Capitolo 36 - Mattone per mattone

"Indovina un po' chi ha tolto i punti? This bitch right here." esclamò Lexi piombando all'improvviso nel covo di Eddie gesticolando platealmente per autoindicarsi. Seppure fosse pomeriggio quella stanza rimaneva impregnata di buia sostanza notturna, infranta dall'unica luce di una striscia di led verde.

"Se chiudessi la porta magari"

"Perchè? Se non la chiudo questa stanza perde il suo fascino misterioso?" Eddie si voltò abbassando la tendina sulla lavagna e le bacheche affisse al muro di fronte all'entrata, per impedire la visuale sulle sue indagini. I giorni trascorrevano con la velocità di un pianeta nel compiere la sua rotazione attorno al proprio asse, quelli di Eddie Miller venivano misurati dalla quantità di puntine che si aggiungevano al quadro e che sfortunatamente avevano conquistato nient'altro che una posizione ornamentale. Non era una cassaforte, né un caveau, c'erano solo due pezzi di stoffa a impedire agli sguardi di avventurarvisi ma costituiva ciò che di più minaccioso ci fosse.

Tutti in quella casa avevano imparato a rispettare gli spazi di Eddie; il covo era il suo territorio eppure ogni tanto vi si addentravano liberamente. Ma quella parete...

Quella era la sua testa e nessuno poteva entrarci. Altrimenti avrebbero scatenato un mostro, l'apertura del vaso di Pandora. E seppur non l'avesse mai messo in chiaro, implicitamente tutti avevano avvertito un'aura negativa, pericolosa, conturbante. Una sensazione viscerale che impediva loro di avvicinarsi e sbirciare.

"Guarda qui" si avvicinò trotterellando, spostandosi i ciuffi di capelli e indicando la fronte con un sorrisetto inorgoglito. Eddie si avvicinò lentamente chiudendo il pennarello che aveva in mano per poi sollevarle il mento con le dita.

"Ti ha lasciato una bella cicatrice" commentò senza particolare enfasi dopo attimi particolarmente silenziosi. I suoi occhi dorati percorsero la lunga cicatrice che gli trapassava la fronte fino alla tempia. Erano talmente vicini che le punte dei loro piedi si sfioravano, lui la sovrastava nella sua altezza le mani gelide sulla sua pelle; titubante le sfiorò l'attaccatura dei capelli là dove arrivava quella stretta linea bianca lasciata dal taglio. Lexi si allontanò di scatto, quasi fosse stata scottata da quel tocco tuttavia, seppur Eddie avesse notato quel suo ambiguo atteggiarsi, non lo diede a vedere: con nonchalance si avvicinò alla scrivania prendendo posto sulla sedia girevole.

"A cosa stai lavorando?" proruppe mentre si dava da fare per spingere la chaise longue fin dall'altra parte della stanza. Il moro non le diede retta, tutto preso a smanettare alla tastiera del computer anche se lo stridio prodotto cominciava a diventare deconcentrante.

"Alla mia fanpage sulle vacche podoliche" rispose con un tono sorprendentemente piacevole. Tanto da far sconcertare per un breve istante la ragazza che si bloccò a metà strada con un'espressione attonita.

"Cosa?" mise le mani sui fianchi. "Che ne è delle capre tibetane? Le hai già scordate?" La battuta non riscosse successo ma Lexi se la rise comunque sotto i baffi continuando a spintonare quell'elemento d'arredo risalente probabilmente alla presa della Bastiglia.

"Dopo dieci anni dovrei sostenere la pressione psicologica che mi arreca la tua presenza eppure ti trovo ancora terribilmente deconcentrante, quindi puoi interrompere la tua marcia su Roma, grazie" mormorò marmoreo frugando nei cassetti e traendo una matassa di fili ingarbugliati a vecchi auricolari.

"Oh e così ti deconcentro..." con un botto la poltrona andò a fermarsi accanto alla scrivania, sbattendo violentemente contro il muro. Lexi saltò tra i cuscini e distese le gambe, fasciate dai pantaloni cargo verdi, chiudendo gli occhi.

"Se mettessi un cartello non disturbare fuori dalla porta mi lasceresti in pace?"

Lexi emise un verso di scherno per poi sbattere il palmo della mano contro la superficie ingombrata di fogli attirando la sua attenzione. "Quello al massimo ti servirà quando registreremo il nostro video porno"

Eddie sbattè placidamente le ciglia più volte, per niente colpito dalla sua battuta alla Lexi.

"Le luci rosse ci sono già" aggiunse con un cenno allusivo del capo.

