Capitolo 41 - Variante Sveshnikov

Liberdad, Tijuana, Bassa California 2018

La musica cessò di colpo e le luci si accesero allo stesso modo, rimpiazzando quelle stroboscopiche. Dilagava nella sala una scabrosa sensazione che non fece altro che acuirsi al vociare turbato proveniente dal fondo. Alcune persone continuavano a premere per uscire in terrazza creando un certo scompiglio, altre invece scalpitavano nella direzione opposta per riuscire a raggiungere alla svelta le uscite. Altre ancora invece si stagliavano, immobili, stordite, incapaci di comprendere cosa stesse avvenendo. I tre rientravano in quest'ultima categoria, occupando un ritaglio di spazio, stringendosi in mezzo alla calca per evitare di essere travolti dall'improvvisa fuga.

Oliver si guardò attorno, la mascella stretta, gli occhi allarmati. Abbassò lo sguardo sulla sua amica afferrandole una spalla con fin troppa foga.

"Hai visto qualcosa? Cos'è successo?"

Ma Lexi non rispose, a stento riusciva a sollevare lo sguardo e a mantenersi in piedi.

"Il gatto ti ha mangiato la lingua?!" ridacchiò Alex altrettanto ubriaco guadagnandosi un'occhiataccia per il suo umorismo deteriorato.

"Non è il momento cazzo, se arriva la polizia siamo fottuti."

Fu allora che un urlo sconquassò l'edificio. Riverberò per ogni centimetro della sala cristallizzando per un inquietante attimo tutti i presenti che rabbrividirono a quel suono rauco, rotto, pregno di un'angoscia che stonava con il clima festoso del locale, del quartiere e dell'intera città. Ma una tragedia si era consumata quella notte e come polvere si depositò sulle spalle degli anonimi presenti, priva di peso.

A quel punto alcuni addetti alla sicurezza e i gestori del locale si precipitarono fuori tramite una porta di servizio mentre un'altra parte di essi si fece largo tra i festaioli spinti dall'urgenza di quella nuova situazione. Fu a quel punto che Oliver dettò l'ordine, prendendo in mano la situazione.

"Fuori" Fu l'unica parola che uscì dalla sua bocca. Minorenni fatti e strafatti con documenti dalla dubbia autenticità. Erano riusciti ad ingannare i buttafuori ma ci sarebbero riusciti con un'intera squadra di polizia all'opera? Per quanto fossero ammirevoli le abilità artistiche e falsificatrici di Lexi, ne dubitava fortemente. Non l'avrebbero passata liscia, tenendo in considerazione che i suoi genitori e quelli di Alex erano totalmente all'oscuro del luogo in cui fossero era meglio levare le tende, al più presto. Spinse i suoi due amici verso l'uscita, dovendo trascinare nel letterale senso della parola la ragazza nel suo stato di semincoscienza.

"Andiamo Lexi!" incalzò afferrandole un braccio all'ultimo momento per impedirle di cadere giù per la scalinata scoscesa che si apriva davanti a loro.

"Io devo vomitare" piagnucolò Alex appoggiandosi al muro corroso e colmo di graffiti.

"Non è il momento cazzo, trattieniti adesso!"

"D'accordo, ce la faccio" annuì ottimista e compiacente ma poco dopo, reggendosi lo stomaco, rigettò sui gradini guadagnandosi un sospiro esasperato da parte dell'amico che lasciò il braccio della ragazza per massaggiarsi gli occhi colto dal pesante fardello che gli gravava sulle spalle: quello di badare a due idioti in contemporanea. Nell'esatto istante in cui lasciò la presa, però, Lexi precipitò giù per le scale ruzzolando senza alcun impulso istintivo che la spingesse ad attenuare la caduta. I due sgranarono gli occhi, pietrificati sulla sommità di quell'orrida scalinata.

"Cazzo!" esclamò il moro passandosi le mani tra i capelli. Maledisse l'alcol che aveva permesso a quei due di ingerire e che li aveva trasformati in due persone totalmente diverse. L'assennato e prudente Alex diventava un infante dell'età media di cinque anni con problemi di incontinenza del contenuto gastrico e la sua amica diveniva semplicemente...un peso morto. Il che era positivo per certi versi perché almeno la sua incontenibile forza e parlantina si attenuavano in favore di un po' più di quiete (che di certo in momenti stressanti come quello facevano comodo.)

