Capitolo 20 - Luci Rosse

6 ore prima del processo...

Il motore si spense di fronte al vialetto di casa Miller ed Eddie estrasse la chiave dal quadro sospirando. Il quartiere era deserto e silenzioso a quell'ora della notte, il quadro segnava di rosso le ore 3.17 che catturarono lo sguardo stanco del moro. Le spalle rilassate contro lo schienale del sedile, le braccia lungo il corpo. Se avesse chiuso gli occhi probabilmente si sarebbe addormentato in quella posizione, non curandosi di quanto potesse essere scomoda; eppure era Eddie Miller e lui odiava chiudere gli occhi.

"Va a letto Maya, a lei penso io." le passò le chiavi di casa ed ella le agguantò in silenzio uscendo dall'auto. Intanto il ragazzo se ne stava ancora seduto travolto dalla pigrizia e dalla contemplazione del buffo ronfare della ragazza che per la seconda volta nell'arco di un'ora era piombata in un sonno ristoratore con le ginocchia al petto e i piedi nudi sul sedile, i capelli le scivolavano lungo la clavicola in una coda corta e spettinata.

"Lexi" mormorò conciso appoggiando le dita sul volante, aveva smesso di guardarla e fissava il fondo del viale alberato verso cui la volta arborea terminava mostrando un frammento di strada tramite una forma arcuata. Qualche macchina passò, sfuggente al suo sguardo.

"Scendi dall'auto"

Non ricevette risposta, gli parve morta stecchita. In più il vetro era ancora macchiato del suo sangue, spalmato in una scia di un vermiglio sbiadito; se qualcuno l'avesse visto l'avrebbe prontamente declassato da asociale a serial killer. Eddie sbuffò a quella prospettiva e scese dall'auto per poi aprirle lo sportello. Ella rimase immobile contro il sedile, la fasciatura che le circondava il cranio in maniera storta la rendeva ancora più trasandata di quanto già non fosse.

"So che non stai dormendo, risparmia l'imbarazzo ad entrambi" mormorò torreggiando su di lei dall'esterno. La bocca stretta in una linea dura, l'intensità del suo sguardo sembrava modulata appositamente per farla reagire. È' noto che quando una persona dormiente viene osservata il suo cervello percepisce lo sguardo adducendo il risveglio, ma quando Lexi sollevò la palpebra c'era una scintilla di malizia in lei.

"Beccata" sorrise sorniona facendogli alzare gli occhi al cielo. Di scatto uscì dalla macchina, i piedi nudi entrarono a contatto con il cemento del vialetto. Prese gli stivali e se li caricò ognuno su una spalla mentre Eddie le chiuse lo sportello alle spalle.

"Non credo di poter andare a casa in questo stato. Sarebbe molto meglio se venissi da te, così domani mattina sarei già pronta per il processo." farfugliò barcollando fino all'erbetta minuziosamente tagliata del prato. Eddie inarcò un sopracciglio.

"Casa tua è letteralmente qui"

"Su continuiamo ad indagare, siamo Sherlock e Watson dopo tutto" Il moro lanciò uno sguardo alla casa accanto, dipinta di un verde mela, con lo steccato consumato che aveva perso quasi ogni traccia di bianco.

"Cosa c'è che ti spaventa?" domandò con il suo solito tono sospettoso che contraddistingueva la sua persona. I suoi occhi si sgranarono secondo una curiosità studiata. Tipico.

"Di cosa stai parlando?" ridacchiò.

"Temi che qualcuno possa farti del male." incrociò le braccia al petto. "Quanti segreti hai, Lexi?" Stavolta fu lei a mantenere il silenzio e il contatto visivo, poi tirò su col naso e distogliendo lo sguardo si diresse verso casa sua.

Alla fine lui sospirò "Aspetta" si arrese.

"Puoi venire, basta che non fai casino come tuo solito."

"Sapevo che c'era un cuore sotto tutte quelle felpe pesanti." Lexi sorrise maliziosamente sventolando gli stivali per poi passargli davanti barcollando un pochino. La borsa le cadde dalla spalla e neppure se ne accorse così toccò ad Eddie alzarla controvoglia. Qualche minuto dopo i due erano nella stanza segreta dietro la libreria, lei distesa sulla chaise longue e lui davanti al computer a digitare qualcosa sullo schermo: un riassunto perfetto del loro duo.

