Capitolo 44 - Misfatto

Lexi rimase in disparte, a fissare con la bocca stretta in una linea la sua schiena fasciata dalla maglietta scura. Eddie si allontanò dallo spioncino di un passo e sollevò il capo senza tuttavia voltarsi.

La polizia.

"Che hai fatto?" domandò con un tono di voce flemmatico, la sua bocca avrebbe potuto quasi emanare della condensa per quanto furono glaciali quelle parole. Improvvisamente lo stralcio di umanità mostrato appena qualche minuto prima andò ad infrangersi contro lo scoglio che costituiva la sua vera indole, bastò una frase per infondere nell'aria quella vibrante sensazione di timore.

"IO? Ma che potevo fare se per giorni sono stata in coma!?" ribatté Lexi sollevando le mani per ribadire la sua innocenza. Eddie si voltò annuendo dirigendosi verso il seminterrato, non riuscendo a trattenere un borbottato:

"Con te non si può mai sapere"

Aprì la porta e le fece un veloce cenno del capo incalzandola a scendere le scale.

"Rimani qui e non muoverti." Le ordinò categoricamente spalancando bruscamente anche la porta nascosta.

La ragazza gli passò accanto ma indugiò sulla soglia.

"Non ti è neanche vagamente passato per la testa che magari quelli non sono qui per causa mia?" domandò ponendo le parole in successione piuttosto rapida, corrugando la fronte incuriosita.

Al ché Eddie la fissò, immobile.

"Non penso utopicamente" e detto ciò richiuse la porta su una Lexi che lo fissava a bocca spalancata, fintamente inorridita da quell'insulto.

Riuscì a raggiungere la maniglia all'ingresso prima che la porta venisse sfondata da quel capannello di agenti di polizia che sostavano sul suo portico.

"Si?"

"Edmund Miller?"

"Si"

"Stiamo cercando Alexis Wolfe"

Magari quelli non sono qui per causa mia, la scimmiottò in mente ritrovandosi poi a dissimulare uno sbuffo contrariato con una microscopica increspatura delle labbra.

"Di nuovo?"

"Sono trapelati nuovi dati"

"E stavolta venite a cercarla alla mia porta?" Inarcò un sopracciglio soffermandosi sulle ultime parole pronunciate dal poliziotto.

Nuovi dati.

Che genere di dati? Si chiede Eddie. Elaborando; c'erano quattro poliziotti tra cui il capo di quell'unità con un trepidante bisogno di sapere dove fosse Lexi.

Risaltò subito ai suoi occhi come il numero di agenti fosse spropositato e come uno di loro tenesse il piede posizionato in modo fin troppo invasivo.

"Sappiamo che è molto legata alla famiglia Miller, per cui abbiamo motivo di credere che voi sappiate dove sia"

Il moro lo ascoltava tenendo d'occhio quel particolare dettaglio come se il suo sguardo si fosse perso nel vuoto.

Quello era un mandato d'arresto.

"Perquisendo cercate di non rompere nulla signori" si fece in disparte lasciandoli passare.

"Ovviamente." ribatté il capo concedendo un sorriso di cortesia al padrone di casa mentre entrava per ultimo, con una nonchalance totalmente contrapposta allo stile movimentato degli altri tre.

Eddie alle sue spalle mantenne un'espressione vagamente circospetta, ipotizzando il motivo di questa caccia malcelata. Era in possesso di informazioni alla centrale sconosciute, tuttavia sentiva che qualcosa nel suo quadro perfetto era stato tralasciato.

"Per cosa è accusata, se posso chiedere?" L'uomo gli lanciò una rapida occhiata mentre sfogliava, pizzicando appena le pagine, un'agenda inutilizzata posata sul mobiletto nel corridoio.

"L'omicidio di Darleen Forrest"

Cosa?

Batté più volte le palpebre, scettico di fronte a quel nuovo dato. Non poteva essere, anzi era tecnicamente impossibile.

"Darleen Forrest è morta?"

"Già, assassinata."

"Ma Lexi era in coma" precisò. Secondo il resoconto fatto da Maya a tarda sera, dopo la piccola discussione di famiglia, Lexi fu in stato di incoscienza per tre giorni e i restanti li aveva trascorsi in convalescenza nel suo letto d'ospedale. Soltanto al nono giorno fu in grado di cavarsela da sola tanto da essere sbattuta fuori. Secondo quale logica la polizia la riteneva responsabile di un omicidio?

