Capitolo 17 - Inciampando

Lexi inciampò.

Era troppo occupata ad allungare il collo, alla ricerca di qualcosa tra la folla e quando abbassò gli occhi sull'ostacolo ormai era troppo tardi. Incappò in un tavolino basso colmo di bottiglie vuote e semivuote di superalcolici e perse l'equilibrio. Le mani protese in avanti gli occhi sgranati, Lexi finì sulla superficie colma di oggetti che cominciarono a produrre il tipico tintinnio vetroso prima di rovesciarsi a terra.

"Cazzo!" esclamò rotolando per terra con un tonfo. "E sta' attenta!" "Ma questa è già ubriaca?" si sollevò un coro di imprecazioni a cui Lexi rispose con una risatina nevrotica mentre si rimetteva in piedi. Tentò persino di rimettere in piedi le bottiglie che aveva rovesciato ma i ragazzi che attorniavano quel tavolini le lanciarono un'occhiataccia per cui rinunciò subito a quell'atto di cortesia e si immerse nuovamente nella folla sistemandosi l'orlo del vestito.

"Maya?" chiamò d'un tratto voltandosi indietro.

"Sono qui" rispose la ragazza infilandosi tra due ragazzi corpulenti che avevano addirittura cominciato a produrre versi animaleschi innalzando il bicchiere. Con una smorfia la rossa si divincolò raggiungendo l'altra che intanto si era piazzata con una mano sul fianco. "Come diavolo si fa a stare qua in mezzo?" domandò osservando Lexi, con le sopracciglia folte aggrottate. "Non ti sfiorano neppure, ma come cavolo fai?" Infatti, contrariamente a lei, la mora troneggiava in quel mare di gente mantenendo un certo (per quanto limitato) spazio vitale senza venir urtata o sballottata.

"È questione di charme." fece in tutta risposta la mora scostandosi i capelli dalla spalla. "E poi, gli anelli non toccano Saturno" le fece l'occhiolino.

"Su andiamo a ballare" tirò a sé l'amica e la trascinò verso il centro della pista avvicinandosi alle casse che rimandavano musica ad altissimo volume. Cominciò a muoversi e ad ondeggiare il bacino a ritmo della musica, le luci soffuse rendevano la sua figura una silhouette dinamica e sinuosa, la pelle abbronzata era punteggiata da pulviscoli luminosi, la facevano apparire una galassia dalle fattezze umane. Sprazzi di luce le bagnavano i lineamenti facendoli apparire più spigolosi di quanto non fossero e al contempo ombre contornavano il suo sguardo lascivo e spensierato. C'era solo lei, il mondo non aveva senso se non il suo, era lei l'unica cosa che importava dentro e fuori. Ogni suo movimento trasudava eccentricità come fosse ubriaca di sé stessa.

"È divertente, no?" domandò rivolgendo un'occhiata a Maya; ella sorrise imitandola, la invidiava. Invidiava quel suo senso di estraneità che si adattava perfettamente al contesto, non avrebbe mai avuto la sicurezza che nutriva Lexi, la sua forza, la sua audacia. E malgrado tutto la ammirava.

"Non male rossa, ma ti serve qualcosa per scioglierti."

"Sto bene così."

"Sciocchezze, vieni" Lexi la ignorò e l'afferrò per il polso aprendosi un varco fino al margine della stanza, meno caotico. Si recarono in cucina, al tavolo degli alcolici da cui tutti si servivano rapidamente lasciando un'accozzaglia di bottiglie di vetro dall'odore nauseabondo. Lexi si fiondò sulla birra versandosene direttamente da un fusto. Nel farlo dovette curvarsi in avanti armeggiando con il fusto pesante.

"OOOH UUUH"

Ad un certo punto, due ragazzi alti piombarono in cucina all'improvviso, inconfondibili bicchieri rossi alla mano e pupille molto allargate. Uno dei due cominciò a muoversi alle spalle di Lexi in modo lascivo e volgare producendo una serie di risate sconquassanti che si riverberarono tra le bottiglie. Lexi si raddrizzò con tranquillità e si voltò verso i due. Uno portava una strana barbetta puerile e spelacchiata, l'altro, il molesto, era imberbe e portava i capelli rasati cortissimi. Quando incrociarono lo sguardo tagliente di Lexi i sorrisi morirono loro sulle labbra.

