Capitolo 38 - Congetture

Durante il check-in in aeroporto Eddie si accorse di avere una serie di telefonate perse da parte di Maya. Si fermò a pochi passi dal nastro trasportatore incollando gli occhi allo schermo e al nome di sua sorella marcato di rosso. Percepì fin laggiù il profondo senso di irrequietezza e biasimo che la animava, apparentemente era diventato comune in famiglia, esteso come una piaga. Forse a quell'epidemia era immune solo suo padre. Perché lui era lì quella volta. Ciononostante rimaneva irremovibile sulla sua decisione perché nonostante Eddie, come ognuno di noi nel profondo nonostante si fatichi ad ammetterlo, desiderasse solo la solidale comprensione altrui aveva vissuto riuscendo a farne a meno. Spense il cellulare e si avviò con il suo bagaglio a mano ai controlli per poi oltrepassare il gate. Era stato fortunato a trovare un volo a così tarda ora per cui senza guardarsi indietro salì su quell'aereo diretto a Tijuana. Aveva un caso da risolvere. Si sedette al suo posto malauguratamente accanto ad una bambina recalcitrante che faceva i capricci; per lo meno aveva il posto accanto al finestrino. Vi puntò lo sguardo reggendosi il mento con il palmo della mano. Non appena l'aereo si levò in volo Eddie sentì un tonfo nel petto e l'irrefrenabile desiderio di scendere, ma si impegnò a lungo per porvi fine, accartocciandolo e schiacciandolo negli antri più reconditi della sua mente. Fissò il reticolo di luci sottostante, stava svanendo velocemente rimpiazzato dal buio più totale della notte al di sopra delle coltri di nubi. Nella sua mente, se chiudeva gli occhi, l'impronta di quelle luminescenze era ancora viva.

Al riaprirli una nuova congettura si era radicata nella sua mente ed essa partiva da una semplice parola: come. L'incendio era scoppiato al piano inferiore, considerando la testimonianza di Rudy supponeva che esso fosse partito dalla cucina.

Una fuga di gas. Era un espediente più che plausibile, ma Lexi se ne sarebbe accorta e anche supponendo il contrario quale sarebbe stata la scintilla? Era al corrente delle sue scarse abilità culinarie, infatti i suoi pasti erano costellati da dolci, cibo da asporto o cibo in scatola. Quei fornelli erano più nuovi di quando furono installati la prima volta, oltre tutto non fumava.

No, qualunque cosa fosse avvenuta quella sera c'era lo zampino di qualcun altro o due 'qualcun altro'. Spostò nuovamente lo sguardo verso il finestrino, nonostante l'unica cosa che ci vedesse riflessa fosse la sua zazzera di capelli neri scompigliati e la bambina accanto a lui che continuava a muoversi trepidante.

I Wolfe. Era la parola che poneva fine alla sua scomoda illazione momentanea. Dopo il loro turbolento incontro a carte scoperte non azzardava di certo un sentore vagamente paterno o materno da parte loro, era abbastanza certo che avessero a che fare con due sociopatici e favorevolmente inclini all'omicidio. Che il processo si stesse dilungando troppo per i loro standard criminali? Che fossero talmente volubili e impazienti da architettare l'omicidio della loro unica figlia così da accorciare i tempi?

Probabile.

Per il momento considerava questa ipotesi la più plausibile tra tutte. Per un momento si chiese cosa ne pensasse Lexi di tutto ciò, non aveva mai mostrato alcun tipo di reazione nemmeno minima all'accenno dell'argomento. Seppur estroversa era difficile capire cosa le ronzava in testa. Eppure l'istinto gli suggeriva che si nascondeva una profonda voragine dietro quel sorriso sghembo. "Gli uomini veramente grandi mi pare che debbano provare in questo mondo una gran tristezza ." diceva Dostoevskij ed era la cosa che segretamente annientava ogni sua difesa.

Eddie fu scosso da un colpo dritto dritto sul suo sedile. Abbassò lo sguardo e si ritrovò a sollevare un sopracciglio. La bambina al suo fianco era scesa dal sedile continuando a girarsi da una parte all'altra con un grande scalpitio.

"Siediti ragazzina, stai disturbando"

"Tu non mi dici cosa fare!" Eddie le lanciò una delle sue stoiche occhiate che sembrò portare il gelo sull'aereo.

"Siediti" gli occhi divennero lucidi e il suo labbro inferiore si fece tremolante. Eddie colse un piccolo spasmo sulla sua fronte, proprio in mezzo alle sopracciglia.

"Dov'è andata la mia mamma?" singhiozzò stringendo i pugni al petto.

Probabilmente il più lontano possibile da te, pensò il giovane, colto da una vena malefica. Tuttavia si limitò a sospirare.

"Non può essere andata lontano considerando il fatto che ci troviamo tutti stipati in questa scatola a centinaia di miglia dal suolo" la aiutò a salire di nuovo al suo posto, prendendola per i fianchi, notando la sua leggera difficoltà con l'altezza del sedile.

"Grazie" biascicò tirando su col naso "Quanti anni hai?" Eddie corrugò la fronte a quella domanda e con qualche titubanza rispose:

"Diciotto"

"Io ne ho ben quattro"

"Magico" disse gelido e con una punta di sarcasmo nella voce.

"E se la mamma fosse caduta dall'aereo?" Eddie le concesse un'occhiata perplessa, appoggiando poi la testa allo schienale.

