Capitolo 4 - Leone in gabbia
Domenica 6 Maggio 2019...
Chiusa nella stanza bianca, squadrata, riservata agli incontri con gli arrestati, Lexi non poteva che chiedersi se avesse fatto la scelta giusta oppure la sua fosse stata una totale pazzia. Sedeva su una sedia pieghevole che dava segni di cedimento e ruggine, accanto ad un tavolo vuoto con una luce disposta sul soffitto che ne illuminava ogni alone ed ella vi passava il dito sopra volendo eliminarli, ma il polpastrello sudato non faceva che peggiorare la situazione. La sua non era un'espressione gioiosa. Sentiva il ronzio di un moscerino che si scontrava contro la lampadina picchiettando la testa ripetutamente, proiettando ombre sul muro e sollevò la testa buttandola all'indietro.
Hai diritto ad una sola telefonata. Non sprecarla.
Non sprecarla. Ponderava proprio questa eventualità quando il tempo d'attesa sembrò prolungarsi un po' troppo. Non c'erano orologi, nessun indicatore del tempo trascorso, ma era troppo anche per qualcuno dall'altro capo del mondo. Poi, proprio quando chiuse gli occhi la porta si aprì in un cigolio terrificante. Il suo capo scattò, il suo intero corpo reagì a quella presenza magnetica e fu così che lo osservò fare il suo ingresso nella stanza vuota, con occhi nient'altro che per lei. Lexi ricambiò la scannerizzazione, le mani strette lungo i bordi del tavolo, le nocche sbiancate. Lui avanzò, dopo un lungo istante nel quale era rimasto piazzato sull'uscio, richiudendosi la porta alle spalle e prese posto sulla sedia di fronte. Non ci fu gesto che fu compiuto con il favore della fretta o in modo concitato, no, ogni cosa in lui era cauta lenta, lo stridere della sedia sembrava il ringhio sommesso di un leone sospettoso che esamina il nemico. E poi faccia a faccia, una lotta impervia, nascosta, viscerale.
"Accidenti, la tensione si può tagliare con il coltello." commentò Lexi intrattenendo uno dei suoi soliti sorrisetti sornioni.
Silenzio.
"Sei venuto alla fine, ti ringrazio" annuì ma ancora silenzio.
"Senti non ho l'eternità, quindi se magari puoi cominciare a fare o dire qualcosa..." Il ragazzo a quel punto inclinò il capo, i suoi capelli neri ricadevano sulla fronte, lisci e corti abbastanza da non creargli troppo disagio alla vista. Si formulò uno strano attimo di attesa calzante, Lexi vide le sue labbra schiudersi per parlare e le parve che persino il moscerino avesse smesso di arrecare rumori. Tutto si stava cristallizzando, l'ambiente pendeva dalle sue labbra affamato della sua voce. O forse fu solo l'impressione di Lexi, desiderosa di uscire da quelle quattro mura, desiderosa di una soluzione.
"Mi sono sempre chiesto cosa provasse il leone in gabbia." la sua maledetta voce sembrava impastata con rocce e veleno di vipere, apparve alle sue orecchie come un sibilo rauco. Lexi corrugò la fronte e fece una smorfia
"Disturbante, adesso vuoi fare qualcosa?"
"Sciocco da parte tua chiamare me anziché un tuo amico."
"Oh vuoi dire che noi due non siamo amici?" domandò con tono fintamente rammaricato. "Andiamo Eddie, sappiamo entrambi giocare." disse sporgendosi in avanti, la sedia cigolò, i gomiti appoggiati sul tavolo. Gli sguardi erano freddi e calcolatori, concatenati in una serie di parole sottintese.
"E per la cronaca ho chiamato lo studio legale di tuo padre." aggiunse dopo qualche secondo tornando a stravaccarsi sulla sedia, portando tutto il peso sullo schienale.
"Chiedendo espressamente di me" proseguì lasciando un non detto.
"Era un rischio, lo so bene. Ma so che se c'è qualcuno in grado di fare magie, quello sei tu. Quindi fammi uscire di qui, ti pago per questo." Sbatté le palpebre per lunghi secondi, lasciando che la sensazione disturbante del suo sguardo pronunciato si diffondesse sotto forma di brividi. Due iridi che sulla carta di identità venivano decantate come verdi, ma che non lo erano mai state. Oro fuso era il colore naturale, tendente al marrone chiaro, si apriva su quegli occhi grandi come due girasoli.
"Vuoi che dica qualcosa?"
"Si, ci terrei a sentire la tua opinione." Lo stridio della sedia sconquassò la stanza, adesso lui troneggiava su di lei con gli stessi occhi scrutatori e imperturbabili. Appoggiò i palmi sul tavolo e si sporse a poche decine di centimetri dal suo volto.
"Fottiti" e detto questo si avviò all'uscita.
"Perchè non cominci tu?" Ormai era sull'uscio della porta e gli occhi azzurri della ragazza crepitavano di malizia che andò trasformandosi in panico.
"Non è uno scherzo, dove diavolo vai! Io ti ho assunto! Avanti Eddie non fare così." Non poteva poi fare molto, lì in piedi con letteralmente le mani legate. Stava realmente congedandosi, in modo brusco, ma lo stava davvero facendo. Non si guardò indietro, neppure un attimo degnò di uno sguardo ulteriore la malcapitata dai braccialetti d'argento.
"Qualcuno cerca di incastrarmi e devo scoprire perchè" ma la porta si richiuse alle sue spalle lasciando nient'altro che un amaro profumo nell'aria. Lexi rimase in piedi serrando la mascella, l'ombra del moscerino che le contornava il viso, di nuovo quel ticchettio.
