Epilogo: Prima parte
Poco dopo la sua morte, la polizia giunse sulla scena del crimine accompagnata da uno stuolo di paramedici.
Lexi sentì quelle presenze attorniarla, ma non si smosse continuando a stringerlo in quell'abbraccio avvilito e bisognoso di riscoprire ancora il suo calore, che però l'aveva abbandonato. Il corpo diventava freddo minuto per minuto.
Alla fine dovettero trascinarla via con la forza, ergendosi al di sopra delle sue proteste mentre ella continuava a dimenarsi e a tendere la mano verso di lui, per un'ultima carezza, un ultimo contatto ma la polizia stava già stendendo un telo bianco sopra il cadavere, nascondendo il suo viso.
Lexi non l'avrebbe mai più rivisto.
Due giorni dopo...
"Io...credo che andrò di là" furono le parole che biascicò Henry, pronunciate mentre si dileguava; lo sguardo assente, il nodo della cravatta allentato. Avevano appena fatto ritorno dal funerale, Lexi lo osservò mentre percorreva il corridoio a passi strascicati fino al suo studio, nella quiete malata che da giorni si era impossessata della casa.
La quiete ostile sorta dopo la vacanza a Malibù era stata spodestata in favore di quel nuovo tipo, che come un morbo avvelenò la famiglia, corrose i loro animi.
Erano due giorni che quella casa non conobbe più un sorriso, ma soltanto lacrime amare e afflizione in un connubio talmente tetro da trasformare il silenzio in una trappola asfissiante, nel quale ogni minimo rumore risaltava dolorosamente.
Quelle mura non avrebbero più accudito la presenza riservata di Eddie.
Ancora sulla soglia, Rudy si rianimò da quello stato di trance levandosi la giacca precipitosamente per poi farla cadere con noncuranza a terra mentre si recava a grandi falcate in cucina. Maya dietro di lui, avvolta dal suo semplice abito nero si accinse a raccogliere l'indumento seguendo suo fratello. Misurava la stanza a grandi passi, aprendo e chiudendo gli sportelli della credenza con malaugurata irruenza, facendo tremare tutto il mobilio. Poi finalmente in un antro trovò una bottiglia di whiskey e ne versò abbondantemente in un bicchiere. Sotto gli occhi delle due ragazze, mestamente in piedi e a debita distanza, trangugiò la bevanda tutto d'un fiato.
Gocce bronzee colavano lungo gli angoli della sua bocca, ma si affrettò ad asciugarle con il dorso della mano.
Sbatté con foga il bicchiere sull'isola prendendo ad allentarsi il nodo della cravatta, la pelle del collo arrossata...era un fascio di nervi.
"Lo sai" proruppe versandosi ancora da bere. "Questa è tutta colpa tua"
Lexi perse un battito.
"Rudy" lo ammonì Maya sedendosi su uno sgabello, la voce arrochita reduce dal pianto.
"No! Non resterò zitto un minuto di più." puntò il dito della mano che reggeva il bicchiere su Lexi, nella sua inquietante staticità rimase oltre il tavolo a fissarlo. "Da quando ti sei insinuata di nuovo nella sua vita non hai fatto altro che combinare guai" ringhiò a denti stretti.
"Basta" mormorò Maya chiudendo gli occhi per impedire alle lacrime di rigare ancora il suo volto
"Ti sei portata dietro i tuoi torbidi peccati ed è stato lui a pagare al posto tuo!"
"Basta!"
"Dovevi morire tu! Non lui!"
"Rudy smettila!" sbraitò sua sorella alzandosi di scatto, in un eccesso di ira incontrollato. Il ragazzo la ignorò e prese un altro sorso, fiondando lo sguardo nel liquido che sciabordava lungo le pareti del bicchiere.
"Pensi che lei non stia soffrendo già abbastanza?"
Emise un verso di scherno. "Onestamente no, Maya"
"Dannazione! È morto tra le sue braccia!" strillò gesticolando concisamente.
La presa sul bicchiere divenne più stretta e in un lampo impulsivo, Rudy lo scagliò contro il muro dietro di Lexi.
