Capitolo 8 - Buon sangue
"Non demordono, ti vogliono dietro le sbarre ad ogni costo. Non hanno intenzione di lasciar cadere le accuse." annunciò Henry seduto sulla sua poltrona girevole dallo schienale alto. Pronunciò quelle frasi con un'urgenza impellente nella voce, ma allo stesso tempo il suo viso apparve pacato e tranquillo.
"Favoloso, quindi che si fa?" domandò Lexi con poco interesse lasciando ondeggiare la penna sul dorso della sua mano, la fissava con estrema attenzione, come se il discostare dello sguardo potesse farla cadere.
"Chiameremo a testimoniare i tuoi amici, Alexander e Oliver che erano i più presenti ma ci servirà qualche altro nome se vogliamo che la difesa sia salda."
"Tipo?"
"Persone che vi hanno osservate, che possono testimoniare di non averti visto sferrare il primo pugno." Lexi emise un verso di scherno.
"E dove le troviamo? C'era così tanta gente quella mattina, difficile recuperare tutti i nomi." Henry sorrise scambiandosi un'occhiata con Rudy.
"Su questo non devi preoccuparti abbiamo i nostri assi nella manica" confessò quest'ultimo con un sorrisetto orgoglioso impresso in volto.
"E nel frattempo cosa faccio?" distolse lo sguardo dalla penna impugnandola di scatto. Adesso concentrava i suoi penetranti occhi azzurri in quelli blu scuro dell'avvocato.
"Niente di niente, prepareremo la difesa e sabato mattina alle 9 si terrà la prima udienza. Riusciremo ad uscirne al più presto vedrai."
Fu lo spazio di un secondo, ma in quel frangente il suo cuore battè più forte.
"Devo vestirmi elegante?"
"Non preoccuparti, ti istruiremo per bene in vista di quel giorno." Eddie nel suo solito angolino teneva gli occhi bassi e le braccia incrociate, costantemente accanto al tavolino degli scacchi.
"Dormi in piedi Edmund?" lo rimbeccò la ragazza facendo sì che alzasse lentamente gli occhi su di sè.
"Non rompere" rispose catturando l'attenzione del padre e del fratello. I due si scambiarono un'occhiata stupefatta e un sorriso complice.
"Attenzione, il nostro Eddie ha cacciato la testa dalla sabbia." scherzò Rudy andandogli vicino e strofinando il pugno tra i capelli che si scompigliarono più di quanto già non fossero. Eddie cercò di rimanere impassibile, ma la tensione delle sue labbra mostrava un certo fastidio.
"Lexi tu rimani a cena da noi." decise l'avvocato fissando i figli con un'espressione divertita; dopo aver pronunciato quelle parole le dedicò uno sguardo e un docile sorriso, quasi paterno. Si alzò sistemandosi le maniche della camicia bianca e fece per dirigersi al piano di sopra.
"Be' se insiste Henry, non me lo faccio ripetere due volte." Si alzò anche lei lanciandogli un lungo sguardo che lo scannerizzò dalla testa ai piedi. Quando scomparve oltre la porta esclamò: "vostro padre ha proprio un bel culo!" facendo rimanere a bocca aperta Rudy che smise di importunare il fratello per intrattenere uno sguardo scandalizzato. La sua espressione attonita si trasformò in una smorfia, scosse la testa come a voler cancellare dalla testa ciò che aveva sentito
"E dopo questa vado a lavarmi le orecchie con la candeggina" e salì anche lui seguito dagli altri due.
"Tranquillo Eddie, anche tu hai un bel culo." aggiunse Lexi parandosi davanti al moro, due gradini sopra di lui. Eddie inarcò un sopracciglio, il ginocchio piegato, il piede sul gradino successivo, rimase immobile in attesa che si scostasse. Non disse nulla.
"Dopotutto buon sangue non mente per cui non tenere il muso." gli passò un dito sulle labbra lascivamente, per una volta lo superava in altezza. Eddie abbassò lo sguardo su quelle dita fredde che percorrevano la curva della sua bocca e poi freddo come il ghiaccio si posò ancora su di lei. Lexi sorrise e saltellò su per le scale, lasciandogli finalmente campo libero.