"Okay, tu fermo qui, non ti muovere" lo avvertì minacciosamente per poi voltarsi in procinto di scendere i gradini. A metà strada però si fermò propinandogli un nuovo avvertimento. "E non vomitare ancora!"

Raggiunse il corpo inerme, riverso a pancia in giù sui sudici gradini dal bordo affilato e smaccato. Si morse un labbro, accovacciato al suo fianco, le spostò appena il capo portando le ciocche chiare dietro le orecchie. Aveva un graffio che le trapassava una guancia e rivoli di sangue le bagnavano la pelle tingendo di rosso le perle che le adornavano il viso come piccole lentiggini dai colori lunari. Oliver si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo cercando il modo più opportuno per sollevarla da terra. Delicatamente la prese tra le braccia scortandola fin fuori.

All'improvviso, l'aria bollente e soffocante dell'interno, che gli aveva donato un colorito piuttosto acceso e una patina di sudore che gli imperlava il collo e le radici dei capelli, aveva lasciato il posto alla pungente brezza notturna di Tijuana, che non godeva esattamente del calore mattutino.

Aveva bevuto appena qualche shottino meno di loro ma a prescindere da ciò era risaputo che ormai nel gruppetto lui reggeva molto meglio l'alcol e nonostante la sua attitudine schiva e burbera in momenti come questi lui era sempre pronto a badare ai suoi amici e a prendersi cura di loro. Adagiò la sua amica accanto ad un muretto nei pressi di una palma e frettolosamente fece per dirigersi di nuovo nel locale. Tuttavia un vociare conciso - proveniente dal retro - colse la sua attenzione. Per un breve attimo rimase immobile, semplicemente ad ascoltare, combattuto sul da farsi: nutrire la sua curiosità o dileguarsi alla svelta e malgrado tutto la prima opzione ebbe la meglio. Si guardò indietro e stringendo la mascella corse verso il luogo designato, silenzioso, di soppiatto per gettare un'occhio alla scena e poi portare via i suoi amici il più lontano possibile. Tuttavia non fu l'unico a voler ficcare il naso. Da diversi angoli molti si incamminarono prudentemente verso il bordo piscina, la cui acqua rifletteva le luci del locale e ospitava foglie secche e un odore stagnante. Una miriade di insetti rasentava la superficie.

Oliver colpì una zanzara che gli ronzava sull'orecchio e a poco a poco si avvicinò al capannello di persone che si era venuto a creare.

Il suo cuore perse un battito, gli occhi sgranati, la bocca schiusa in un'espressione allibita. Quel che gli si presentava davanti non sarebbe stato scacciato via dalla sua mente con la stessa facilità con cui si scacciava via un insetto.

Chantal Velazquez era riversa a terra con il collo spezzato e il cranio insanguinato. Gli occhi spalancati sul nero frammento di cielo che faceva capolino sopra di loro e la gamba destra piegata seguendo un'angolazione innaturale.

Morta.

Una ragazza, una conoscente, una sua compagna di scuola giaceva a terra e non si sarebbe mai più rialzata. All'improvviso guardò in alto e poi dietro di sé, dove aveva mollato Lexi un attimo prima e le sue sinapsi fecero un collegamento che desiderò non aver mai concepito.

[...]

Un getto d'acqua colpì Lexi in pieno viso risvegliandola di colpo dal suo torpore. Ella spalancò gli occhi e poi li richiuse di colpo asciugandoli con il dorso della mano.

"Buongiorno, raggio di sole" sputò acido Oliver davanti a lei lanciando nel cassonetto lì accanto la bottiglia d'acqua, ormai vuota, che aveva ripescato dal supermercato all'angolo. Non era affatto giorno e il suono delle sirene aleggiava ancora nell'aria, tra gli edifici e in ogni strada per quanto fosse lontana, dopo che la polizia giunse sul luogo dell'incidente.

O del delitto.

"Cazzo Oliver, sai quanto ci ho messo a farmi questo make up?"

Si trovavano sul marciapiede di un vicolo e sembravano essersi più o meno ripresi dalla sbornia. Persino Alex, seduto a terra, concentrato con tutte le sue forze nel versare dell'aspirina dalla bustina in una bottiglietta d'acqua, sembrava essere tornato in sé malgrado la pessima cera sul suo viso scarno.

"Che cazzo è successo?" domandò quest'ultimo. "Perché siamo scappati?"

"Chantal Velazquez è morta precipitando dal terrazzo" Il ragazzo dai capelli castani si bloccò con la bustina a mezz'aria e lo sguardo basso fisso sull'asfalto sbiadito di quella strada, come se stesse cercando di metabolizzare quanto detto.