"Wolfe, sei tu?" blaterò riacquistando un minimo di lucidità

"Sì" rispose avvicinandosi di un passo.

"Hai-hai tinto i capelli?"

Lexi stese un voluminoso sorriso da vipera sulle labbra che risultò alquanto raccapricciante.

"Cosa stavi facendo alle mie spalle, Scott?." reggeva il bicchiere pieno avanzando ancora verso il pelato.

"Niente, scherzi innocui." fece spallucce e ridacchiò evitando il suo sguardo. Ma Lexi non demorse e si piazzò a una manciata di centimetri dal ragazzo, raggiungendo la sua altezza per mezzo degli stivali, riuscì a inchiodarlo con lo sguardo.

"Ti avevo scambiata per un'altra" si giustificò ancora ridacchiando. Lexi prese a storcere il naso annusando l'aria attorno a lui.
"Riesco a sentirla"

"Che cosa?"

"La tua paura" soffiò quelle tre parole in un bisbiglio e si allontanò di scatto appoggiandosi al bancone con disinvoltura.

Il ragazzo che si faceva chiamare Scott e l'altro, con la barbetta spelacchiata, si scambiarono un'occhiata inquieta.

"Non dovresti dare così tanto peso alle voci che girano o il solo guardarmi ti farà pisciare sotto dalla paura." portò il bicchiere alle labbra osservando i due che si dileguarono dalla stanza ignorando le provocazioni della compagna di scuola e atteggiandosi ancora a duri pur di mascherare la loro virilità svilita.

"Maya ne vuoi anche tu?" indicò il fusto di birra senza far particolare attenzione a dove fosse l'amica. Quest'ultima si avvicinò al bancone, con un'aria senz'altro più tranquilla rispetto a poco prima.

"Grazie sto apposto" le mostrò il bicchiere rosso dal contenuto giallino. "Me l'ha offerto quel ragazzo, è stato gentile."

La mora si accigliò e spostò lo sguardo sul ragazzo, alle sue spalle in fondo alla cucina, che stava sorridendo dietro una bottiglia di birra poi ancora sulla ragazzina che intanto si stava portando il bicchiere alle labbra lanciandogli occhiatine da sotto le ciglia folte e ricoperte di mascara. Subito una manata mandò all'aria il suo bicchiere disegnando un arco nell'aria. L'alcol si rovesciò sul pavimento formando una pozza giallina. Maya con la mano ancora a mezz'aria la guardò esterrefatta.

"Ma che problemi hai?" Lexi sbatté le palpebre incredula.

"Ma dico sei scema? Non lo sai che non si accetta niente dagli sconosciuti?"

"Oh ma andiamo, non è un serial killer." portò lo sguardo al punto di prima ma lui non c'era più. "L'hai fatto scappare!"

"Mai sentito parlare di droga da stupro? Basta un millesimo di secondo e ti rovinano Maya, versati sempre da bere da sola e non perdere mai di vista il tuo bicchiere." (vale anche per te che stai leggendo se mai dovessi trovarti in una situazione come questa)

"Prima vuoi che mi diverta e poi mi fai la ramanzina, tu, l'idiota numero uno vestita pure da puttana." gridò gesticolando. L'istante stesso in cui concluse la frase si portò una mano alla bocca, sbigottita da sé stessa e con uno sguardo impanicato. L'espressione di Lexi si raggelò in un sorriso crudele, raddrizzò la schiena apparendo agli occhi della sorella bassina dei Miller un colosso dagli occhi azzurri marcati da un eyeliner abbastanza voluminoso.

"Sii prudente cappuccetto rosso, stai affilando i denti del lupo."

"No...ehm...non intendevo insultarti-" Accanto a loro passavano ragazzi e ragazzi uno dopo l'altro, ubriachi o sulla via di esserlo gridando cose senza alcun minimo senso e urtando qualsiasi corpo solido fosse nella loro traiettoria. Lexi si perse nella mischia.

[...]

