Capitolo 42 - Casa
Liberdad, Tijuana, Bassa California 2019
Esiste una brezza romantica intrinseca alla pazzia, una velata e implicita sensazione che la accompagna. Andrebbe immaginata come una sorta di spettro che fluttua al suo fianco, dai fugaci contorni e che sorride di fronte al misfatto e imprime il bacio materno sulla fronte, sul cuore o sulle punte delle dita. Questo bacio è l'opera d'arte che scaturisce dal disastro, il solco lasciato da un fulmine, le conseguenze della follia. Baudelaire, Van Gogh, Munch, Poe, folli che hanno dato vita a vera e propria arte, corrosi in favore di qualcos'altro, qualcosa di forse più giusto.
Da circa cinque giorni Eddie era in procinto di ricevere il suo bacio.
Dopo le prime visite alla centrale di polizia e al Red Moon, avendo raccolto i dati cruciali della sua indagine, si era autoesiliato nella sua mente e quello spettro informe lo scrutava ghignante nel suo processo corrosivo.
Da circa cinque giorni non toccava del sapone, né cibo se non qualche snack che puntualmente lasciava a metà. Le ore erano scandite dal ticchettio dei tasti del computer, dal fruscio della carta dei fascicoli sfogliati a tratti adagio e a tratti con foga, alcuni fogli si erano spiegazzati altri si erano staccati dal mazzo: cosparsi sul ruvido pavimento sfregiato, come foglie secche cadute da un albero, in un autunno bianco. Rovistò, spulciò e ricontrollò quei documenti con un'ossessione quasi maniacale. Seduto a terra, seduto sul letto, seduto sul davanzale della finestra secondo l'arco del cerchio rovente. Il suo operare non si arrestava neppure al tramonto ed è per questo che le sue perenni occhiaie acquisivano sfumature sempre più scabrose.
Eppure il bacio tardava ad arrivare.
Era ad un punto completamente morto.
Si alzò barcollando, le ginocchia pulsavano dolenti, la schiena gli parve instabile come un castello di carte, ogni vertebra scricchiolò quando si raddrizzò in piedi. Emise un sospiro profondo concedendosi un attimo per fare mente locale e di colpo lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi divenne tangibile. Un marasma confusionario e caotico che inondava l'intera stanza e nel quale non riusciva più a raccapezzarsi pur non essendo il fan numero uno dell'ordine e della precisione.
Scavalcò dei fogli e il coperchio dello scatolone della documentazione ricavato dal dipartimento di polizia e raggiunse la finestra. All'aprirsi delle imposte, il fumo, le voci e i rumori della città gli piombarono addosso stordendolo ancora di più. La luce di mezzogiorno lo accecò tant'è che dovette allontanarsi e stropicciarsi gli occhi con dedizione per vederci di nuovo chiaro. Quanto desiderò riuscire a far chiarezza anche nella sua mente in tal modo.
Ebbe la tentazione di prendere la sigaretta che aveva lasciato sull'orecchio ma non la trovò, doveva essergli caduta. Sospirò non trovando neppure il cellulare. L'aveva allontanato a causa della pungente sensazione di angoscia che trasudava ininterrottamente e in tutto quel putiferio l'aveva perso.
Si appoggiò con i gomiti sul davanzale della finestra prendendosi la testa tra le mani.
Doveva uscire da lì.
[...]
Sedeva ad un tavolo, al Red Moon, con un bicchiere di whiskey finemente intagliato, con il disegno di una mezzaluna e uno spicchio, uno vicino all'altro. Il liquido bronzeo ondeggiava al suo interno creando piccole e lievi onde sulle pareti del bicchiere. Eddie le fissava con il viso rilassato, imperturbabile. Gli occhi adombrati a causa della scarsa luce di quel locale dai toni del nero. Aveva ritrovato il suo cellulare ma non gli degnò di uno sguardo, era completamente assorto nel vorticoso ciclone che erano i suoi pensieri. Ad un certo punto la porta d'ingresso emise un cigolio dettando l'ingresso di qualcuno che Eddie non tardò a riconoscere.