"Questa mattina tra le cinque e le sei, la signorina Forrest è scomparsa e abbiamo motivo di credere che sia stata uccisa. Il sangue e le impronte lasciano dedurre ciò, in più abbiamo un'inquietante telefonata al 911 in cui nomina l'aggressore."

"Voglio accesso a queste prove se non le dispiace." rispose pacatamente il moro, mantenendo caparbiamente il contatto visivo.

L'uomo inarcò un sopracciglio voltandosi verso il giovane investigatore.

"Lei dov'è?"

"Sono tornato da poco da un viaggio quindi non sono al corrente di tutti i dettagli, ispettore."

Quest'ultimo non demorse, le sue gelide pupille non si discostarono da quell'accurata analisi che stava compiendo sul viso del ragazzo. Voleva essere certo che non stesse mentendo ed Eddie se ne accorse. Aveva studiato anche lui, non era un totale principiante. Le micro espressioni erano fin troppo rilevanti in queste occasioni e fu forse per questo che ad un tratto l'uomo indietreggiò puntando il dito sulla porta che dava al seminterrato.

"Questa dove conduce?"

"Al seminterrato"

Continuando a fissare il proprietario di casa la aprì e scese le scale. Si ritrovò nello studio guardandosi attorno circospetto, diede un'occhiata ai fascicoli, alle carte, ma non vi trovò nulla di sospetto: normale documentazione legale. Fissò la libreria per un inquietante momento e poi risalì le scale. Eddie lo attendeva proprio lì, nel punto esatto in cui lo aveva lasciato. Senza mostrare alcun sintomo d'angoscia, imperturbabile.

"Qui niente" disse un altro agente.

"Neanche qui."

"Io dovrei andare a scuola" L'ispettore soppesò ancora un istante la sua figura, ma non potendo concretizzare i suoi sospetti decise di dileguarsi con un ultimo avvertimento.

"Se le viene in mente qualcosa sa dove trovarci."

"Ricevuto"

Al suono dei battenti che si chiudevano, Eddie si precipitò giù cominciando a spostare tutto, mettendo tutto in disordine. Prendeva i fogli a pile rigettandoli sulla scrivania alla rinfusa, toglieva i libri dagli scaffali, scosse la lampada come una saliera guardando nel paralume. Rovesciò le poltrone e qualunque chincaglieria suo padre tenesse sulla superficie di legno della sua scrivania.

E poi, lo trovò. Infilato a gattoni sotto la scrivania sollevò lo sguardo e lo vide, serbando a quella scoperta (non poi così sorprendente) un sospiro esasperato. Indietreggiò tornando in posizione eretta reggendo con la punta delle dita il microfono spia, lo osservò alla luce analizzandone i contorni quasi si trattasse di una gemma preziosa.

Bene bene bene.

Si sedette, appoggiando la schiena alla scrivania. Tra il disordine generale prese ad accendersi una sigaretta portandosela non curante alle labbra, lo sguardo placido rivolto sull'estremità che prendeva fuoco.

"Vieni fuori" mugugnò.

"Che volevano?"

"Hai ucciso Darleen stamattina?"

"No" rispose con nonchalance

"Meglio così."

"Non direi se accusano me, ancora" Incrociò le braccia al petto, quello gessato rimase rigido sotto la presa dell'altro.

"Non hanno prove solide, ti farò uscire prima ancora che dicano Džugašvili"

Lexi lo fissò a bocca aperta.

"Che c'è adesso?"

"Adesso mi imiti?"

"Pensavo stessimo giocando a nomina cognomi sovietici complessi in momenti di crisi" detto ciò si alzò e si recò al piano di sopra.

"Dove vai adesso?" Eddie si voltò appena con uno sguardo perplesso.

"Ehm...a scuola" rispose come se fosse ovvio. Lexi lo guardò da sotto le ciglia

"Loro ti seguiranno" mormorò come monito.

"Lo so" e sparì oltre la porta.

