Capitolo 19 - Lecca Lecca

La strada era contenuta in un silenzio spettrale, immersa in un'immobilità sconosciuta. Del fumo ne sfocava i contorni dell'orizzonte assumendo sembianze di una nebbia mistica. Moscerini e insetti notturni attirati dalla luce dei fari ronzarono davanti al paraurti creando piccole ombre, da lontano non erano neanche visibili tuttavia un'occhio attento avrebbe trovato quel particolare l'unico a dettare dinamismo alla scena. L'afa dell'estate che ancora non era cominciata aveva acquietato ogni ombra del vento plastificando la notte.

Silenzio.

Maya aprì di scatto gli occhi trovandosi spiaccicata al vetro dal corpo di Lexi riverso in parte su di lei. Il viso deturpato appoggiato mestamente sulle sue gambe, i suoi lineamenti erano induriti in un'espressione sofferente.

"Lexi, Lexi riesci a sentirmi?" cercò di scuoterla delicatamente per farla rinsavire da quel torpore, le dita incerte le sfiorarono una spalla. Intanto al suo fianco, il ragazzo alla guida bofonchiava rumorosamente slacciandosi la cintura di sicurezza. Quasi si gettò sulla portiera cercando la maniglia con movimenti goffi e impacciati, sembrava parecchio stordito. La ragazza lo guardò aprire la porta e crollare sull'asfalto, con le sopracciglia corrugate e la bocca semiaperta: non aveva riportato un graffio dato che l'auto era stata colpita di striscio grazie alla prontezza dell'altro autista.

"Ahh non posso crederci, la mia macchina!" si lamentò rimettendosi in piedi e avvicinandosi al cofano che emetteva una scia di fumo biancastro e tenue. L'unica a non sembrare per nulla intatta era Lexi che ancora semi incosciente rimaneva ad occhi chiusi nel suo grembo.

"Eddie" mormorò tentando di sollevare il capo. A quel rantolo che aveva dell'interrogativo misto al supplichevole nel tono qualcosa nell'animo ambiguamente placato della rossa si smosse. Slacciò la cintura.

"Sta arrivando, sono sicura che è già in macchina. Ma tu devi cercare di alzarti." emise un debole sorriso per poi aprire la portiera e divincolarsi delicatamente dal peso che la teneva ben salda al sedile. Barcollò rimettendosi in piedi sull'asfalto e si sistemò l'orlo dell'abito, il fumo le pizzicava gli occhi ma si ostinò a tenerli aperti per osservare oltre. L'altro veicolo era pericolosamente vicino al guard rail. Maya deglutì e si sporse verso Lexi che lentamente si stava rialzando da sola.

"Michael dammi una mano, sta ancora perdendo sangue." la prese per il braccio cercando di aiutarla sostenendo il suo peso; la mora teneva la testa bassa, in piedi appoggiata allo sportello i suoi tacchi alti scricchiolarono contro l'asfalto.

"Guarda cosa mi ha fatto fare!" sbraitò Michael osservando l'ammaccatura della sua preziosa auto. A quel punto anche l'altro conducente scese dall'auto avvicinandosi al ragazzo.

"Fanculo stronzo" mormorò Lexi in tutta risposta. Aveva un aspetto veramente pessimo, ma si reggeva in piedi.

"Riesci a stare in piedi?" domandò dolcemente la piccola Miller. Lexi le scoccò un'occhiata defilata, le ciocche di capelli nere ad adombrarle il viso. Annuì e si raddrizzò mollando il sostegno sicuro dello sportello. Il viso rivolto al cielo e gli occhi vitrei, sbattè più volte le palpebre cercando di agguantare nuovamente le sue forze ma la testa le scoppiava. La sentiva martellare a tempo con il suo cuore. Espirò camminando verso la banchina. "Vieni Ape Maya, non è sicuro stare in mezzo alla strada" mormorò dandole le spalle.

"Wolfe io ti ammazzo!" urlò Michael facendola bloccare sui suoi passi. Lexi si voltò con uno sguardo interrogativo stampato in faccia, un sopracciglio inarcato e le labbra serrate.

"Come scusa?"

"Questa me la paghi cara, la mia macchina è un rottame e stavi per uccidermi brutta stronza!" continuò a sbraitare dal mezzo della strada avvicinandosi passo dopo passo, parola sputata dopo parola. Ormai stava dando in escandescenze, le vene del collo marcate sulla pelle arrossata e il cipiglio stampato sul viso arcigno.

