Capitolo 2 - Zucchero Filato
Sabato 5 Maggio 2019 ...
"Come sapete giovani avventurieri, siamo qui riuniti per celebrare la festa annuale..." ci fu un momento di suspense accompagnato da un rullo di tamburi mimato non le mani.
"...del latte!" esclamazione che non suscitò alcun entusiasmo.
"Celebrata solo e soltanto ad Alhambra Street per volere divino..." Lexi proruppe in uno sproloquio dai toni vagamente concitati. In piedi di fronte ai suoi due migliori amici, con in mano una bandierina degli Stati Uniti appiccicata ad uno stuzzicadenti , si teneva il petto ad occhi chiusi. Alex e Oliver si scambiarono un'occhiata.
"Non sono sicuro sia per volere divino" puntualizzò Alex, ma venne perfettamente ignorato. "All'insegna del gusto, del divertimento, della felicità...noi tre!" alzò il tono per sottolineare il numero. "Vivremo una mattinata di dolci sensazioni che brulicheranno nei nostri cuori come bollicine in un aranciata, per poi concederci il torpore del sonno pomeridiano come un balsamo dall'odore vanigliato." concluse assottigliando il suo tono di voce che si ridusse ad un sibilo estasiato.
"Il modo in cui il tuo vocabolario si riduce solo e soltanto a metafore culinarie è sconcertante" schioccò la lingua Oliver infilando le mani nelle tasche del suo giaccone nero dalle maniche in pelle.
"Per cui..." proseguì goliardica "Inaugureremo il nostro rinomato giro dallo stand dei frappè, per proseguire con lo stand del cioccolato al latte, quello del gelato, quello del frozen yogurt, lo yogurt e solo allora ci sposteremo sugli stand di alimenti non a base di latte." Finalmente parve terminare il suo inquietante discorso stratega. Aprì gli occhi con una nuova luce nello sguardo e un sorrisetto sardonico.
"Tutto chiaro?" infilò le mani nelle tasche della felpa grigia e sollevò un sopracciglio.
"Ti sei dimenticata degli alimenti salati a base di latte" Il viso della ragazza assunse un'espressione disturbata e rimase con quella impostazione per una lunga serie di interminabili e silenziosi secondi, tempo che quando trascorri immobile nel bel mezzo di una fiumana di gente diventa eccessivo. Le persone facevano del loro meglio per schivarli, ma inevitabilmente un uomo urtò Lexi che alla fine si risvegliò. Le voci concitate della piccola folla che brulicava sull'asfalto del viale tornarono a riecheggiare nelle sue orecchie non più in modo attutito, lo scalpitio dei passi, le musiche dal volume soffocato.
"Bene allora improvvisiamo." prese i suoi amici per un braccio e li trascinò con sé allegramente verso una delle bancarelle per strada. Era un posto carino Alhambra Street, le case fiancheggiavano la strada, libere da steccati, i prati curati nel minimo dettaglio davano l'idea di essere un tappeto verde. Spiccava per il verde delle chiome degli alberi di pioppo che facevano da custodi, erano fin troppo alti e le cime si piegavano verso il basso disegnando un arco naturale con le fronde degli alberi di fronte. In primavera e in estate camminarci sotto significava essere protetti dal sole bruciante della California, di cui infatti si riusciva a malapena ad intravedere un timido raggio. In quel momento la strada era stata chiusa per via della fiera e tutti potevano percorrere il viale sotto una volta naturale.
"A questo giro offro io, una pizza per tutti e tre!" chiese pimpante Lexi tamburellando le dita sulla superficie del bancone in attesa.
"Sei così impaziente per una pizza?" fu la domanda di Oliver che si dipinse sulle labbra un sorrisetto sghembo.
"Ti diverti a punzecchiarmi, Oliver?"
"No, è che fa sempre molto ridere come ti esalti per il cibo." A quel punto Lexi sbuffò e si voltò verso i due ragazzi.
"Dateci un taglio, state riducendo la mia personalità al fatto che mi piace mangiare"
"Perchè? Non è così?" Il ragazzo dai tratti asiatici si beccò un pizzicotto, nel frattempo Alex prese le cibarie che il venditore stava porgendo, si levava una piccola nube di vapore caldo e la carta che le avvolgeva scricchiolava nella presa impacciata del ragazzo. Il pacchetto scottava per cui dovette armeggiarlo con cautela.
"Buona fiera ragazzi!" detto ciò passò a servire nuovi clienti. I tre amici si servirono e raggiunsero una panchina di legno usurata dalle intemperie e dai graffiti.