Eddie scaricò lo zaino sul sedile anteriore dell'auto guardandosi appena appena attorno. Vide solo una signora in leggins rosa shocking che faceva jogging. Si infilò al posto del conducente e serrò le mani sul volante uscendo cautamente dal vialetto. Arrivò alla fine della strada quando si accorse di un'auto blu scura parcheggiata in una viuzza laterale, dietro una serie di arbusti ben potati. Era troppo lontana per individuare chi ci fosse a bordo ma vide chiaramente che si stava allontanando uscendo da Alhambra street nella direzione opposta alla sua. Rimase concentrato sulla guida per il tempo restante fino a scuola dove il caos lo accolse.

[...]

"Sei sicuro che possiamo stare qui?"

"Si si ho controllato, non c'è nessuno."

Rispose una voce famigliare a quelle quattro mura. Due figure si scambiarono un sorriso languido e colmo di lussuria mentre le mani di lui si andavano a posare sul lembo della maglietta di lei. Seduti sul divano, l'uno di fronte all'altra, si divorarono con lo sguardo prima di avventarsi in un bacio passionale. Il biondino si liberò della t-shirt gettandola a terra, facendo rimanere la ragazza con nient'altro che un reggiseno in pizzo. Le sue mani le cinsero i fianchi mentre lentamente la sovrastò con il suo corpo. La brunetta si lasciò adagiare completamente sul divano sorridendo ai caldi baci che le posava sulla mandibola e sul collo.

"Mmh" si lasciò sfuggire un gemito e poi anche il reggiseno raggiunse il pavimento. Il fruscio della stoffa riempì il silenzio. Rudy si tolse la maglietta mettendo in mostra una serie di addominali scolpiti, i muscoli della schiena si tesero quando tornò a piegarsi. Le afferrò con determinazione il viso, senza tuttavia una presa troppo manesca, facendo scontrare ancora le loro lingue che combaciarono assieme alle linee sinuose dei loro corpi intricati.

Le dita scivolarono sulla schiena muscolosa in una carezza sensuale per poi artigliarla con le unghie lunghe quando la sua bocca si concentrò in un punto dell'orecchio sensibile. Emise un piccolo e lieve gemito. I capelli biondi del ragazzo a solleticarle la guancia. Era selvaggio, con l'acquolina in bocca: ogni movimento era carente di dolcezza perché intrinseco di una passione che gli infuocava le membra. La sua lingua scese giù, sempre più giù, stavolta con meno foga, fino al basso ventre dove incontrò la resistenza del tessuto dei jeans. In un nanosecondo era già alle prese con i bottoni e solleticava la sua pelle facendosi strada a furia di languidi baci fino al pube. La ragazza emise un gemito stavolta più nitido rigettando la testa all'indietro, beandosi di quel piacere.

Agguantò i capelli biondi con una mano, allargando le gambe per fargli spazio.

"Ahh" sospirò

Aprì gli occhi sorridendo e con la stanza a rovescio si ritrovò ad essere fissata da una figura dal viso tumefatto che sgranocchiava delle patatine in busta. In un attimo balzò in piedi e si ricoprì immediatamente, arrossita fino alle punte delle orecchie.

"Che c'è?" Anche Rudy fu costretto ad interrompersi, un ginocchio sul cuscino del divano si raddrizzò e si passò il dorso della mano sulla bocca. Vide che in un angolo poco più in là c'era la nuova seccante inquilina.

"Lexi"

"Ehilà, ci dai dentro vedo."

"Ma chi è?"

"Bah solo la seccante stronzetta che sta con mio fratello"

"Come sei aggressivo" ridacchiò producendo un verso di scherno mentre rovistava nel sacchetto.

"Meglio che vada" disse la brunetta ormai rivestita, sistemandosi i capelli.

"No, aspetta Rachel" ma lei era già uscita e poco dopo la porta sbatté. A quel suono Rudy si voltò lentamente verso la mora fulminandola con lo sguardo.

"Lexi" ringhiò il biondino ancora a petto nudo. . "Non dovresti essere a scuola?"

"Potrei dire lo stesso di te" ribatté prontamente l'altra. "Riesci a saltare le lezioni al college con tuo padre che ci insegna, ammirevole" I muscoli si contrassero visibilmente quando si piegò per afferrare la maglietta e la ragazza non potè trattenersi dal mordersi le labbra.

"Però...voi Miller avete geni magici o cosa? Siete tutti dei gran manzi" constatò sospirando.

