Capitolo 54 - Luna rossa

Don't blame me - Taylor Swift

Eddie ebbe un pessimo presentimento.

Mentre forniva le sue delucidazioni sull'incidente non aveva fatto a meno di notare che c'erano delle sottigliezze nelle parole di Darleen non indifferenti e su cui avrebbe dovuto far luce, ma diede la priorità all'esposizione dei fatti accantonando quelle sensazioni tutt'altro che promettenti.

Adesso però non poteva più ignorarle, avevano acquisito un peso sempre più rilevante al pronunciare di quelle due parole cariche di sgomento e frustrazione.

"Dobbiamo fermarlo"

Si voltò piano verso la ragazza che di colpo si era alzata in piedi vagando per la stanza alla ricerca di qualcosa. Si torturava il labbro inferiore con le unghie accingendosi a spostare il materiale di Eddie sul tavolino con una certa urgenza impressa a fuoco sui suoi lineamenti.

"Che significa?" chiese il moro cautamente, seguendo con scrupolosa attenzione il frenetico frugare tra le scartoffie. Alex sollevò lo sguardo su di lui, lasciando ricadere le mani lungo il corpo.

"Noi non abbiamo mai voluto farle del male" ammise alzandosi in piedi, i lineamenti contorti in un'espressione struggente. "Noi le vogliamo bene, è la nostra migliore amica." la voce soffocata dal sentore di un pianto.

Che cosa avevano fatto?

Si chiese, mentre un brivido serpeggiò lungo la sua schiena facendogli accapponare la pelle, inconsciamente fu spinto ad arretrare verso la porta di un passo.

Oliver tacque tenendo la testa abbassata mentre la terza finalmente arraffò il suo cellulare sotto un mare di carta, stringendolo con veemenza con entrambe le mani.

"Ma quella notte ha cambiato tutto." riportò la sua attenzione sul nuovo apparso, le sopracciglia aggrottate in quella insolita e inquietante apprensione che aveva preso possesso di lui. "Avevamo creduto che lei l'avesse uccisa, che avesse litigato con Chantal per qualche cazzata, era ubriaca, drogata e non si controllava. Non ne eravamo certi ma poi è arrivata Darleen con quel video e... ci ha detto che Chantal non beveva... che non poteva aver semplicemente perso l'equilibrio" spiegò frettolosamente in un farneticare senza senso, prendendo a gesticolare nervosamente mentre camminava per la stanza. Eddie lo seguiva con lo sguardo mentre si spostava rapidamente da destra a sinistra, il suo incedere fu direttamente proporzionale alla velocità delle sue parole.

"Avete pensato fosse colpevole."

"Non del tutto ma...si." ammise Oliver mortificato.

"Dobbiamo fermarlo" ripetè Darleen proseguendo con la sua nenia, smanettando al cellulare; non gli sfuggì il modo in cui le sue mani tremavano vistosamente.

Fu avvolto da un turbinio di pensieri mentre continuava a seguire la sua irrequieta figura con lo sguardo ma prima che potesse farle ancora una domanda il castano continuò con il suo racconto:

"Io, Oliver e Darleen ci siamo messi d'accordo. Trovare un espediente per far scoccare la denuncia e far finire Lexi in riformatorio." la voce di Alex divenne improvvisamente più salda e meno tremolante. "Ha ancora diciassette anni, le sarebbe toccato il riformatorio e una condanna più lieve"

"E volevate lasciarla marcire lì per un crimine che non ha nemmeno commesso?" sbottò Eddie.

"No! Non l'avremmo mai fatto, neppure con la certezza più assoluta della sua colpevolezza!" si affrettò a dire Oliver.

"Avevo pensato a tutto. Avremmo fatto sì che pubblicamente Lexi Wolfe sarebbe stata incriminata, ecco perché tutto quel casino mediatico, ma avevo un piano. Avevo dei contatti con il riformatorio e l'aspettavo proprio lì, con documenti falsi, una nuova identità. L'occasione di ricominciare senza che nessuno la seguisse, si sarebbero fermati!" sputò tutto d'un fiato fermandosi di colpo.

"Che cosa?" scoppiò Darleen lanciando loro un'occhiata sadica distogliendo l'attenzione dal cellulare. All'oscuro di quella sottotrama si fermò di scatto avvicinandosi ad Alex. "Voi non volevate farla realmente arrestare?"

"Certo che no!" rispose sollevando i palmi verso l'alto come se fosse assurdo il solo fatto che lei l'avesse creduto. Ma faceva parte del piano: Darleen doveva crederlo o non avrebbe collaborato con i due.

"Mi avete usata per tutto questo tempo!" sbraitò a bocca aperta, incredula.

