Countryside
Le otto di sera erano già passate da un pezzo, e John Paul Jones era già in ansia.
Ansia di sera, bel tempo si spera-
Faceva così?
Stava andando il più veloce possibile, o meglio, veloce quanto quelle piccole stradine campagnole gli permettevano.
John Bonham, anche detto "Bonzo" da tutti i suoi amici, aveva deciso di affittare per un periodo una piccola casa in mezzo a campagna, vicino all'argine di un canale e contornata da campi e prati verdi. L'uomo aveva detto che sarebbe stato lontano da casa e dai suoi amici per "ripulirsi" dall'alcol e dalle droghe.
Era strano sentirlo dire proprio da lui, l'eterno ubriaco, capace di svegliarsi la mattina ed ubriacarsi subito, per poi passare tutta la giornata a bere continuamente e vivere così in uno stato perpetuo di confusione.
Bonzo era via da circa una settimana, nessuno aveva più notizie di lui, e soprattutto, nessuno sapeva dove l'uomo si trovasse, o almeno fino a quella sera.
Jonesy aveva appena finito di cenare, quando il telefono di casa squillò; rispose velocemente, con molta nonchalance, ma non appena capì chi era a parlare dall'altra parte del telefono, sentì come un ronzio nelle orecchie e un improvviso mal di testa. Confusione.
L'uomo dall'altra parte del telefono sembrava abbastanza nervoso e ansioso da come parlava, finché non confessò a John Paul di avere bisogno di aiuto. Non gli disse però che cosa era successo, cosa che lo fece preoccupare non poco.
La moglie gli lanciò un'occhiata confusa, ma John le disse solo che doveva andare e che non sapeva quando sarebbe tornato.
Infatti eccolo lì, in macchina, con i nervi tesi e le palpebre appesantite dalla stanchezza, alla ricerca della via indicata dall'amico.
Il buio era ormai calato, ma a lui non importava, doveva raggiungere il suo amico e aiutarlo.
Ecco, quella stradina sterrata con un cartello di divieto nascosto fra gli arbusti. Era lei.
John svoltò frettolosamente, facendo attenzione ai fossi che la contornavano; faceva fatica a tenere le mani sul volante dal gran che tremavano.
Davvero? Stava tremando? Perché?
Non riusciva a spiegarselo, ma probabilmente aveva solo paura per il suo amico.
Dopo aver svoltato dentro un viale alberato, si trovò davanti a una casa abbastanza carina, una piccola villetta. Senza ripeterselo, scese agilmente dalla macchina e la richiuse velocemente.
Il cuore gli batteva all'impazzata, quasi come se stesse per rompergli le costole; mentre si dirigeva a passo lesto verso la porta, prese in mano il ciondolo della sua collana.
Il suo simbolo.
Non sapeva il perché, ma quel gesto fatto quasi per distrazione lo rassicurava. Lo aiutava a gestire l'ansia quando con la sua mano tremante bussò alla porta in legno.
"Dove cazzo è il campanello?"
Attese per qualche secondo con il fiato sospeso, prima di bussare una seconda volta, questa volta in maniera più forte e chiara.
Jonesy prese un respiro profondo, doveva provare a chiamarlo. "John....ci sei?"
Nessuna risposta.
"Bonzo!" disse urlando. Sentiva l'ansia salire velocemente, sempre più pesante, aveva come la sensazione di un animale morente che gli si arrampicava sulla schiena e gli stringeva il petto.
Improvvisamente da dentro la casa si sentirono dei rumori, poi una voce confusionata dire cose incomprensibili. Jonesy si sentì subito sollevato nel sentire la voce di Bonzo, ma lo fu ancor di più quando, velocemente, un uomo alto e grande gli aprì la porta e lo abbracciò.
Era come se tutta l'ansia che aveva prima se ne fosse andata, anzi, che non ci fosse mai stata. Gli abbracci sono terapeutici. Anche se c'era una cosa da chiarire... perché Bonzo lo aveva chiamato?
"Sono felice di vederti" disse Bonzo lasciando delicatamente il ragazzo.