"PER COLPA SUA!"
Si fissarono un momento senza dire nulla, Maya rabbrividì nel vederlo in quello stato, poi Rudy si passò le mani sul viso voltandosi verso il lavello a cui si aggrappò.
"Non pensavo mi odiassi così tanto" mormorò la mora, uscendo dal suo ruolo di spettatrice composta e religiosamente silenziosa. La schiena fasciata dalla camicia bianca fu scossa da un tremito, provocato da una rauca risata isterica.
"No" biascicò raddrizzandosi per prendere un nuovo bicchiere dalla credenza. "Non ti odio, non potrei, lui ti amava così tanto." si girò nella sua direzione facendole scivolare sotto il naso un bicchiere finemente intagliato e adornato da delle mezzelune.
Lexi lo osservò aggrottando le sopracciglia e lo prese prudentemente in mano.
"Ma questo..."
"È un bicchiere del Red Moon? Presumo di sì, l'ha portato con sé da Tijuana."
"Ma è scheggiato, perchè tenerlo?" fece presente mentre passava il dito sopra l'avvallamento creato dal frammento mancante.
"A lui andava bene così."
Lexi si allarmò fece un passo indietro con le pupille tremolanti e gli occhi sbarrati scrutando quell'oggetto come se fosse maledetto.
"Adesso però vattene e non tornare più" Aggiunse serrando la mascella e sfoggiando la più austera delle sue espressioni.
I tre si scambiarono uno sguardo, poi Lexi annuì e lentamente indietreggiò fino alla soglia del corridoio.
"Per quanto possa valere: mi dispiace tanto"
"Non sono queste le parole che Eddie avrebbe voluto sentire."
Abbassò lo sguardo, corrugando la fronte e una volta per tutte uscì da quella casa. Non vi avrebbe mai più fatto ritorno e stranamente il pensiero le fece provare un vuoto.
[...]
Un tuono percosse il cielo sopra di lei.
Vagò a lungo senza meta prima di spingersi verso il cimitero, di nuovo. Lo scalpiccio sull'acciottolato del vialetto fu l'unico suono percepibile in quella distesa di lapidi che punteggiavano il terreno. Intanto il cielo di Sacramento si era annuvolato, come se avesse vestito i panni del cordoglio, in un'ardita coincidenza. Lexi si strinse le braccia al petto, reggendo ancora quello stupido ma significativo bicchiere scheggiato mentre raggiungeva la sua tomba.
Dov'era il suo dolore? Perché aveva smesso di piangere? Doveva soffrire molto di più. Perché vigeva in quello stato di impassibile insipida vagabonda senza distorcere i lineamenti in un'espressione vagamente angustiata.
Era diventata così disumana da non provare più niente?
Dopotutto i suoi genitori avevano ragione. C'era qualcosa di contorto, sbagliato addirittura malato in lei e negarlo non l'aveva dissipato.
Eddie aveva sacrificato la sua vita per lei, per amore. Ma lei? Lo amava?
Voleva farlo, lo voleva con tutta sé stessa.
Ma sentiva che non ne era in grado.
Era troppo grande per salire su un pony.
Ma sentiva anche che se mai fosse esistita - in questa arida distesa che era il mondo - una persona che lei avrebbe potuto amare, quella era una sola, ed era Eddie.
"Se solo avessi avuto più tempo..." mormorò mentre il cielo ruggiva ancora in un altro sconquassante tuono. Piccole goccioline presero a picchiettare sulla terra, sempre più velocemente scivolando sulla lapide di marmo grigio. La pioggia si fece sempre più fitta tant'è che in breve tempo Lexi si trovò inzuppata dalla testa ai piedi, ma rimase lì.
"E tu, Cielo infinito e immortale, dall'alto dei mondi sereni, inondi di un pianto questo atomo opaco del Male"
Anche il cielo lo piangeva.
La sua mano dalla presa ferrea strinse i bordi freddi e bagnati della lapide. Recitava Eddie Miller a caratteri cubitali.
"Nella speranza di amare il tuo ricordo, ti devo almeno questo"
15/08/2022
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