Lexi si voltò completamente nella sua direzione, emettendo un verso di scherno.

"Avanti" disse solamente provocandolo. "Fallo"

"Lexi lascia stare, Eddie sta per arrivare adesso ce ne andiamo-" la mano macchiata di sangue le si piazzò davanti intimandole il silenzio.

"Sei solo una patetica puttana, la strada ti si addice alla perfezione Wolfe." sbraitò ancora.

Era arrivato ad un palmo dal suo viso eppure Lexi lo fronteggiò senza tentennamenti rimanendo perfettamente immobile sulle sue gambe. Assottigliò gli occhi azzurri marchiati di nero.

"Tu sei fatto." constatò con tono tranquillo. Si voltò verso Maya poco più in là.

"Ti sei fatta accompagnare a casa da questo imbecille drogato? Ma dove hai la testa?" la stava fulminando con lo sguardo puntando un pollice nella direzione del soggetto in questione. Ella non osò parlare, sembrava parecchio scossa.

"Ma tu...io..." le lacrime cominciarono a grondarle gli occhi. Lexi si voltò alzando gli occhi al cielo per poi puntarli nuovamente sul giovane.

"Ah Grebs Grebs Grebs" sospirò platealmente. "Non hai idea di quanto profonda sia la fossa che ti sei scavato" ridacchiò scuotendo la testa mentre si allontanava di qualche passo. Egli rimase immobile come un nano da giardino nel suo sbigottimento. Ad un tratto un bagliore illuminò ancora la strada e una cadillac accostò a pochi metri di distanza da loro. Voltati tutti nella sua direzione videro una figura vestita con una felpa nera e pantaloni del medesimo colore che scendeva silenziosamente dall'auto. I capelli gli incorniciavano il viso e due occhi dorati saettarono da tutte le parti irrequieti nella loro naturale indole analitica, la mano stringeva ancora lo sportello con veemenza.

Eppure quando vide Lexi in piedi, incolume, il suo sguardo si immobilizzò e i muscoli del braccio e delle spalle si rilassarono impercettibilmente. Lei guardava lui con la stessa muta neutralità e trascorsero ancora altri attimi prima che sollevasse un angolo della bocca e inarcasse un sopracciglio nella sua solita espressione ammiccante.

"Pensavi di liberarti di me?" gridò a poche decine di metri di distanza

"Stai guardando una stronza immortale!" esclamò con le mani a contornare la bocca per amplificare il suono. Qualcosa nello sguardo di Eddie si spezzò, per un attimo quando abbassò il capo lontano dagli sguardi i suoi occhi sembravano...vacui.

"Salite in macchina." disse secco tornando in sé e avvicinandosi alle due ragazze. Maya ancora con gli occhi lucidi obbedì tirando su col naso senza dire una parola. Lexi invece, mentre gli passava accanto, si fermò sporgendosi appena verso il suo orecchio. Il ragazzo guardava fisso davanti a sé mentre i bisbigli concisi della mora gli solleticavano la pelle sensibile: non c'era più allegria nel suo sguardo. La ragazza sbirciò in direzione di Michael per poi dirigersi tranquillamente verso la macchina.

"Michael Grebs" chiamò Eddie con un tono greve nella voce tenendo le mani nelle tasche della felpa; a pochi passi da lui il ragazzo era nel bel mezzo di una telefonata, probabilmente stava cercando di contattare un carro attrezzi, ma gli prestò comunque un minimo di attenzione.

"E tu chi cazzo sei?"

"Babbo Natale" ironizzò. Accadde tutto così in fretta, gli sferrò un pugno in pieno viso facendolo crollare in ginocchio, il cellulare gli sfuggì dalle mani. Il ragazzo dai capelli castani si prese il naso tra le mani, aveva cominciato a colare sangue. Non ebbe il tempo di reagire, sollevò a stento gli occhi in direzione di un secondo colpo e poi di un terzo. Eddie scosse la mano dolorante, aprendo e chiudendo le dita. Michael in posizione quadrupedica sputò sangue sull'asfalto sollevandosi a fatica. Eddie gli afferrò la testa per i capelli per fare in modo che lo guardasse dritto in quei suoi occhi grandi e inespressivi.

