Capitolo 47 - 3° udienza

Un fischiettio allegro riverberò lungo il corridoio spoglio della centrale di polizia di Sacramento, proveniente da un poliziotto che sfiorava i quarant'anni e il suo berretto in continuazione, assicurandosi che fosse ben issato sul capo e sul parrucchino che si ostinava a negare di avere. L'alopecia lo rendeva irrequieto e seppur a quell'ora del mattino non vagasse nessun altro nei dintorni, paranoico, gettava sempre delle occhiate alle sue spalle. Voltò l'angolo e giunse di fronte alla cella prestabilita.

"Dormito bene fiorellino?" domandò senza neanche guardarla in faccia, limitandosi a infilare la chiave nella toppa per aprire la serratura. Dall'altro lato delle sbarre, la stoica figura di Lexi si stagliava seduta con le gambe incrociate al centro della stanza, rifiutando la branda in favore del pavimento consunto. Abbozzò un finto sorriso che non fu neppure recepito e disse nient'altro che: "Come un angioletto"

Il piano di Eddie aveva avuto degli intoppi.

Rudy l'avvertì che suo fratello sarebbe dovuto tornare quella sera stessa, o al massimo durante la notte, ma c'erano stati degli inconvenienti che a quanto pare avrebbero ritardato il suo arrivo. A quel punto aveva comunicato che nascondere Lexi alle autorità non sarebbe stato più possibile se desideravano andare avanti con il processo: imperativo in un momento come quello.

Ci si aspettò disapprovazione o quantomeno scontento da parte di Lexi, ma contrariamente non disse una parola.

Si fidava ciecamente di lui.

Un diversivo più tardi, riuscì a passare inosservata mentre abbandonava la casa dei Miller. Da lì in poi, non fu difficile - date le volanti costantemente in giro a pattugliare la città - essere arrestata. Di nuovo.

E adesso, oltrepassando la soglia della cella, si preparò ad essere scortata in tribunale.

[...]

"L'imputata si alzi" ordinò la giudice Robinson, nella sua toga nera ben stirata. Lexi obbedì, le mani congiunte davanti a sé, a testa alta fronteggiò indifferente gli sguardi infuocati che le serbarono i famigliari della vittima e chi a lei vicina.

"Alexis Wolfe lei è accusata di aggressione aggravata, percosse, tentato omicidio e omicidio premeditato." recitò i capi d'accusa per poi sollevare i suoi freddi occhi su di lei. "Come si dichiara di fronte a queste accuse?"

"Non colpevole" scandì con un'occhiata determinata, trattenendo uno dei suoi sorrisi di contorno.

"Secondo quanto sostiene l'accusa la mia cliente, reduce da un periodo di convalescenza piuttosto grave, ha abbandonato l'ospedale intorno alle 5.05 del mattino per poi farvi ritorno alle 6.23." Henry si rigirò la penna stilografica tra le mani spostando i fotogrammi ottenuti dal filmato di videosorveglianza. "E ha raggiunto senza alcun mezzo la proprietà dei Forrest dove avrebbe assassinato Darleen Forrest."

"I video della sicurezza come avete avuto modo di constatare voi stessi mostrano chiaramente la signorina Wolfe uscire dalla sua stanza durante quella fascia oraria." proruppe l'avvocatessa Keats annuendo vigorosamente.

"Ma tra quei video non vi è alcuna prova che la mia cliente stia lasciando l'ospedale, viene presentata solo mentre esce dalla sua stanza." nel dirlo si voltò direttamente verso la bionda rivale dall'altro capo dell'aula, che si ergeva in un tubino bianco panna ignorando i suoi penetranti occhi blu scuro.

"Perché al suo ritorno in ospedale quei filmati sono stati sequestrati dalla signorina Wolfe al solo scopo di cancellare le prove" comunicò rivolta al giudice. Henry tornò ad abbassare lo sguardo sul fascicolo che aveva in dotazione, spostando distrattamente i fogli.

"Mmh" si passò la lingua sulle labbra. "Quindi mi sta dicendo che nell'arco di un'ora e un quarto, una ragazza ancora ferita dall'incidente subito, sia stata in grado di arrivare dall'altra parte della città per uccidere un'altra ragazza?" domandò rivolgendosi più che altro alla giuria.

"Le fasce d'orario combaciano"

Henry sospirò "Tuttavia la distanza a piedi tra il Mercy General Hospital e Folsom Boulevard - dove risiedeva la vittima - è di un'ora e mezza. E dopo un'indagine, nessun tassista in servizio a quell'ora dichiara di aver visto Alexis Wolfe."

"Tutto questo non è rilevante, esistono svariati modi in cui l'imputata abbia potuto raggiungere l'abitazione della signorina Forrest senza farsi notare."

Henry inarcò un sopracciglio. "Allora illustri secondo lei in che modo la mia cliente si è disfatta di un corpo in così poco tempo e senza dare nell'occhio."

C'era qualcosa nel modo in cui si esprimeva che Lexi inquadrò come meno...formale. Come se quella non fosse che una lite pacata e non un processo. Vi fu un attimo di congelato silenzio, nel quale soltanto un minimo colpo di tosse proveniente dal fondo dell'aula fu udito.