"Pure io, ma non mi sembra che tu abbia bisogno"
Bonzo spostò lo sguardo verso l'orizzonte, per togliere il contatto visivo. Sembrava nervoso.
"Sì invece....mi sentivo solo"
Jonesy fece un respiro profondo, cercando di non arrabbiarsi più di tanto
"E tu mi hai tenuto sulle spine per circa due ore, facendomi pensare alle cose più brutte... Solo perché ti sentivi solo?"
L'uomo più alto annuì velocemente, prima di prendere l'amico per mano e trascinarlo dentro casa. Con un gesto veloce lo fece sedere su un divanetto verde scuro, per poi posizionarsi accanto a lui in modo scomposto.
"hai tutti i diritti di essere arrabbiato con me"
"ma il problema è che io non lo sono"
Bonzo fissò subito lo sguardo su JP, e fra i due calò istantaneamente un silenzio tombale; Jonesy fece per riprendere parola, ma l'altro lo fermò in partenza.
Si guardarono negli occhi per qualche istante, prima di tornare ognuno a fissare cose diverse. Jonesy stava iniziando a trovare interessante un gatto di polvere vicino ai suoi piedi, c'era anche qualche capello in mezzo, che rendeva il tutto ancora più interessante e... Ok no, stava morendo di imbarazzo, non gli era mai capitata altre volte una situazione del genere, e non si sarebbe mai aspettato di finirci proprio con Bonzo.
Non sapeva cosa dire, aveva paura di fare qualche mossa sbagliata o di poter ferire, in qualche modo, John.
"John...in realtà c'è un altro motivo per cui ti ho chiamato qui"
Jonesy tirò un sospiro di sollievo, finalmente uno dei due aveva deciso di parlare. Il tono di voce di Bonzo, però, gli fece capire una cosa: ora che la tensione era passata, stava per arrivare la tempesta.
"Sappi che sono sobrio, non ho assunto nessun tipo di droga, anzi..." la voce di Bonzo si ruppe improvvisamente in un sussulto.
L'uomo più alto si portò una mano sul viso. Jonesy non ci stava capendo più nulla.
Bonzo stava piangendo? Non lo aveva mai visto piangere prima d'ora, ma qualcosa gli scattò dentro al cuore, un ingranaggio arrugginito che ripartiva.
Istintivamente, Jonesy prese la mano di Bonzo fra le sue.
"Arriva al punto"
Il cuore gli batteva fortissimo, così forte che gli faceva quasi male il petto. Bonzo non era da meno, si poteva sentire attraverso il polso che anche il suo battito cardiaco era accelerato notevolmente.
John si alzò leggermente, per avvicinarsi all'uomo più basso.
"il punto è questo"
Le dita di Bonzo si intrecciarono a quelle di Jonesy, mentre le sue labbra si posavano su quelle dell'altro.
Quel contatto inizialmente fu strano per entrambi, soprattutto per Jonesy che non era abituato a baciare una persona con i baffi. Non ci furono scambi di saliva o scontri fra lingue, solo un tenero bacio.
Jonesy non ci stava capendo più nulla. Gli piaceva Bonzo. Ne era certo. Gli era sempre piaciuto ma non voleva ammetterlo a sè stesso.
Dopo poco, Bonzo lasciò le labbra dell'altro, per poi arrossire quando lo sguardo di Jonesy cadde su di lui. Vedere un omone con tanto di barba e baffi arrossire, non era di certo una cosa da tutti i giorni, ma per quanto strano potesse sembrare, era davvero tenero.
Entrambi, però, avevano capito che nulla sarebbe mai stato più come prima.
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Bonzo percorse lentamente lo stretto corridoio della casa con il vassoio in mano e un sorriso stampato in volto.
I pensieri gli ronzavano in testa come se fosse dentro un nido di vespe, insetti che vanno e insetti che vengono.
Aprí la porta sul retro con il gomito, stando attento a non rovesciare il tè e far cadere le tazzine, per poi uscire dalla casetta. Non appena si girò verso il prato verde, notò immediatamente Jonesy, seduto a gambe incrociate su un telo.
