America x Giappone - request

Proposto da: Kistune_Chan
Ship: America x Giappone
Rating: rosso
Gender: boy x girl
Punto di vista: 1^ persona (Giappone)
Idea: dopo la bomba di Hiroshima America cattura Giappone per portarla in salvo (quello che ho scritto non è tutto storicamente corretto ma vabbè-)

~~~

Sentivo caldo, un caldo terribile che pulsava alle mie spalle e si espandeva velocemente metro dopo metro. Non mi fermai, continuando a correre, perché sapevo che quel calore era la cosa da cui papà aveva cercato di proteggermi quando mi aveva ordinato di andare nel bosco e non girarmi mai.
Finalmente iniziai a vedere il limitare degli alberi e con un ultimo balzo feci per uscire all'aperto e mettermi al sicuro, ma due mani mi afferrarono per la vita e mi strattonarono indietro facendomi schiantare contro un tronco.
Subito mi rannicchiai su me stessa con il respiro spezzato dalla botta e raggiunsi il coltello che avevo nascosto sotto il vestito con la punta delle dita - Chi sei?! Cosa vuoi?! -
- Stai calma micia, ti ho salvata - rispose il giovane soldato mentre si sistemava il fucile in spalla - Abbiamo messo delle mine intorno al bosco, ti saresti fatta esplodere. Ora andiamocene in fretta, non abbiamo molto tempo - mi prese per un braccio e iniziò a trascinarmi via, ma io ringhiai e feci per piantargli il coltello nella schiena. Se ne accorse all'ultimo e, con una delle imprecazioni più volgari che avessi mai sentito, mi tolse l'arma di mano e mi prese in spalla come se fossi un sacco - Stai buona, sto cercando di portarti al sicuro! -
- No! - gli tirai dei pugni sulla schiena per liberarmi - Non voglio essere salvata da te! Sei un nemico! Lasciami! -
- Ti prego - aggiunse, ignorando la mia sfuriata - Dobbiamo scappare - la sua voce si incrinò sull'ultima sillaba, rivelando la stanchezza e l'urgenza che aveva dentro, quindi decisi si smettere di ribellarmi e lasciarmi trasportare dalle sue braccia forti e sicure.
Dopo una lunga camminata in mezzo al bosco arrivammo ad un piccolo accampamento e finalmente il soldato mi mise giù, solo dopo avermi bloccato i polsi con un paio di manette - Ecco qua... grazie per avermi ascoltato -
- Di niente - risposi agitando la coda nervosamente, non sapevo cosa avrebbe potuto farmi mentre ero lì, ero pur sempre una prigioniera e il coltello, il mio unico asso nella manica, aveva fallito subito.
Lui sembrò leggermi nel pensiero con una semplice occhiata - Tranquilla, se tu non farai niente a me, io non farò niente a te... mi basta tenerti ammanettata per sicurezza, almeno fino a quando non arriveremo alla base principale - si sedette per terra e accese un fuoco con l'accendino, quindi tirò fuori qualche scatoletta di cibo - Vuoi? Hai fame, micia? -
- Non voglio niente da te! Sei un nemico! -
Sospirò - Come vuoi - si mise a mangiare tranquillo e sentendo il profumo di carne il mio stomaco si mise a brontolare, ma non volevo dargliela vinta.
Quando ebbe finito si accese una sigaretta e si mise a fumare.
- Come ti chiami? - chiesi, ero sempre stata una ragazza iperattiva e quel silenzio mi stava annoiando a morte.
- America - rispose tranquillo porgendomi il pacchetto per offrire anche a me una sigaretta.
Scossi la testa - No, grazie. Io sono Giappone -
- Bel nome - sorrise rimettendo tutto via - Anche se ormai per me resti micia -
Alzai gli occhi al cielo appiattendo le orecchie - Che ci facevi qua? Mi sembra un po' strano che per puro caso un soldato americano si sia trovato nella mia strada... -
- Scusa, ma questi non sono affari tuoi - piantò i suoi occhi blu nei miei e mi rannicchiai ringhiando piano - Dovevo controllare il funzionamento di una nuova arma per poterla riutilizzare ancora e mettere finalmente fine a questa dannata guerra -
Brontolai appena e mi strinsi le ginocchia al petto avvolgendomi intorno ai piedi la coda. America sospirò e spense il fuoco per poi togliersi la giacca e alzarsi - Dormi, domani ci dobbiamo mettere in viaggio per andarcene da qua. Se vuoi c'è un sacco a pelo per te qua dentro - si infilò nella tenda e si sdraiò sulla sua brandina crollando in poco a dormire.
Mugolai nervosa e mi rannicchiai sotto la coperta abbandonata a terra provando a riposare, per il momento tentare una fuga era del tutto inutile visto che ero ammanettata e non avevo nessun posto dove andare. E poi, quel soldato non sembrava troppo male.