"Sono affamata, cosa si mangia?" domandò raggiungendo la sala da pranzo apparecchiata per cinque. Era collegata al salotto, un'open space, solo che soltanto quella parte era illuminata a giorno. Distinse una lampada in un angolo che si limitava ad emettere una calda luce soffusa che lasciava in penombra i divani e il camino. Le pareti erano tinteggiate di un tenue color verde con curiosi quadri rinascimentali e impressionisti dalle corpose cornici dorate, mentre le sedie dallo schienale alto e il tavolo erano di un color grigio chiaro. Lentamente tutti presero posto ed Eddie arrivato per ultimo, capitò giusto accanto a Lexi. Alle loro spalle si apriva un varco che conduceva nel corridoio buio.
"Pollo arrosto"
"E lei chi è? La cameriera?" fu il commento schietto e senza filtri di Lexi quando vide una ragazzina poco più giovane di lei portare in tavola una teglia pesante.
"Sono Maya, giocavamo insieme da piccole." rispose raddrizzandosi di scatto, come colpita, e corrugando la fronte con due occhioni feriti.
"Oh la piccola Maya, l'ape Maya. Esisti ancora dopo tutto questo tempo." constatò come colta da un ricordo passato. La ragazzina dai lunghi capelli rossi schiuse la bocca colpita, un profondo solco si stagliava tra le sue sopracciglia.
"Ignorala Maya" le consigliò Eddie mentre si serviva l'insalata. Ella si sedette continuando ad avere un espressione afflitta.
"Allora Lexi, quando arrivano i tuoi genitori?" La ragazza dai capelli rosa si bloccò con le posate a mezz'aria mentre si stava servendo, lasciando penzolare una fetta della sua carne come un lenzuolo steso al vento.
"A breve"
"È da molto che non li vedo, come stanno?"
"Una meraviglia" tagliò corto appoggiando la carne sul piatto che si stava imbevendo di olio. "Quei tagli non hanno un bell'aspetto, li hai medicati?" accennò Maya timidamente fissandola con occhi timorosi.
"Spariranno tra qualche giorno." fece spallucce leccandosi le dita. Occupava così tanto spazio, con i gomiti appoggiati sul tavolo che Eddie fu costretto a farsi piccolo stringendosi alla sua sinistra.
"Che succede Eddie, non hai appetito?" si pulì le mani con il tovagliolo e a bocca piena continuò a bofonchiare:
"Guarda adesso ti faccio l'aeroplanino! Ciuff ciuff" afferrata la sua forchetta iniziò ad ondeggiarla davanti al suo naso. Eddie mantenne la calma, ma alle risatine sommesse degli altri tre commensali le strappò la forchetta di mano scoccandole un'occhiata intimidatoria.
"Da quando gli aerei fanno ciuff ciuff?"
"Non avrei mai pensato di sentire Eddie dire ciuff ciuff" bisbigliò Maya all'orecchio del fratello. Lui annuì divertito
"Sei permaloso stasera fratellino" Eddie continuò a mangiare in tranquillità con gli occhi rigorosamente sul piatto.
"Già Eddie..." La mano di Lexi sotto il tavolo si spinse discretamente fino a sfiorare la coscia del moro al suo fianco.
"Ti vedo un po' teso..." arricciò le labbra fissandolo da sotto le lunghe ciglia. Il suo viso era una maschera di ferro, le dita della ragazza si spinsero un po' più su allora. Ma Eddie sapeva come mantenere il controllo. Un pezzo di roccia sedimentaria. Si tolse la sigaretta da sopra l'orecchio e la mise tra le labbra accendendola rapidamente.
"Eddie ma che fai? Sai che non tollero si fumi a tavola." lo rimbrottò il padre con un'occhiataccia. "Oh" mugugnò con la sigaretta che dondolò tra le sue labbra.
"Che sbadato" accesa com'era la posò, rapido, con uno scatto inaspettato, sulla mano invasiva di Lexi che saltò dalla sedia con un urletto dolorante.
"Ma che-? Va tutto bene?" domandò Henry posando il tovagliolo sul tavolo e concentrando i suoi occhi blu sull'ospite, allarmato e stranito.
"Certo, perchè non dovrebbe?" tranquillizzò con un sorriso a trentadue denti dall'aria innocente. Eddie le lanciò un'occhiata di sbieco mentre beveva dell'acqua a lenti sorsi.
"E tu dove vai?" chiese ancora l'uomo più anziano quando vide il figlio alzarsi silenziosamente e andarsene. Faceva fatica a seguire le loro azioni, un susserguirsi rapido e senza schemi logici la cui causa attribuiva scioccamente all'adolescenza.
