i suoi figli dire qualcosa di più. Come se avesse esaudito le sue preghiere, Hervè domanda candidamente:-Rimaniamo qui?-, Julia non risponde quindi Charles presume che la piccola abbia semplicemente annuito.
-È stato divertente però, non pensi?- domanda Hervè, il pilota corruga la fronte mentre cerca di seguire la comunicazione che sta avvenendo tra i due bambini. Ha sempre pensato che i suoi figli abbiano una specie di telepatia dato che ogni volta che si guardano sembra che pensino esattamente la stessa cosa.
Quello dei gemelli, è un mondo davvero strano.
-Già. Secondo me però lo scherzo che abbiamo fatto a Claudie è più bello!- ridacchia la bambina, c'è un rumore di molle di un letto che si piegano e ciò lo induce a pensare che uno dei due si sia seduto su di esso.
-Claudie era quella della rana morta?- chiede Hervè e quando la gemella fa un verso di assenso, Charles apre di scatto la porta e fissa i due, seduti sul letto del maschio, con gli occhi spalancati.
Julia lancia un urletto spaventato:-Papà! Ci stavi spiando!-, Charles si siede sul letto di Julia e si pone sulla difensiva dicendo:-No, non stavo spiando. Sono passato per caso e ho sentito qualcuno parlare di rane morte e tate-.
Hervè stringe silenziosamente Otto tra le braccia e rimane a fissare intensamente il padre, in attesa che dica qualunque cosa. Gli va bene anche una sfuriata, basta che papà Charles smetta di farlo sentire più piccolo di quanto non sia già.
-Ma che diavolo vi viene in mente? Una rana morta! Ma da dove vi vengono queste idee?- gesticola il pilota, i bambini arricciano le labbra mentre Charles incrocia le braccia al petto in attesa di una minima confessione da parte dei figli ma nessuno dei due sembra volergli dire nulla.
-Beh, peccato. Pensavo di ordinare da KFC stasera ma se nessuno di voi mi dice niente, andrò a preparare un minestrone- minaccia Charles prendendo la direzione della porta e in quel momento l'espressione dura di Julia si traduce in disgusto ed Hervè diventa pallido come un cencio.
-Va bene! Diremo tutto!- strilla Julia con un brivido che le percorre la schiena al solo pensiero delle verdure in brodo che la attenderebbero nel caso non dovesse spiccicare parola.
Più facile del previsto pensa Charles, prendendo nuovamente posto sul letto di Julia. I fratelli si scambiano un'occhiata e poco dopo, Julia proclama:-Forse lo scherzo della rana morta con Claudie non è stato così divertente come ci aspettavamo-.
-Te l'avevo detto!- esclama Hervè battendo Otto sulla superficie del materasso, Julia sbuffa muovendo una ciocca di capelli con il suo respiro; papà Charles prende la parola e domanda:-Da dove è uscita fuori la rana morta?-
-Era finta, papà!- ribatte la bambina allargando le braccia come a dire "è ovvio che non ne avrei mai presa una vera". Il numero sedici scuote la testa e semplicemente espira:-Anche se era finta, sicuramente non è stata una cosa divertente-
-Avevo detto anche questo- si impunta il bambino mentre la sorella si decide a ignorarlo completamente, Charles toglie lo sguardo dalla castana e lo fa passare sul biondo che immediatamente comincia a temere ritorsioni. Il padre la fa semplice:-E tu non devi sempre seguire tua sorella, capito?-
Julia caccia fuori la lingua e fa una pernacchia al fratello che infastidito inizia a farle il solletico sul collo, dove sa che lo soffre di più. Charles alza gli occhi al cielo quando nota che i due sono coinvolti nell'ennesima zuffa fraterna.
Prende posto tra loro due e scava in ogni angolo della sua mente per trovare la tata successiva a Claudie nel marasma di nomi che si accavallano tra di loro. All'improvviso la sua mente si ricorda di quella donna in su con l'età e bisbetica di nome Greta che aveva vissuto in quella casa per nemmeno due settimane.