"Sono le tre di notte, perchè diavolo lavori ancora?" mugugnò la mora osservando da lontano come i muscoli delle spalle si contraevano e si flettevano secondo i suoi movimenti.

"Se non vuoi andare in riformatorio mi tocca" Lexi alzò gli occhi al cielo e cambiò posizione sdraiandosi completamente con lo sguardo rivolto al soffitto colorato di blu dalle luci led appiccicate alle pareti.

"Se ci andassi promettimi che mi verresti a trovare ogni giorno." disse sollevando un braccio nel vuoto. Silenzio. Per un momento la ragazza pensò si trattasse di uno dei soliti momenti di Eddie nel quale si prendeva la libertà di ignorarla, tuttavia il silenzio acquisì un peso più greve il chè forse era dovuto al suono del picchiettio sui tasti che improvvisamente si arrestò.

"Io ti prometto la caduta di tutte le accuse, Lexi, che conta più di qualunque altra stronzata sentimentale." Lexi sorrise fissando la sua mano protesa verso il soffitto, l'altra la teneva appoggiata allo stomaco.

"Era esattamente ciò che volevo sentirmi dire." mormorò tra sè e sè. Lasciando che il ragazzo continuasse con la sua magia.

"Dimmi un po', cosa hai trovato sui miei amici?" Il moro si immobilizzò cristallizzato nuovamente in quell'assenza di suoni greve, come in una foresta da cui era scomparso persino il vento e il cinguettio degli uccelli per far posto alla tensione della caccia del predatore. Voltandosi appena permettendo soltanto la visuale del suo profilo Eddie le rispose:

"Non mi hai chiesto di indagare su di loro."

"Ma l'hai fatto" si rimise seduta, il vestito stropicciato e la pelle ancora coperta da brillantini.

"Oh andiamo Eddie, riconosco lo sguardo che fai quando sei sospettoso, perchè non ti convincono? Perchè hai lanciato 'lo sguardo' ad Oliver?"

"Perchè ti fingi ubriaca?" roteò la sedia posizionandosi faccia a faccia con lei. Eddie era un ragazzo mansueto, tranquillo, controllava le emozioni come fossero libri su uno scaffale e forse era questo suo tratto a renderlo letale. Se fosse parsa anche solo per un attimo la prospettiva di una caccia tra preda e predatore è mio dovere smentirla: erano due i predatori. Il suo sorriso vacillò un istante, un minuscolo istante.

"Non dire nulla, so che non bevi, è esattamente un anno che non lo fai più. Forse per nascondere i tuoi segreti o per qualcosa di più, qualcosa di talmente grave da sconvolgere anche te" fece, allusivo prendendo il coltello dalla parte del manico. "I tuoi vestiti puzzano di alcol, ma il tuo alito è apposto, strano non trovi?"

"Dovresti ringraziarmi per aver salvato la virtù di tua sorella anziché accusarmi." Si voltò nuovamente verso il PC con la consapevolezza di averla zittita almeno per una volta eppure dopo qualche minuto si ritrovò nuovamente ad alzare gli occhi dallo schermo. Il suo volto venne illuminato da un tenue bagliore rossastro. I led avevano cambiato colore e quando si voltò con la sedia intera incrociò lo sguardo ammiccante di Lexi che stringeva il telecomando in una mano. Seduta sulla chaise longue, accavallò le gambe invitandolo ad avvicinarsi. Eddie rimase esattamente dov'era a fissarla annoiato.

"Che c'è detective?" si alzò avvicinandosi al moro. Il suo profumo si mischiò a quello di lui per quanto gli era vicina. In piedi fece sfiorare i loro busti, sentiva la pelle in fiamme per quel misero contatto. Eddie tentennante alzò lentamente gli occhi nei suoi incrociando un sorriso appena accennato, diverso dai soliti. Non fu abbastanza concentrata per metterci dentro tutta la sua malizia. Gli posò le mani sul collo facendo scivolare dolcemente le dita tra i suoi capelli, spinse un ginocchio sulla sedia girevole, sfiorandogli il bacino. Quelle iridi dorate, ridotte a due fessure, si abbassarono placidamente sulle sue labbra morbide, leggeva la lussuria nel suo sguardo. Lexi si protese verso di lui, sedendosi sulle sue gambe fasciate dai pantaloni scuri. La sedia cigolò sotto il peso di entrambi.