"Ho un bel po' di cose da fare ed è meglio che inizi" annunciò avaro di dettagli, si stagliava sulla soglia della sala da pranzo.
"Hai ragione, è meglio che tu vada" annuì acconsentendo al suo congedo. In quel piccolo scambio di battute Lexi percepiva qualcosa di non detto, spostava infatti lo sguardo dall'uno all'altro come alla ricerca di un indizio.
"Eddie ti sei sporcato...ehm..lì..." Maya indicò il cavallo dei pantaloni distogliendo poi lo sguardo. I rimasugli della farina sul pane bianco risaltavano sulla stoffa scura.
"Dovresti stare più attento quando mangi, non si gioca con il cibo." ammiccò Lexi voltandosi quel poco che bastava a mostrare il suo solito ghigno. Dopo un lento scambio di occhiate contrapposte Eddie si riscosse.
"Starò più attento" si limitò a rispondere serrando la mascella in un'espressione che per una volta risultò piuttosto decifrabile e non era niente di positivo.
[...]
Quella notte Lexi fu svegliata dal trillo del suo cellulare. Balzò fuori dal letto con le mani che sembravano fatte di burro per come si faceva scappare il telefono. Alla fine riuscì a rispondere, strizzò gli occhi e accese la luce della lampada sul comodino.
"Pronto" il suo corpo teso si rilassò nell'istante in cui percepì la voce famigliare dall'altro capo della cornetta.
"Si può sapere perché sabato mattina dobbiamo venire a testimoniare in tua difesa?" Alex sputò fuori quelle parole con una calma che andò rapidamente ad infrangersi man mano che aggiungeva una parola.
"Oh quello" mugugnò alzando gli occhi al cielo e affondando la faccia nel cuscino.
"Si quello. Che diavolo è successo Lexi?" quel tono di rimprovero non sarebbe dovuto uscire dalla bocca del suo migliore amico, ma da quella di sua madre magari.
"Calmati, stiamo risolvendo la situazione." gli disse grattandosi la testa, i capelli mossi spettinati erano sparati da tutte le parti e assumevano angoli assurdi.
"Si ma intanto devo venire a testimoniare, oh e anche Oliver!" sbottò facendo sì che Lexi allontanasse l'arnese dall'orecchio. Si avvicinò alla scrivania e mise gli occhiali dalla montatura bianco/ trasparente sul naso. Non li indossava quasi mai ma aveva consumato l'ultimo paio di lenti a contatto che aveva. La stanza assunse una consistenza più nitida. Si sedette sulla panca imbottita sotto la finestra. Scostò le tende nel buio della notte.
"Tu piuttosto perché mi chiami a quest'ora? È notte fonda" le tende scure della stanza di Eddie rimasero rigorosamente tappate, neppure un barlume passava di lì.
"Ma che dici, è solo mezzanotte." Diede uno sguardo all'orologio e annuì.
"Non fa una piega".
"Quindi Darleen ti ha denunciato se ho capito bene, tentato omicidio...assurdo" Lexi sospirò. "Nulla di irrimediabile, sappiamo tutti che ha cominciato lei." all'improvviso, nella luce serale dei lampioni intercettò una figura allampanata che gironzolava per il giardino entrando nella casa affianco dalla porta sul retro.
"Che sta combinando?" bisbigliò tra sè dimenticandosi di essere al telefono.
"Che hai detto?"
"Ti richiamo Alex" riattaccò senza lasciargli il tempo di ribattere, infilò le scarpe e la felpa con la zip, piombando giù per le scale. Fece il giro della casa scorgendo le finestre con i vetri smerigliati del seminterrato di casa Miller illuminati da una luce tenue.
"Cos'hai scovato Eddie Miller?" sorrise e saltò la staccionata con agilità.
Aggirarsi in casa altrui senza libero invito dovrebbe essere considerato reato, ma non vale se è la casa del tuo avvocato. Non può denunciarti se è impegnato a difenderti giusto? Be' Lexi se lo augurava perchè i suoi passi sul parquet al buio, nella cucina della casa dei vicini erano tutt'altro che silenziosi. Grazie alla luce del telefono riuscì a trovare la porta dello scantinato e di soppiatto scese le scale. Queste ultime emisero uno scricchiolio più acuto dell'altro, ma quando arrivò in fondo tutto si ammutolì.
"AH AH!" esclamò puntandogli un dito contro. Aveva messo da parte ogni tentativo di silenziarsi. L'aveva colto con le mani nel sacco.
(04/03/2022)
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