-Può darsi che abbiamo fatto i monelli al parco giochi- sorride Hervè mentre cerca con lo sguardo l'aiuto della sorella, la quale però peggiora solamente la situazione dopo la richiesta fatale del padre:-Ovvero? Fate i monelli in un numero imprecisato di modi, macchietta-.
Il piccolo aggrotta le sopracciglia e istintivamente domanda:-Che cosa vuol dire imprecisato?-. Il pilota spettina con una mano i capelli del biondino accanto a lui e risponde:-È quando non riesci a dire quante cose sono in modo preciso-.
-Come le stelle?- chiede Julia guardando il padre con l'espressione di chi si aspetta una risposta affermativa, anche se sa che in questo modo è riuscita a svicolare.
Il padre annuisce ma quando si rende conto che i bambini hanno trovato un modo per non discutere riguardo all'argomento tate, Charles si incupisce e guarda Julia cercando una risposta al suo quesito.
-Ho morso una bambina- bisbiglia Julia portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, il pilota chiude gli occhi e borbotta:-Ho paura di sapere chi è quella bambina, funghetto-
-Florence- sussurra Julia con un sorrisino forzato, sarebbe un nome qualunque se non fosse per il fatto che la figlia del proprietario del Buddha Bar si chiama così. Il pilota si passa le mani sul viso e prega tutti i santi che conosce che quella che è la Florence che si immagina, non è quella Florence che Julia ha morso senza un motivo valido.
-Dimmi che non è quella Florence che sto pensando- chiede Charles mentre rimane con gli occhi chiusi, la bambina non risponde ma al posto suo lo fa il fratello che pimpante esclama:-Quante Florence conosci in tutta Montecarlo?-
-E hai morso anche la tata, vero?- chiede Charles, non sa che cosa aspettarsi ma sicuramente non è qualcosa di buono e quando Julia annuisce, pensa a come avvertire Ninì di tutti i possibili attacchi a sorpresa dei gemelli ma sarebbe praticamente impossibile dato che hanno un numero molteplice di modi per far scappare la nuova arrivata.
-Posso sapere perché hai morso Florence e poi Greta? A prescindere dal motivo, non si mordono le persone! Non sei un cagnolino!- la riprende Charles, mentre la bambina sbuffa e spiega come mai abbia azzannato sia la sua coetanea che la tata.
Entrambe avevano detto delle parole di troppo sul fatto che guidasse sui kart, Greta lo faceva da quando era arrivata e Florence l'aveva presa in giro davanti alle altre bambine del Principato che giocavano in quello stesso posto.
La bambina era andata su tutte le furie, prima aveva fulminato Florence con uno sguardo ma vedendo che non si fermava era passata alle maniere forti, prima l'aveva spinta per terra e poi si era avventata su di lei mordendole un braccio.
-Scusa, papà- finisce Julia abbassando lo sguardo sulle calze antiscivolo colorate. È difficile per Charles comprendere quanto Julia si senta differente rispetto alle altre bambine della sua età, lui ci prova ma per quanto si sforzi non riesce a prevenire nessuno degli attacchi cattivi che le vengono indirizzati.
Per ora sono solo parole ma Charles ha il timore che crescendo possano diventare qualcosa di peggio. Dio solo sa che cosa passa di perverso nelle menti degli adolescenti quando vedono una persona che non combacia ai loro standard.
-Hai altre domande?- chiede Hervè stringendo l'orsetto al petto, il padre ci pensa su e dichiara:-Credo che per le prossime cinque sarà molto peggio, quindi penso sia meglio se mi raccontate i vostri disastri in cucina. Magari preparo dei popcorn-
Ciao stelline belle! Come state? Spero tutto bene.
Che ne dite delle marachelle dei gemelli? Credete abbiano tanta fantasia? Che cosa riserveranno alla nostra Ninì?
Ricordatevi di lasciare una stellina se il capitolo vi è piaciuto! Ci vediamo prestissimo
Vi voglio bene, splendete sempre.
Sempre vostra
-Teffly Straw
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top