"Allora, torneo di scacchi eh?" Lexi era molto presa dalla sua fetta di pizza spugnosa quando proferì quelle parole. L'impasto era soffice e spesso, vi affondò i denti incurante della temperatura. Oliver al suo fianco sfilò dalla tasca un pacchetto di fazzoletti.
"A quanto pare."
"Crediamo di poter fare un buon torneo, dopotutto io ho un punteggio niente male e nel club scolastico pochi sono quelli che non l'hanno fatto crescere nel corso degli anni" spiegò Alex fiducioso.
"Uno di quelli sono io" Le dita inanellate di Oliver offrirono un fazzolettino alla sua amica che nel frattempo aveva dipinto i contorni della bocca di rosso e arancio.
"Sembra una scusa del cavolo" afferrò la carta frettolosamente a occhi bassi. Non era poi così pimpante adesso.
"Cinque giorni passeranno in fretta." Alex le concesse un sorriso, aveva ciglia lunghe che contornavano i suoi occhi per lo più mansueti.
"Ma certo, non sentirò la vostra mancanza non preoccupatevi."
"Puoi sempre venire con noi" Oliver le diede una gomitata giocosa.
"Davvero?" i suoi occhi si illuminarono come fondoschiena di lucciole ma quando vide l'angolo della sua bocca sollevato capì che, no, non era vero. "Ovvio che no" sbuffò distogliendo lo sguardo ormai spento. Diede ancora un altro morso alla pizza, concentrandosi solo sul cibo adesso. Gli uccellini cinguettavano quella mattina e svolazzavano da un albero all'altro con un fruscio di fronde verdastre.
"Non ti metterai nei guai vero?"
"Adesso state esagerando, però. Non sono una svampita come pensano tutti, non mi metterò nei guai statene certi." sbuffò esasperata.
"E ci darai un taglio anche con le caramelle?" domandò speranzoso il ragazzo dai capelli castani. "Tsk! Non esiste, mangio esattamente tutto ciò che voglio. Sono responsabile per me stessa." Il baluginare di quella fiammella di speranza svanì così com'era venuta.
"Cercavo solo di essere d'aiuto." addentò la crosta della pizza concentrando i suoi occhi nocciola sull'andirivieni di gente di fronte a lui. Indossava una maglietta a maniche corte e sopra, una camicia di flanella a quadri color senape. I pantaloni cachi si erano macchiati di pomodoro.
"Non serve davvero. Non sei mio padre, non devi farmi da genitore in assenza di quelli reali. Se fossi più intelligente ti limiteresti ad essere mio amico e basta."
"Adesso esageri, io voglio solo il tuo bene, tutto qui." le disse mentre strofinava un fazzoletto sulla macchia pacato ma allo stesso tempo indignato.
"Fallo come amico non come genitore!" lo fulminò con lo sguardo e si alzò in piedi. Trascorse soltanto un istante di completo silenzio prima che il buonumore da festa tornasse a riscuotere il trio, o meglio, l'elemento più esaltato del trio.
"Uuuh guardate lì! Lo stand dello zucchero filato!" Lexi corse via addentrandosi nella scia di odori deliziosi di cui era gremita l'aria della fiera. Pizzicavano i sensi, il dolce si mischiava al salato, all'aspro, al profumo di dolci appena sfornati, all'aroma di cioccolato.
"Non so più cosa fare con lei." sospirò esasperato Alex.
"Magari letteralmente nulla?" Anche i due ragazzi si rimisero in piedi.
"Tu non hai una visione di insieme Oliver, ma se provassi ad immaginare il suo futuro, dove la vedresti tra vent'anni?" Il moro gettò la carta nella pattumiera e concentrò gli occhi in quelli dell'amico.
"Non ne ho idea." fece spallucce.
"Io sì, sfortunatamente." Usò un tono talmente cupo e pessimista da far sorgere un chè di apprensivo anche nell'amico che si accigliò un momento. Dall'altro capo della strada Lexi chiacchierava con il proprietario dello stand.
"Signor Willis sono sempre molto felice quando me lo chiede, ma non posso prometterle nulla se non mi assicura che potrò avere tre nuvole di zucchero gratis" la ragazza ammiccò con le sopracciglia e sollevò tre dita.
"Affare fatto, ma dovrai starci per un'ora."
"Si si, ma voglio un acconto. Uno zucchero filato adesso e il resto dopo." incrociò le braccia al petto sfacciata.
L'uomo accese la macchina dello zucchero filato e immerse nel contenitore un bastoncino su cui cominciò ad attaccarsi quella tela di zucchero rosa. Ruotò il bastoncino fino a quando non assunse la consistenza di una nuvoletta, abbastanza grande da imbottire un cuscino, dopodiché la porse alla giovane adolescente.