"La telefonata è una testimonianza diretta della vittima e questo è sufficiente per determinare il colpevole." strinse i denti, sul viso ricoperto di fondotinta si notò un guizzo della mascella a ridosso della sua tetra e difensiva espressione.

"La telefonata è l'ennesimo tentativo di incastrare la mia cliente. Per quanto ne sappiamo qualcuno potrebbe aver commesso l'omicidio e poi falsificato una telefonata tramite precedenti registrazioni oppure la vittima si è semplicemente sbagliata. Vostro onore, non sono state rinvenute tracce della mia cliente sulla scena del crimine, né DNA, né capelli, né impronte niente. L'arma del delitto non è stata trovata e nè tantomeno il cadavere della signorina Forrest. Onestamente mi chiedo se questo processo si basi su prove o coincidenze"

Si era animato di una luce nuova mentre sproloquiava di fronte a tutti. Il cancelliere smise addirittura di registrare, le mani a mezz'aria. Il giudice si sistemò meglio sulla sedia intrecciando le dita.

"Ha pulito le sue tracce, è ovvio."

"Lasciando una pozza di sangue da mattatoio?"

"Alexis Wolfe aveva un movente." tentò ancora la Keats appoggiandosi con i palmi delle mani sul tavolo e puntellando la superficie con un dito.

"Uccidere Darleen per liberarsi dalle accuse?"

La donna assentì con un eloquente gesto della mano. Henry abbassò il capo sorridendo. "Se la memoria non mi inganna l'ultima udienza si è conclusa con una testimonianza in nostro favore, in sostanza con un vantaggio. Mi sta dicendo, avvocato Keats, che Alexis Wolfe avrebbe bruciato ogni progresso ottenuto fino ad allora in questo modo?"

La donna aprì bocca per ribattere concentrando lo sguardo sul giudice, ma fu bruscamente interrotta sul nascere.

"Per giunta, ultima udienza subito dopo il quale la mia assistita è stata vittima di un'esplosione in casa sua." aggiunse stringendo le labbra, si erano nuovamente tutti rivolti a guardarlo. La perplessità infusa negli occhi. Lexi dal suo canto non fu immune a questa prorompente allusione. Fino a quel momento era rimasta dritta e composta, ad ascoltare il processo meticolosamente con quei grandi occhi azzurri che saettavano dai due squali alla giuria. Adesso a quelle parole non riuscì a fare a meno di sollevare un sopracciglio circospetta.

L'insinuazione si era propagata nell'aria come una corrente d'aria fredda suscitando diversi mormorii.

"Dove cerca di arrivare, avvocato Miller?"

"L'esplosione non è stato un incidente, giudice Robinson e posso dimostrarlo." esordì dandosi un contegno vittorioso, sicuro di sé, più di quanto avesse mai dato a vedere prima d'ora.

Lexi schiuse la bocca corrugando la fronte. La polizia le aveva detto il contrario, le aveva detto che si trattava di una fuga di gas. Naturalmente non era d'accordo, ma come faceva il signor Miller ad affermare per certa una cosa del genere? E soprattutto, perché non l'avevano messa al corrente? Si voltò verso Rudy che dal suo canto sembrava perfettamente al corrente di ogni cosa e con noncuranza prese a disporre una serie di cartelle sul tavolo. Ma che importanza poteva avere ora come ora: volevano far ricadere la colpa su Darleen, dandole così una buona fetta di vittimismo da sfoggiare di fronte alla giuria.

Godiamocelo.

Ciò che accadde dopo fu un miscuglio di rintocchi di martelletto, lamentele sull'inammissibilità delle prove e toni alti e concitati, fin troppo, tanto che l'aula si trasformò in un covo di vipere bellicose e il giudice fu costretto a chiamare a raccolta gli avvocati nel suo studio privato.

"La corte si aggiorna"

[...]

Nell'immenso corridoio in stile vittoriano, dalle pareti in legno scuro, Lexi ammutolì. Teneva i capelli legati in una treccia morbida e corta, la giaccia color grigio topo le andava stretta e piccola essendo stata di Maya, tanto da scoprirle i polsi più del necessario. Ma non le era rimasto molto dall'incendio. A malapena era riuscita a recuperare gli occhiali e ancora una volta si era trovata senza lenti a contatto. Era abituata a trovarle sul comò anche quando non ricordava di essere andata a prenderle. Aveva una specie di talento nel ritrovare le cose, non importa quanto fosse sbadata e le perdesse, alla fine ricomparivano sempre al posto giusto. Si lasciò cadere sbuffando su una panca sistemata in una nicchia del corridoio, raggiunta poco dopo dai restanti fratelli Miller.

"Come ci siete riusciti senza Eddie?" domandò a Rudy in piedi di fronte a lei.

"La famiglia ha altre pecore nere." tagliò corto mentre smanettava al cellulare.