Il sole era ormai calato da un pezzo, e la Luna rilasciava la sua luce lattea nel blu scuro del cielo. Avevano davvero pomiciato su quel divano per così tanto tempo?
John scese cautamente le scalette che portavano al prato e raggiunse Jonesy, che si voltò rivolgendogli un sorriso pieno d'amore.
Appoggiò il vassoio sul telo, per poi sedersi di fianco all'uomo più basso e dandogli sveltamente un bacio sulla guancia.
"John, quello che è successo stasera..."
"No, Jonesy. Se stai per dire che è stato un errore, sappi che lo è stato solo per te. Io volevo fare quello che ho fatto"
Jonesy lo guardò confuso "no, stavo per dire che è stato fantastico..."
Lo sguardo di Bonzo si riempì di felicità; quelle parole, pronunciate in quella maniera, gli entrarono nella testa e divennero un'eco, che si faceva sempre più lontana...
"Ti va di fare una passeggiata?" disse di colpo l'uomo più alto, prendendo la mano dell'altro.
"Veramente dovrei tornare a casa, sai..."
Si scambiarono degli sguardi di intesa, quelli di Bonzo pieni di speranza, e Jonesy giunse alla conclusione: "finisco il tè e poi vediamo".
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Il fruscio dei passi che si muovevano fra l'erba alta si confondevano con il respiro pesante dei due uomini. Erano quasi giunti in cima all'argine di quel grande canale, quello vicino alla casa, quando Bonzo si fermò, con lo sguardo rivolto al cielo.
La Luna quella sera era davvero magnifica, così luminosa e pallida. Anzi, tutto quella sera era magnifico. Le rane gracidavano prepotentemente, e il canto di una civetta si espandeva lungo l'argine, probabilmente veniva da uno dei pioppi presenti al disotto del cumulo di terra.
"Vorrei far durare questo momento per sempre, mi sento così bene..."
Jonesy si fermò al fianco di Bonzo e gli avvolse un braccio attorno alla vita, per poi appoggiargli il viso sul petto e sospirare.
"Sì, anche se mi sembra tutto surreale... Faccio ancora fatica a credere a quel che è successo" Jonesy si strinse ancora di più a Bonzo "non ho mai pensato a tutto questo, ma ora che mi è accaduto non lo lascerei per nulla al mondo"
Bonzo non sapeva come continuare il discorso, e aveva paura di rovinare l'atmosfera dicendo qualcosa di sbagliato o scontato, così si limitò ad abbracciare il corpo magro sotto di lui.
"Saliamo così?" chiese Jonesy.
"Se lei vuole, signorino" rispose Bonzo con una risata e iniziò a muoversi, cercando di sincronizzare i suoi passi con quelli dell'amante.
Stavano camminando abbracciati, ridendo, o almeno, cercavano di muoversi nel miglior modo possibile, provando a non inciampare l'uno nelle gambe dell'altro. "Dai! Siamo quasi arrivati" urlò Jonesy cercando di sovrastare le risate dell'altro. Bonzo, però, inciampò nelle sue stesse gambe e si trascinò dietro anche John, atterrando sopra di lui e schiacciandolo.
Il più alto si sollevò velocemente, scusandosi, ma giurò di aver intravisto qualcosa negli occhi di Jonesy.
Sbaglio o quello era un lampo di lussuria?
Bonzo decise di fare qualcosa che non aveva mai fatto, provare a stuzzicare un uomo.
Era stato con abbastanza groupie, sapeva come facevano per far perdere la testa a qualcuno, ma non sapeva come imitare i comportamenti senza sembrare una caricatura, così passò sveltamente all'opzione "Robert".
Erano fermi, uno sopra l'altro, entrambi eccitati.
"Bonzo?" Jonesy aveva toccato una nota alterata, assumendo un tono più alto. John si sedette a cavalcioni sull'altro e iniziò a muoversi lentamente. Jonesy provò ad alzare le braccia, ma l'amante gli bloccò i polsi contro il terreno.
JP gli rivolse uno sguardo malizioso, capendo che non era il solo a volersi divertire quella sera.