"Congratulazioni!" disse calmo con la voce bassa e roca. "Hai appena vinto una vita sotto la mia lente di ingrandimento, da questo momento in poi guardati le spalle perchè sarò la tua rovina." Mollò bruscamente la presa, facendogli perdere l'equilibrio in avanti, e con le mani in tasca sparì verso la sua auto.

"Ah" si fermò di colpo voltando il capo, il suo profilo si stagliava contro la luce degli anabbaglianti della sua auto assumendo sembianze bidimensionali, marcato da neri contorni tanto da farlo apparire un'eclissi.

"Si fanno brutti sogni in cella." Michael non capì il significato della sua frase fin quando non udì le sirene della polizia e il rosso e il blu che lampeggiavano dal fondo della strada.


[...]

Eddie guidava impassibile come al solito: lanciava di tanto in tanto delle occhiate a Maya che stretta vicino allo sportello cercava di farsi piccola piccola immersa nelle sue stesse braccia. Accanto a lui, Lexi se ne stava seduta stravaccata con la testa appoggiata al finestrino, colta da un sonno profondo. Per un lungo istante i suoi occhi indugiarono sulla manica del suo vestito striata di un rosso-marrone. Sangue.

"Maya." il suo tono aveva gli stessi slanci di calore umano di un iceberg. "Che cosa ti ha fatto?"

"Ni-iente" I suoi occhi gelidi si spostarono allo specchietto retrovisore grazie al quale colse il movimento di asciugare una lacrima.

"Ti ha toccata invece, non è vero?" Le labbra della sorella tremolarono violentemente mentre le lacrime tornavano a riempirle gli occhi.

"È stato disgustoso e violento." affermò in un fil di voce.

Silenzio. Nessuno dei due voleva andare oltre tuttavia Maya si sentì in dovere di dire altro: "Lexi lo ha fermato, se non si fosse svegliata avrebbe potuto....fare di peggio."

"E lei perchè è ricoperta di sangue dalla testa ai piedi?" il suo tono risultò rude e diretto.

"Non aveva la cintura, lui ha frenato e lei è andata a sbattere contro il parabrezza. E poi..." Si strinse ancora nelle braccia, l'edificio del pronto soccorso che entrava nella loro visuale.

"E poi cosa, Maya?" seppur pacato il suo tono risultava velato di una strana nota aggressiva.

"Stix Marsh l'ha picchiata alla festa." Eddie strinse impercettibilmente il volante e la pelle pallida delle nocche scorticate si tese.
"Dovrò essere più creativo." sussurrò tra sé e sé.

[...]

"Oh altri cinque minuti." bofonchiò con la faccia appiccicata al vetro ormai dipinto di rosso.

"Sta perdendo ancora sangue" fece presente Maya in piedi nel parcheggio dell'ospedale accanto al fratello. Eddie, con la delicatezza di un'incudine aprì lo sportello del passeggero e la ragazza cadde a terra con un tonfo.

"Ahiaaa!" gridò sollevandosi a fatica.

"Non fare storie." tagliò corto prendendola per le ascelle per rimetterla in piedi. Chiuse la portiera e poi l'auto per poi incamminarsi verso la struttura oltrepassando le due ragazze.

"Eddie! Non vedi che sta male? È' ubriaca fradicia per di più!" Gli occhioni dorati di Eddie si spostarono ancora sulla ragazza, inclinò la testa e mise le mani in tasca.

"Ah è così. Non ha vomitato neanche una volta però."

"E come lo sai?"

"Non puzza di vomito" fece presente.

"Ma che c'entra adesso? Sei senza cuore." Maya si fece avanti per sorreggerla tuttavia Lexi si reggeva in piedi magnificamente nonostante il tacco dodici. Eddie fece di tutto per evitare di guardarla, camminando davanti a loro con le mani in tasca e la testa incassata nel busto fino alla sala d'attesa del pronto soccorso. Quando arrivò il loro turno il medico che la visitò non sembrava preoccupato tuttavia stabilì che dovesse mettere dei punti almeno alla ferita sulla fronte. La questione si evolse in piagnistei e versi contrariati ma alla fine Lexi acconsentì.

