Capitolo 5 - Ipotesi

"Quando deciderai di smetterla di guardarmi come se fossi un batterio da dissezionare, avvertimi" Lexi fece l'occhiolino e stese le gambe fasciate dai pantaloni della tuta sulla scrivania di legno antico che si stagliava al centro della stanza.
Quando l'aveva condotta a casa Miller, non l'aveva trovato strano, ma quando le aveva indicato di infilare la porta buia dello scantinato aveva cominciato ad insospettirsi finendo per cacciare una serie di aneddoti e commenti di cui probabilmente neanche la persona più sola al mondo avrebbe voluto sentir parlare. Le scale erano colme di libri e le pareti di tanti quadri di misure diverse, ognuno dei quali raffigurava una forma diversa di un fiocco di neve, ce n'erano a dozzine. Ad accoglierla nello scantinato non trovò nessun raccapricciante scenario da mattatoio, nessuna traccia di sangue rappreso sui muri o sul pavimento, nessuno strumento affilato e mortale, bensì un accogliente studio con le librerie che ricoprivano ogni millimetro di quei muri, colme dei volumi più diversi tra di loro. In assenza di spazio erano andati a finire sugli altri orizzontalmente oppure formavano alte e instabili pile negli angoli più remoti. Ogni cosa, dal pavimento in legno chiaro, ai mobili, aveva uno stile rustico e vissuto, di un altro tempo. Sotto la rampa di scale vi era persino un divano di velluto rosso e sotto la finestra dai vetri smerigliati, dal capo opposto della sala, un tavolino con una scacchiera dalle rifiniture elaborate.

"É un bel posticino, sembra di essere stati catapultati nella biblioteca di un castello gotico." Ma il moro non si pronunciava, se ne stava lì in piedi dall'altro capo della scrivania con gli occhi puntati sulle gambette delle ragazza appoggiate dove non avrebbero dovuto.

"E che mi dici del passaggio segreto?" bisbigliò con un sorriso sardonico. Quelle iridi ambrate si scostarono lentamente fino ad incontrare l'azzurro dei suoi occhi, facendole salire un brivido lungo la colonna vertebrale.

"Dì la verità, è dietro gli scaffali. C'è sempre un passaggio segreto dietro gli scaffali." Non ricevendo risposta saltò giù dalla sedia in modo talmente impacciato e brusco da far cadere una stilografica dall'aria costosa posta in obliquo su una sorta di piedistallo. Cominciò a smuovere i dorsi dei libri preziosi, alcuni recitavano 'diritto civile' o 'codice penale', termini che Lexi trovava morbosamente noiosi. Altri erano usurati dal tempo, il dorso consunto, le pagine che stavano a stento incollate.

"Fuoco? Fuochino? Ci sono quasi, ci scommetto." mormorò sicura di sè continuando a palpare i manoscritti, sotto lo sguardo annoiato del padrone di casa.

"Quanta energia per una che rischia la pena di morte!" Un uomo sui quarant'anni scese le scale del seminterrato, vestiva con una camicia azzurra leggermente sbottonata e pantaloni dal taglio elegante, sorrideva producendo due fossette, i suoi occhi erano limpidi e giocosi. Dietro di lui scendeva un ragazzo dai capelli biondi e lisci. Lexi si voltò completamente nella sua direzione incrociando le braccia al petto.

"Non mi prenda in giro signor Miller" lo ammonì con un'occhiata penetrante. L'uomo ricambiò il suo sorriso sfacciato con un verso di scherno e fece scivolare la mano sul corrimano scendendo gli ultimi gradini. Prese posto dietro la scrivania.

"Cosa abbiamo qui?" proruppe il biondino, con le mani nelle tasche dei jeans e uno sguardo da rapace. "La nostra vicina Lexi Wolfe. Papà... non mi avevi detto che la nostra nuova cliente era la stessa persona che mi scrocca il wifi." commentò passandosi la mano tra i capelli.

