Capitolo 7 - Teoria del pony

Controllò il telefono per la ventesima volta quella mattina, i suoi genitori tuttavia non davano segni di vita. Alzando gli occhi al cielo infilò il cellulare, con dita appiccicose di zucchero, in tasca continuando con sguardo annoiato a masticare gli orsetti Haribo. Lo zaino sulle spalle e l'occhio all'orologio in attesa che scoccasse l'ora di entrare in classe. Era soltanto la terza ora ma le parve un'eternità, l'assenza dei suoi due migliori amici poi tendeva a rallentare il tempo più del dovuto. Condivideva con loro quasi tutte le lezioni, erano inseparabili, eppure non aveva alzato il telefono per avvisarli della situazione neanche una volta. Si erano scambiati dei messaggi come da routine, ma niente che implicasse una cella e un'accusa di tentato omicidio. All'improvviso, in quell'attesa snervante i suoi occhi azzurri individuarono una figura vestita interamente di nero, spiccava tra la folla di ragazzini per la sua altezza fuori dal comune e si dirigeva in segreteria. Era raro vedere Eddie Miller aggirarsi per i corridoi, solitamente nessuno lo incrociava per cui alla domanda "vi conoscete?" la gente tendeva a rispondere poco convinta, davvero poco convinta "di vista." Lexi aveva ipotizzato conoscesse dei passaggi segreti o non avrebbe saputo spiegarsi come si spostasse da un posto all'altro nella scuola senza passare sotto il naso di nessuno. Infilò la mano nella busta producendo uno scroscio di plastica e si avvicinò alla porta che conduceva in segreteria. Gli occhi affilati, ridotti a due fessure e le caramelle che scomparivano una dopo l'altra nella sua bocca. Accanto a lei, gli studenti producevano un rapido andirivieni, si fermavano alle macchinette o agli armadietti senza degnare di particolare attenzione la ragazza dai capelli rosa che si era appena appostata davanti a quella porta. Trascorsero molti minuti prima che il pomello della porta girasse, minuti nei quali Lexi aveva quasi terminato il suo pacchetto di orsetti Haribo. Dalla segreteria uscì Eddie, ritrovandosi ad un palmo di distanza la bizzarra e tediosa presenza della sua vicina di casa.

"Ciao" fece a bocca piena, fissandolo con quel solito ghigno cospiratorio. Non ricevette risposta, Eddie si aggiustò lo zaino in spalla e percorse il corridoio ignorandola completamente. Si teneva lungo i muri, evitando di immergersi nella fiumana brulicante di persone. Lexi, due metri dietro di lui, non potè fare a meno di osservarlo masticando ancora le sue stupide gelatine gommose. Entrarono nella classe di fisica e presero posto, ancora una volta la ragazza si piazzò dietro di lui. L'aula era vuota e silenziosa, se non fosse stato per il parlottio che veniva da fuori e il ruminare della bocca di Lexi.

"Ne vuoi una?" scosse il pacchetto davanti al naso di Eddie, ma lui rifiutò con un'occhiataccia disturbata.

"Mi dici cosa stavi cercando in segreteria?" bisbigliò al suo orecchio, proprio dove teneva la sigaretta consumata e spenta. A braccia incrociate, il moro mantenne il suo mutismo lapidario con estrema tenacia. Lexi sollevò le sopracciglia, in attesa. Poi riattaccò a parlare:

"So che ha a che fare con il caso, quindi mi riguarda. Avanti sputa il rospo." in quell'istante la campanella suonò, e nuove facce si riversarono nell'aula.

"Se non me lo dici con le buone, dovrò tentare con le cattive..." bisbigliò solleticandogli il collo con il fiato che sapeva di fragole.

"Ho perso la chiave dell'armadietto, sono andato a richiederne un'altra." tagliò corto saggiamente. Ma fu una spiegazione troppo insoddisfacente per Lexi che corrugò la fronte rimettendosi composta.

"Buongiorno, aprite il libro a pagina 176. Oggi illustriamo le leggi di Ohm..." il docente cominciò a spiegare nel silenzio generale, ma la ragazza parve immersa in tutt'altri temi.

"Hai notizie su quel che vuole fare l'avvocato di Darleen?" bisbigliò sporgendosi il più possibile dalla sedia senza cadere.

"Sono passati tre giorni, mi sono davvero rotta le palle di aspettare. Tu sai qualcosa ma ti ostini a startene in silenzio eh." Il moro sfogliò lentamente una pagina del suo libro di testo con rimarcata indifferenza.