"Come hai fatto tu! O forse hai dimenticato che Oliver ha testimoniato in tua difesa mentendo ad un intero tribunale!" la lite si protrasse tra Alex e Darleen, assumendo connotati sempre più violenti, si fulminarono con occhiate astiose dilatando le narici come due tori pronti a caricare.

"Non ci posso credere" scosse la testa lei facendo un verso di scherno. "Siete due stronzi! E tu Alex Stirner sei un manipolatore del cazzo!" fu in procinto di tirargli un pugno ma il suo polso rimase bloccato a mezz'aria sotto la stretta irruenta del detective, nessun impatto risuonò nella stanza, Alex aprì un occhio constatando di essere illeso; poi entrambi si voltarono verso l'ombrosa figura che sovrastava entrambi di vari centimetri. I suoi occhi ambrati erano più cupi del solito, graffianti e sufficientemente intimidatori da mettere fine a quella futile lite.

C'era un cospicuo numero di domande a cui doveva associare una risposta, affiorando alla sua mente ad ogni parola pronunciata da quei tre: chi ha dato il video delle telecamere di videosorveglianza del locale a Darleen? Chi si sarebbe fermato una volta punita Lexi?

"Chi?" un mormorio basso e incisivo, che sovrastò il silenzio agghiacciante che lui stesso aveva instaurato, come una raffica di vento bollente e soffocante, un suono che vibrò tra quelle quattro mura rivestite da imponenti librerie e dipinti d'epoca. Tutti e tre si voltarono nella sua direzione, i loro volti erano un caleidoscopio di emozioni, dal senso di colpa, alla paura, allo sgomento.

"Chi voleva che lei pagasse? Chi c'è realmente dietro tutto questo?"

Alex deglutì abbassando la testa.

"Uno dei principali esponenti del Cartello di Tijuana: il fidanzato di Chantal" confessò in un soffio.

A quelle parole Eddie chiuse gli occhi lasciando andare il braccio di Darleen. Il sangue gli si congelò nelle venne, lo stomaco gli si contorse.

Tutto quadrò perfettamente.

Per tutto quel tempo aveva spostato i suoi pezzi della scacchiera contro nient'altro che pedine. Pensò di essere arrivato alla radice del problema, pensò di aver trovato tutte le risposte a Tijuana e invece aveva messo piede nell'area di influenza del vero e proprio nemico senza accorgersi di quell'ombra minacciosa che aleggiava sopra di lui come un ufo.

"Lexi non è stata incriminata." constatò parlando più a sé che agli altri, mantenendo ancora gli occhi chiusi.

"Ma lui vuole ancora vendetta"

Spostò lo sguardo su Darleen, sentendo il suono sommesso dei suoi singhiozzi, le lacrime colavano ininterrottamente mentre l'urgenza e la rabbia nei suoi occhi avevano lasciato posto a un sentimento raccapricciante, terrificante. Digitava velocemente qualcosa, mentre le lacrime goccia dopo goccia caddero sullo schermo. Cercò di pulirle con il dito, ma peggiorò la situazione.

"È stato solo un incidente quindi?" singhiozzò tirando su con il naso puntando i suoi occhi nocciola grondanti di lacrime sul ragazzo spiazzato di fronte a lui. Eddie annuì. "Io l'amavo così tanto." mormorò stringendogli il braccio quasi come se volesse aggrapparsi a lui.

"Lui è qui?" chiese stavolta con un tremito incerto a stonare la sua voce.

"Non si arrenderà. La vuole morta." asserì lei in risposta, infondendo nel suo tono di voce la giusta spettralità che si attribuirebbe ad una profezia "Abbiamo provato a impedirlo. Voleva giustizia, noi volevamo impedirgli di farsela da sola."

"Non risponde!" avvertì portando di nuovo all'orecchio il telefono. "Chiamo la polizia"

"Non dirmi che è già qui!?" sbottò Alex voltandosi di scatto con occhi strabuzzati.

"Aspetta...non mi dirai che...?" fece Oliver balzando in piedi con un velo di terrore ad animare il suo viso.

"Sta' andando ad ucciderla" disse Eddie in un soffio appena udibile. Sentì la testa girare, si avventò sulla maniglia spalancando la porta che sbatté con un profondo e tuonante tonfo mentre si precipitava all'ingresso. Alle sue spalle Alex gridò qualcosa scuotendo Darleen per le spalle.

Ma Eddie non li stava ascoltando, era già lontano.

Lasciò ogni cosa in quello studio e salì di corsa in auto, catapultandosi nel paludoso e disperato tentativo di sventare quell'omicidio.

Perché non l'aveva capito prima? Perchè era stato così stupido e superficiale? Ogni cosa aveva un senso, la casa di Lexi a soqquadro, la macchina appostata nel quartiere che aveva erroneamente attribuito alla polizia e...l'esplosione.