"Non sai da quanto tempo ti desidero" sussurrò Bonzo, spostando la presa della mano dal polso magro del compagno fino al collo, dove gli slacciò velocemente la collana e se la mise in tasca.
John iniziò a lavorare per togliere la camicia a Jonesy, che sentendo la pelle entrare a contatto con l'umidità di quella notte d'agosto lo fece rabbrividire. Gli fuggì un gemito strozzato quando Bonzo gli leccò un capezzolo, lasciandogli una scia di saliva dal petto al collo.
Il più alto continuava a muoversi lentamente, sentendo che Jonesy sotto di lui aveva già un'erezione piena. "Baciami, ti prego" supplicò l'uomo in basso, prendendo il viso dell'altro fra le mani; Bonzo non se lo fece dire due volte e baciò subito l'amante, incontrando le sue labbra e la sua pelle calda.
Era un bacio bagnato e scomposto, si mordevano la lingua, le labbra... Sembrava più uno scontro di denti che un bacio in sé per sé, ma a nessuno dei due importava più di tanto.
Approfittando della situazione, Bonzo mosse velocemente una mano verso il basso ventre di Jonesy e gli aprì la cerniera dei pantaloni. Ci fu un attimo di confusione da parte del più basso, che lasciò le labbra del compagno.
Bonzo non capiva perché fosse tanto confuso, ma decise comunque di continuare con il suo lavoro, così trascinò lentamente la mano dentro alla biancheria intima di Jonesy e tirò fuori l'erezione. L'espressione di JP da confusa si trasformò velocemente in piena di piacere. Quelle guance arrossate e illuminate leggermente dalla luce della Luna facevano impazzire Bonzo, il quale aumentava sempre di più il ritmo del polso.
Si baciarono di nuovo, questa volta però fu più corto, perché l'uomo più alto si spostò velocemente a baciare il collo dell'amante, poi il petto; gli passò la lingua sulle costole della parte sinistra, poi scese e si soffermò sul fianco. Jonesy stava ansimando pesantemente, con una mano stringeva un ciuffo d'erba, mentre l'altra era adagiata sul collo di John.
Bonzo scese ancora, spostandosi dal fianco al basso ventre, fino ad arrivare al membro. Non aveva mai fatto una cosa del genere, ma un'idea su come procedere ce l'aveva, così prese in bocca la punta dell'erezione, facendo scappare un urletto soffocato all'amante.
La mano di Jonesy si spostò leggermente sulla nuca dell'altro e gli afferrò i capelli, ma senza tirare.
Bonzo iniziò ad accelerare il ritmo, mentre JP gemeva e urlava il nome del compagno. Gli avvolse le dita fra i capelli, mentre l'orgasmo gli si accumulava nel petto e scendeva, passando per l'esofago.
"cazzo, John- ci siamo..." Jonesy iniziò a contorcersi, stava per venire, e John fece appena in tempo ad alzarsi, in modo che non gli venisse in bocca.
Quando l'orgasmo fu smaltito per bene, JP si pulì con un fazzoletto usato gentilmente offerto da Bonzo e si mise a posto i pantaloni.
Assieme si sdraiarono di nuovo, uno affianco all'altro, soddisfatti e felici per quello che era appena successo. Si guardarono attraverso i fili d'erba per qualche minuto, loro due non avevano bisogno di tante parole per capirsi. Bonzo prese la mano di Jonesy fra le sue, ed entrambi si voltarono verso il cielo a guardare le stelle, con la felicità negli sguardi.
Fine.
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Ciao a tutti! *schiva la frutta e la verdura*
Scusate per l'assenza, ma fra esami, verifiche e interrogazioni, quest'estate avevo voglia di una pausa.
Sì, shippo questi due assieme.
Avevo in bozza questa one shot da tipo... Maggio(?) grazie a un sogno che ho fatto durante la quarantena, ma l'ho pubblicato solo adesso.
Ehhmm *schiva i pomodori* saltando le questioni politiche, spero vivamente che sia stato di vostro gradimento e vi auguro buon proseguimento! Addio- *scappa inseguita dalla folla con i forconi*
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