Capitolo 50 - Malibù

Le pesanti tende scure si mossero al soffio di una fredda brezza mattutina. Il quartiere era silenzioso, immerso in una spettrale nebbiolina bianca che andava lentamente diradandosi. Lentamente i passeri cominciarono a cinguettare e i raggi a trapassare la volta arborea, macchiando l'asfalto di piccoli scorci luminosi. Eddie percepì una corrente fredda che lo fece rabbrividire; si voltò verso la finestra stringendosi le coperte costringendosi a riprendere sonno, chiudendo forzatamente gli occhi.

Eppure un turbolento scalpiccio gli impedì di precipitare ancora nel mondo dei sogni: corrugò la fronte e rimase ad ascoltare quei passi di piombo avvicinarsi sempre di più e poi la porta fu spalancata.

"SVEGLIAAA VAMPIRO!" Il ragazzo chiuse gli occhi premendoli con forza per contenere il tedioso impulso di lanciarle un oggetto in testa. Lexi prese la rincorsa dal corridoio e si gettò a braccia aperte sul letto, schiacciandolo con il suo peso, non propriamente piuma. Le molle del materasso scricchiolarono e per un attimo perse l'equilibro crollando supina. "So che sei una creatura che predilige il buio, ma non oggi!" esclamò mentre gli strappava le coperte di dosso che lo avvolgevano come un bozzolo di farfalla. Rivelò un viso pallido, dalle palpebre fiacche e le occhiaie grigiastre che la guardava in cagnesco.

"Levati di dosso, mi stai schiacciando." sibilò a denti stretti, trattenendo un gemito di dolore.

"Oh scusa" Si scostò ma la situazione non migliorò affatto.

"Il tuo ginocchio" mugugnò strabuzzando gli occhi.

"Oh che sbadata, ho toccato il tasto sbagliato" ghignò perfidamente scendendo dal letto dal lato opposto per spalancare le finestre scostando del tutto le tende. La luce ancora debole del primo mattino fu sufficiente ad affliggere gli occhi dorati del ragazzo, che inevitabilmente gli si chiusero ancora.

"Cazzo" si lasciò sfuggire in uno sbuffo mettendosi a sedere. Fu allora che Lexi si accorse che non era vestito, indossava soltanto i pantaloni della tuta lasciando interamente scoperto il torace e non riuscì a trattenere un'espressione maliziosa.

"Credi che abbiamo il tempo per una sveltina? Chiudo la porta?" domandò mordendosi il labbro e continuando a fargli una radiografia. Dal canto suo, Eddie, ancora ad occhi semichiusi, si voltò e afferrò la sveglia che segnava le 5.28 del mattino. Sospirò per poi mostrarla alla ragazza.

"Guarda" scosse l'oggetto. "Guarda a che cazzo di ora mi hai svegliato, dopo settimane di insonnia" lo disse senza particolare enfasi nei modi, ma quando riappoggiò l'oggetto sul comodino lo fece con vibrante irruenza.

Lexi non disse nulla, si limitò a scrutarlo mentre (con ancora il segno arrossato dell'impronta del cuscino sulla faccia e i capelli scompigliati) cercava riconnettere il cervello.

"Che hai fatto?"

"Non dirlo come se fosse qualcosa di negativo. Andiamo al mare!" Assottigliò lo sguardo per poi scuotere la testa e rimettersi sotto le coperte.

"Non contare su di me."

"Oh andiamo non fare il guastafeste" stavolta le lenzuola ricaddero direttamente sul pavimento in un seccante fruscio di stoffa. Eddie lottò contro l'ennesimo impulso di ucciderla seduta stante, ma avrebbe comunque fallito data la reputazione da immortale che aveva propinato a mezza California. Per cui non gli restò che alzarsi e a passi strascicati si diresse al piano di sotto accompagnato dal tedioso chiacchiericcio di Lexi alle sue spalle, che lo seguiva continuando ad elencare i benefici dell'acqua salata.

