Capitolo 55 - Eclissi

In this shirt - The irrepressibiles

Quattro colpi di pistola riverberarono lungo il corridoio deserto, uno dopo l'altro, senza il tempo di recuperare. Un suono che si infranse come folgori scagliate dall'Olimpo, impregnate di una più cupa aura, di un'oscura e nera luce. L'uomo abbassò l'arma da fuoco, nessun proiettile tintinnò sul pavimento lucido, la rimise nella fondina sistemata dietro la schiena e concesse un lungo e penetrante sguardo corrugando la fronte in un recesso momentaneo. L'istante successivo si voltò accennando un verso di scherno e uscì a passo spedito seguito dai suoi galoppini.

Il silenzio ricadde nella scuola, una nebbiolina sottile della stessa leggerezza di una tela di ragno, esile come una lastra di ghiaccio.

Erano rimasti soltanto loro due, soltanto i due tormentati animi che arrancavano su un terreno di specchi infranti pur di trovarsi. Ma se le loro menti erano in simbiosi, non lo erano stati i loro cuori.

Lexi tenne gli occhi chiusi tutto il tempo, i libri le erano scivolati dalle mani che stringevano qualcosa, qualcosa di morbido, soffice. Lentamente sollevò le palpebre, convinta che quel calore che l'avvolgeva fosse stato quello delle fiamme dell'inferno, che ardentemente attendevano di lambire il suo corpo una volta morta.

E sarebbe morta.

Ma non quel giorno.

Quel calore e quella morbidezza che l'avviluppavano tenendola al sicuro erano di Eddie, che cinse le braccia attorno al suo corpo, una mano premuta sul fianco, l'altra contro la nuca, immersa tra i suoi capelli neri come a volerle fare da casco. La strinse come non aveva mai fatto prima, con il fervore e l'urgenza antitetici al suo personaggio, sovrastandola in tutta la sua altezza spinto da un impulso adrenalinico che avrebbe conosciuto il rimpianto di chiunque, ma non il suo.

Lexi si allontanò appena, sollevando lo sguardo su di lui e perse un battito. Quel suo viso spigoloso, dai tratti austeri, le imperfezioni da adolescente qualsiasi acquisì un tono più cereo del solito. Vide i suoi lineamenti indurirsi e le sue labbra contrarsi, ma non fu quello a sconvolgerla.

I suoi occhi erano intrisi di lacrime.

Puntava lo sguardo davanti a sé, nel vuoto mentre calde e salate lacrime gli annebbiavano la vista rigandogli le gote. Lexi sgranò gli occhi schiudendo le labbra, seguì una goccia incastonata tra le sue lunghe ciglia scure che scivolò velocemente fino al mento, bagnando la sua pelle di un dolore che lei sapeva non poteva rimarginare in alcun modo, al di là di quello fisico, un dolore profondo e antico. Scivolò ancora lungo il collo sotto l'attento e sconcertato sguardo della ragazza, fino al tessuto della maglietta. Fu allora che si accorse che la sua mano stava stringendo la stoffa del suo indumento tanto da far sbiancare le nocche e sempre allora si accorse che su quello stonante bianco un puntino rosso stava lentamente facendo capolino.

Le sue pupille tremolarono alla vista di quella minuscola macchiolina che in un battito di ciglia aveva raggiunto le dimensioni di un tappo di bottiglia e continuava ad espandersi.

Un fruscio di stoffa accompagnò il vuoto che sentì quando la sua mano allentò la presa dal suo fianco prima di abbandonarla del tutto, le sue braccia scesero fiacche lungo il corpo.

Aveva smesso di abbracciarla e si prostrò in ginocchio, di fronte a lei che era in piedi ancora indenne.

Eddie aveva fallito senza neanche mai provarci.

Aveva fallito come detective, come ragazzo, come amico, come fratello e come figlio. Aveva fallito dieci anni fa perché era troppo gracile, troppo piccolo e perché non era mai stato abbastanza da valere altro tempo sulla terra, da valere la pena di vivere.