[...]
Più tardi, Lexi contava i secondi che trascorreva sdraiata sulla brandina della cella con le braccia incrociate per dare volume a quel guanciale pietoso che si ritrovava. La prospettiva che le si presentava era più buia di una caverna: condividere quella minuscola cella, nella parte superiore del letto a castello, con un'inquietante signora che sembrava andata in overdose. Centoquarantasei secondi, prima di ritrovarsi con le braccia formicolanti e il desiderio di assumere una nuova posa. Si spostò nel verso opposto e lasciò ricadere la testa nel vuoto avendo una visuale a rovescio della centrale di polizia e dell'andirivieni di gente.
"Murieeeel" cantilenò.
"Che c'è?" rispose bruscamente. Il latrato di un rottweiler sarebbe sembrato meno intimidatorio, ma Lexi non era il tipo da lasciarsi spaventare per così poco.
"Fammi uscire, su, sto lì con te alla scrivania buona buona."
"No."
"Oh avantiii"
"Hai avuto la tua telefonata, perchè non hai chiamato qualcuno per farti pagare la cauzione?" Il sorriso di Lexi divenne un po' più aperto.
"Ho sbagliato numero. Allora mi fai uscire?" sventolò le braccia nel vuoto per attirare la sua attenzione. La donna che indossava una divisa blu scuro, dalla camicia evidentemente troppo stretta, non le rivolse che un'occhiata disturbata mentre sorseggiava il suo caffè armeggiando con le carte.
"Allora dovrò trovare un passatempo" avvertì ripiombando nel silenzio. Passarono solo pochi secondi prima che un tonfo fece sussultare la povera Muriel. Posò la penna chiudendo gli occhi in modo plateale e quando li riaprì erano terrificati. "I don't like your little games, don't like your tildes stage the role you made me play of the fool no, i don't like you." Lexi era in piedi con le mani alle sbarre e aveva cominciato a intonare una canzone con tutta la voce che aveva in corpo.
"Oh non farlo ragazzina." ma Lexi stava annuendo con un sorriso malizioso e la chiara intenzione di ignorarla.
"I don't like your perfect crime. How you laugh when you lie. You said the gun was mine. Isn't cool, no, I don't like you." Muriel appoggiò la testa al palmo della mano, facendo il possibile per mostrarsi indifferente mentre la prigioniera aveva cominciato ad usare il pilastro del letto come palo per la pole dance in modo sgraziato e grottesco, ma pareva troppo presa dalla canzone per accorgersene.
"But I got smarter, I got harder in the nick of time. Honey, I rose up from the dead, I do it all the time. I got a list of names, and yours is in red, underlined. I check it once, then I check it twice, oh!" con un balzo arrivò nuovamente sul letto a castello e cominciò a saltarvi su con la schiena curva per non menare una capata. Teneva gli occhi chiusi e il pugno alla bocca a mo 'di microfono. Il suo era diventato uno strillo senza alcuna intonazione, la struttura del letto non faceva che cigolare, il tessuto si stropicciò, le molle suonarono in modo grezzo accompagnando la canzone e un mucchio di proteste si levarono dalle celle vicine. Molti furono gli agenti che si affacciarono spiazzati da quel concerto devastante. Persino la donna in overdose parve svegliarsi spaventata.
Ritornò a sdraiarsi con la testa a penzoloni, le gambe in aria e mimò un telefono con le dita.
"I'm sorry. But the old Taylor can't come to the phone right now. Why? Oh, 'cause she's deaaa-" non terminò la frase che si ritrovò due occhi da lemure piantati addosso, apparsi dal nulla, e rovinò a terra ponendo fine a quel sanguinamento di timpani e forse, chissà, anche alla sua vita.
Il silenzio infine piombò nella centrale e tutti tornarono alle loro mansioni. L'agente con tanto di cappellino che stava per aprire la cella per mettere fine a quello sfacelo, rimise a posto il mazzo di chiavi e se ne andò imprecando, lanciando un'occhiata irata verso la ragazza. Di fronte alle sbarre rimase soltanto Eddie, con uno sguardo corrucciato, fissava la ragazza che si accingeva ad alzarsi.
"Sei tornato perché ti mancava il mio bel faccino?" mugugnò Lexi con la faccia per terra, quando sollevò il capo un rivolo di sangue le scorreva da una narice e più tagli sul viso si erano riaperti, ma lei sorrideva. Un sorriso di scherno, storto e con occhi assottigliati che pronunciavano una sfida silenziosa. Lui non rispose, aspettò solamente che Muriel aprisse la porta dopo averle fatto un cenno. La donna tentò di rimanere impassibile, formale, ma si vedeva dal modo in cui espirò che era sollevata dalla notizia di liberarsi di lei. Subito dopo la ragazza dai capelli rosa ne uscì con estrema lentezza, infilandosi le mani nella tasca della felpa.
"Immagino che tu non possa stare senza di me" ghignò mordendosi un labbro. "Ma lo capisco. Anche io mi sarei innamorata perdutamente di me se fossi stata in te." Emise un sospiro ad occhi chiusi, Eddie la guardava dall'alto, il viso inclinato come se avesse davanti un alieno. O come se l'alieno fosse lui. Ma era solo una sensazione che davano i suoi grandi occhi, poiché le sopracciglia nere producevano due linee dritte e imperscrutabili, senza dare alcuna espressione al suo sguardo.
"Si tratta solo di professionalità" detto ciò si avviò all'esterno, la schiena leggermente curva, le mani in tasca.
"Ti aspetto in macchina" fece da sopra la spalla e Lexi non poté fare a meno di sollevare ancora un po' l'angolo della bocca.
(25/02/2022)
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