Capitolo 6 - Cartella medica
"Stronza!" esclamò mandandola a sbattere contro l'armadietto arrugginito. Esso emise un tonfo che risuonò per tutto il corridoio, come un fulmine nel bel mezzo di un temporale. L'impatto sta volta fu più audace della precedente, forse dipendeva dal fatto che ad averla accerchiata era Stix Marsh, il ragazzo quarterback-muflone di Darleen, con una montagna di muscoli finti e un'espressione arcigna. L'aveva raggiunta a grandi falcate a pochi metri dalle porte che l'avrebbero condotta alla mensa scolastica, dove a quell'ora si radunava tutto l'istituto. Era stata colta totalmente di sorpresa, non l'aveva neppure sentito sopraggiungere alle spalle; lui l'aveva agguantata per il cappuccio della felpa, che le strinse la gola come un cappio, proiettandola contro il muro. Aveva continuato, sferrandole un pugno dritto sopra l'occhio e un altro nello stomaco. In tutto ciò continuava ad intrappolarla con l'altra mano che si era agganciata ancora al tessuto del cappuccio stringendolo con così tanta forza da inchiodarla a sé, facendo del suo intero corpo un'ancora, e lei sprofondava in quel corridoio deserto. Possibile che non passava neanche un professore? Pensò con il dolore che si acuiva sempre di più. Le sue orecchie erano fischianti, non sentiva bene ciò che stava sbraitando il biondino ma probabilmente non era nulla di carino. Sorrise con gli occhi semichiusi ed emise un verso di scherno.
"Ti abbassi al mio livello Stix?" Inarcò un sopracciglio umido di sangue in attesa di risposta, si teneva placidamente lo stomaco più che altro per contrastare altri colpi bassi. Le iridi azzurre del giocatore di football saettavano da una parte all'altra del suo viso, trasudando odio puro.
"Sei soltanto una psicopatica" disse arreso, l'odio lasciò il posto all'amarezza e al disgusto. Afferrò il suo zaino abbandonato a terra e sparì a passo lento e misurato verso la caffetteria della scuola da cui proveniva un vociare concitato ma attutito dalle pesanti porte chiuse. Lexi rimase appoggiata fiaccamente agli armadietti, in una sorta di immobile equilibrio precario, il rosso colante sulla pelle. Non appena l'ultimo spiraglio di luce scomparve al chiudersi delle porte della mensa, dettando l'allontanamento definitivo del suo aggressore, Lexi si lasciò scivolare lungo il metallo fino a toccare terra. Si sedette sul pavimento lucido del corridoio, stringendosi lo stomaco e guardando fisso davanti a sé senza particolare espressività.
Poi, ad un certo punto, districò il suo sorriso malizioso, afferrò il suo di zaino e camminò verso l'uscita.
"Dove stai andando?" quella voce la fece quasi sussultare, ma dopotutto si aspettava di trovarlo nei paraggi. Sulla scalinata di ingresso infatti incontrò Eddie con una sigaretta in bocca che sedeva lungo il bordo della ringhiera in pietra.
"Oh oh guarda chi si nutre di nicotina e solitudine, è una dieta poco equilibrata dovresti darci dentro con i carboidrati per esempio." Ignorò quel patetico tentativo di umorismo fissandola di sbieco. I suoi occhi da rapace erano assottigliati cupamente, più torbidi del solito, sembrarono bucarle la pelle come puntine da disegno. Corrugò la fronte e tornò a scrutare il cortile non completamente vuoto, con il sole che gli infastidiva la vista.
"Pff...ci vediamo" Lexi proseguì giù per le scale quando Eddie la richiamò di nuovo:
"Ti ho detto di comportarti normalmente, ciò implica rimanere a scuola fino alle due"
"Lo farei ma credo che sia arrivato il momento di andare in ospedale a farsi controllare la milza." disse non scherzando completamente
"A quanto pare Darleen è molto amata." sorrise allargando le braccia e guardando in su, verso quel ragazzo che appariva un gargoyle in pietra talmente era immobile su quella ringhiera.