"Lo vuoi quanto me" gli sussurrò premendo una guancia sulla sua, il fiato caldo sul suo orecchio. "Non puoi più nasconderlo." strinse le ciocche dei suoi capelli nerissimi tra le dita chiudendo gli occhi beandosi di quel contatto talmente ravvicinato, di quell'abbraccio non ricambiato concretamente ma solo nell'astratto.

"Lexi" pronunciò sotto forma di un ringhio sommesso.

"Eddie" si fissarono intensamente per lunghi istanti, la durezza impressa nei lineamenti spigolosi del ragazzo avrebbe scoraggiato chiunque ma lei non era chiunque e con il mento sollevato fieramente gli disse: "Dammi quello che voglio"

"Come vuoi" sibilò il ragazzo, prendendola per le gambe e il fondoschiena e portandola sulla chaise longue dove la adagiò bruscamente cogliendola di sorpresa. Mezza distesa, il vestitino estivo le risalì su per la coscia. Eddie torreggiava su di lei, appoggiò il ginocchio sul divanetto la schiena curvata, i pugni stretti lo sorreggevano. "Ma giochiamo con le mie regole" le bisbigliò all'orecchio. Sentì un brivido percorrerle la schiena mentre le lunghe dita affusolate si spingevano sul suo viso, catturandolo in una presa ferma. L'azzurro nell'oro, l'oro nell'azzurro, non c'era nulla di famigliare in quegli sguardi.

"Con le tue regole" convenne la ragazza. A quel punto la baciò, la baciò per la seconda volta nella sua vita, gettandosi a capofitto sulle sue labbra in un movimento che si faceva via via sempre più urgente. Le prese il viso con entrambe le mani fermando il bacio, le palpebre appena appena aperte su quel baluginio nelle sue pupille, come se volesse controllare fosse realmente lei. Si avventò ancora su quelle labbra spingendo con la lingua che incrociò la sua in uno schiocco. Lexi ricambiò il bacio con la stessa foga e con un'espressione sempre più famelica. Afferrò il lembo della sua maglietta e cercò di sollevarlo scoprendo la sua schiena nuda, Eddie non glielo permise. Un gemito la scosse quando le sue labbra si spostarono sul suo collo, i suoi denti, la sua bocca, si avventarono sulla sua pelle in un morso vorace ma non tanto da far male. Le sue mani scivolarono dalle sue cosce fino alla gonna fin troppo aderente, salendo su sempre più su. Le mani vellutate di lei si posarono impacciate sulla patta dei suoi pantaloni cercando la cerniera alla cieca mentre continuava a bearsi di quei dolci morsi sul collo che finirono per trasformarsi in qualcosa di afrodisiaco e mai provato prima, desiderò che continuasse a lasciarle quegli strani succhiotti, desiderò che l'assaporasse tutta. "Mmmh" emise un altro gemito molto più rumoroso dei precedenti e rinunciò alla ricerca della cerniera per agguantare le ciocche scure dei suoi capelli, vi passò lentamente le mani in mezzo accarezzandogli la nuca e spingendola più vicina di quanto già non fosse. "Aahh" emise un altro sospiro estasiato. Che cosa le stava facendo esattamente? Il suo cervello aveva smesso di realizzare connessioni coerenti, forse le sinapsi avevano avuto un corto circuito. Sentiva solo e soltanto un impellente comando che risuonava impetuoso nella sua mente "Ti voglio dentro di me" sussurrò con gli occhi assottigliati. A quelle parole il tessuto del suo abito troppo stretto e aderente per permetterle di aprire le gambe, fu lacerato dal ragazzo; lo strappo enorme lasciò intravedere gli slip e l'ombelico. Lexi sgranò gli occhi guardando prima in basso e poi quelle iridi dorate. Artigliò ancora una volta la sua felpa ma fu Eddie a togliersela gettandola rapidamente dall'altro lato della stanza segreta. Con il torso nudo dalla muscolatura asciutta si curvò ancora lentamente su di lei, sovrastandola con i muscoli tesi delle spalle e del petto. La sua bocca si precipitò ancora al suo collo, le sue mani armeggiarono con la zip del vestito. Leccò la pelle sulle clavicole, la succhiò mentre le sue mani scivolavano sul bordo degli slip.