"D'accordo Edmund, continua a rendere onore alla discendenza dei primati con la tua totale assenza di corde vocali." bofonchiò ritornando a sedere composta e accavallando le gambe. Cominciò a scuotere un piede stringendosi le braccia al petto. Fuori le temperature si stavano velocemente alzando, ma Lexi continuava ad indossare vestiti piuttosto pesanti quali le camicie di flanella a quadri come quella che indossava quel giorno, aperta sul davanti a mo' di pullover. Non seguì una parola della lezione di fisica, preferiva osservare il paesaggio. Fu proprio allora che i suoi occhi ricaddero sullo zaino gettato alla rinfusa accanto ai piedi della sedia davanti e il ghigno malefico ricomparve sulla sua bocca. Si piegò lentamente allungando le dita, riuscì ad afferrare una bretella con la punta delle dita, ma fu costretta a rimettersi seduta composta se non aveva intenzione si ruzzolare a terra. Quando si riaddrizzò, due occhi felini le stavano incollati addosso facendole accapponare la pelle. Eddie si era voltato appena sopra la spalla cogliendo i suoi movimenti anomali.

"Che c'è? Mi allacciavo le scarpe" scosse la testa usando una voce stranamente nasale nel propinargli quella giustificazione da quattro soldi. Al girarsi davanti di Eddie lei si ripiegò nuovamente verso la cartella e stavolta riuscì ad afferrarla per intero ma non fu l'unica.

"Molla l'osso" sibilò il proprietario in tono che risultò quasi minaccioso. Lexi tuttavia non demorse e tirò a sè l'oggetto, rimettendosi diritta sulla sedia, finendo per stringerlo come una fune.

"Lexi" mormorò come secondo avvertimento. Il suo nome pronunciato per la prima volta dopo tanto tempo le fece sollevare le labbra in un sorriso sornione. Eddie menò uno strattone ma neanche quello servì a farle mollare la presa.

"Usa un po' più forza magari." lo punzecchiò.

"Che sta succedendo là in fondo? Wolfe, Miller se non volete segui-"

"Auch Auch Auch" cominciò a piagnucolare Lexi sotto gli occhi di tutti, il moro le stava torcendo il polso con fin troppa compostezza intanto che ella si contorceva sul posto.

"Adesso basta. Fuori entrambi! Immediatamente in presidenza!" Eddie si voltò lentamente verso l'insegnante scoccandogli un'occhiata criptica e insondabile, poi si rimise lo zaino in spalla ed uscì seguito dalla ragazza dai capelli rosa che con tutta calma si fermò accanto alla cattedra. "Be'?" sbottò il docente in attesa che levasse le tende.

"È che mi duole l'anima non poter assistere alla sua brillante lezione sulle particelle atomiche." scandì con enfasi piuttosto realistica, ma del tutto fuori luogo stringendo i pugni. I suoi occhioni azzurri divennero colmi di dispiacere, tanto da sembrare quelli di un cucciolo.

"Stiamo studiando i conduttori ohmici."

"È che mi duole l'anima non poter assistere alla sua brillante lezione sui conduttori ohmici" ripetè con lo stesso tono plateale, che però sta volta non fu più poi così credibile data l'esatta ripetizione delle parole. Il professore che per un attimo aveva assunto un'aria perplessa adesso aveva le orecchie e il viso paonazzo, rendendosi conto di essere oggetto di scherno, con le sopracciglia aggrottate a formare un solco sulla pelle.

"Fuori di qui prima che ti ci cacci a calci!"

"Va bene, ma sappiate, che non vi dimenticherò mai" A tirarla fuori da quella situazione ormai fuori controllo fu Eddie che la agguantò per il tessuto dello zaino trascinandola fuori dal suo palcoscenico immaginario e richiudendo la porta alla sue spalle. Fu tutto così rapido che non ebbe il tempo di ricevere l'applauso. Il suono della porta che sbatteva si riverberò nel corridoio deserto.

"Ti diverti a fare il clown?"

"Il più delle volte." arricciò il naso continuando a sorridere. Non disse altro, mani in tasca schiena leggermente curva si incamminò verso la presidenza con una nuvoletta nera che pioveva sulla sua testa.

"Il nostro primo viaggetto insieme in presidenza, non lo trovi allettante?" domandò aggrappandosi al suo braccio.

"No" tagliò corto guardando fisso davanti a sé come se portasse la croce su cui l'avrebbero crocifisso.

