Capitolo 11 - Tubercolotiche battute

"Non vedrai nessuna rissa in quelle riprese." bofonchiò Lexi dondolandosi con la palla di gomma accanto alla scrivania disordinata del detective. Lui non la considerò neppure, continuava a rallentare le riprese, fermare e cambiare video alla ricerca di qualcosa; proteso in avanti rimaneva sommerso nella sua aura di affamata curiosità.

"Pensavo al concetto di privacy." La ragazza si appoggiò con la schiena al muro giocherellando con un cubo di rubik trovato tra le cose di Eddie. "è un po' troppo sopravvalutato. Insomma perché spiare le persone che si aggirano fuori da casa tua, lo trovo immorale dopo tutto siamo di passaggio su questo inutile sasso spaziale di conseguenza quel fazzoletto di terra su cui ci hai costruito una capanna con tanto di cassetta della posta e wi-fi non è tecnicamente tuo." Gesticolò fissando il soffitto. Le vans ai piedi avevano i lacci slacciati che al muoversi dell'attrezzo ginnico vi si infilarono sotto.

"Lo dici perchè sei figlia di rapinatori o hai qualche vena comunista tutta tua?" borbottò Eddie continuando ad emettere un clic dopo l'altro.

"Pff" emise un verso di scherno, chiudendo gli occhi e sorridendo di sbieco.

"Ce l'hai ancora con me per quando sono piombata qui nel cuore della notte?" incrociò le braccia al petto stavolta attendendo una vera risposta. Ma qualcosa sullo schermo catturò la sua attenzione.

"Fermo" improvvisamente si fece seria sporgendosi verso il piano legnoso. "Questa donna. Darleen ha buttato lo zucchero filato sotto le ruote del suo passeggino!" indicava sullo schermo, mantenendo un tono di voce basso come se fosse piombata nella confidenza di un particolare affare segreto.

"Non so che fine abbia fatto dopo, ma quella roba era appiccicosa e potrebbe essersi fermata a pulire le ruote." gli lanciò un'occhiata che non fu ricambiata.

"Potrebbe confermare la nostra versione, si, è un inizio." disse portandosi una mano al mento. I capelli scuri che si incastravano tra le lunghe ciglia. Lexi sgranò gli occhi a quelle parole, si alzò di scatto ma barcollò a causa delle scarpe slacciate, si sorresse alla scrivania e puntò lo sguardo verso il basso. Alzò gli occhi al cielo e si allacciò le scarpe sotto lo sguardo assonnato del giovane poco più in là; si reggeva il volto con una mano a coprirgli la bocca. Lexi si risollevò con un gran fruscio di capelli portandosi una mano alla tempia e un'altra al fianco.

"Sono semplicemente un genio, Watson." Inarcò un sopracciglio al sentire quella frase, rimanendo granitico, nella stessa posa.

"SHH" sollevò l'indice come a volergli tappare la bocca già ermeticamente sigillata di suo.

"Non dire altro, so che volevi farlo tu Sherlock ma la mia mente supera la tua. Non prenderla a male." Era così presa dalla parte, toni melliflui si intrecciavano alle sue parole. Certe volte una bizzarra vena teatrale la invadeva come animata da un nettare divino, e decantava le sue parole che bussavano premendo per uscire, premendo per perdersi nell'aria poichè nessuno le avrebbe ascoltate e ammirate e forse non era quello l'obiettivo. Certe volte fa bene all'animo, certe volte è solo questo il nostro motivo.

Eddie tornò a fissare lo schermo cominciando a mordicchiarsi il labbro come faceva di solito. Ingrandì l'immagine migliore che trovò di quella donna e la sgranò, cercando di renderla il più nitida possibile ma era difficile a farsi. Era completamente immerso in nuove congetture quando Shakespeare tornò a personificarsi:

"Il dilemma adesso è: come trovare una perfetta sconosciuta di cui non si conosce neppure il nome, a Sacramento?" assunse un tono fin troppo melodrammatico seguito da un motivetto al violino talmente stonato da far accapponare la pelle anche al violino. Il ragazzo si voltò di scatto scoccando un'occhiataccia minacciosa alla ragazza alle prese nel suo strimpellamento; l'archetto stretto nelle sue mani impacciate, le corde messe a dura prova sembravano emettere una sonora supplica. Il violino sistemato malamente sulla spalla non ne voleva sapere di stare fermo sotto gli accordi errati che Lexi gli propinava.

"Molla quel violino"

"Ho preso lezioni da piccola sai?" ammise mettendo fine a quell'agonia e posando accuratamente lo strumento sul suo gancio da esposizione.