"Comunque sia Lexi, stiamo andando forte!" Esclamò Maya che quel giorno aveva deciso di dare tutto il suo supporto assentandosi addirittura da scuola per assistere all'udienza. "Sono sicura che ne uscirai trionfante" continuò raggiante sedendosi accanto a lei e stringendole le mani. Ma la mora era su tutto un altro pianeta concentrata ad ispezionare il fondo del corridoio in cui si profilavano piccole sagome scure, persone vaganti per il tribunale, nel pieno delle loro mansioni come tante formiche operaie.

"Cerchi Eddie?" Punzecchiò Rudy facendo un sorrisetto sghembo.

Eddie.

Si era chiesta tutta la notte dove si fosse cacciato e nella quiete della sua cella vuota, meditabonda sui fatti, raggiunse le risposte che cercava entrando quasi in simbiosi con la lesta mente ricca di trame del suo vampiro.

Alle venti e sei minuti il telefono squillò ed Eddie avvisò che non sarebbe riuscito ad arrivare in tempo. In una situazione talmente critica come quella, nel quale libertà, carriera e futuro erano rimasti appesi ad un filo, in bilico verso l'oblio, Eddie stava comunicando di non riuscire a tornare in tempo.

In tempo.

Non si trattava di non riuscire a trovare la soluzione in tempo.

Lui non era in città.

"Lui fa sempre così, da prima che diventasse detective. Prende e sparisce per qualche giorno per poi tornare come se nulla fosse" fece spallucce il fratello maggiore.

"Però non stava mai via più di due o tre giorni." borbottò la rossa. "L'ultima volta mi avete fatto tutti prendere uno spavento. Tu ridotta come un catorcio in quel letto d'ospedale e lui volatilizzato per più di una settimana."

Il che faceva sorgere spontanea un'altra domanda nella testolina ronzante e decolorata di Lexi Wolfe. Perchè allontanarsi da Sacramento? Ogni indizio sul caso doveva trovarsi qui. Insomma era logico pensare che la prima cosa da fare era trovare video che mostravano la reale posizione di Lexi non sparire dalla circolazione. Un alibi.

"Deve avere una pista, qualcosa che possa provare che tu sei innocente. Fidati di lui."

"Qualunque cosa sia non credo che la vedremo oggi." Rudy controllò l'orologio al polso.

"Ragazzi" Henry attirò la loro attenzione. Si avvicinò strofinandosi i palmi con fare elettrizzato, il suo linguaggio del corpo prometteva ottimi risvolti.

"Allora?"

"Non ci sono prove sufficienti contro di te Lexi"

"Come immaginavo" rispose tranquillamente l'imputata con una smorfia maliziosa.

"Vedrai Lexi. I buoni vincono sempre, vincerai questa causa!" annuì con convinzione Maya lasciandola attonita. Le sopracciglia scattarono verso l'alto e gli occhi azzurri la fissavano curiosi dietro le lenti.

"Stai fingendo questa apprensione o è tutta vera?"

"Eh?" la convinzione scemò e la perplessità pervase anche lei. "Ma che dici? Io sono tua amica" disse risentita incrociando le braccia.

"Davvero?" domandò divertita.

"Certo!" esclamò con grinta lasciandola di stucco. "E una volta finito tutto questo ci siederemo di nuovo tutti e quattro a guardare un film natalizio in tv e sentiremo tutti i tuoi stupidi commenti a riguardo senza imbavagliarti. Non è vero Rudy?"

"Be' forse ti imbavaglieremo un pochino." fece spallucce. Lexi alzò gli occhi al cielo dirigendosi verso l'aula di cui grandi battenti si riaprirono. Lo spettacolo doveva andare avanti.

Cercare un alibi...

No, Eddie non stava facendo niente di tutto ciò. E alla fine capì perché.

Scortata dal resto della famiglia Miller oltrepassò la soglia, lanciandosi intorno occhiate ponderate.

Non aveva bisogno di indagare su nulla perché conosceva già i fatti. E forse era sulle tracce del vero assassino in quello stesso momento.

"Non avendo prove sufficienti nè riguardo l'arma e nè riguardo il corpo l'udienza verrà rimandata. Pertanto l'imputata Alexis Wo-" le porte si spalancarono improvvisamente, i battenti sbatterono contro il muro e un ragazzo allampanato dai scuri capelli neri si stagliò sulla soglia. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui che teneva quei suoi occhi dorati fissi davanti a sé, fissi sul giudice.

O ancora forse, non c'era nessun assassino in quella faccenda.

Lexi sorrise con la faccia di chi la sapeva lunga.

"Vogliate perdonare l'interruzione" disse seguito da un colpo di tosse. "Vi ho portato qualcosa giudice Robinson" e l'istante dopo tirò verso di sé per un braccio niente di meno che Darleen Forrest, viva e vegeta con gli occhi furenti, rossi dal pianto e i denti stretti. La corte si pronunciò in un sospiro di sconcerto puro.

"Non è necessaria un'altra udienza, perché questa storia finirà oggi stesso."


04/08/2022



p.s. chiedo scusa per le mastondiche imprecisioni giuridiche ma come ho già detto non sono un'esperta, anzi sono quasi totalmente ignorante. Però siccome è una storia ed è tutto inventato, spero possiate chiudere un occhio <3

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