"Michela buongiorno, buongiorno!" salutò raggiante l'uomo raggiungendo a grandi passi il bar.
"Agente Rojos, giornata dura? Che ci fa da queste parti?"
"Argh" sbottò l'uomo facendo un voluminoso gesto del capo "Teppisti e petardi, una nuova segnalazione"
"Di nuovo? Sempre da queste parti, vorrei vedere se avessero il coraggio di spostarsi a Camino Verde"
L'altro scosse la testa e ordinò una birra appoggiandosi al bancone con i gomiti, dandole le spalle. Il suo sguardo si piazzò sulla tv appesa in un angolo del muro ma ricadde improvvisamente su una figura immobile al centro della sala vuota. Gli parve spettrale, un fantasma che alla luce si sarebbe dissolto perché intrecciato nella penombra. Scrutò per un istante il placido movimento del suo braccio che si sollevava per portare il bicchiere alle labbra e a quel punto corrugò la fronte. Si avvicinò con cautela per sedersi di fronte a lui allo stretto tavolino. La sedia strisciò sul pavimento, il moro gli lanciò uno sguardo di sbieco tornando poi a fissare il bicchiere.
"Ancora qui detective?" Nel pronunciare l'ultima parola sembrò quasi volerlo schernire e l'angolo della bocca sollevato non dissuadeva questo sospetto.
"Non ho finito" L'uomo robusto con i capelli - tirati all'indietro dal gel - che finivano in piccolissimi riccioli si appoggiò alla superficie di legno colorata di bordeaux.
"Senti" sospirò. "Accetta un consiglio paterno. Va' a casa, non sprecare il tuo tempo qui in questo buco a cercare qualcosa che evidentemente non esiste" non c'era più superbia nel suo sguardo, né strafottenza.
"Non ho finito" ripeté Eddie portando il bicchiere alle labbra, ancora. L'agente Rojos si appoggiò allo schienale, tamburellando le dita sul tavolo. Una lieve musica si spandeva nella sala, a basso volume. La barista gli aveva portato una pinta di birra e aveva preso a fare le pulizie.
"Perchè lo fai? Nessuna vocazione si spingerebbe a tanto."
"Non esiste solo quella"
"Allora è per amore?" Non rispose e Rojos continuò a fissarlo insistentemente. Le imposte si spalancarono facendo entrare nella sala una luce naturale che illuminò il viso del ragazzo e quello dell'uomo di un pallido bianco. Rojos socchiuse gli occhi notando come il colorito già cadaverico del giovane investigatore si era sbiadito.
"Non si tratterà mica della ragazza morta?"
"Non la conoscevo neppure"
"E allora chi?" ma non ricevette risposta, come se non lo stesse proprio ascoltando.
Evidentemente però la patina di imparzialità infusa nel suo sguardo aveva dato segni di cedimento poiché l'agente colse qualcosa che lo spinse a protendersi sul tavolo.
"Scommetto che è una tipa bionda, dolce magari un po' timida. Apposta per i tipi con la scorza dura come te."
"Pff. Ma per favore. È ingannevole, manipolatrice, non sa nemmeno badare a sé stessa. Crede di avere una specie di dono che la rende immortale, finisce sempre con le ginocchia sbucciate oppure un occhio nero è così fin da piccoli. È una di quelle persone che attraversa la strada senza guardare perché se vive o meno non se ne frega un cazzo, intanto a te però viene un colpo ogni volta che succede. È disordinata, dimentica di fare la spesa, se non fosse per me le avrebbero staccato la corrente da un'eternità e sarebbe costretta ad usare solo gli occhiali a scapito delle sue amate lenti a contatto che però dimentica costantemente di ordinare. Si rifiuta di prendere la patente e ha una parlantina infinitesimale che la porta a dover allestire costantemente uno spettacolo teatrale. È una sconsiderata, non fa mai quello che le viene detto, mette zizzania ovunque vada, provoca chiunque le capiti a tiro e deve sempre e dico sempre fare battute sconvenienti."
