Independence Day - 4 luglio
America rientrò a casa presto, quella sera. Si chiuse la porta alle spalle, lasciò cadere le chiavi nella ciotolina accanto all'ingresso e, senza curarsi di accendere le luci, raggiunse il divano. Si sdraiò a pancia in giù, con la testa affondata nei cuscini, un peso enorme che gli premeva sul petto rendendogli difficile respirare.
Quello era il giorno del suo compleanno; aveva cominciato la mattinata sperando in un fantastico spettacolo con i fuochi d'artificio e una festa sfrenata, era andato a pranzo realizzando che forse una serata in un locale con i suoi amici era più realistica, aveva continuato il pomeriggio accontentandosi anche di una torta e qualche regalo, ma al ritorno dal lavoro aveva dovuto affrontare la crudele realtà: a nessuno interessava il fatto che compisse gli anni. Nessuno aveva intenzione di portare una torta con su scritto "Auguri" e 244 candeline, nessuno voleva passare la serata in sua compagnia.
Con un sospiro si alzò, prese da un armadietto in cucina una merendina e la scartò. Quindi tornò a sedersi sul divano, strinse il dolcetto tra le mani e con la voce rotta cominciò a cantare - Tanti auguri a me... tanti auguri a... me... ci son lacrime nella glassa... tanti auguri a me -
Stava per affondare i denti e la sua disperazione in quei grassi zuccherosi quando il cellulare squillò. Lo prese dalla tasca della giacca e rispose schiarendosi la gola - Pronto? -
- Hey, America! Come va? Ho chiamato per farti gli auguri, buon duecentoquarantaquattresimo compleanno! - rispose Bea con un tono allegro.
Il ragazzo sentì un nuovo groppo in gola - Grazie... sei l'unica a cui interessa del mio compleanno, nessuno se n'è ricordato... -
- Dici sul serio? Neanche Russia? -
Scosse la testa - No... ha detto che aveva da fare e se n'è andato quasi subito... -
- Mi dispiace un sacco, Ame... scusami un secondo, ho una chiamata sull'altra linea - la ragazza sparì con un bip e America rimase ad aspettare che tornasse, in silenzio, cercando di non rimuginare troppo sulla giornata. Dopo pochi minuti Bea riprese la conversazione con un - Eccomi -
- Tutto bene? -
- Sì, tranquillo! - il suo tono sembrava ancora più allegro di prima, come se non le importasse della sofferenza interiore di America - Ho solo ricevuto un... come dire... aggiornamento? Ora ti lascio che devo proprio scappare -
- Oh... ok... -
- Tirati su il morale, Ame! Non puoi mai sapere cosa ti riserva il futuro - e mise giù ridendo. America sbuffò, riflettendo sull'ultima frase della ragazza: sapeva benissimo cosa gli riservava il futuro, ore di buia autocommiserazione in cui cercava di accettare il fatto che non avesse nessuno che gli volesse veramente bene. Lanciò il telefono all'indietro sui cuscini del divano, si alzò e decise che si sarebbe fatto un bel bagno, per poi ingozzarsi di gelato al caramello. Quel rimedio funzionava sempre.
Stava per salire le scale quando bussarono alla porta. America tornò sui suoi passi, andando ad aprire e chiedendosi "Avevo qualche spedizione in sospeso di Amazon che non ricordo?"
Ma, in piedi sul suo zerbino, non c'era uno dei fattorini della grande compagnia, bensì un ragazzo che quella mattina aveva detto di avere troppo da fare per pensare al suo compleanno. Eppure, eccolo lì, con un sorriso beffardo e un - Sorpresa! - sulle labbra. Dietro di lui c'erano la famiglia di America e le persone a cui lui più teneva, con una torta colorata e decine di pacchetti regalo.
Il ragazzo rimase immobile, gli occhi spalancati e le braccia abbandonate lungo i fianchi. Russia, vedendo che non reagiva, si tolse lo stupido cappellino di carta da sopra l'ushanka e chiese un po' preoccupato - Ehm... Ame? Ti abbiamo fatto una festa a sorpresa, non sei contento? -
- Se sono contento?! - sbraitò il festeggiato, per poi saltargli in braccio e stringerlo fortissimo - SIETE DEI COGLIONI, PENSAVO VI FOSTE DIMENTICATI DEL MIO COMPLEANNO -
Scoppiarono tutti a ridere, mentre Inghilterra commentava - Non so gli altri, ma io di sicuro non potrei mai dimenticare questa data, bloody hell, ci ho perso una guerra! - e giù un altro scroscio di risate.
Ci fu una festa bellissima, organizzata da Giappone e Francia, a cui tutti avevano contribuito: Italia si era occupato della torta, South Korea della musica, Germania e Canada delle decorazioni, Nuova Zelanda e Australia della fauna esotica. E, per concludere in bellezza, Russia si era anche procurato da un vecchio magazzino del KGB alcuni fuochi d'artificio, che vennero sparati nel cielo a notte inoltrata.
America dovette ricredersi sulle parole di Bea: il futuro gli aveva davvero riservato una bella sorpresa. E con questo pensiero in mente e un sorriso felice in volto appoggiò la testa sulla spalla di Russia, lasciandosi abbracciare dal ragazzo, mentre le stelle venivano inondate di scintille bianche, rosse e blu e sui festoni mossi dal vento si leggeva Independence Day.
[HO SCRITTO UNA STORIA SENZA PROBLEMI! SONO GUARITA, ODE A QUESTO GIORNO GLORIOSO! L'ho sempre saputo che le cose america-relazionate hanno un effetto miracoloso su di me UwU]
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