"Non è possibile"

La bambina tirò ancora su col naso muovendo i piedi e concentrando il suo sguardo sulle punte delle sue ballerine.

"Come ti chiami?"

"Dovresti fare amicizia con quelli della tua età."

"Non volevo fare amicizia" incrociò le braccia al petto indispettita. "Volevo che mi davi due dollari"

"Se lo facessi staresti zitta fino alla fine del volo?"

La bambina annuì ed Eddie tirò fuori il portafoglio. La sconosciuta tese le mani a coppa stendendo un gran sorriso, con le guance ancora umide per il pianto, sotto lo sguardo circospetto del giovane ragazzo. Il moro schiaffò due banconote nei suoi piccoli palmi e si voltò dall'altro lato, istituendo un confine che contava essere invalicabile.

"Eccomi, sono tornata, hai finito di agitarti senza motivo, Aqen?" la bambina annuì alla madre che tornò a sedersi, le mani ancora umide per averle lavate.

Seppure i suoi sospetti si fossero già pienamente indirizzati su un solo obiettivo, come una freccetta al centro di un bersaglio, Eddie non doveva escludere il coinvolgimento di Darleen e la sua cricca. La sua brama di vendetta poteva spingersi fino al crimine? Dopotutto stava continuando a fornire false testimonianze in tribunale, ma mentire non ci rende degli assassini o lo saremmo tutti, ci rende solo potenzialmente in grado di disintegrare la nostra morale e, perdendo quella bussola, l'omicidio non è poi così distante.

Eppure c'era qualcosa che gli stava sfuggendo in tutta quella faccenda. Sentiva l'acredine di un presentimento che non riusciva a far sbocciare, a definire poiché era offuscato e informe.

Sospirò

Quante persone ti vorrebbero morta Lexi?

[...]

L'aereo atterrò e il ragazzo fu in procinto di scendere le scale, quando dal fondo del corridoio la bambina lo chiamò: "Ehi tu! Signore che era seduto vicino a me!" il moro si voltò, la testa abbassata per oltrepassare il varco, dietro di lui altre persone attendevano di mettere piede a terra. "Arrivederci!" scosse la mano impetuosamente, con un sorrisetto sguaiato ad illuminarle il viso.

"Ehm ciao...infante" scosse la testa arricciando il naso, a disagio in quello scambio di saluti fin troppo confidenziale. Non appena si ritrovò all'aperto fu investito da una raffica di vento, notturno e bollente. Faceva molto più caldo o forse era solo una sua impressione. Si strinse il borsone in spalla, c'era una sola cosa che poteva fare in quel frangente di tragedia che riempiva Sacramento: investigare.

[FLASHBACK]

Davanti alla lavagna e alle due bacheche; fissava un intrico di nomi con foto annesse fissate con le puntine e le calamite. All'apice di quella marmaglia ingarbugliata c'era la foto di Chantal Velazquez. Dove tutto era partito. Aveva un pennarello nero tra le dita e gli occhi incollati a quella foto. Era una ragazza di sedici anni quando morì, aveva connotati latino americani e capelli mossi e castano cioccolato. Morì a Tijuana durante lo spring break del 2018, l'anno prima. Era da tradizione per i californiani andare a Tijuana anche se la cosa coinvolgeva in particolar modo quelli di Los Angeles e dintorni, Sacramento era più a nord e più lontano.

"Cosa c'era di così fantastico a Tijuana?" aveva la sensazione che non fosse solo per il genere caotico e festaiolo della città, ma fu un sospetto che non germogliò. Si tamburellò il pennarello sulla guancia. Era sempre fin troppo sospettoso, dubitava di tutto e la cosa sembrava sfiancarlo. Sospirò pesantemente. Seguì la freccia più in basso fino a Lexi con la sua foto mentre faceva una smorfia con una pizza in mano, aveva ancora i capelli rosa chiaro lì. Lei si trovava a Tijuana, nello stesso locale quella sera di marzo del duemila diciotto. Il Red Moon. Era lì assieme a Oliver Moore e Alex Stirner. Spostò lo sguardo su quest'ultimo, una foto dell'annuario in cui appariva sorridente ma impacciato. Era scomparso. Il torneo di scacchi fittizio sembrava un modo molto scaltro e astuto per nascondere le sue tracce al mondo, almeno fin quando non ti imbattevi nella squadra scolastica nei corridoi anziché a San Francisco. Eppure per quanto si sforzasse non riusciva a trovarlo da nessuna parte il che lo rendeva più circospetto del necessario. Oliver Moore: perché aveva tradito la sua migliore amica in favore di una perfetta estranea? Odio? Vendetta? O forse non è poi così estranea dopotutto. E poi l'ultimo dettaglio che aveva scosso la lavagna aggiungendo un nuovo sospettato: Michael Grebbs.

"Perché sei venuta con quella maniaca? Vuoi che uccida anche te?"

Anche lui era a conoscenza dei sospetti di Darleen? Quanto di vero c'era in essi? Una freccia a casaccio partì dalla foto di Darleen e andò a fermarsi fino alla foto di Michael Grebbs. C'era una sorta di stella su quella superficie, ingarbugliata più di un paio di cuffie lasciate in tasca.

"Cosa ti è accaduto Chantal Velazquez?" si domandò nel silenzio della sua stanza.

Doveva andare dove tutto era cominciato.


03/07/2022

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