Eddie sospirò dandosi una spinta sulla sedia per avvicinarsi alla ragazza, abbassò lo sguardo simulando una sorta di rammarico che corrugava i lineamenti del suo volto in maniera inabituale, e disse: "Mi dispiace" sollevò quei penetranti occhi color del miele su di lei.

"Sei daltonica" proferite quelle due parole il suo vero sguardo riemerse in superficie, come per effetto isostatico.

"Oggi sei di cattivo umore, ma io sono Harry Potter" soggiunse come se fosse ovvio mettendosi in piedi con nonchalance. "Hai visto che cicatrice?!"

"Meglio Percy Jackson."

"Cosa cosa cosa?" Lexi sgranò gli occhi . "Questo pare essere un dibattito alquanto serio. Propongo di riunire l'ONU, la NATO, Amnesty international e perchè no, anche Save the children." Aggiunse con una voce approntata al filosofico, puntando il dito verso l'alto e posando una mano sul fianco.

"Aspetta" proruppe all'improvviso con i palmi aperti e gli occhi, dalla sottile linea di eyeliner rosso ciliegia, spalancati, assunse quasi una posizione di all'erta. "Ho un'idea geniale"

Eddie nel frattempo aveva sbrogliato l'enorme gomitolo di cavi e di tanto in tanto le lanciava delle occhiate perplesse come suo solito.

"Devo assolutamente preparare un power point a riguardo. Lo intitolerò I celeberrimi motivi per cui i maghi sono superiori ai semidei" recitò come se potesse vedere le lettere materializzarsi in aria. Eddie si alzò

"Fa pure, io ho da fare" disse con il portatile, i cavi in una mano e un peluche nell'altra. Uscì intimando Lexi a fare lo stesso.

"Avada Kedavra!" esclamò traendo gli occhiali dalla montatura trasparente dalla tasca posteriore.

"Si si, ma cammina" Eddie si richiuse la porta alle spalle non riuscendo a trattenere uno sbuffo e l'attimo dopo si accorse del padre che li fissava seduto dietro la scrivania.

"Ma buongiorno signor Miller, oggi la trovo più in forma di ieri." Questo suo fare la cascamorta era un lato del suo carattere che sbucava fuori con più entusiasmo ogni volta che girava un Miller nel raggio di un chilometro.

"Ciao Lexi, sempre euforica?"

"Anche troppo" sussurrò Eddie accigliato.

"Ho un progetto importantissimo per le mani." si vantò scostandosi i capelli con una mossa della mano. "Quindi meglio che va-"

"Ferma" Con un piede sul gradino la mora si immobilizzò voltandosi verso la scabra presenza che torreggiava in quello studio.

"Cosa?"

"Hai di nuovo perso le lenti a contatto?" Lexi si morse un labbro di fronte alla sua indole stoica e inquisitoria per poi schioccare la lingua e scappare.

"Arrivederci squalo, ciao anche a te mio vampiro. Tornerò prima di quanto tu pensi e mi aspetto di vedere il tuo power point" schioccò le dita mimando due pistole, indietreggiando sulle scale.

Ma mancò un gradino e cadde all'indietro sbattendo con il fondoschiena sul bordo. Eddie trasalì e allo stesso tempo inspirò, Henry non fece in tempo a proferire un suono rimase con la bocca schiusa e la mano tesa secondo un riflesso istintivo.

"Sto bene. Ciao ciao" si rialzò di scatto sparendo dalla loro visuale con un sonoro scalpitio.

Rimase nient'altro che il silenzio a echeggiare nella stanza, ponendo i due uomini di fronte ad una tranquillità che appariva quasi ignota per quanto cominciasse a scarseggiare in quella casa.

"Sembra un tornado." commentò Henry Miller scuotendo la testa divertito

"Ignorala." tagliò corto il moro adagiando la sua roba sulla scrivania del padre.

"Come fai tu?" ammiccò incrociando le dita.

"Prima o poi si stancherà di rompermi le scatole e se non lo farà alla fine della causa me ne libererò comunque." disse sedendosi di fronte a lui.

"Ed è questo che vuoi?" Lo sguardo glaciale di Eddie si posò sul padre facendo piombare la stanza in un silenzio di quelli che si prendevano la notte, raggelante, inquietante e teso. Ogni vibrazione targata Lexi Wolfe si era dissolta senza lasciar traccia di quell'esuberanza.

