Capitolo 9 - Covo
"IO LO SAPEVO!" sorrideva con l'aria di chi la sa lunga, il braccio ancora teso in avanti, gli occhi incollati allo scaffale che si apriva su una stanza da cui proveniva una fredda luce bluastra e soffusa. Eddie con gli occhi sgranati rimaneva pietrificato in piedi con del caffè in un bicchiere da mezzo litro e una manciata di fogli alla rinfusa tra le braccia. Lo sguardo incollato alla ragazza a qualche metro da lui che si crogiolava nella sua nuova scoperta.
"Questa è violazione di domicilio." puntualizzò rimanendo ancora immobile come uno stoccafisso. Ma Lexi lo ignorò passandogli accanto e cominciando ad armeggiare con lo scaffale a mo' di porta che si apriva e si richiudeva con un cigolio estremamente rumoroso. Le luci dei lampioni stradali filtravano nella sala seminterranea tramite le finestre dai vetri smerigliati, l'abat-jour posto vicino alle scale emanava un'altrettanta luce calda ma meno tenue. L'ambiente rimase tuttavia sepolto in una penombra notturna. I libri, i fogli, le pagine bagnate da quel bagliore apparivano ingiallite dal tempo, catapultati nell'ottocento di uno studio vittoriano.
"MA CHE FIGATA!" strillò con gli occhi che per poco non le uscirono fuori dalle orbite. Muoveva avanti e indietro quella pseudo porta, che scivolava coprendo la stanza all'occhio estraneo, nascondendola.
"Quindi è qui che dormi, dove non posso tenerti d'occhio. Cos'è la mia vista ogni mattina ti ripugnava?" Eddie entrò rapidamente nel suo covo posando il materiale che aveva in mano e le scoccò un'occhiataccia riemergendo daccapo, afferrando lo scaffale in movimento con entrambe le mani. "Smettila di urlare, stanno tutti dormendo."
"Come si sblocca la porta? C'è un meccanismo nascosto o si tira il solito libro come nei film? Oppure non si chiude affatto? Ma no, se qualcuno vi si appoggiasse addio segreto" blaterava un mucchio di domande e considerazioni, senza scollarsi da lì. Eddie sospirò mostrandole come dietro una piccola pila di libri posti in orizzontale ci fosse una maniglia particolare.
"Ah" rimase un lungo istante e fissare il meccanismo.
"È una semplice porta." constatò ricominciando ad aprirla e chiuderla ripetutamente. Eddie torreggiava su di lei, poche decine di centimetri di distanza separavano i loro corpi, il suo profumo speziato si mescolò a quello di libri vecchi e nuovi.
Snervato da quel cigolio posò una mano sul suo polso. Lexi sollevò lentamente gli occhi su di lui, fissandolo dal basso priva di qualunque smorfia usuale.
"Perchè non stai dormendo?" sibilò con la sua voce roca, le ricordava un serpente. Piena d'arguzia, lenta, schiacciata. Non sapeva descriverla, dentro di lei, quando ci pensava, non trovava parole abbastanza adeguate e improvvisamente nessun vocabolario per quanto gremito di termini sembrava adeguato per...lui.
"E perché dovrei?" la ragazza incrociò le braccia al petto con aria sfacciata. Eddie non parve accettare il guanto dello scontro che lei si ostinava a gettargli ed entrò nuovamente nel suo covo sedendo su una poltrona girevole. Aveva le pareti rivestite di legno, un ambiente rustico ma allo stesso tempo pieno di roba. Sulla parete a destra si stagliava lo schermo di un PC, la scrivania colma di fogli sparsi o raccolti in pile altrettanto disordinate; c'era anche un altro computer un portatile stavolta. La luce esterna illuminava di fronte all'entrata una grande lavagna bianca e due bacheche, ognuna ad ogni lato, colma di nomi, foto, frecce e punti evidenziati. Mancavano soltanto i fili rossi tenuti insieme con le puntine come in una comune stanza da psicopatico serial killer.
