Capitolo 37 - Zero negativo
Le sue gambe cominciarono a muoversi da sole verso il luogo dell'incidente, il suo viso si scontrò contro il calore del fuoco e il fumo che aleggiava torbido e scuro. Le sirene squillavano imperterrite accompagnate dalle urla dei vigili che si davano un gran da fare per sciogliere i tubi e azionare la pompa. Eddie ad un tratto si immobilizzò, a pochi passi dalla casa in fiamme, guardandola con gli occhi sgranati: una nuova vampata di fiamme si era innalzata da un'ala della casa, aggiungendo una nuova tinta scarlatta allo scenario. Non vedeva altro che rosso, un rosso che la sua immaginazione attribuiva al sangue.
"Ragazzo spostati da qui!" gridò un uomo con la divisa dei pompieri spingendolo ad indietreggiare, posandogli le mani fasciate da spessi guanti sulle spalle curve e asciutte. Tuttavia non ottenne grandi risultati, come una falena attratta dalla luce egli non faceva che protendersi verso l'incendio spostando i suoi occhi da una parte all'altra per individuare qualcosa: qualcuno. Deglutì, le pupille tremolavano, ma fu l'unico indice di irrequietezza poichè nonostante tutto i suoi lineamenti erano stretti nella solita espressione stantia. Osserva, si ripeteva, cercando di trovare le risposte. Immagina che questa sia la tua lavagna. Lingue di fuoco attorcigliavano metà della casa, la parte sinistra ma la sua stanza da letto era nell'ala destra, la sua finestra si affacciava sulla sua di camera e lei avrebbe dovuto essere lì. Espirò tranquillizzandosi e considerando la sua parte sensibile favorevolmente soppressa. Poco più in là il camion era piazzato sulla strada e alcuni addetti posizionavano la pompa, preparandosi ad aprire l'acqua. Era troppo vicino, il fumo gli annebbiava la vista e il fuoco gli bruciava le gote; se ne rese conto solo nel momento in cui la cenere fluttuò in minuscole particelle sul suo viso.
"L'avete tirata fuori?" domandò al vigile del fuoco, ma era troppo occupato per potersi fermare a chiacchierare. Lo scoppiettio delle fiamme gli pizzicava i timpani e ben presto cominciò a tossire e a tossire, solleticato da quei pulviscoli, senza riuscire a trovare l'aria: gli sembrava di essere sul punto di rimettere e decise di allontanarsi. Il freddo lo investì di colpo, come una porta sbattuta in faccia, mentre attraversava la strada. Fu in quell'istante che un'esplosione sconquassò l'intero quartiere: alle sue spalle, come un tuono, accompagnato da una nuova vampata di fuoco e da una miriade di schegge di vetro. Eddie si abbassò seguendo un riflesso istantaneo per poi voltarsi con gli occhi sgranati verso il disastro. La casa stava crollando a pezzi davanti ai suoi occhi e tutto ciò che poteva a fare era stare a guardare, impotente. Ormai non c'era più antro che si salvasse, il calore la stava divorando completamente.
"Eddie caro sei tu!?"
"Signora Rogers" disse dopo averle dato una rapida occhiata, i suoi occhi tuttavia erano attratti da quel torbido incendio che sembrava non riuscire a placarsi.
"È spaventoso" si strinse nel suo scialle, gli occhialetti dalla montatura fina scivolavano sulla punta del naso piccolo. "Dovresti sederti piccolo, sembri molto pallido." gli passò una mano sulla guancia scarna in una dolce carezza materna.
"È soltanto il mio colorito normale" mormorò spontaneamente. Avrebbe dovuto portarla con lui, se solo non l'avesse costretta ad andarsene in quel modo tutto questo non sarebbe successo, pensò in un attimo di confusione.
"Eddie!" Maya e Rudy corsero da lui, la sorella aveva gli occhi lucidi e le guance umide dal pianto. "Eddie, lei è dentro, era dentro l'ultima volta...lei era lì." si portò una mano alla bocca cercando di contenere i singhiozzi. Quell'attimo di confusione si prolungò più di quanto si aspettasse e per lunghi istanti le elucubrazioni lasciarono spazio a qualcos'altro. Nella sua mente presenziava solamente una cosa: niente.
"Calmati. Non sappiamo ancora se sia morta" la rimproverò il fratello maggiore appoggiandole una mano sulla spalla bruscamente. "Eddie." non rispose "Eddie!!" i suoi occhi si spostarono di lato, incrociando il suo sguardo serio. "Coraggio"
"Da dove è partito l'incendio?" chiese riportando lo sguardo al rosso cremisi che accendeva il buio della sera.