"Lui può venire con me?" Eddie che reggeva il muro come suo solito si mostrò abbastanza annoiato, ma alla fine acconsentì ed entrò con lei nella stanza. Si richiuse la porta alle spalle mentre Lexi prese posto sul lettino dondolando le gambe impaziente.

"Tienimi la mano." ammiccò con quel rivolo di sangue traslucido a disegnarle una lunga linea lungo la guancia.

"Tienitela da sola." rispose incrociando le braccia al petto e mantenendosi a debita distanza. Rimase impassibile durante tutto il tempo, osservando il medico sulla mezza età che faceva passare l'ago nella sua pelle con estrema precisione. I suoi occhi si abbassarono sulle sue mani che stavano artigliando violentemente la superficie del lettino tanto da farsi sbiancare le nocche. Il suo viso però rimase ambiguamente imperturbabile.

"Ecco fatto, sei stata brava. Adesso aspetta qui cinque minuti" le fece il dottore gettando via i guanti di lattice.

"Non mi dà un lecca lecca?" domandò con la testa fasciata e un sorriso sghembo.

"Quelli sono riservati agli under 12" ridacchiò sparendo oltre la porta. Sospirò. Eddie si appoggiò al lettino, accanto a lei seppur mantenendo una certa distanza. Lexi non poté far a meno di concentrarsi sul suo viso, corrugato in un'espressione stoica.

"Una volta mi sono fatta togliere la radice di un dente spezzato senza anestesia." disse. "Un'altra volta invece sono caduta da due metri rotolando su una catasta di legna e ne sono uscita senza un graffio, ti ricordi? C'eri anche tu."

"Per non parlare di quella volta che stavo affogando in un lavandino pieno d'acqua a dieci anni." Cercò lo sguardo impassibile del moro ma lui si ostinava a farsi i fatti suoi.

"Ho le ossa forti, non mi spezzo facilmente." mormorò con un debole sorriso che non aveva nulla della sua solita malizia. Nella stanza prevaleva il bianco, dai medicinali nella teca di vetro al lettino su cui stavano seduti e persino la scrivania del medico era di quel colore. L'unico colore che spezzava quella monotonia era il giallo ocra del pavimento. Eddie continuò a guardarsi in giro scocciato, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo della ragazza.

"Come cavolo hai fatto ad affogare in un lavandino?" domandò scettico il ragazzo dopo attimi di assoluto silenzio.

"Oh è una storia divertente." incrociò le gambe mettendosi comoda "per cominciare il lavandino era molto profondo, uno di quelli dove la gente lavava i panni nel crostaceo, sai..."

"Cosa?" si voltò appena inarcando un sopracciglio

"Ed era pieno fino all'orlo, mi sono arrampicata per prendere qualcosa e bum! Ci sono scivolata dentro."

"Ma si dice cretaceo, inoltre non esistevano le persone."

"Che stai dicendo? Certo che esistevano."

"No te l'assicuro."

"Vogliamo scommettere?" disse prendendo il suo cellulare e cominciando a digitare su google. Eddie si era voltato del tutto battendo le ciglia lentamente, perplesso.

"Allora?" incrociò le braccia spiando sullo schermo del cellulare. "mmh te l'avevo detto"

"Infatti lo sanno tutti che dinosauri e uomini non sono coesistiti, ma io ho detto risorgimento." scandì Lexi prendendo ad annuire con convinzione.

"No, tu hai detto crostaceo"

"Cooosa? Ma non lo sai che si dice cretaceo Eddie? Mi meraviglio di te" La fissò ancora con le braccia incrociate e uno sguardo attonito per poi voltarsi a guardare i medicinali nella teca alla sua sinistra.

Silenzio. Tra un rintocco di lancetta e l'altro, Lexi bloccò lo schermo del cellulare reggendolo ancora tra le mani e sussurrò:

"Un'altra volta invece, un lavandino mi è caduto addosso frantumandosi e tagliandomi un dito."cercava di trattenere le risate fissando insistentemente il calendario sul muro davanti a sé. Di sbieco, Eddie vide come si mordeva le labbra per non scoppiare a ridere.

"Da allora guardo con sospetto tutti i lavandini" a quella frase non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere da sola, per le sue stesse battute come se fossero la cosa più comica di questo mondo. Non se ne accorse mai ma anche Eddie aveva sollevato un angolo della bocca in una smorfia che forse poteva essere considerata un lieve sorriso.

24/04/2022

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