"Stiamo per intitolare questa storia <<il mio vicino è un assassino>>?" non si trattenne dal dire Lexi, seguendo il ragazzo nella stanza e richiudendosi la porta alle spalle. Eddie si sbrigò a tirare un cordino che pendeva dal muro e un telo calò sulle sue ricerche impedendone la visuale. "Siamo nervosetti sta sera." alzò le mani in segno di resa e andò a piazzarsi sulla chaise longue in un angolo giusto accanto all'altalena a forma di poltrona che pendeva in un angolo.
"E tu mi tenevi nascosto un posto tanto figo come questo?" i due occhi dorati del ragazzo si concentrarono un istante su di lei mentre riordinava i fogli nella stampante piazzata a terra.
"Qui sembrano esserci libri più interessanti" commentò scrutando gli scaffali su cui pullulavano libri dalle copertine nuove di zecca e statuette di tutti i tipi, da pezzi solitari di scacchi e elefantini di ceramica, candele consunte, funko pop di vari anime.
"Allora cosa pensi di fare con tutto quel caffè a mezzanotte?" Eddie si gettò di peso sulla sedia girevole e strinse il naso tra le dita, sembrava esausto o meglio, irritato.
"Di solito lavoro da solo ai casi che mi commissionano." sospirò esasperato. Lexi nel vederlo così esausto non potè far a meno di sorridere. Stava perdendo il controllo.
"Di solito. Questa volta ti aiuterò io." incrociò le braccia decisa poi il suo sguardo fu catturato da una palla di gomma, un semplice attrezzo da palestra abbandonato in un angolino tra il mobile alle sue spalle e la libreria.
"Uh ho sempre desiderato una di quelle" si buttò sopra di peso rotolando per la stanza fino a cadere di fondoschiena a terra. Eddie roteò gli occhi e si voltò verso la scrivania, cominciando ad emettere una serie di clic fino a scovare un filmato in una delle tante cartelle. Ridacchiando per il nuovo giocattolo Lexi si accorse che il materiale tanto top secret del suo detective era lì a portata di sguardo. Si, Eddie aveva indubbiamente qualcosa per le mani e forse era il momento di scoprire cosa, iniziare a sbrogliare la matassa. Si avvicinò di soppiatto, seduta sull'attrezzo ginnico e osservò ciò che si proiettava sullo schermo con assoluta serietà.
"Telecamere di sorveglianza" sussurrò sollevando le sopracciglia. "Questo potrebbe provare la mia innocenza."
"Non proprio". Lexi lanciò un'occhiata di sbieco al ragazzo, il volto già pallido reso ancora più cereo dalla luce fredda dello schermo. Gli occhi chiari riflettevano le immagini.
"Fammi indovinare, non c'è nessun filmato tra questi che riprende il momento dell'aggressione."
"Ci sto ancora lavorando." aprì una nuova finestra nel quale si vedeva una piantina del quartiere. "Confermi che il carretto dello zucchero filato si trovava qui, di fronte alla casa dei Morrison?"
"Si era lì." Eddie si morse un labbro assorto nella visione della piantina. Si appoggiò di peso con la schiena allo schienale, adesso il profilo risaltava, marcato, dalla fredda luce blu dei led montati sul soffitto, il naso dritto era puntellato di lentiggini così piccole che a stento si vedevano. Lexi non sorrideva. Quando Eddie le rivolse un'occhiata si rese conto che era rimasta a fissarlo.
"Hai scoperto qualcosa di nuovo sulla questione 'incastro'?"
"In verità si" sollevò le sopracciglia ed estrasse da un mucchio un nuovo fascicolo. Il resto delle cartelline e dei fogli si sconquassò ricadendo sulla superficie bianca della scrivania e mischiandosi al resto del materiale. Eddie si affrettò a rimettere tutto in sesto. "Ma questa è la valutazione accademica di Darleen" Constatò l'altra. Fece per aprir bocca e spiegarle, ma lei lo precedette.
"Il che significa che c'è la sua valutazione comportamentale nel caso abbia avuto un incontro con il consulente scolastico." Incrociò le braccia al petto e attese che desse un'occhiata senza aggiungere niente.