"E si vede" sputò acidamente

"Ma certo, tu lo sai, tu sai sempre tutto non è così?" gli lanciò uno sguardo inclinando il capo come a voler sottintendere qualcosa, ma rimase un non detto. Erano questi i frangenti dell'atteggiamento di Lexi che suscitavano in Eddie un certo disagio, lo si percepiva dalle sopracciglia che finivano sempre per aggrottarsi indurendogli i lineamenti.

"Lexi"

"Comunque sia non mi è piaciuto neanche un po', ma mi avevano pagato tutto l'anno al corso. Così continuai ad andare e andare e quando proprio non ce la feci più la maestra...indovina un po', indovina un po'?!" lo incitava gesticolando con una mano, animandosi in piedi al centro della stanza.

"Una pacca di incoraggiamento sulla spalla?" sbuffò appoggiando la testa al palmo della mano.

"Un flauto traverso!" sembrava contrariata e ancora incredula. "Credeva che cambiando strumento le cose sarebbero andate meglio, ma ti prego. Rimasi ore nella stanza vuota di casa sua a buttare aria e polmoni in quell'aggeggio e non ne uscì nemmeno un suono." Scosse la testa ridacchiando sotto i baffi.

"Alla fine l'avevo spezzato" Fece spallucce e voltandosi incontrò lo sguardo attento ma annoiato di Eddie.

"Va bene la finisco qui." alzò gli occhi al cielo e alzò le mani in segno di resa. Prese nuovamente posto alla scrivania lasciando comunque ad Eddie il suo spazio tanto agognato. Lui continuava a fissarla. I suoi occhi scivolarono lungo tutto il suo viso ispezionandolo tacitamente; le palpebre avevano perso il loro gonfiore già da un po', ma rimanevano lividi tremendamente violacei a contornarle e non osava neppure immaginare in che condizioni fossero i tagli nascosti.

"Che c'è, Eddie?"

Si voltò in direzione del computer e prese a scribacchiare su un taccuino.

"Mmh...mi sembra troppo complicato, Eddie."

"Taci" segnò su carta con una scrittura stretta e piccola le varie caratteristiche della donna. La mano impugnava la penna con delicatezza, il reticolo di vene bluastre spiccava sul dorso disegnando leggere protuberanze "Potremmo chiedere a qualcuno dei proprietari degli stand."

"Nessuno ha effettuato pagamenti che non fossero in contanti, alcuni sono ricorsi persino al baratto." e nel dirlo lanciò un'occhiata significativa alla ragazza alludendo probabilmente ai suoi mezzi di pagamento dal finale spiacevole.

"Non vedo neppure un segno distintivo, sembra una banalissima madre."

"Sappiamo che è asiatica"

"Oh certo, ma ce ne sono migliaia a Sacramento!"

Eddie strappò il foglio e se lo mise nella tasca della felpa nera. Saltò in piedi e afferrò le chiavi della macchina da una mensola.

"Aspetta e ora dove vai?" Ma il detective adolescente era già uscito dal suo covo e stava salendo le scale a passo spedito. Lexi gli corse dietro blaterando parole su parole prive di nesso logico poi si fermò sul vialetto mentre saliva in macchina, una Cadillac ct6 con qualche ammaccatura ai lati.

"Se pensi che non ti starò attaccata come una cozza ti sbagli di grosso Edmund." ghignò aprendo lo sportello del passeggero in contemporanea ad Eddie che alzò gli occhi al cielo.

"Se non hai proprio nulla da fare." borbottò mettendo in moto.

"E perdermi una nuova scenetta di te che mostri il tuo pseudo distintivo ma non vieni preso sul serio. Suvvia" Eddie corrugò la fronte lanciandole un'occhiata rapidissima e si immise nella strada principale.

Teneva una mano stretta sul volante e l'altra si torturava il labbro inferiore, pizzicandolo di continuo. Il gomito appoggiato allo sportello. Stava riflettendo con lo scorrere delle case e dei quartieri, vernici chiare e vistose rendevano l'ambiente già sommerso d'estate, di caldo, di sole nonostante le temperature non fossero ancora così afose come sarebbero state nei mesi a venire.

"Sei terribilmente affascinante mentre guidi." lo stuzzicò Lexi come al solito, distruggendo il sonoro silenzio che aleggiava nell'abitacolo.

"Sarebbe ora che la prendessi anche tu."

"Cosa? La patente?" Sedeva scomposta spostando e allargando di continuo la cintura di sicurezza. "Non trovi che poi sarei un'idiota patentata?" cominciò a ridere come se fosse la battuta più divertente dell'universo, fingendo di asciugarsi una lacrima di gioia invisibile.