Altrimenti sua madre non se ne sarebbe andata.

Era quello che pensava ogni giorno. Magari se fosse stato Rudy o Maya a scendere in garage quel giorno lei si sarebbe fermata, avrebbe sorriso e si sarebbe tolta quell'orribile cappio dalla gola.

Ma c'era lui e quel che aveva fatto era stato guardarlo dritto negli occhi mentre squarciava irrimediabilmente il suo cuore che avrebbe sanguinato per sempre.

Ma non avrebbe fallito adesso.

Non avrebbe più visto morire nessuno davanti ai suoi occhi, non sarebbe rimasto impotente ad assistere alla morte che avrebbe sbiadito la figura di un'altra persona che amava, lasciando altre strazianti cicatrici a cui non avrebbe fatto altro che addurre come causa le sue mancanze.

Si era dedicato anima e corpo all'investigazione, non per rendere fiero suo padre o sua madre, non voleva niente. Non voleva imporre la sua presenza a nessuno, troppo ingombrante, troppo asfissiante ed era per questo che aveva vissuto nell'ombra. Senza farsi notare a scuola, senza chiedere mai niente alla sua famiglia, senza mai confessare quel che provava per Lexi.

Gli bastava vederla felice, da lontano.

Erano dieci anni che la amava da lontano.

"Eddie" mormorò lei confusa. Le chiazze continuavano ad espandersi tingendo di scarlatto il suo torace. A quel punto un fiotto di sangue zampillò dalla sua bocca colando sul pavimento. Eddie cercò di portarsi le mani alla bocca per frenare quel conato, ma non ci riusciva. Si curvò in avanti, la schiena scossa da spasmi mentre il sangue continuava a fuoriuscire sporcandogli le mani.

"Eddie!" esclamò stavolta riavendosi tutto d'un tratto, si inginocchiò di fronte a lui sfiorandogli la spalla per fargli sollevare gli occhi su di sé, intanto con l'altra mano trasse il cellulare, su cui digitò in fretta e furia il numero del 911, portandoselo all'orecchio.

Un altro conato lo spinse a rigettare ancora più sangue che le macchiò i pantaloni.

"Ho bisogno di un'ambulanza alla Yolo High School, immediatamente!" gridò all'operatore vedendo il moro che vacillava faticando a tenere gli occhi aperti.

"No no no no" farfugliò gettando il cellulare pur di tenerlo su, facendo in modo che non si accasciasse a terra. Ma vedeva le sue palpebre farsi sempre più pesanti e c'era così tanto sangue...

"AIUTOO!" urlò cercando di invocare qualcuno dalle altre classi. Ma il rumore degli spari doveva aver attivato il protocollo per le emergenze perché nessuno accorreva, tutti se ne stavano rintanati come topi.

"Okay okay" ansimò cercando di tenerlo su in un abbraccio sempre meno saldo. "Devo far pressione sulla ferita?" i suoi corti capelli neri le sfioravano le guance, la sua testa ricadde contro la sua spalla ma sentiva che lentamente le stava scivolando da dosso e pur impiegando tutte le sue forze il suo peso non faceva che aumentare. Spostò i palmi delle mani appoggiati sulla sua schiena e gli riscoprì ancora più screziati di sangue; come un flash, quell'immagine sarebbe stata proiettata dal suo cervello per molto tempo a seguire, adducendo ad essa un unico pensiero.

Era colpa sua.

"No no no no, resta su! Resta su!"

Vane furono le sue parole perché l'attimo dopo il ragazzo si accasciò al suolo. Con la schiena contro il pavimento e la bocca insanguinata.

"Forse serve un laccio emostatico o una... cosa sterilizzata..." le sue pupille vagarono per il suo corpo cercando di valutare la situazione. "Torno subito, vado a cercare qualcosa"

Un singhiozzo attirò la sua attenzione e poi un biascicato "No" la spinse a rimanere ferma dov'era, al suo capezzale.