"La studentessa riscontra problemi di concentrazione a seguito della perdita subita...accusa sintomi di un disturbo post traumatico da stress..." Sollevò gli occhi su Eddie.
"Non si è mai prestata a una visita psicologica giusto? È per questo che non risulta nulla sulla cartella clinica." Annuì.
"C'è da dire che sembra un rapporto un po' colorito." commentò Eddie con uno sguardo torvo.
"Si ma...chi è morto?" Gli occhi del colore dello zucchero fuso si accesero. Baluginavano di quella solita perplessità curiosa, mista al sospetto da investigatore. Era lo sguardo che le dedicò anche il giorno del loro primo incontro dieci anni fa, si accorse Lexi.
"Non te lo ricordi?" domandò cauto. A quel punto il cipiglio confuso di Lexi non fece che aumentare. Stava tralasciando qualcosa di importante.
"Chantal Velazquez"
Silenzio, ma non un silenzio normale, sembrava ottenuto con l'infrangersi di qualcosa, con il fruscio di un filo che veniva sbrogliato dalla matassa. Una macabra ombra di nulla si riversò in quel dialogo notturno e solo il ronzio tenue del computer accompagnava i due giovani. Lexi puntò gli occhi in basso a sinistra immobili. Il moro studiò il suo viso con sguardo assorto e indagatore.
"Erano amiche?" Chiese lei, trascorsi secondi interminabili in cui la notte si riprendeva il suo tacito verso. Eddie alzò gli occhi al cielo, appoggiando la testa al palmo della mano, il gomito alla scrivania.
"Dovresti guardarti un po' più attorno, scopriresti che ci sono altre persone oltre te." ironizzò
"Mi accusa di averla uccisa?" I loro sguardi si scontrarono da capo, pregni di una seria determinazione.
"È quello che temo, ma per ora sono solo sospetti." Sistemò la cartellina insieme all'alta pila di documenti togliendola dalle mani di Lexi. Rimasero uno di fronte all'altro, seduti accanto alla scrivania. Nessun ghigno si fece strada sulle sue labbra. Eddie si voltò verso il pc continuando però a lanciarle occhiate di sbieco.
"Lexi"
Non si leggeva niente sul suo sguardo, apparve indecifrabile, impassibile.
"C'è ancora una cosa"
"Cosa?" Le maniche della felpa che usava come pigiama le stavano leggermente corte, le dita delle mani incrociate tra loro, le braccia appoggiate sulle ginocchia. Continuava a guardare di lato, verso il tappeto riccamente decorato steso al centro della stanza.
"Perché non ammetti che non riesci a contattare i tuoi genitori?" domandò a bruciapelo. L'orologio sullo schermo segnò le 00.23, ma quella cifra che mutò fu l'unico movimento percettibile. Lexi sollevò di scatto lo sguardo e i suoi occhi tornarono a baluginare di quella crepitante aria di sfida.
"Oh cos'è questa uscita audace? Dove sono le palizzate del silenzio che ti sei costruito? Attenzione intravedo uno spiraglio di luce proprio qui-" la mano che si avvicinava a sfiorare il viso pallido del ragazzo fu schiaffeggiata brutalmente.
"Ehi non essere manesco!"
"E tu tieni le mani a posto"
L'atmosfera si era finalmente alleggerita, quel cambiamento fu introdotto dalla curiosa e perpetua malizia che caratterizzava Lexi.
"Ti riferisci a stasera?" alluse
"Sai... se mai dovessi sentirti molto solo..." si alzò in piedi avvicinandosi pericolosamente al moro che sollevò i suoi occhi tondi in quelli azzurri di lei. "...Non devi far altro che bussare alla mia porta o lanciare un sassolino alla mia finestra." Le sue dita accarezzavano la sua guancia scarna risalendo fino allo zigomo. Sfiorò le sue labbra con il pollice, erano morbide e lisce. Serrate in una linea dritta. I suoi lineamenti rimanevano tesi in un'espressione impenetrabile. Uno di fronte all'altra, era così vicina da sfiorargli le ginocchia. Inclinò il capo verso il suo, facendo scivolare le pupille dai suoi occhi fermi su di lei, statuari, alle sue labbra.