"Sei qui da cinque minuti e già hai rotto il cazzo, come coinquilina fai schifo. "

"Oh non resterò a lungo." masticò una patatina e aggiunse "Mi accusano di aver ucciso Darleen stavolta". Rudy rimase con un braccio infilato nel tessuto e l'altro fuori, gli occhi strabuzzati e le sopracciglia corrugate.

"Ma che cazzo dici?"

"La polizia è venuta a cercarmi qui, ma Eddie mi ha coperto." continuò togliendosi del cibo dai denti

"E lo dici così? Come se dicessi 'cavolo, questa salsa era più salata dell'altra volta ma vabbè' "

Lexi si guardò un attimo attorno e disse: "Sì" come se fosse ovvio. "Vuoi sapere una cosa buffa? Sai stavamo entrambi mangiando delle patatine, solo che tu sei rimasto a bocca asciutta"

Rudy sbuffò estraendo il cellulare dalla tasca.

"Non chiamerei nessuno se fossi in te"

"Perché dovrei darti retta, piantagrane?"

"Perchè sono una latitante, nascosta in casa vostra e perché ho il sospetto tengano d'occhio la casa."

"Ma che dici?" si affacciò alla finestra scostando le tende ma l'attimo stesso in cui avvicinò il naso al vetro una scarpa gli volò in testa.

"Coglione" schernì "Così mi vedranno e a passare i guai sarai anche tu" Rudy si passò una mano tra i capelli e sistemò il tessuto per impedire la visuale dell'interno.

"Chiamo la polizia e dico che sei appena arrivata, ti prendono ti sbattono in cella e andrà tutto bene."

"Pensi che te lo permetterò?" ridacchiò Lexi accartocciando la busta di patatine. Rudy che si grattava il mento aveva un'aria assorta in piani spudoratamente egoistici. Sollevò il viso verso di lei e inarcò un sopracciglio.

"Tsk... e cosa pensi di fare con un braccio rotto?" la derise credendosi davvero molto furbo.

[...]

Quando Eddie tornò a casa essa era immersa nella sua solita monotonia. Tuttavia la raccapricciante sensazione di essere osservati persisteva. Aveva consegnato il compito di letteratura e quello di storia, quindi poteva concentrarsi su come far fronte al nuovo intoppo in quella vicenda assurda. Teneva lo sguardo basso mentre apriva la porta di casa, la chiave ancora nella toppa quando voci e mugolii lo raggiunsero all'ingresso.

"Smettila di contorcerti come un lombrico."

"Mhhh"

Eddie aveva lo zaino in spalla, gli occhi stanchi e si diresse verso il salotto dove una scena piuttosto strana gli si piazzò davanti. Rudy legato con il nastro isolante su una sedia, lo scotch persino attaccato sulla bocca. Lo sguardo truce dedicato alla ragazza che gli stava vicino, si spostò sul fratello. Cominciò a mugugnare più forte, ma Eddie non aveva voglia di intervenire. Aveva terribilmente sonno.

"Ma ciao vampiro!" mise un piede sul piolo della sedia e si appoggiò alla spalla del ragazzo imbavagliato "Io e Rudy ci stavamo facendo una chiacchierata, ti unisci a noi?"

"Come hai- Oh lascia stare" si trascinò fino al piano di sopra lasciando il ragazzo in balia della bestia.

"Come dici? Non ti sento" Di scatto gli levò il nastro dalla bocca e la vittima produsse un urlo che si levò fino al piano di sopra e al seminterrato.

"TU! Folle incredibile megera, appena mi libero ti faccio a pezzi"

"Così impari, razza di traditore."

"Devo prima pensare a me e al mio futuro. " giustificò indignato. "E poi ormai sei una cazzo di psicopatica, mi rifiuto di difenderti ancora." Lexi strabuzzò gli occhi per poi tirargli un orecchio.

"Auch auch auch"

"Ripetilo ancora se hai le palle, ce le avevi poco fa per Rachel"

"LEEEEXI" ringhiò mentre lei continuava a tirargli l'orecchio furente.

"Tutti e due, fatela finita!" Entrambi si girarono verso Henry che li fissava con un cipiglio pregno di austerità, la giacca e la ventiquattrore in mano. I due si immobilizzarono con le bocche aperte come due stoccafissi.

"Qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo!" sibilò con il volto adombrato.

25/07/2022

Post scriptum: Rudy is hot asf.
Comunque domanda seria, ma le canzoni che metto nei capitoli vi sono utili? cioè, le ascoltate?

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