Ussr x Third Reich - request

Proposto da: Musa_09
Ship: Ussr x Third Reich
Rating: rosso
Gender: boy x boy
Punto di vista: 1^ persona (Third)
Idea: angst sulla Seconda Guerra Mondiale

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Faceva freddo quella mattina, ne sono abbastanza sicuro, anche se era già qualche giorno che stavo rinchiuso nel mio grigio e spettrale bunker sotterraneo, solo con i miei più fidati generali e ciò che restava della mia famiglia. Come sapevo che faceva freddo? Lo sentivo, nelle ossa e nel cuore, perché era così che doveva andare, era così che quello che avevo costruito doveva distruggersi: con il freddo, per punire il fuoco con cui avevo bruciato così tante persone.
Mi lasciai cadere silenziosamente sulla mia poltrona, dietro alla scrivania piena di fogli, cartellette e mappe piene di frecce rosse e blu. Le osservai per qualche secondo, perso nei miei cupi pensieri, senza vederle davvero, quindi estrassi con un clic della fondina la pistola e la appoggiai davanti a me, con la canna girata verso la porta serrata del mio ufficio. Non me ne sarei andato, abbandonando i miei ideali, senza aver portato qualche sporco alleato con me giù all'inferno.
Passi pesanti scesero le scale metalliche del corridoio, facendo risuonare il tonfo di un fucile che probabilmente teneva in spalla. Strinsi i denti, il respiro che si velocizzava per l'ansia. L'uomo arrivò alla mia porta e iniziò a bussare con forza, urlando - Apri e arrenditi! Ormai è finita per voi! -
Rimasi immobile, senza rispondere, mentre altre persone si radunavano correndo e iniziavano a battere sempre più prepotentemente contro la spessa lastra d'acciaio per sfondarla.
L'Armata Rossa era arrivata per me.
Afferrai il calcio della pistola: stavo per morire.
Secondo alcuni filosofi prima di andarsene una persona rivive tutta la sua vita. Per me non fu così: nella mia mente, davanti ai miei occhi, si manifestò il ricordo di un'unica sera, l'unica che avevo cercato di seppellire nel mio cuore spezzato.

***

Ero ubriaco, lo eravamo entrambi.
Forse era questo il motivo per cui non mi ero ribellato, forse era un altro, più profondo e che non volevo ancora ammettere.
Sta di fatto che un attimo prima brindavamo al nostro nuovo accordo e l'attimo dopo eravamo chiusi nella sua stanza a baciarci. Le sue labbra erano calde e la sua bocca sapeva di vodka, e mentre io mi concentravo su questi dettagli lui mi spingeva sul letto e schiacciava il mio corpo sotto al suo, che era bollente. Io accolsi tutto quel calore allacciando le gambe intorno ai suoi fianchi, ignorando le fondine delle pistole, mentre Ussr continuava a baciarmi le labbra, il collo e il petto che i bottoni slacciati della mia camicia lasciavano scoperto. Un piccolo gemito sfuggì dalle mie labbra e iniziai a slacciargli la giacca della divisa. In poco ci togliemmo a vicenda il resto dei vestiti, come se stessimo aspettando impazientemente quel momento da tempo.
Ancora una volta Ussr approfittò della mia distrazione per fare un passo avanti: mentre io mi perdevo nel piacere che i suoi morsi sul collo mi davano infilò due dita dentro di me e cominciò a muoverle pigramente. Io venni scosso da un brivido e per un attimo cercai di allontanarmi, ma poi ripresi il controllo e mi concentrai semplicemente sul rilassarmi, cosa non facile, perché ogni volta che tornavo a respirare regolarmente lui faceva un movimento più profondo o aggiungeva un altro dito e io sobbalzavo gemendo.
Dopo un po' di quella dolce tortura iniziai a rompermi il cazzo e gli battei una mano sulla spalla - Vai oltre o giuro che me ne vado, comunista bastardo -
Lui sorrise, anzi, lui ghignò e sostituì alle dita il suo membro per accontentarmi. Di nuovo venni preso da un profondo tremito e sentii il fiato che mi si bloccava nei polmoni, nonostante Ussr fosse completamente immobile proprio per permettermi di abituarmi.
Dopo qualche minuto lo strinsi di più a me e lui colse il segnale, cominciando a muoversi con calma, senza fretta. Io mi piantai i denti nella lingua per non emettere neanche un suono, ma il rossore sulle mie guance e il resto del mio corpo tradivano quanto mi piacesse tutto quello.
Ussr aumentò la velocità sempre con quell'estenuante calma che logorava la mia pazienza e mi mandava fuori di testa, anche se in quel momento non ero in grado di lamentarmi, al contrario.
Lo strinsi a me quando raggiunse il culmine e nascose il viso nel mio collo, quel suo magnifico corpo scosso da tremiti. Lo tenni tra le mie braccia finché non si rilassò, anche perché nel mentre ero venuto anch'io.
Ussr uscì da me e si sdraiò al mio fianco, passandomi le braccia intorno ai fianchi per avvicinarmi a lui. Io lo guardai riprendendo fiato e gli appoggiai una mano sulla guancia per accarezzargliela. Lui sorrise dolcemente e girò la testa di lato per baciarmi le dita e il palmo, poi risalì verso l'interno dell'avambraccio e la spalla...

***

Di colpo il ricordo svanì, come se mi fossi svegliato da un sogno ad occhi aperti. Alzai gli occhi dalla scrivania alla porta e mi resi conto che stava per saltare. I cardini scricchiolavano e il centro della lastra, dove battevano ripetutamente, si era piegato verso l'interno. Avevo pochi secondi, un minuto al massimo, poi sarebbero entrati e io avrei iniziato a sparare tutti i colpi che avevo nella rivoltella prima di soccombere, o almeno era il piano che avevo ideato quando mi ero rinchiuso lì.
Ma ricordare quella serata mi aveva cambiato qualcosa dentro.
Deglutii, dei brividi gelati che mi scendevano lungo la schiena facendomi venire la pelle d'oca. Ero terrorizzato dalla nuova idea che mi stava risalendo lentamente nella testa come un serpente, eppure era quella giusta, ne ero sicuro. Per la prima volta nella mia vita sapevo esattamente come fare la cosa giusta.
La porta cedette con uno stridio, aprendosi in due e sulla soglia apparve lui, Ussr. Era esattamente come lo ricordavo, anche se il suo viso era sfocato per colpa delle lacrime che scendevano dai miei occhi. Sorrisi, sussurrai un - Ti amo - o forse lo dissi ad alta voce, era tutto troppo confuso e lontano, quindi girai la canna della pistola verso la mia testa e tirai il grilletto.
Anche il proiettile era freddo, come un cubetto di ghiaccio.
Anche il resto del mio corpo divenne freddo.
Anche l'inferno è freddo.

[Spero sia abbastanza angst, non ne ho scritte molte così e quindi sto ancora imparando :3]

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