"Che succede?" domandò appoggiando le mani sullo schienale di una sedia in cucina, dove trovò la sua famiglia alle prese con l'impacchettamento di una gran quantità di viveri.

"Oh ciao Eddie!" lo salutò suo padre che aveva abbandonato le sue vesti formali in favore di una polo e dei pantaloni corti. "Abbiamo deciso di inaugurare la casa al mare." ammise con nonchalance.

Il ragazzo sbatté le palpebre un paio di volte prima di ribattere: "Perché?"

"Lexi ha avuto l'idea qualche giorno fa, ce ne ha parlato e ci è sembrata perfetta. Credo che serva a tutti una pausa da queste ultime settimane sfiancanti, soprattutto a te Eddie." spiegò ancora mentre chiudeva la borsa frigo.

Avrebbe giurato che fosse dalla sera del processo che pianificava questa pietosa gitarella di famiglia, tenendolo del tutto all'oscuro.

"Vuoi aiuto con la valigia Eddie?" domandò Maya.

"Perché? È così bravo ad impacchettare quattro stracci e a partire in un lampo, lasciaglielo fare da solo." rispose Rudy al posto suo, seduto con la schiena curva mentre si portava una tazza di caffè alle labbra. L'occhiata pungente che gli rivolse il fratello in risposta non andò a segno, non lo stava minimamente guardando. Protestando mentalmente si voltò verso l'uscita della cucina mormorando contro l'orecchio della ragazza mentre le passava accanto.

"Scordati di fare sesso sulla spiaggia"

Quando venti minuti dopo, Eddie trascinò il suo borsone fino all'auto di suo padre, parcheggiata nel vialetto non poté dissimulare il suo essere del tutto contrariato.

"Preso tutto?" gli domandò raggiante, in totale contrasto con l'umore vistosamente nero del figlio. "Che c'è?" chiese corrugando la fronte.

"Vi ha rigirati come calzini" scosse la testa mollando il borsone a suo padre e salendo in auto.

[...]

Se il risveglio era stato traumatico, il viaggio in auto fu la tredicesima ragione di Eddie. Costretto a separarsi dal suo solito posto accanto al finestrino, sedeva schiacciato tra una Lexi fin troppo pimpante e Maya bevendo da un voluminoso bicchiere da viaggio del caffè. Il cappuccio della felpa tirato su era l'unica barriera da quell'asfissiante presenza che era il mondo eppure non era sufficiente. Prese un altro sorso della bevanda approfittando della sua temperatura ancora alta e per far fronte al terribile miagolio che Lexi chiamava canto. Era tremendamente stonata, avrebbe dovuto prevederlo considerato il suo fallace tentativo di produrre un motivetto con il violino giù nel seminterrato.

"Lexi chiudi quella fogna" sbottò suo fratello lanciandole un'occhiata truce dallo specchietto retrovisore.

"Non ho dimenticato il tuo tentativo di tradimento Rudy, non farmi incazzare" minacciò sporgendosi in avanti. Eddie la tirò per la maglietta oversize facendola sedere di nuovo composta. L'ultima cosa che serviva loro adesso era una rissa tra Rudy e Lexi. Sapevano essere grandi amiconi quando si trattava di fare scherzi idioti come quello della panna o quello degli spaghetti, o gli ultimi dieci che gli avevano fatto durante questo mese. Ma per la restante parte del tempo si azzannavano come cani ed Eddie era sicuro che se avessero cominciato a farlo adesso nessuno avrebbe più retto quel viaggio.

"Cazzo, al ritorno la chiudiamo nel bagagliaio" borbottò il biondino appoggiando il gomito allo sportello, gli occhiali da sole inforcati sul naso. Henry ridacchiava a disagio tenendo gli occhi incollati alla strada ma il suo primogenito probabilmente non lo trovava così divertente perché serbò un'occhiata perplessa mista all'ammonimento anche a lui.