"Ma?"
Già, perché quel discorso lasciava presupporre un seguito, parole a cui Eddie non aveva mai dato suono riducendole e sopprimendole a semplici lineari pensieri muti.
Emise un verso di scherno abbassando lo sguardo.
"I suoi occhi" sussurrò impercettibilmente, imbarazzato, con le guance che via via prendevano colore.
"Nonostante tutte le ammaccature c'è qualcosa dentro di lei che non si spezza, infrangibile, radicato nei suoi occhi e ogni volta che li guardo il mio arido e pietrificato cuore si risana."
"Perché lei è stata forgiata nello Stige" mormorò con un tono di voce ancora più basso del necessario. Ancora più delebile.
"E lei lo sa?"
"No"
"E perché non glielo dici?"
Eddie sollevò lo sguardo allarmato, le sopracciglia aggrottate in un'espressione tesa.
"Piuttosto dovrà passare sul mio cadavere"
Quelle parole produssero del gelo nella sala, brutali e taglienti, da annullare qualunque cenno di umanità espresso finora, tanto che il poliziotto si sistemò sulla sedia a disagio schiarendosi la gola.
Silenzio.
"Il tempo per tenere quelle prove è scaduto, torna a casa ragazzo. Torna da lei."
"Non so di cosa stia parlando" disse porgendo il bicchiere alla barista. La cosiddetta Michela lo pose sul vassoio che reggeva su una mano, producendo un tintinnio metallico ma quando fece un passo in avanti inciampò distrattamente nella gamba della sedia facendo cadere il vassoio a terra. Nel fracasso di vetri, Eddie alzandosi di scatto riuscì ad afferrare per un braccio la donna prima che vi cadesse sopra rischiando di tagliarsi.
"Grazie" gli disse ricomponendosi. Eddie spostò lo sguardo sui frammenti e si accorse che curiosamente il suo bicchiere non era andato in frantumi.
[...]
Il giorno dopo era di nuovo lì, in quel locale, su quella terrazza. Privato dello scatolone bianco con il materiale dell'indagine ad Eddie rimanevano ancora le copie che aveva fatto sul suo computer e nonostante la paternale incisa in quella conversazione surreale, egli continuò a rimuginare vagando come un'anima in pena alla ricerca di un'altra anima in pena.
Chantal si era drogata o poteva essere stata drogata, non ne era del tutto certo. La questione 'astemia' gettava le basi per delle supposizioni con dei margini di errore dopotutto: non amando l'alcol era facile presupporre che non amasse neppure le droghe, ma non era detto. E anche se così fosse stato Lexi non poteva aver manomesso il suo bicchiere o in tal caso Eddie l'avrebbe colto nel filmato di video sorveglianza.
Non aveva prove. Sei fottuti giorni in totale in quel buco caotico di Tijuana e non aveva raccolto uno straccio di prova. Aveva raggiunto la consapevolezza quasi assoluta che Lexi fosse innocente ma non c'erano prove materiali da portare alla sua carnefice legale. Ancora una volta si fermò davanti alla ringhiera di marmo con una sigaretta accesa tra le labbra. Il vento era sempre più caldo, giugno si avvicinava irruento. Erano trascorse più di tre settimane da quel 5 maggio e probabilmente adesso l'udienza era stata spostata viste le condizioni di Lexi, se non addirittura cancellata. Le sue ciglia fremettero poi distolse lo sguardo dalla città portandolo a terra. Cominciò a misurare il terrazzo a piccoli e strascicati passi, il viso chino, i capelli che si ingarbugliavano e le dita fine e affusolate sulla sigaretta. Soffiò una nube di fumo. Aveva lo sguardo perso nei ricordi. Poi ad un tratto la sigaretta terminò e il ragazzo la fece ricadere a terra spegnendola con la scarpa. Fu allora che il suo sguardo si accese di quella sua perplessità aliena. Il mozzicone contornato dalla cenere era finito su una striscia grigia, spessa una quindicina di centimetri, ma il pavimento era piastrellato di mattonelle beige. Si accovacciò afferrando il mozzicone e per la prima volta
sorrise.