"Non ne hai le prove." Con una smorfia il ragazzo prese posto su una sedia che trascinò vicino alla scrivania e accavallò le gambe. Lexi lo imitò, posizionandosi di fronte alla squadra Miller al completo, sorridendo malauguratamente. L'unico a rimanere in piedi come un bizzarro spaventapasseri di paglia bruciata era Eddie. Ostinato nel suo cantuccio, quasi provasse conforto a starsene vicino al tavolino degli scacchi.

"Allora, parliamo di affari. Voglio che mi racconti tutto per filo e per segno." Lexi distolse lo sguardo da Eddie per concentrarlo su suo padre, si fece seria come accadeva raramente e cominciò il suo racconto per filo e per segno. Confidò ogni dettaglio degli ultimi due giorni, descrivendo anche come il rapporto con Darleen si fosse sempre mantenuto a semplici conoscenze, spesso non si salutavano neanche per i corridoi scolastici. E quando concluse scostò lo sguardo verso il biondino alla sua sinistra che prendeva diligentemente appunti, scribacchiando su un block notes dalla carta ingiallita. Persino la carta da copisteria era di toni antichi, iniziava a dubitare di trovarsi ancora nel ventunesimo secolo.

"Devo ammettere che quando mi hai chiamato per assumermi, non sono rimasto sorpreso. Promettevi guai da quando ti hanno messa al mondo, ma questo...questo è assurdo." giocherellò con la penna stilografica che poco prima Lexi aveva incautamente fatto cadere, scuotendola velocemente . Il gomito appoggiato sulla superficie in mogano.

"Ecco cosa faremo, per il momento tu andrai a casa e contatterai i tuoi genitori, devono sapere cosa sta accadendo. Io chiederò un incontro con il legale di Forrest e vedrò di trovare un accordo per far cadere le accuse. Non posso prometterti nulla, ma farò un tentativo."

Lexi non parve convinta da quella prospettiva, dubitava potesse essere una strada percorribile tuttavia non contestò. Spostò lo sguardo, di nuovo su Eddie, che pareva intento a reggere la libreria con la schiena.

"Tu non dici nulla?" gli fece un cenno con la testa, la bocca stretta in una linea dura che le conferiva un tono fin troppo austero. Il signor Miller corrugò la fronte perplesso, voltatosi per poco non sussultò.

"Perchè non mi hai detto che sei qui? Sempre a confonderti con la tappezzeria" alzò gli occhi al cielo. Probabilmente un ragazzo ambiguo come lui era capace di mettere i brividi persino a suo padre.

"Non ho nulla da dire."

"Il tuo compito si limitava a crogiolarti nella soddisfazione di vedermi marcire in prigione per poi dirmi che la cauzione era stata pagata da un pezzo?" sollevò un sopracciglio assieme all'angolo della bocca, cancellando ogni traccia di insolita serietà.

"Può darsi"

"Non preoccuparti per lui, l'ho mandato a recuperarti come mi hai chiesto, ma ora pensa a ciò che abbiamo concordato." Si alzarono, Lexi esitò un momento sulla sedia poi gli strinse la mano come se una brutta nuvolaccia scabra fosse sparita lasciando posto al sole.

"Mi faccia avere notizie Henry, ci si vede famiglia Miller" mandò un cenno della testa ai tre uomini nel seminterrato e salì le scale quasi al trotto. La fissarono tutti, poi Henry Miller, il suo nuovo legale, poggiò i pugni sul piano di legno.
"Quanta energia" scosse la testa.

[...]

Più tardi sedeva sul bordo del suo letto disfatto, con il cellulare in mano che squillava a vuoto per la quarta volta. Alla quinta lasciò il telefono sulla scrivania accanto alla finestra della stanza e si allontanò misurando la stanza a grandi passi. Era un putiferio. Vestiti ovunque, lenzuola appallottolate a terra reduci dal suo turbolento risveglio, per non parlare della quantità spropositata di piatti e tazze che brulicava sul comò e sulla scrivania.

"Segreteria telefonica del dottor Wolfe, al momento non sono disponibile per cui si prega di lasciare un messaggio in segreteria" con le braccia incrociate al petto Lexi non parve molto colpita, aveva fatto solo cinque tentativi rifletté. Tentò nuovamente e stavolta fu lei a recitare le parole meccaniche, le uniche parole che avrebbe sentito da suo padre quel giorno. Con una mano al mento parve assorta in una delle sue macchinazioni quando qualcosa di scuro attirò la sua attenzione. Si mosse lentamente verso la finestra scrutando davanti a sé perplessa, tirò su l'anta sporgendosi dal davanzale.