"Cosa?"

"Per cui è arrivata anche la polizia e nelle nostre condizioni ho preferito evitare un confronto sapete"

"La polizia? Cazzo! Potevamo finire in guai seri, potevano anche arrestarci per contraffazione di documenti o possesso di sostanze stupefacenti."

"Ehi quei documenti sono davvero...reali, regali, principeschi"

Oliver avrebbe alzato gli occhi al cielo per la serie di speculazioni ansiose provenienti dalla bocca del suo amico che decisamente era rinsavito dal suo stato sconnesso con la realtà, ma non lo fece. Stava fissando Lexi, con così tanta intensità da perforarla con lo sguardo. Si accovacciò proprio di fronte a lei.

"Ascolta attentamente le mia parole e poi rispondi: cosa hai fatto quando sei uscita in terrazzo?" Alex dovette intuire a cosa stesse alludendo poichè sgranò gli occhi.

"Oliver..."

"Silenzio" tagliò corto senza mollare neanche per un attimo quelle iridi azzurre che, come un guanto bianco gettato e raccolto dalla polvere, accettarono la sfida e quello scambio di occhiate.

"Niente"

"È caduta mentre tu eri lì, devi aver visto qualcosa."

"Non mi ricordo nemmeno di esserci stata in terrazzo!"

Oliver chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.

"Eravamo tutti ubriachi, probabilmente anche Chantal." tentò di giustificare Alex stringendo la bottiglietta in mano. "Però..." qualcosa improvvisamente lo fece ricredere poiché quella frase conteneva non poca titubanza. La ragazza si voltò di scatto nella sua direzione, inarcando un sopracciglio.

"No, ti prego non ti fermare, sii brutale con le tue supposizioni, avanti" lo incitò.

Il castano corrugò la fronte. "Poco prima ti eri parecchio incazzata, hai rotto il naso ad un ragazzo e...non sto dicendo che sia stato sbagliato, quel maiale se lo meritava ma..."

"Eri abbastanza incazzata da uccidere qualcuno se ti avesse rotto le palle nel momento sbagliato." continuò l'altro senza cercare di indorare la pillola.

Lei guardò i due, uno alla volta, restando impassibile e tra loro calò un freddo e sinistro silenzio che li fece rabbrividire tutti.

"Mi credete capace di uccidere qualcuno?"

"L'hai fatto o no?" sbottò Oliver.

"No, cioè, non mi ricordo niente. Non ricordo nemmeno di aver picchiato qualcuno sta sera."

A quelle parole il moro sollevò il mento continuando a guardarla con un velo sospettoso nello sguardo mischiato a qualcosa che Lexi identificò come paura. Al chè strinse la mascella e si voltò premurandosi di non incrociare il suo sguardo. Paura di lei; era ciò che subodorava nell'aria ed era condivisa dal suo migliore amico. Si lasciò sfuggire un amaro verso di scherno di fronte a quella nuova prospettiva, sollevando lo sguardo al cielo assente di stelle.

Ad un tratto sentì qualcosa sfiorarle la guancia e poi una mano le cinse il viso in modo grossolano riportando il suo sguardo ceruleo sul moro. Oliver le stava tamponando una ferita che nemmeno si era resa conto di avere con un fazzoletto che si impregnò di sangue scarlatto. Gli occhi castani fissi su quel graffio sanguinolento adesso non lasciavano trapelare più nulla se non concentrazione, le dita premevano facendole assumere una smorfia da paperella.

Lexi corrugò la fronte davanti a quell'improvvisa apprensione. Il ragazzo ripiegò il fazzoletto e riprese a tamponare la ferita estraendo un cerotto da una busta di plastica ai suoi piedi che posizionò in modo più accurato possibile dove urgeva.

E poi la inchiodò ancora con quelle sue austere pupille buie.

"Qualunque cosa sia accaduta oggi, quello che accade a Tijuana rimane a Tijuana."

[...]

Liberdad, Tijuana, Bassa California, 2019

È ormai appurato che esistono diverse aperture negli scacchi, la Siciliana è una di queste che possiede diverse varianti. Sveshnikov né elaborò una tutta sua: il nero crea un avamposto per il bianco e un pedone arretrato per costringere il cavallo bianco a spostarsi in A3

"Un bicchiere di scotch Marcela! Oggi turno pesante..." il capo della polizia, Rojos, arrivò in un pub in quel dì a Tijuana. Si tolse il cappello poggiandolo sul bancone di marmo e tamburellò le dita mentre gridava la sua ordinazione incurante delle altre persone lì attorno. Prese posto, sedendosi su uno sgabello con le gambe divaricate e i gomiti poggiati sul bancone voltato a guardare lo schermo della tv che trasmetteva una partita di football.