Qualche ora dopo Maya si faceva largo tra i corpi che si strusciavano tra di loro come colti da una particolare crisi ormonale e sbucò di fronte al tavolo della sala da pranzo dove una Lexi ubriaca ci dava dentro con una canzone di Carly Rae Jepsen. "Hey, I just met you, and this is crazy. But here's my number, so call me, maybe. It's hard to look right at you, baby. But here's my number, so call me, maybe" Stringeva una bottiglia di vodka alla fragola semi vuota a mo' di microfono, le dita appiccicaticce per l'alcol. Il trucco leggermente colato sugli occhi e gli sguardi di tutti puntati addosso. Eppure lei era lì, sotto l'effetto dell'alcol che non badava a nessuno e continuava a dimenarsi e a saltare con la leggerezza negli occhi. "Hey, I just met you, and this is crazy. But here's my number, so call me, maybe. And all the other boys try to chase me. But here's my number, so call me, maybe." mimò con le dita un telefono curvandosi verso un ragazzo che tentò di afferrarla.

"Oh cavolo" Maya si avvicinò al tavolo attirando disperatamente l'attenzione della ragazza sventolando le mani all'impazzata.

"Che stai facendo?"

"Quello che non stai facendo tu evidentemente. Mi sto divertendo!!!" scosse la testa a quello che lei credeva essere il ritmo giusto. Maya la fissava a bocca aperta, gli occhi sgranati, le sopracciglia increspate in una smorfia di sgomento. Se qualcuno avesse ritratto quel momento il titolo da assegnare sarebbe stato qualcosa di altamente melodrammatico come "l'urlo", magari "lo sconcerto" o "il panico."

Il pavimento umido e appiccicoso, tremava al suono della musica, il battito del suo cuore sembrava andare di pari passo con il rimbombo delle casse. Le urla esaltate degli adolescenti che si sgomitavano e saltavano in qualche danza pacchiana si mischiarono alla canzone. Le orecchie arrossate di Maya a stento riuscivano a sentire la propria voce; voleva andarsene. Ora.

"Così comprometterai la tua immagine, tra nove ore hai il processo!?"

"Non sto facendo nulla di sbagliato" I capelli scuri appena appena ondulati le si spostarono sugli occhi.

"Sei completamente ubriaca!" a furia di urlare la sua voce si stava arrochendo.

"Provalo." Maya adirata e con il viso rosso di rabbia si allontanò con l'obiettivo di appartarsi in un corridoio deserto e chiamare Rudy. Sgomitò senza badare a scusarsi, uscendo prepotentemente da quell'assembramento.

"Maya! Sei venuta" sollevò lo sguardo su un ragazzo dalla pelle ambrata e i capelli castano scuri, aveva un sorriso cristallino e candido.

"Michael..." si sforzò di sorridergli ricacciando indietro la rabbia e il panico, il cellulare in mano e la borsetta di Lexi.

"Da quant'è che sei qui? Non ti ho incrociato neppure una volta" Imbarazzata si portò una ciocca dietro l'orecchio.

"Perlopiù sono stata in disparte, neanche io ti ho visto però."

"Ero sul retro, ho inaugurato la piscina per quest'estate ti va di venire?" Era così raggiante. "Grazie ma ho un piccolo problema con un'...amica e devo chiamare mio fratello."

"Oh...è successo qualcosa? Posso aiutarti io?" Maya si guardò alle spalle, la sagoma violacea era ancora lì che danzava sgraziatamente sulla superficie di un tavolo con i tacchi alti.

"Noi... dovremmo andare." cercò il numero di Rudy tra i contatti e lo compose rapidamente. Il cellulare squillò più e più volte, attesa che risultò alquanto imbarazzante dato che il ragazzo continuava a rimanere davanti a lei in silenzio con quel sorrisetto sciocco sulle labbra.

"Che c'è?"

"Ma dove sei? Mezzanotte è passata." puntualizzò gridando il più possibile.

"Mi dispiace non ti sento...Rudy dai torna a letto." Maya sgranò gli occhi sentendo la voce di una ragazza.

"Si arrivo. Sono un po' impegnato Maya, chiama Eddie è sempre sveglio tanto." la chiamata si interruppe lasciando ancora una volta Maya a bocca aperta.