"Come va con Rachel? Scommetto che ti ha piantato in asso"

"Come lo sai?"

"Perchè le ho detto che hai la gonorrea."

Eddie chiuse gli occhi continuando ad abbeverarsi come se quell'unico atto potesse fornirgli un'ancora di salvezza.

Rudy si voltò di scatto sollevando gli occhiali su due occhi verdi e iniettati di sangue. Era furente, il fumo che gli usciva dalle orecchie non era una realtà troppo lontana considerando l'espressione arcigna e come il collo si stava tingendo di un rossore preoccupante. Lexi ghignava maliziosamente.

"Brutta bastarda, io ti faccio a pezzi!" si sporse con le mani cercando di acchiapparla mentre Lexi si appiattiva contro lo sportello, il sorriso non abbandonò la sua faccia neanche un istante, prova di quanto si divertisse a provocarlo.

"Cos'è la gonorrea?" domandò Maya confusa

"Rudy piantala!" fece il padre stringendo più forte il volante. Eddie lo fissava con un'impassibiltà agghiacciante su cui vigeva la silenziosa ombra di una minaccia, ma suo fratello stava guardando Lexi, a denti stretti, nel tentativo di afferrarla. All'improvviso il suo braccio gli si parò davanti e finalmente quelle iridi del colore delle foglie si concentrarono su di lui.

"Girati avanti" ordinò senza emozione nella voce. Rudy assottigliò lo sguardo, ma obbedì e aggiustandosi la maglietta con fare nervoso, tornò a sedersi composto ed Eddie tornò al suo caffè.

"Appena scendiamo ti getto giù dalla scogliera"

"Spero solo Rachel non abbia diffuso la voce." disse con finta innocenza.

Ci fu un attimo di silenzio nel quale soltanto il ronzio del motore poteva essere ascoltato, la quiete prima della tempesta.

Rudy si sporse con mezzo busto verso i sedili posteriori, puntellandosi su un ginocchio, cercando di acchiappare quella stravagante ragazzina e prenderla per i capelli. Lexi a quel punto sgranò gli occhi e salì con i piedi sui sedili cercando di divincolarsi dalle sue manate, urtando irrimediabilmente Eddie che rovesciò parte della sua bevanda scura sulla felpa.

"Rudy! Basta! Fermo!" Maya cercò di spingerlo via mentre Eddie continuava a guardarlo storto senza smuoversi particolarmente, con il calore pressappoco ustionante sul petto. Rimase placidamente calmo e composto anche quando avvicinò un dito al suo orecchio. Il biondino gemette di dolore portandosi una mano al punto dietro l'orecchio premuto.

"Girati ho detto" Rudy sembrava ancora adirato ma allo stesso tempo confuso, sconvolto.

"Ma che mi hai fatto?? Fa un male cane" Lexi gli fece una smorfia ma seppure Eddie non la stava guardando sembrò coglierla.

"E tu smettila di provocarlo o ti getterò io stesso dalla scogliera"

"Possiamo finire il viaggio in tranquillità?" domandò il capo famiglia esasperato. Rudy lanciò un ultimo sguardo colmo di perplessità al fratello massaggiandosi ancora il punto dolorante per poi voltarsi in avanti.

[...]

Intorno all'ora di pranzo, l'auto dei Miller fece il suo ingresso in un quartiere di Malibù costellato di ville a schiera che si affacciavano sulla scogliera, una più gloriosa dell'altra. Quella dei Miller non era di certo la più sontuosa, ma non sfigurava affatto. A due piani, interamente dipinta di bianco aveva un cortile molto ampio dal pavimento in mattoni crudi lavorati per assumere la forma di girasoli, come in un mosaico. C'era persino una piscina sul retro anche se era coperta per l'inverno. L'auto accostò nel cortile e con grande sollievo di tutti finalmente il fin troppo claustrofobico abitacolo fu rimpiazzato dallo spazio aperto. L'aria mista a salsedine investì di colpo i loro sensi, immergendoli finalmente nel panorama marittimo di Malibù.