***

Era passato qualche giorno e ci mancava poco ad arrivare al campo principale di America. Durante il viaggio lo avevo conosciuto meglio e senza neanche accorgermene ero arrivata ad ammirarlo, anche perché mi aveva parlato di quello che stava facendo mio padre in quella guerra, degli alleati che si era trovato, e avevo iniziato a sperare che crollasse, non perché non gli volevo bene, al contrario, ma perché quello spargimento di sangue doveva finire.
In poche parole, mi ero presa una cotta per quel soldato nemico e una sera non riuscii più a nasconderla.
Mi svegliai nel mezzo della notte con una terribile sensazione di vuoto nella pancia, una specie di dolore che mi artigliava il ventre e mi mozzava il respiro. Mi sollevai dalla brandina su cui dormivo e scivolai lentamente verso America per poterlo scuotere - America-san? Ame? -
Lui aprì un occhio e sbadigliò mettendosi seduto - Che succede, micia? Qualcosa ti dà fastidio? -
Scossi la testa piegando la coda in un ricciolo - Mi fa male qua - mi indicai la pancia e subito lui mi toccò lo stomaco brontolando preoccupato - Hai mangiato qualcosa di strano? È arrivato quel periodo del mese? Merda, lo sapevo che dovevo controllare il livello di radiazioni quando ti ho trovata... -
- No... è un altro problema - sollevai il lenzuolo che lo copriva e mi sedetti sul suo bacino, passando lentamente le mani sul suo petto nudo.
Si lasciò sfuggire un mugolio sorpreso e mi bloccò i polsi - Cosa diavolo stai facendo? - lo disse con calma, ma il suo tono fermo mi fece capire che pretendeva subito una risposta.
- Ti prego, America-san... mi fa tanto male - misi il broncio, in fondo era vero, anche se una parte di me lo faceva solo per quello che provavo per lui.
- No micia, dopo rischiano di succedere dei casini - ribatté, anche se non sembrava più convinto come prima. Mise le mani sui miei fianchi per spostarmi e una scarica di calore attraversò il vuoto nel mio ventre facendomi sussultare - Ame, ti prego!~ -
Sospirò e si passò una mano sul viso, quindi annuì - Va bene... -
Mi gettai tra le sue braccia, che subito mi accolsero in un abbraccio, e appoggiai le labbra bollenti sulle sue cercando disperatamente un po' di conforto, anche perché non avevo la più pallida idea di come fare sesso.
Per fortuna c'era lui a guidarmi, le sue mani scesero lungo tutto il mio corpo, come se volessero memorizzare ogni centimetro di pelle, quindi mi sfilò con pochi gesti il vestito e catturò le mie labbra in un altro bacio.
Rabbrividii sentendomi completamente persa, sapeva esattamente cosa fare e quando, chissà con quante altre persone era stato prima di me per diventare così bravo. Quel pensiero mi fece intristire appena, ma poi sentii le sue dita che affondavano nelle mie cosce mentre mi mordeva il collo e gemetti con la mente di nuovo annebbiata.
Con estrema delicatezza si fece strada tra le mie gambe ed entrò in me, centimetro dopo centimetro, finché i suoi fianchi aderirono perfettamente al mio sedere.
- Tutto ok? - mormorò nel mio orecchio mordendolo appena e rimanendo fermo per darmi il tempo di abituarmi. Presi un profondo respiro per controllare il dolore e annuii muovendo la coda a scatti.
Sorrise dolcemente appoggiando le labbra sulla mia spalla nuda e mi prese per i fianchi muovendosi lentamente. Iniziai di nuovo a tremare e sussurrai il suo nome cercando di controllare le ondate di calore che salivano dal mio ventre in tutto il mio corpo.
Aumentò la velocità e le mie braccia si strinsero intorno al suo collo per tenersi mentre inarcavo la schiena senza fiato. Una sua mano salì a sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ad asciugare le lacrime di piacere che mi imperlavano gli occhi.
Improvvisamente diede un colpo più deciso trovando un mio punto sensibile e gemetti ancora, affondando gli artigli nelle sue spalle venendo e facendo venire anche lui con una piccola imprecazione. Rimase qualche secondo fermo riprendendo fiato, quindi uscì da me e mi fece sdraiare mentre lui si alzava e si sistemava i vestiti.
- America-san, dormi con me - mugolai facendogli spazio sotto il lenzuolo e guardandolo con i miei occhioni dolci.
Ridacchiò e si passò una mano tra i capelli per poi tornare da me e stringermi forte - Come vuoi, micia -

[Idiozia colossale qua avanti, vi ho avvertiti :3 (non c'entra praticamente niente ma shhhh, lasciate fare la vostra amichevole scrittrice di quartiere)]


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