[...]
Due giorni dopo
"Agente Carrera, cerco Rojos. È qui?" L'uomo con gli occhiali lo guardò per un momento con sguardo meravigliato e fece per condurlo da lui.
"No, gli dica che lo aspetterò proprio qui" Rimase ad aspettarlo all'ingresso, vicino alla reception con le mani in tasca e un lieve ghigno appena percettibile.
"Che c'è, che c'è?" sbraitò giungendo a grandi passi nell'atrio con un'espressione adirata e una ciambella in una mano. "Ragazzo stai iniziando a rompermi le palle."
"Sono solo venuto a congedarmi."
"Eh?"
"Ho trovato ciò che mi serviva. Il caso Chantal Velazquez può essere chiuso."
"Be' e sentiamo, era qualcosa di diverso da ciò che io ti avevo detto?"
Eddie inarcò un sopracciglio.
"Non sia così compiaciuto, il suo è uno di quei casi in cui il risultato è corretto ma il procedimento sbagliato. Ergo la sua è stata fortuna sfacciata."
"Arrogante coglione" bofonchiò lanciandogli un'occhiataccia.
"Be' detto ciò la saluto Rojos, la lascio crogiolarsi nella consapevolezza che per una volta aveva ragione."
"Torni a casa?"
"Si è ora di porre fine a questa storia"
Rojos fece un sorrisetto compiaciuto e tornò nel suo ufficio mentre il moro spariva oltre la porta.
[...]
L'auto di Eddie apparve a tutta velocità nel tardo pomeriggio accostando nel vialetto di fronte al garage. Maya era in casa quando scorse quel ragazzo vestito di nero uscire dall'auto. Gli occhi si fermarono distrattamente su quell'immagine visibile tramite il riquadro del vetro e una seconda volta, con più tenacia. Dalle mani le scivolò la maglietta che stava piegando, la bocca schiusa in un'espressione stupita.
"È tornato Eddie!" gridò per farsi sentire dagli altri residenti della casa. Poco dopo il padre e il fratello accorsero rapidamente dal seminterrato seguendo Maya che era già sulla soglia della porta. Eddie la vide con quella cascata di capelli rossi che le ricadeva sulla schiena ondeggiando, i vestiti estivi colorati, le gote arrossate e un terribile cipiglio in viso. Teneva il borsone sulla spalla e stava per prendere anche la borsa con il portatile quando la sorella si avventò su di lui guardandolo malissimo.
"Ciao" le disse schiacciato contro la portiera posteriore ancora chiusa. Come un battito di ciglia la mano di Maya scattò sulla sua guancia scavata. Uno schiocco rumoroso riverberò nel cortile. Eddie incassò il colpo, deglutì e si voltò ancora verso la ragazza. Ma ella non aveva finito e un'altra sberla le sfuggì, forse con più forza della precedente perché adesso Eddie si massaggiava la guancia arrossata.
"Hai fini-" non terminò la frase che Maya si gettò tra le sue braccia cogliendolo di sorpresa. Sollevò le sopracciglia e il borsone gli sfuggì cadendo a terra con un tonfo. Sembrò totalmente spiazzato, il padre e il fratello erano poco più in là che lo osservavano. Le diede una pacca impacciata sulla schiena e si staccò dall'abbraccio.
"Miserabile" sibilò.
"Dove sei stato? Eddie eravamo davvero preoccupati" gli disse il padre. "Tutti tranne Rudy che però ha taciuto su dove fossi." aggiunse. Entrarono in casa e il ragazzo si lasciò cadere sul divano.
"Non hai risposto ad una singola chiamata, sei un pezzo di merda."
"Non ho tempo per questo Maya." si rivolse poi al padre. "A quando la prossima udienza"
"Oh..."
Silenzio.
Il panico cominciò a scatenarsi dentro di lui, ma il suo viso rimase fermamente imperturbabile.
"È morta"
21/07/2022
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