"Forse sentirai finalmente qualcosa." mormorò a pochissimi centimetri dalla sua bocca, in un soffio.
"Non dici nulla? Non hai più voglia di parlare?" corrugò la fronte in una fittizia nota di dispiacere, le dita fredde ancora gli reggevano il volto in una presa morbida e delicata. Eddie distolse finalmente lo sguardo, segno che fu interpretato come la resa totale.
"Se i tuoi genitori non ti accompagnano al processo sarai giudicata come minore non accompagnato e probabilmente ti sbatteranno in una casa famiglia per tutta la durata del processo e anche dopo da quel che mi risulta." Lexi sbuffò perdendo il sorriso e si allontanò lasciando un vuoto di fronte al moro e un profumo di dolce mischiato alla folata di vento che seguiva i suoi movimenti.
"Solo tu puoi parlare di legge un minuto prima di fare sesso." incrociò le braccia al petto rimanendo in piedi a fissare la stanza.
"Questo rimane nella tua immaginazione." mise in chiaro.
"Non preoccuparti per me" emise un verso di scherno e si spinse fino agli scaffali, dandogli le spalle. "Quando li chiamerà qualcuno che non sono io (in questo caso il tribunale) accorreranno. Funziona così." fece spallucce e prese a tirar fuori libri uno ad uno per guardarne le copertine. Eddie si sporse verso il computer e cliccò su una nuova pagina che si ingrandì mostrando una serie di cifre. Ritornò a stravaccarsi sulla poltrona girevole e incitò la ragazza a dare un'occhiata. Lexi si avvicinò di nuovo, in tutta lentezza, le mani nelle tasche del suo pigiama dai pantaloni a quadri rosa.
"Hai fatto ricerche su di loro." constatò scrutando la serie di cifre e dati racchiusi nella cornice dello schermo.
"Non sono dentisti, non lo sono mai stati, sono rapinatori che usano le identità di questa coppia, Arthur e Rosie Wolfe, deceduti vent'anni fa. Entrambi non avevano parenti e quando sono morti è stato facile appropriarsi della loro identità per avere una copertura nel momento del bisogno."
Gli angoli della bocca si curvarono lentamente verso il basso mentre la pagina scorreva anch'essa verso il basso leggendo velocemente le frasi che le comparivano davanti agli occhi.
"È un estratto conto della loro carta di credito negli ultimi due mesi. Volo per Bali, camera vista mare, servizio in camera. I vecchi signori Wolfe stanno conducendo una brillante vacanza con i soldi del loro onesto lavoro di dentisti." continuò ironico. Non la guardava più, non vedeva quanto le sue pupille tremolavano sotto il peso di quella nuova verità. Una realtà scomoda. Le ciglia ebbero un fremito, abbassò lentamente le palpebre come colta da un capogiro e si raddrizzò.
"La questione - come puoi dedurre - è molto più complessa del previsto, non mi farei illusioni al posto tuo."
"No infatti." si alzò in piedi. Sentiva improvvisamente freddo, i brividi le riempirono le braccia lasciandole la pelle d'oca.
"Lexi"
Le orecchie le fischiavano, fissava ancora lo schermo, la bocca stretta in una linea. Non emise un fiato, rimase perfettamente impassibile di fronte a quella nuova rivelazione sconcertante.
Con una calma contenuta si allontanò, dando le spalle al ragazzo. Aprì la porta cigolante e lasciò scivolare la mano lungo il legno della superficie.
"Va' a dormire Eddie e non bere quella robaccia piena di caffeina, ti fa solo male." disse a mo' di saluto. Gli fece un cenno del capo e con un mezzo sorriso uscì dalla stanza segreta e poi dalla casa. Non badò al rumore che stava facendo, sentiva ancora un fischio continuo e nessun pensiero sensato riusciva a penetrarle nella mente. Si strinse nella felpa guardando in alto, verso le stelle, fiochi puntini di luce e nient'altro. Tirò su col naso e si ritirò verso casa.
(06/03/2022)
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