"Che succede Eddie? Un cane ti ha cagato in tasca?" domandò Lexi squadrandolo dall'alto al basso mentre traeva il suo borsone e quello del ragazzo dal bagagliaio nonostante il braccio ingessato.

"Lui odia il sole, non lo vedi com'è pallido?" Rispose Maya passando loro accanto per raggiungere l'ingresso. L'interno era ancora più raffinato di quanto la facciata mostrasse esternamente; il bianco delle pareti e dei mobili illuminava - assieme alle decine di porte finestre sparse per tutte le pareti - ogni cosa, fu quasi accecante.

"Io vado a prendere la pizza." avvertì Rudy smanettando al cellulare, non degnò nessuno di un'occhiata.

"Vuoi una mano Rudy?" gridò di rimando Lexi alle sue spalle, sulla scalinata che conduceva al piano di superiore, aggrappandosi al corrimano. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo continuando a digitare qualcosa.

"Stammi alla larga"

"Dici che la gonorrea è contagiosa?" Strinse il cellulare nel pugno, le narici dilatate mentre prendeva dei bei respiri profondi.

"Io me ne vado" alzò le mani in segno di resa e uscì sbattendo la porta.

All'ora di pranzo erano tutti seduti in terrazza attorno ad un grande tavolo in ferro battuto con decorazioni floreali attorno alle gambe e sulle sedie correlate.

"C'è una vista meravigliosa!" esclamò Lexi affacciandosi a più non posso dalla balaustra per cogliere ogni scorcio dell'oceano che si espandeva davanti a loro. La brezza le smuoveva i capelli all'indietro liberandole il viso, chiuse gli occhi e aprì a più non posso le braccia per inebriarsi di quel profumo di sale misto a crema solare che giungeva fin lì. Eddie sfinito, accasciato sulla sedia poco più in là, sporse un braccio per tirarla giù da lì, ritrovandosi ancora una volta ad agguantarla per la maglietta.

"Cerca di non buttarti" borbottò. Era ciò che intendeva con indole autodistruttiva. Erano azioni come quelle, affacciarsi troppo ad un balcone, non guardare la strada pur sentendo un'auto a pochi metri che suona il clacson, gettare i medicinali per medicare le ferite nel secchio della spazzatura, sfondarsi di dolci e cibo spazzatura. Potevano sembrare innocue sbadatezze, sciocchezze da adolescenti, e l'avrebbe pensato riferendosi a chiunque altro. Ma non a Lexi. Lei si esponeva consciamente, in qualunque azione stesse per intraprendere.

"Fa caldo, perchè dobbiamo stare proprio qui fuori?"

"Perchè è più bello" rispose Maya in tono materno mentre sistemava un piatto davanti a lui. "Ma dove si è cacciato Rudy con quelle pizze?"

Poi la porta che sbatteva attirò l'attenzione di tutti che si voltarono verso un biondino piuttosto trasandato che cercava di rassettarsi: gli occhiali sistemati sulla testa, la t-shirt spiegazzata e i pantaloni dalla cerniera abbassata.

"Dove sono le pizze?" domandò Maya perplessa. Alchè il maggiore si lanciò un'occhiata attorno per poi inarcare un sopracciglio in sua direzione.

"Mi avete preso per il vostro fattorino? Non ho mica detto che prendevo la pizza per voi"

"Quindi per tutto questo tempo ti sei fatto la tua pizza, magari l'hai accompagnata con una birretta sul lungomare..." rifletté la sorella facendo un cenno pensieroso del capo come se stesse cercando di costruire il resoconto delle ultime due ore. "Senza minimamente pensare a noi?!" sbraitò poi rinunciando alla calma di poco prima.

Dal canto suo, Rudy rise, un suono basso e roco. "Mi sono fatto la pizza e anche il pizzaiolo"

09/08/2022

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top