"Oh oh ma guarda chi si vede! È la prima volta che quelle tende si aprono, ero quasi sicura ti fossi trasferito." schernì sedendosi anch'ella vicino alla finestra che dava sulla casa dei vicini. I Miller.

Non la degnò di uno sguardo, appoggiato alla cornice, Eddie sedeva con una gamba incrociata e l'altra a penzoloni nel vuoto. Gli anfibi neri resi opachi dalla polvere, il dolcevita che gli copriva il collo; era ben imbacuccato nella sua aura nera, l'unico barlume di colore era la catenella di metallo appesa ad un fianco e la sua pelle pallida. Sembrava anemico. Armeggiò con una sigaretta e un accendino poi fece un tiro fissando lo scorcio di cielo che si intravedeva oltre le case dall'altra parte della strada, sopra la volta di alberi.

"In passato, hai mai fatto qualcosa a Darleen o a chi le fosse vicino? Qualcosa di insignificante o comunque non necessariamente pertinente al caso di tentato omicidio." la ragazza incrociò le gambe sulla cassapanca che si stagliava sotto la finestra e lo guardò con gli occhi azzurri assottigliati.

"Ho già risposto di no."

"Hai risposto ad una domanda formulata diversamente, sforzati di fare un esame di coscienza." Trascorsero un paio di secondi di silenzio, poi ella scosse la testa.

"Niente" Fece un altro tiro e rilasciò una nube che si dissolse nell'aria.

"Escludendo un'ipotetica malattia mentale, sono dell'idea che sia mossa da vendetta per qualcosa per cui ti reputa responsabile. A prescindere da cosa fosse, per il momento tu sei più che spacciata. Percosse aggravate, tentato omicidio. Ci sono decine di testimoni tra cui i tuoi stessi legali." disse sfiorando il muro in basso, sotto la finestra, con l'estremità incenerita della sigaretta. Quasi come se tracciasse una linea di gesso su una lavagna.

"Sei con l'acqua alla gola" scandì le ultime sei parole con più enfasi del dovuto, ella non capì se stesse scherzando oppure no. La sua voce era serpeggiante e la cenere ricadde giù mischiandosi nel vento. Il ragazzo puntò su di lei accesi occhi d'oro che incontrarono un sorrisetto fioco.

"Wow! È forse la prima frase con più di cinque sillabe che sento uscire dalla tua bocca." Non ricevette che un'occhiata impassibile. Eddie attese pazientemente che finisse di ridacchiare sotto i baffi, la sigaretta (ormai spenta) premuta tra le labbra esangui, i capelli neri smossi dal vento.

"Quindi mentre tuo padre e tuo fratello si occuperanno della causa in cui verrò trascinata a forza, tu indagherai su cosa l'ha scatenata? Dovrebbe essere il compito più importante, no?"

"È un compito, ti basti questo."

Lexi assottigliò gli occhi azzurri tenendoli ben incollati al viso scarno del ragazzo.

"Tu hai già una pista non è così?" domandò con tono rivelato, un bisbiglio misto tra il sorpreso e l'interrogativo. Quei grandi occhi del colore del miele liquido si posarono sul viso emaciato della ragazza, gli occhi più sgranati del solito.

"È così!" esclamò adesso decisa, puntandogli un dito contro. "Tu hai già un'idea di ciò che mi sta succedendo. Ti sfido a negarlo" Tirò su col naso e distolse lo sguardo posando la sigaretta consumata neanche per metà sull'orecchio, poi rientrò in casa.

"Andrai a scuola domani?" si voltò appena nel chiederlo, il profilo dritto si stagliava contro luce.

"Col cazzo" sbottò. Il moro sbatté le ciglia lentamente, senza muoversi neppure di un centimetro.

"Vai invece e comportati nel modo più naturale possibile." 

(26/02/2022)

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