"Non andrai da nessuna parte, non ho finito di fare ciò che stavo facendo." Lexi sgranò gli occhi e dopo un attimo di esitazione salì le scale tornando ad essere faccia a faccia con il moro.
"Stai dicendo che senza di me sei perduto e non puoi fare nulla? Sono una parte così essenziale della tua vita? Rispondimi o Romeo Romeo." si portò il dorso della mano alla fronte chiudendo gli occhi con fare drammatico. Era fin troppo vicina.
"Allontanati" tagliò corto, il tono privo di particolare emozione.
"Perchè? Ti imbarazza starmi così vicino?" il suo viso dai toni sfacciati era a pochi centimetri di distanza da quello inespressivo del ragazzo.
"No, ma puzzi di sangue rappreso e vorrei evitare l'Aids." mosse le sopracciglia e si gettò dall'altro lato della ringhiera lasciando sul viso della ragazza un'espressione perplessa. Scese la scalinata, di nuovo, incontrandosi alla fine con il ragazzo che infilò la sigaretta sull'orecchio e incrociò le braccia al petto.
"Ci incontriamo a casa mia alle quattro, adesso fa come ho detto." Lexi infilò le mani in tasca e cominciò a sbattere le ciglia in modo suadente.
"Vuoi che indossi qualcosa di accattivante? Per farti concentrare meglio sul...mio caso."
"Ottima idea" disse accarezzandosi il mento mentre saliva uno ad uno i gradini al contrario. "Che ne dici di una tuta arancione?" non aspettò risposta, Eddie si voltò e svanì oltre le porte di ingresso.
[...]
Ore dopo Lexi, mani in tasca, felpa scura e pantaloni larghi, scese nel seminterrato di casa Miller prendendo immediatamente posto su una poltrona dalle rifiniture d'oro.
"Dove sono Henry e Rudy?" chiese guardandosi intorno tamburellando le dita sul bracciolo morbido. Non si stupì di non ricevere risposta. Concentrò gli occhi azzurri in quelli dorati del ragazzo, fissi sullo schermo di un PC, non faceva che tamburellare le dita affusolate lungo tutta la tastiera.
"Che cosa fai?" domandò dopo una manciata di minuti, sdraiata di traverso, con le gambe distese e appoggiate allo schienale. Aveva la smania di cambiare posa molto rapidamente e lo faceva con una certa fantasia, tanto da suscitare il più delle volte rimproveri o sguardi di disappunto.
"Alla tua destra, sul tavolino, ci sono carta e penna, voglio che tu mi scriva i nomi delle persone con cui hai avuto dei diverbi negli ultimi mesi." proferì senza staccare gli occhi dallo schermo.
"Ma io sono un cherubino, cosa pensi che possa aver fatto di così tremendo?" cominciò a sbattere le ciglia dandosi un'aria colpevolmente innocente.
"Fallo e basta." Sbuffando, la ragazza si rimise in posizione normale e cominciò a scavare nei meandri più profondi della sua coscienza scartabellando tra i nomi delle persone che aveva fatto arrabbiare. Non faceva che scuotere la penna guardando il soffitto, quando poi il suo sguardo assorto si concentrò su Eddie.
"Perchè non me lo dici tu?" Finalmente sollevò gli occhi dallo schermo, seduto sulla poltrona girevole del padre la fissava in silenzio con quei suoi occhi da lemure, grandi e perplessi.
"Oh non fare quella faccia, ti conosco da molto tempo Eddie." tornò a concentrarsi su quel ticchettio nervoso di tasti per poi trovarsi ostacolato da un foglio che gli piovve sulle mani. Alla fine aveva esaudito la sua richiesta.
"Magari spunta tutti quelli con cui hai fatto a botte oggi."