L'attesa sulle poltrone bucate della sala d'attesa fu eterna, per Eddie durò persino di più. Sedeva con la testa appoggiata sul palmo della mano voltato tenacemente a sinistra. Teneva gli occhi chiusi mentre alla sua destra Lexi non la finiva più di parlare, aveva cominciato con la pericolosità degli estintori che sporgevano lungo il corridoio finendo a discutere del divario sociale tra ricchi e poveri.

"Cioè io posso comprendere che tu sia nato in un contesto in cui il denaro è più che normale, ti verrebbe da darlo per scontato ma non tollero che ci si spinga oltre. Insomma il denaro fa la felicità, sono di questa idea mi dispiace è per questo che detesto i ricchi lamentosi. Sono sempre cosi <<oh sono così tormentato e triste>>" fece mutando il tono di voce e scuotendo le mani come se stesse salutando qualcuno "pronto Jeff? Rispondi ad una domanda, ti hanno mai regalato un pony quando avevi sette anni? Be' se si non hai il diritto di dire la tua." parve così presa dallo sproloquio che non si accorse neppure di aver assunto una posizione curva come quella di Eddie. Tornò ad appoggiarsi allo schienale continuando a tenere d'occhio un punto davanti a sé, probabilmente la porta della presidenza.

"Stai dicendo che ricevere un pony a sette anni è la chiave della felicità perpetua?" mugugnò Eddie annoiato e tediato, voltandosi piano verso la ragazza.

"Ehm...eccome, insomma chiunque avrebbe voluto un pony a sette anni ma solo una piccola cerchia di persone ha coronato questo sogno, automaticamente posseggono una specie di...di Sacro Graal... " continuò mimando con le mani una coppa.

"Tutto ciò non ha il minimo senso" mugugnò ancora.

"Fammi indovinare, hai ricevuto un pony a sette anni"

"Semplicemente non esiste la felicità perpetua." sollevò placidamente gli occhi su di lei, il palmo della mano ancora a reggersi il mento.

"Senza dubbio, ma non vale per chi ha ricevuto un pony a sette anni." La porta a quel punto si spalancò rivelando la preside vestita di tutto punto e con un terribile chignon che si limitò ad emettere un ordine muto. I due entrarono in presidenza accomodandosi di fronte alla donna con espressioni opposte tra loro.

"Qual è il problema stavolta?"

"Be' Lucy." proruppe la studentessa dai capelli rosei arricciando il naso "non è che ci sia un vero problema ma un equivoco." gesticolò suscitando nella donna una reazione perplessa.

"Come mi hai chiamato?"

"Uh devono essere buoni quelli" indicò dei macaron su un vassoio alle sue spalle e a quel punto sul volto rubicondo della donna si formò un cipiglio. "Pensa che il latte contenuto in quei dolcetti francesi provenga da un allevamento intensivo?" La direttrice boccheggiò, una ruga d'espressione le scheggiava la fronte.

"Fa fatica a seguirla, dica la verità Miss Sullivan" mormorò Eddie perfettamente immobile sulla sedia, ma con uno sguardo intenso. L'ombra di un sorrisetto sghembo.

"Era disperato per la fame e sconsiderato per la miseria!" esclamò scattando in piedi dalla sedia colta da un nuovo fremito teatrale nelle ossa. La bocca della preside si schiuse scettica.

"La vede? Non dovrebbe tenerla in quest'edificio più del necessario, la sua sola presenza corrode i muri." annuì placidamente, mantenendo i suoi occhi grandi calmi sulla figura autorevole che gli si stagliava davanti.

"Cosa è successo in classe?"

"Solo un minuscolo malinteso riguardo al mio zaino, l'avevo confuso con il suo." Si intromise Lexi, l'angolo della bocca sollevato. Lucy gettò un'occhiata prima allo zaino nero di Eddie e poi a quello di Lexi, rosa shoking battendo più volte le palpebre perplessa.

"Miller portala via da qui e tienila d'occhio." Eddie si alzò trascinandola per la collottola fino all'uscita, non se lo fece ripetere due volte, ansioso di liberarsi di quell'altra incombenza. "Un'altra pazzoide con propensioni teatrali che finirà per creare un mucchio di problemi a questa scuola." borbottò tra sé chinando la testa sulla scrivania. Eddie si richiuse la porta alle spalle subito dopo aver udito quelle parole, corrugando la fronte sotto il peso di un nuovo interrogativo.

(02/03/2022)

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