"Sembra che tu abbia bisogno di un passaggio. Su chiamiamo la tua amica e ti riaccompagno a casa." Michael si prestò senza problemi ma l'umore della rossa era decisamente sotto i piedi per ringraziarlo con il dovuto entusiasmo.

"Grazie" sospirò abbassando il capo e chiudendo gli occhi. Un tonfo sconquassò la sala seguito da un urlo. Si riscosse improvvisamente voltandosi di scatto. Lexi non c'era più. In preda al panico corse facendosi largo ancora una volta in quel marasma di persone e poi la vide. Ai piedi del tavolo mezza cosciente, era precipitata prendendo una storta ma nessuno sembrava intenzionato a prestarle soccorso. Molti ridevano e basta. La musica si abbassò di un pelo.

"Idioti" si curvò in avanti facendo leva sulle gambe per rimetterla in piedi e lasciò che si appoggiasse a lei.

"Guardati, sei uno straccio."

"Spero tu ti riferisca...ad Arlecchino" le puntò un dito contro.

"Wolfe" tuonò qualcuno dall'altro lato della casa, quella voce era l'ultima cosa di cui avevano bisogno adesso. Un ragazzo dalla corporatura massiccia e i capelli biondo paglierino si avvicinò alla calca sovrastando in molti con la sua altezza, arrivò a piazzarsi proprio di fronte alla povera ubriaca.

"Marsh, avanti march" sorrise di sghembo con la testa che sembrava pesarle moltissimo, tanto che faceva fatica a tenerla su.

"Smettila di prendere tutti per il culo brutta stronza, che cavolo ci fai qui? Nessuno ti ha invitata." Si ristabilì aggiustandosi la gonna del vestito e schioccò la lingua al palato.

"Non sono...affari tuoi"

"Tu...hai mandato all'ospedale la mia ragazza. Darleen non lo meritava affatto e hai il coraggio di mostrare ancora la tua brutta faccia da queste parti, dovrei ucciderti con le mie mani."

"Per quel che mi importa" fece spallucce cercando qualcosa per terra. "La mia birra, dov'è? Era qui." la trovò sul bordo del tavolo e l'afferrò soddisfatta per poi rivolgere uno sguardo carico di sufficienza al suo interlocutore.

"Addio maniaco dopato" a quella frase si voltò ma il quarterback non la prese bene.

"Ehi" ruggì, la tirò indietro per la spalla e le sferrò un pugno dritto sullo zigomo. L'impeto della sua forza le fece inclinare il capo tutto verso sinistra. Alcuni versi stupefatti riempirono la stanza e Maya emise un urletto portandosi le mani alla bocca. L'unica che non fiatò minimamente fu proprio Lexi. Le ciocche scure, che aveva appositamente lasciato al di fuori della coda, le ricadevano sugli occhi, la bocca segnava una linea dritta e un rivolo rosso di sangue le percorse la guancia come una lacrima di fuoco.

"Lexi stai...stai bene?" Tutto tacque, persino la musica fu abbassata di colpo riducendosi ad un volume nella norma. La gente si accalcava attorno a loro, spintonando per ficcare il naso in quel diverbio.

"Accidenti Maya, ho lasciato il mio bicchiere incustodito" mormorò glaciale, tirò su col naso guardando impassibile il contenuto giallastro. "Sai cosa fare in momenti come questo? Quando non sei più certa che sia sicuro?" Parlava con una tale tranquillità da far accapponare la pelle ai presenti. "Si butta" si rispose da sola sollevando gli occhi davanti a lei in un'espressione che non lasciava passare alcun barlume di ilarità, neppure fittizia. Il contenuto si rovesciò esattamente sul cavallo dei jeans chiari del giocatore di football e subito dopo finì per tirargli addosso anche il bicchiere di plastica suscitando versi di sconcerto.

"Impara a non pisciarti addosso, coglione." sputò acida incamminandosi fuori da quella casa prima che potesse ricadere nuovamente nelle grinfie malefiche di quell'energumeno.

"Lexi stai perdendo sangue dal viso." si fermò nel vialetto barcollando e portandosi una mano alla ferita. Maya la raggiunse, reggendo la sua borsetta piena di lustrini luccicanti, gli occhi colmi di apprensione materna.

"Mi gira la testa" rise e l'attimo dopo incespicò ancora. 

18/04/2022

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