"Non si sa ancora, ero appena tornato quando la finestra al primo piano è andata in pezzi per l'esplosione"
"Potrebbe esserci stata una fuga di gas" Nel momento stesso in cui Rudy terminò la frase, una barella comparve nel vialetto diretta verso due sagome scure che fuoriuscivano dal varco infuocato che era l'ingresso, una di esse reggeva un corpo tra le braccia, completamente esanime. Tutti e tre si voltarono a guardare mentre Lexi veniva adagiata su quella barella in fretta e furia.
Eddie fece per dirigersi da lei ma qualcosa glielo impedì poiché improvvisamente indietreggiò. I fratelli non esitarono, si diressero rapidamente verso l'amica cercando di avvicinarsi il più possibile nonostante i paramedici intimassero loro di stare lontani.
"Aveva appena tolto i punti" mormorò tra sè Eddie con un fil di voce, rimanendo immobile al centro della strada con le foglie carbonizzate e accartocciate degli alberi che ricadevano dolcemente ai suoi piedi spinti da aliti di vento bollenti. Deglutì faticosamente abbassando lo sguardo sull'asfalto, attorno a lui le luci continuavano a lampeggiare violentemente. In un attimo, la sua inquietante immobilità si infranse e fece dietrofront in direzione della sua auto. Udì appena la sorella minore che lo chiamava, era già con la chiave nella serratura che premeva e girava per mettere in moto. Abbassò il freno a mano e con movimenti frettolosi fece inversione e sparì cercando di mettere quanta più distanza possibile tra sé e il fumo. Riusciva a vedere dallo specchietto le fiamme, poi un baluginio e poi solo un puntino che poteva essere anche un lampione. Fu solo allora che si permise di allentare la presa sul volante, ma non riusciva a smettere di correre. Il piede risultava pesante sul pedale dell'acceleratore. Le case, le strade svettavano così velocemente da risultare nient'altro che macchie confuse che cambiavano colore. Raggiunse il raccordo, non si stava neppure fermando agli stop.
"È che trovo la morte insignificante"
"Stai guardando una stronza immortale"
"Starà meglio"
"Si riprenderà se le stiamo accanto"
Serrò la mascella corrugando la fronte.
Picchiò il pugno sullo sterzo, lo fece ancora una volta, e ancora, più forte di prima. La durezza nel suo sguardo si attenuò in favore di una grande grandissima stanchezza. Si strofinò le guance e il viso percependo il battito che risuonava nelle sue orecchie, nella sua testa come un tamburo.
Le mani sul volante si allentarono, le sue palpebre si rilassarono così come i suoi lineamenti. Non sapeva dove stava andando, aveva il favore delle tenebre e un'autostrada che procedeva in rettilineo. Doveva allontanarsi. Questo era quanto.
"Fallo uscire"
Da un remoto angolo della sua psiche quelle due paroline dimenticate riemersero come pinne di squalo oltre il filo d'acqua, sussurrate in modo che venissero intese come ammalianti e suadenti. Lo intrappolarono nella loro tela. Si immaginò avvinghiato da un'enorme ragnatela, come un bozzolo che si richiudeva attorno a lui, con quella seta che strisciava ramificandosi lungo il suo collo e la sua mascella fino alle guance. I suoi occhi vacui, persi nella consapevolezza che poteva fare un mucchio di cose, ma ad un certo punto la vittoria non sarebbe stata contemplata. La speranza è l'ultima a morire è un detto che non vale se sei uno sfiducioso soppressore di sentimenti, Eddie aveva fatto della ragione la sua linfa vitale e l'avrebbe fatto anche quella volta. Ma prima...
Vide la prima uscita e ci si fiondò immediatamente seguendo una serie di strade fino a fare dietrofront. Sacramento di nuovo alle porte, ci si stava addentrando di nuovo. Percepiva i margini della città, i contorni dei palazzi con più nitidezza di prima. Inspirò. Espirò. Anche la sua mente in subbuglio cominciò a presentargli i fatti con più nitidezza.
[...]
"Alexis Wolfe" scandì appoggiandosi al bancone della reception dell'ospedale. Il suo tono risultò graffiante come vetri rotti mentre intratteneva quel suo atteggiamento spontaneamente rude e dominante. La donna di fronte gli concesse un'occhiata mentre adoperava una graffetta per fissare dei documenti in una cartella e reggeva il telefono tra una spalla e l'orecchio.