"Oh intendevi prima di sabato? Potevi dirlo." prese nuovamente la penna e cominciò a lasciare cancellature di inchiostro, fino a che non rimasero due o tre nomi. Eddie spostò una magra cartellina verso la sua sinistra dove lo affiancava, in piedi, la ragazza con il foglio in mano. "Cos'è?" Il ragazzo roteò gli occhi ma non rispose come al solito. Del resto Lexi aveva fatto una domanda inutile per cui aprì la cartellina e la prima cosa che vide fu il viso di Darleen sottoforma di foto.
"La sua cartella medica"
"Aggiornata sabato. Forse non lo sai ma è in ospedale."
Oh certo che lo sapeva, Stix Marsh si era premurato di farglielo sapere in modo a dir poco...incisivo.
Si perse in quelle righe per lunghi e maestosamente silenziosi minuti.
"Nessuna malattia mentale, nessun disturbo della psicosi, neppure un cavillo su cui costruire la mia difesa in pratica. " sospirò continuando a leggere.
"Attualmente ha una costola incrinata e un trauma cranico, ma la tengono ancora sotto osservazione da sabato." Aveva smesso di picchiettare le dita e adesso era voltato con l'intero corpo verso la ragazza in piedi e non più tanto ammiccante.
"Be' almeno abbiamo la certezza che non rischio di essere accusata di omicidio." ridacchiò posando distrattamente il fascicolo sul tavolo. Ma Eddie non era tanto divertito.
"Il tentato davanti non è molto confortante." Lexi si sedette sulla superficie di legno della scrivania e prese a dondolare le gambe.
"Tu hai visto tutto, non è così."
"Difficile non notare una fiera davanti alla propria porta."
"No, tu non eri alla fiera, ma hai visto tutto comunque. Tu vedi sempre tutto." gli mandò un'occhiata complice che non fu affatto ricambiata. Tirò su col naso e batté le mani.
"Allora che hai scoperto?" domandò curiosamente, mordendosi un labbro.
"Hai chiamato i tuoi genitori?" rispose ad una domanda con un'altra domanda deviando il discorso.
"Si." mentre lo disse scese dalla scrivania andandosi a sedere di fronte a lui, dall'altro lato, e tacque, avara di dettagli.
"Mi hai chiamato qui solo per quella stupida lista? Potevi anche dirmelo chiaramente che volevi trascorrere del tempo con me, sarei venuta per te e solo per te." ammiccò ancora con tono suadente.
"Davvero un peccato che Oliver e Alex abbiano avuto da fare a San Francisco questa settimana, se si aprisse il processo non avresti nessuno a testimoniare che è stata lei a cominciare la rissa." Questa volta fu il suo turno di punzecchiarla ma non ottenne altro che un sorriso ancora più grande. "Lo sapevo che avevi un modo" annuì mentre Eddie corrugava la fronte confuso non comprendendo a cosa si riferisse.
"Sai lo troverei quasi raccapricciante se questo tuo ficcare il naso non mi salvasse il culo dal riformatorio."
Si alzò in piedi facendo strusciare la pesante sedia d'antiquariato che emise un verso acuto; scosse un dito in aria come se stesse realizzando qualcosa. Un velo sorridente sulle labbra.
"Scopri tutto, tutto quanto." i loro occhi erano concatenati gli uni negli altri, con una salda determinazione in quelli dalle iridi celesti.
"Ti pagherò un'extra se mi dai anche qualcosa per vendicarmi di Stix Marsh e di tutti gli energumeni che mi hanno usato come sacco da boxe oggi." concluse per poi dargli le spalle e salire al piano superiore a passi svelti e decisi. La porta si richiuse con un tonfo ed Eddie rimase a fissare il vuoto occupato prima dalla testa rosea della ragazza con espressione ammutolita. Poi agguantò il fascicolo su Darleen e lo soppesò tra le mani, i capelli che si ondulavano appena lungo le tempie gli solleticavano il viso pensoso. Improvvisamente inclinò il capo con gli occhi dorati che brillarono alla luce del vetro smerigliato, una nuova aria lo pervase. Aria di consapevolezza.
(01/03/2022)
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