"Ci sono diversi modi di uccidere, ma questo appartiene a qualcuno di brutale e che non vuole lasciare traccia. Poteva avvelenarmi, poteva creare uno scenario suicida, poteva anche solo farmi morire con il gas, ma ha voluto bruciarmi viva per togliermi di mezzo. Chiunque sia stato deve odiarmi dal profondo del suo cuore e provare un sentimento di vendetta morboso"

Gli disse una volta Lexi non molti giorni prima, ma era stato così cieco, così offuscato dalla miriade di eventi che gli erano capitolati addosso da non vedere anche quello.

Aveva fallito.

Strinse la mano sul volante premendo il pedale dell'acceleratore quasi a fondo. Aveva sorpassato Folsom Boulevard da un pezzo e si era immesso sulla El dorado freeway senza badare a nessun semaforo e rischiando un incidente da pirateria della strada più di una volta nell'arco di cinque minuti. Mancavano solo poche miglia quando la strada fu bloccata da un ingorgo stradale.

"Cazzo!" sbraitò picchiando lo sterzo. Agguantò il cellulare, cercando il numero di Lexi, se lo portò all'orecchio una volta attivata la chiamata. Le sue dita non riuscivano a stare ferme e prese a tamburellare sul volante ispezionando la lunga coda davanti a lui che incedeva a passo di testuggine. Dopo vari tentativi l'unica cosa che udì fu la segreteria telefonica.

"Ovunque tu sia trova un posto sicuro e restaci finché non arriva la polizia. Nasconditi hai capito? Qualcuno sta venendo ad ucciderti. Resta viva, resta per me." mormorò le ultime due parole prima che il messaggio fosse inviato e abbandonò il cellulare sul sedile del passeggero mentre sterzava di colpo inserendosi nella corsia di emergenza.

Nella metà del tempo, riuscì a raggiungere la scuola sfrecciando nel parcheggio così velocemente che alcuni studenti inciamparono mentre si accingevano a spostarsi dalla sua traiettoria. Frenò bruscamente di fronte alla scalinata principale uscendo dall'auto quasi incespicando sui suoi stessi passi. La sigaretta sull'orecchio gli scivolò e per la foga e la fretta l'afferrò gettandola dietro di sé.

Ricadde sul parabrezza dell'auto.

Salì i gradini due alla volta giungendo nell'atrio nell'esatto istante in cui il trillo della campanella annunciò l'inizio delle lezioni. Allungò il collo cercando di individuare nella masnada di studenti che indolenti fluivano nelle proprie classi, la sua arrogante vicina di casa. Dovette vagare ancora fino al corridoio sud prima di trovarla. Appoggiata accanto all'armadietto di Maya le dedicò un sorriso di scherno - uno di quelli che facevano prudere le mani un po' a tutti per la voglia di cancellarlo a colpi di schiaffi - dopo averle detto qualcosa che da quella distanza lui non riuscì a decifrare.

Le sue spalle si rilassarono ricacciando tutta la tensione accumulata durante la guida assieme ad un sospiro sollevato.

Era lì.

Era viva.

Al chiudersi dell'anta dell'armadietto le due si separarono e Lexi fece per avviarsi nella sua direzione, con un paio di libri retti svogliatamente in mano e una penna sull'orecchio, per raggiungere anche lei la classe della prima ora.

A quel punto lo vide e si fermò nel bel mezzo del corridoio.

D'un tratto l'ostilità degli ultimi giorni fu accantonata in favore di un incatenato profondo sguardo che non aveva niente di romantico, niente di tenero o scontato. Si guardarono con gli occhi spalancati e la bocca serrata, ma le loro guance si tinsero di rosso e fu la sfumatura più bella che questo tetro mondo avesse da offrire perché neppure il miglior pittore della storia, neppure il fuoco, neppure il sole al tramonto sarebbe riuscito a replicare quell'esatta tonalità.

Eddie avanzò, il cuore in gola sembrò volergli uscire dal petto e sebbene fosse tentato di autogiustificarlo con la corsa che aveva appena fatto per trovarla, non poteva.

Non poteva più negare a sé stesso che Lexi Wolfe gli faceva venire le palpitazioni.

Per la paura, l'ansia, l'apprensione e quell'altra cosa che comincia per 'A'.

D'un tratto però con la coda dell'occhio vide un capannello di sagome scure che si avvicinavano a grandi falcate dall'ingresso sud. Voltò la testa e vide tre uomini in tutto, due dei quali si erano fermati mentre un terzo, al centro proseguiva con determinazione lungo il corridoio fino a stagliarsi a pochi metri da una Lexi dallo sguardo perplesso che a sua volta guardava da quella parte.

"Lexi Wolfe" gridò l'uomo estraendo di scatto una pistola.

"Ma com'è bella la luna rossa" sibilò sorridendo, un sorriso afflitto e rabbioso mentre posava il dito sul grilletto.

E poi sparò.

13/08/2022

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