"Portami anche delle noccioline, vado matto per le noccioline" aggiunse dando voce ai suoi pensieri, gli occhi non si distrassero nemmeno un attimo da quella palla. C'era molta gente in quel pub a quell'ora, ma il fatto di essere a capo della polizia doveva incidere molto sul servizio giacché, scavalcando varie altre persone, l'uomo dall'aria rozza e lavativa aveva ricevuto in tempi lampo le sue ordinazioni. Prese a sorseggiare lo scotch nel bicchiere pieno di macchioline di calcare, sul soffitto i ventilatori ruotavano lentamente le loro pale e una nube di fumo si levava fin lassù tingendo quel pub dai toni marroni e gialli, con carte da parati adornate da teschi capovolti, di bianco. A nessuno sembrava importare però. Grasse risate aleggiavano tra i tavoli, mischiate al tintinnio dei bicchieri e allo stridio delle sedie creando un'atmosfera serena, abitudinaria nel quale Rojos amava immergersi. Due sgabelli più in là, un ragazzo vestito di nero, con una t-shirt del medesimo colore addosso, sedeva curvo sul suo drink con una sigaretta tra le labbra. Non era accesa.

"Stanno giocando proprio malaccio" commentò, accendendone l'estremità. Lo sguardo fisso sulla scintilla dell'accendino.

"Si...fanno proprio pietà." si gettò una manciata di noccioline in bocca e poi corrugò la fronte insospettito. Si voltò lentamente verso la figura lì a fianco e batté più volte le palpebre.

"Tu." sentenziò sorpreso, posando il bicchiere sul bancone e voltandosi in quella direzione. "Mi stai forse seguendo, Miller?"

"Potrei dire di sì, ma non mi va di sovrastimarla. È così prevedibile che non ho avuto bisogno di seguirla per trovarla."

"Cosa?" Eddie fece un tiro, poi soffiò via il fumo.

"Vede io ho un sospetto."

"Ma non mi dire" Eddie sorrise appena continuando a guardare davanti a sé.

"La centrale ha nascosto i risultati dell'autopsia su Chantal Velazquez, dico bene?" dopo aver gettato via così quell'affermazione che suscitò un primo silenzio nel poliziotto questo disse:

"Non è mai stata effettuata alcuna autopsia." a quel punto Eddie si voltò per la prima volta da quando gli aveva rivolto la parola quel giorno, con quella perplessità ponderata nello sguardo, il viso inclinato.

"Ma certo e mi dica Rojos, lei è l'unico ad essere a conoscenza di questa incongruenza?"

"Non so di cosa tu stia parlando"

"È esattamente ciò che direbbe qualcuno che sa benissimo di cosa si sta parlando." Assottigliò lo sguardo puntando la sigaretta nella sua direzione. "Me lo dica"

Rojos lo fissò con occhi furenti, tediato dall'arroganza impressa nei suoi toni, ma alla fine sospirò, fece spallucce e si arrese prendendo un sorso di alcol.

"I genitori non volevano si venisse a sapere che la figlia è morta perché quella sera era fatta come un papavero. Non volevano fare brutta figura." Eddie spense la sigaretta direttamente sul bancone di marmo in assenza di un posacenere.

Il cavallo ha raggiunto la casella A3, come pianificato.

"E adesso dov'è quel fascicolo? Ho bisogno di consultare anche l'autopsia." Rojos rise scoccandogli un'occhiata.

"Non capisci, i genitori hanno letteralmente stracciato quel fascicolo. Distrutto, buttato." Eddie sapeva che non sarebbe stato così facile, ripose la sigaretta sull'orecchio a mo' di penna e si alzò. "Grazie per la dritta." disse, mani in tasca e la faccia di chi non stava ringraziando affatto.

"Ehi pivello." lo chiamò l'agente di Tijuana dal suo posto sullo sgabello, il ragazzo era già diretto alla porta ma si voltò comunque a metà sollevando lo sguardo verso l'alto, le mani in tasca "Ti sei convinto che non è nulla di diverso da quello che è stato stabilito?"

Sollevò un angolo della bocca.

"Neanche se l'avesse stabilito Dio in persona" 


10/07/2022





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