"Ti vedo molto teso oggi Eddie, cosa c'è? Hai avuto un altro incubo?" a quelle parole le sue ciglia ebbero un lieve fremito ma il suo volto rimase vittima di quell'imperturbabilità che lo contraddistingueva e che rischiava di tagliarlo in due da dentro. Inevitabilmente il ricordo della notte a San Francisco, con Lexi, lo accecò. Sentì gli stessi brividi provati quella notte steso in quella vasca con una ferita al braccio e il corpo madido di sudore; volle morire.

"Forse dovresti prenderti una pausa da questo caso, posso sempre chiamare Noah." A sentire quel nome per poco non lo incenerì con lo sguardo, la mascella serrata, le sopracciglia contratte in maniera vivida.

Sospirò.

"È passata più di una settimana ma non ti ho ancora ringraziato." tergiversò.

"Per cosa?"

"Per aver risolto quella situazione con il testimone, non so come tu abbia fatto ma...be' si...grazie" borbottò spostando lo sguardo da un oggetto all'altro della scrivania. Henry lo scrutò attonito poi lentamente un sorriso commosso prese forma sul suo volto.

"Be' adesso...vado" fece un cenno impacciato e fece per salire le scale.

"Eddie" si voltò tenendo tuttavia lo sguardo basso, puntato sulla serie di oggetti che reggeva tra le braccia. "Ti voglio e ti vorrò per sempre un bene dell'anima, ricordatelo sempre" I loro sguardi si incatenarono per un istante, non c'erano mai vere e proprie conversazioni con Eddie. Vuoti e parole, ma l'ago della bussola che puntava più sul primo. "Ti voglio bene e spero che io ti basti" Quell'io fu come una pugnalata; non c'erano tracce di ignobili intenzioni nelle sue azioni ma si può annegare anche nell'oceano più incantevole. Quel continuo rimembrare e sfogliare le pagine di una vita già letta, riesumare quei corpi e andare alla ricerca di quegli scheletri nell'armadio: era ciò che prudeva alla mente del giovane. Suo padre lesse nel modo in cui teneva le spalle il disagio crescente e allora disse: "Vai, non ti trattengo oltre"

[...]

Ore dopo sedeva nella sua macchina di fronte ad una villetta in stile classico, con colonne di marmo bianco che contornavano l'ingresso. Si rigirava il peluche tra le mani, lo stesso che aveva comprato al distributore di benzina di ritorno da San Francisco. Che regalo stupido, pensò. Chi mai lo accetterebbe? Probabilmente una persona gentile o solo molto stupida. Il quartiere era uno dei più ricchi di tutta Sacramento, le palme decoravano i giardini con tanto di prati millimetricamente tosati. La strada era ampia e alcuni bambini si rincorrevano con le bici o in skateboard. Li guardò sfrecciare accanto alla sua auto e poi guardò ancora quel pupazzetto. Decise di aprire la portiera.

Quando fece ritorno a casa, erano le nove di sera, il buio cominciò ad inondare le vie nel quale baluginavano le solite fioche lanterne. Gettavano coni di luce arancione sull'asfalto consunto, attirando gli insetti notturni. Quando giunse nel suo quartiere però, Alhambra sembrava diversa: i moscerini non ronzavano attorno ai lampioni. Fu il primo insignificante dettaglio che la sua mente ebbe l'audacia di captare, poi l'acredine dell'aria si diffuse nell'abitacolo nonostante le finestre chiuse. Rallentò, a causa di una coda di auto che procedevano a passo d'uomo davanti a lui; si guardò attorno con un cipiglio ad adombrargli il volto, sopra di lui il famigerato tetto di foglie formato delle chiome contorte dei pioppi. Impedivano assieme alle luci dei lampioni e delle case di distinguere le stelle, ma quella sera non erano solo quelle e le luci a nascondere il firmamento. Voltò lo sguardo a sinistra e captò una foglia che ondeggiava placida e innocua, cullata dal vento, che arse fino ad estinguersi su quel tetro asfalto. I brividi cominciarono a strisciare sul suo corpo avvinghiandolo di pari passo ad un inquietante pensiero.

Ad un tratto, il viso impassibile di Eddie fu macchiato da bagliori rossi e azzurri e fu quando si avvicinò a casa sua che i lineamenti si distesero in un espressione vacua. Mancavano cento metri all'imbocco del suo vialetto ma non li avrebbe raggiunti in auto.

Le fiamme brillavano nei suoi occhi riflettendosi nelle pupille e nelle iridi come fossero specchi. Mattone per mattone, la casa di Lexi ne era avvolta.

Bruciava tutta.


21/06/2022

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