"Ci vediamo tra un'ora!" salutò l'uomo svanendo nella masnada di gente di tutti i tipi. In piedi vicino al carretto, si dondolava sul bordo del marciapiede trangugiando a piccoli strappi quella pietanza.
"Che bello essere ascoltati Oliver, grazie Lexi, grazie di tenere così in considerazione i miei consigli sono felice." ironizzò amareggiato Alex piombando di fronte a lei a braccia conserte. Alle sue spalle il moro ridacchiava sotto i baffi.
"Ne vuoi un po'?"
"No" fece spallucce e continuò, guardandosi intorno. "Che stai facendo comunque?"
"Ho fatto un patto con il signor Willis, gli tengo il carretto per il tempo di farsi un giro e in cambio mi da dello zucchero filato per tutti e tre." ammise con il naso affondato nello zucchero. Lo strappo stavolta fu più grande del precedente e lo trangugiò tutto d'un soffio scoccando un'occhiata ai due amici di fronte.
"Giustamente tu hai la precedenza"
"Giustamente. Ma ehi, ascoltate la mia idea. Vi ricordate la fiera delle scienze che ci sarà a giugno?"
"Si..."
"Pensavo ad una cabina di questa ampiezza più o meno." disse facendo ampi gesti con le mani "All'interno, un tubo simile a quello della macchinetta che soffia zucchero fuso, ma - attenzione - possiamo entrare noi esseri umani e sostanzialmente ci copriremmo di zucchero dalla testa ai piedi."
"Interamente di zucchero?"
"Interamente" annuì convinta sotto gli sguardi perplessi dei due. "Perchè no? E ci vedo anche un meccanismo a trottola che ti fa girare per attaccare lo zucchero tipo così..." cominciò a volteggiare, con il dolce impugnato in una mano, così all'improvviso che la ragazza passante per di là, mal capitata com'era si trovò proiettata con il fondoschiena a terra.
"Ma vuoi stare attenta!? Stupida incosciente, sei sempre tu!" si risollevò con poca grazia, tutta trafelata e fulminò Lexi con lo sguardo.
"Darleen, sempre burbera vedo" sentenziò monocorde la ragazza dai capelli rosa. I capelli castani dal taglio pixie dell'altra, erano ormai tutti disordinati, le occorreva uno specchio. Presa da uno scatto d'ira afferrò il bastoncino con lo zucchero filato che aveva tra le mani e lo gettò il più lontano possibile. Tutti e quattro seguirono quella nuvola rosa che si spiaccicò sotto le ruote di un passeggino di passaggio sul vialetto, in estremo silenzio allibito.
"Ma sei scema??" esplose Lexi tornando a puntare lo sguardo di fronte.
"Qui l'unica stupida idiota sei tu, non ti rendi conto per niente di quanto tutto di te sia sbagliato?" aveva la voce arrochita, spezzata. Con un'occhiata circospetta la ragazza dai capelli rosa si placò e disse:
"Non sono io il tuo problema, è evidente. Quindi gira a largo da me." si allontanò verso la macchinetta, e fu proprio quando vi appoggiò le mani che la testa le scivolò all'indietro. Tirata per i capelli dalla brunetta, Lexi perse l'equilibrio e cadde a terra. Sferzavano schiaffi e pugni a raffica.
"Darleen! Lexi! Ma che fate!" gridò Alex cercando di dividerle. Fu Oliver a fare qualcosa di concreto, separando Darleen, recalcitrante come un cavallo in vena di disarcionamenti.
"Ma che ti prende?!" La teneva per le braccia ma continuava a dimenarsi verso una Lexi sanguinante che si appoggiò ad Alex.
"Puttana" sibilò sputando sangue e pulendosi i bordi della bocca con il dorso della mano. Darleen si agitò ancora per liberarsi da quella presa ferrea e nell'impeto diede una testata al ragazzo dai capelli corvini.
"Cazzo!" esclamò prendendosi il naso. La brunetta gli scivolò via e si scagliò nuovamente su Lexi sbattendole la testa contro il bordo metallico della macchina per fare lo zucchero filato.
"Alex fa qualcosa!" lo rimbrottò Oliver con le mani immerse nel rosso e la voce nasale. Ma Alex non sapeva dove mettere le mani e ormai la grinta di Lexi aveva preso il sopravvento. Gli occhi emaciati e il sangue alla bocca, sferrò un gancio destro dritto nell'occhio del suo aggressore e poi l'afferrò per la nuca.
"Ti faccio provare la tua stessa medicina, stronza" le assestò un colpo facendole scontrare il capo contro bordo metallico del macchinario, poi un altro e un altro ancora. Accecata com'era da una rabbia tinta di rosso carminio.
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