"Non andare"

Sentiva freddo, tanto freddo e qualcosa nel suo petto sembrava essersi rotto, respirava a fatica, acchiappando un morso d'aria per poi bloccarsi singhiozzando. Il bruciore della pelle bucata dai proiettili era come un silenzioso ronzio. Faceva male.

"Resisti" sussurrò Lexi con la vista che cominciava ad annebbiarsi, ricacciò indietro le lacrime e si strappò un lembo della t-shirt oversize appallottolandolo per poi riaprirlo frettolosamente da capo non sapendo bene cosa fare. "Ci vuole un bendaggio occlusivo, ma non-" Il suo sguardo si spostò ancora sul ragazzo ferito, la sua mano ricadde a terra e non si mosse.

"NO NO NO NO NO!" Gli prese il viso tra le mani lasciandogli piccoli schiaffi "Apri gli occhi!" gridò.

"NO NO!" continuava a ripetere, gli occhi sgranati e travolti da quello scabroso scenario.

"Che stupido che sono stato." biascicò steso a terra con gli occhi ancora colmi di lacrime che scivolavano mischiandosi al sangue che gli contornava la bocca.

"Devo amarti veramente tanto per essermi fatto sparare al posto tuo." ammise puntando quegli occhi su di lei.

Lexi si immobilizzò a quelle parole, contorcendo il viso dal terrore. Non riusciva a guardarlo in faccia quando l'unica cosa che lui avrebbe voluto era affondare per l'ultima volta in quei limpidi occhi meravigliosi, tanto forti e gagliardi di fronte ad ogni difficoltà.

Lexi deglutì rendendosi conto della pozza di sangue che si ingrandiva spaventosamente sotto di lui, circondando il suo corpo che si stava lentamente e atrocemente svuotando della sua energia vitale. Accorgendosene spostò indietro un ginocchio e poi anche l'altro indietreggiando di scatto di fronte a quell'onda densa e scura che si avvicinava a lei.

La sua testa girava.

Era tutto rosso.

Eddie emise una specie di rantolo e la sua attenzione si spostò nuovamente su di lui, ma il suo ultimo respiro era stato esalato e nel frattempo l'ultima lacrima di un pianto silenzioso ancora vagava lungo la pelle della sua tempia.

L'ultimo respiro era stato esalato ma lei non aveva esaudito il suo desiderio; non l'aveva guardato quell'ultima volta.

"NOOOOOOOOO!" urlò piegandosi sul suo corpo esanime, aggrappandosi alle sue spalle per smuoverlo da quel torpore.

"AAAAAAAA AH AH AH!"

Ogni centimetro, ogni metro, ogni classe, ogni laboratorio, ogni corridoio sentì l'urlo che accompagnò la fine di una vita. Rifugiati, gli studenti rabbrividirono a quel suono forgiato da un dolore incomparabile, peggiore delle pallottole. E sul viso di molti una lacrima insipida segnò la sua discesa, una lacrima insignificante perché Eddie Miller ne meritava molte di più e nessuno di loro lo conosceva abbastanza da poterlo piangere.

Lexi riprese fiato riaprendo gli occhi, le sue braccia stillavano il suo sangue mentre tremavano violentemente, le sue ginocchia sprofondavano in quella pozza. Fu scossa da un altro singulto e ricominciò a piangere, aggrappandosi al tessuto della sua maglietta così forte da far sbiancare le nocche, così disperatamente in quell'abbraccio forzato, in quell'abbraccio che non aveva più nulla di vivo.

"AAAAAAAAAAAAAHH ah-ah" strinse gli occhi appoggiando la guancia contro la sua, la gola serrata.

Cominciava a percepirlo come un tormento fisico.

Ma non si allontanò e continuò a stringerlo forte, come lui aveva fatto con lei e pianse, per la prima volta.

Mentre i suoi occhi dorati rimanevano a fissare il soffitto, ancora aperti sul mondo.


14/08/2022



angolo autrice: vi serve un fazzoletto?

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