"Ultimo desiderio?" sussurrò guardandola dritta negli occhi in attesa, con un sopracciglio inarcato. Non disse nulla, il suo corpo era sottoposto a una miriade di scariche elettriche, voleva solo continuare, rispondeva solo al comando che proveniva dal suo basso ventre. Una mano sul retro del collo e lo baciò, sentendo come un sorriso prendeva forma contro la sua bocca, da una bocca sempre ammusonita e taciturna. Eddie si sfilò anche i pantaloni e rimasto con nient'altro che i boxer Lexi non potè far a meno di far cadere l'occhio sulla protuberanza tra le gambe. Sorrise lasciva tendendo una mano verso il suo torace. Il suo tocco fu leggiadro e placido, il suo tatto assaporava i suoi addominali fino a giungere all'orlo dei boxer con il quale cominciò a giocare torturando la sua sensibilità. Intanto il suo reggiseno scomparve da qualche parte ai piedi della chaise longue. "Stai perdendo il controllo per caso?" domandò diabolicamente sollevando lo sguardo mentre la sua mano si infilava sotto il tessuto sfiorando il suo membro. Ne percepì la durezza nella mano e non potè fare a meno di mordersi violentemente le labbra. Eddie chiuse gli occhi lasciandosi sfuggire un gemito bisbigliato suscitando nella ragazza un moto d'orgoglio. Voleva il fiume in piena, che distruggeva tutto e che abbatteva ogni forma di autocontrollo. Voleva, almeno per quella notte, il lato più recondito e selvaggio di Eddie. Cominciò a muovere la mano che stringeva la sua erezione su e giù osservando il tremolio del suo pomo d'Adamo. "mmmh" fece contro l'incavo del suo collo. Improvvisamente come per il vestito anche gli slip si strapparono sotto la sua presa ferrea e feroce. Il rumore del tessuto lacerato fu assordante, si liberò anche dei suoi boxer e Lexi si trovò a schiudere le labbra di fronte a quella visione. Erano completamente nudi. Ebbe appena il tempo di deglutire prima che Eddie si gettasse ancora su di lei famelico.

Lo fece, si spinse dentro di lei provocandole un gemito viscerale. Chiuse gli occhi affondando ancora i denti nella sua pelle. Le mani di Lexi gli artigliarono la schiena graffiandolo in profondità, percepì i muscoli sodi delle sue spalle sotto i polpastrelli. Non si aspettava un corpo così tonico sotto tutto quel nero. All'ennesimo graffio Eddie le portò bruscamente le braccia sopra la testa serrandole i polsi incrociati con la mano destra stringendo fino a farsi venire le nocche scorticate bianche; le vene risaltavano lungo il dorso della mano fino all'avambraccio, la pelle tesa. I capelli mori le solleticavano il viso, percepiva il suo fiato e il suono dei suoi gemiti controllati contro l'orecchio. Attorcigliò la gamba destra attorno alla sua vita mentre inarcò la schiena e il suo seno fu premuto contro il suo torace, sentì i capezzoli a contatto con la sua pelle calda, bollente mentre dava spinte sempre più veloci e più veloci e più veloci. Lexi contrasse improvvisamente i muscoli, agguantò il tessuto di uno dei cuscini stritolandolo con forza tendendosi come una fune; raggiunse l'apice del piacere e riversò i suoi occhi azzurri all'indietro, le sue sopracciglia erano sollevate. E ancora. Di nuovo. Daccapo. Tutta la notte.

"Mmh hai ragione Lexi" disse contro le sue labbra sussurrando solo il suo nome. Si sollevò mettendosi seduto così da guardarla dall'alto.

"Finalmente sento qualcosa"

"Cosa?" mormorò con la voce ridotta ad un filo.

"Il tuo silenzio." sollevò lo sguardo al soffitto, le luci rosse bagnavano i loro corpi nudi e sudati dipingendoli di passione.

"Ed è meraviglioso." Per quel frangente, svincolato da spazio e tempo, lui l'aveva domata.

26/04/2022

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