"Mi dia un secondo"
Fu un'attesa che si abbreviò dato il disagio arrecato dal martellante sguardo imperterrito del moro. L'infermiera tossicchiò e decise di mettere via i fogli.
"È appena arrivata."
"Cosa le-"
"Non possiamo fornire informazioni a meno che lei non sia un parente." Eddie espirò guardandosi attorno. "È un parente?"
Già, che relazione c'era esattamente tra di loro? Il moro abbassò lo sguardo e picchiettò una mano sul bancone.
"Sono il primo ad essere arrivato qui per lei?" domandò "Risponda almeno a questo"
"Be' si"
"Allora i suoi genitori non verranno è inutile preparare quei moduli in loro attesa. È allergica al paracetamolo, ha una lieve miopia di -1,75 diottrie per un occhio e -1,5 per l'altro, è allergica agli spinaci." la donna corrugò la fronte rimanendo a bocca aperta. "E il suo gruppo sanguigno è 0 negativo." enfatizzò con uno sguardo austero.
"Si ma-"
"Io sono 0 negativo" aggiunse interrompendola.
"Mi pare di capire che vorresti donarle il tuo sangue." disse mettendo da parte ogni formalità.
"O qualunque altra cosa sia necessaria" mormorò fissandola dritta negli occhi. La donna, minuta e con i capelli biondi legati da un voluminoso mollettone abbozzò un sorriso e lasciò andare la cornetta mettendo da parte i moduli che aveva appena sistemato.
Percepì se stesso liberarsi da quella tela argentea che lo avvolgeva e, faticosamente, trarre una mano che tese verso il vuoto. Era la sua sensibilità che cercava di abbattere quell'invalicabile muraglia.
Ma Eddie continuava a rimanere inglobato in quel bozzolo...
[...]
"Che stai facendo?" sulla soglia della porta della sua camera, Rudy lo fissava con una spalla appoggiata allo stipite. Eddie si voltò appena, quel tanto da far distinguere il taglio netto del suo profilo al chiarore della piccola lampada sul comodino. Le pesanti tende prudentemente chiuse, tanto da non lasciar albergare neanche uno scorcio del paesaggio esterno, devastato dagli eventi di quella serata. Rudy sospirò rimanendo esattamente dov'era, indossava una t-shirt e dei semplici pantaloni di una tuta, il suo sguardo presagiva parole taglienti, parole che Eddie non voleva ascoltare. Infilò scattante i primi vestiti che gli capitarono sotto mano in un piccolo borsone da viaggio, mantenendo un religioso e sistematico silenzio.
"Parti proprio adesso che la tua ragazza è in ospedale, in coma e potrebbe morire" le ciglia del moro ebbero un fremito. Alle sue spalle la figura di Rudy si slanciava contro l'oscurità del corridoio, che conservava un'assenza di rumori e cigolii come se l'intera casa avesse deciso di serbare un silenzio solidale per la dipartita di quella affianco, come se degli oggetti potessero percepirne la sofferenza. No, forse era soltanto la mente di Eddie ad essersi rintanata in una qualche forma di escapismo.
"Non è la mia ragazza, è una cliente."
"Mi è sfuggita la parte in cui diventi gigolò perché sai quei succhiotti non sono cose che procuri a tutte le tue clienti." ammiccò.
"Lei si annoia perché i suoi amici l'hanno piantata in asso quindi ronza attorno a noi, ma quando sarà finita tutta questa insulsa faccenda ognuno tornerà alla sua vita e lei se ne andrà per conto suo. Non ho alcun motivo per non partire" spiegò formulando fin troppe proposizioni rispetto al normale. "E poi non accetto prediche da te riguardo l'argomento sesso." lo guardò in tralice chiudendo la borsa.
"Devi restare Eddie, non puoi fare così"
"Parto per lavoro e se mai dovessi scoprire dove sono, tieni la bocca chiusa. Per il bene di tutti" lo avvertì avvicinandosi e puntandogli un dito sul petto bruscamente, dopo quel breve scambio di sguardi minacciosi il moro levò le tende proseguendo oltre la porta e inoltrandosi nel corridoio oscuro.
"E se dovesse svegliarsi che le diciamo?" gli chiese facendo sì che si immobilizzasse sui suoi passi.
"Niente"
"Non dovresti scappare"
Eddie abbassò il capo chiudendo gli occhi,
"Non posso neanche restare. Certe cose è meglio non vederle, non di nuovo"
02/07/2022
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