"Ha senso" mormorò tra sé il ragazzo. Fissava la strada corrugando la fronte per la luce del primo pomeriggio che lo colpiva di traverso illuminando i suoi capelli neri di riflessi più chiari. Le sue mani affusolate ruotarono il volante mentre svoltavano per una curva piuttosto estesa, gli occhi cerchiati da minuscole rughe apparivano, dalla prospettiva di Lexi, dello stesso colore del grano, prendendo una sfumatura totalemente diversa di profilo.

"E poi se c'è una cosa che non sopporto sono le persone che danno troppa importanza alla patente. Ecco loro sono nella mia lista nera assieme a quelli che cercano di spiegarmi l'inflazione. Non mi importa cosa pensi Karen, stampare è la soluzione." Eddie fece per aprire la bocca e dire qualcosa ma parve ripensarci.

"Lasciamo stare che è meglio."

"COSA HAI DETTO?" cominciò a gridare la ragazza dai capelli colorati portandosi una mano all'orecchio, si sporse improvvisamente verso il moro che dal suo canto non emise un fiato.

"Hai il brutto vizio di parlare da solo, hai mai pensato che potrebbe interessarmi ciò che dici?" Le lanciò un'occhiata veloce, era tornata a sedersi come richiesto dal codice stradale e si stava controllando le unghie minuziosamente; non poté far a meno di alzare gli occhi al cielo. Piombò ancora il silenzio, accompagnato dal rumore del motore. Cominciò ad intravedersi una struttura che riconobbe abbastanza bene come l'ospedale.

"Oh capisco. Ma Eddie, ci saranno come minimo una dozzina di ospedali a Sacramento."

"Non contestare." disse secco mentre si introduceva nel parcheggio facendo manovra. Stava slacciando la cintura di sicurezza una volta fermo quando una mano si posò sulla sua.

"Che c'è adesso?"

"Prima di scendere devo chiederti di fare un'altra cosa." Lexi spostò lo sguardo dalla mano che stringeva agli occhi cupi e luminosi del ragazzo.


[...]

Lexi non la finiva più di parlare e il sovrastarsi dei suoni e dei rumori in quell'ospedale, in aggiunta, non fece altro che far innervosire ancora di più il giovane.

"Non capisco i bipolari, si scegliessero un emisfero!" esclamò parlando più da sola che con il suo vicino di casa.

"Oh aspetta ne ho un'altra." se la stava ridendo sotto i baffi mentre percorrevano i corridoi uno dopo l'altro. "Non capisco i tubercolotici, cioè tesoro, basta smettere di tossire." continuava a spararne di tutti i colori ridacchiando tra sé come se fossero battute degne di stare in un libro. Nel mentre lo strofinio delle scarpe sul pavimento emetteva tediosi suoni plastici che si riverberavano nel corridoio dalle pareti biancastre, le finestre davano sulla città, i cieli si stavano rapidamente annuvolando tingendosi di grigio chiaro.

"Lexi" Eddie si piantò all'improvviso nel bel mezzo del corridoio e inevitabilmente lei ci andò a sbattere. La sovrastava in tutta la sua altezza con la sua solita espressione tra l'annoiato e l'impassibile. Lexi che stava guardando fuori si ritrovò a sollevare lo sguardo attonita.

"Eddie"

"Queste battute non fanno ridere e visto che siamo circondati da malati evita."

"Oppure cosa? Mi inseguiranno con le loro flebo" ridacchiò ancora gesticolando fintamente allarmata, con tanto di mani schiaffate sulle guance imitando l'urlo di Munch.

"O magari con i loro cateteri." aprì ancora di più gli occhi e l'attimo dopo tornò ad intrattenere la sua solita espressione maliziosa con tanto di mano sul fianco e sopracciglio inarcato. Eddie si voltò riprendendo a camminare.

"E comunque le mie battute fanno molto ridere solo che tu non puoi capire perchè sei un pezzo di ghiaccio." Disse mentre si spostavano alla reception alla fine del corridoio. Appena intravidero il bancone ecco che Lexi ci si appoggiò con i gomiti mettendosi comoda.

"No non fanno realmente ridere" borbottò Eddie al suo fianco che tuttavia si manteneva rispettosamente composto e distaccato. Lanciò un'occhiata davanti a sé; il posto era vacante ma oltre la poltrona nera dalle rifiniture rovinate vi era una porta lasciata aperta la cui soglia era occupata da due infermiere che confabulavano sommessamente. Trascorsi dieci minuti le due infermiere non si erano ancora fatte vive e al suo fianco Lexi sembrava abbastanza annoiata tanto che si mise a torcere le lunghe foglie della voluminosa pianta in vaso. Eddie aggrottò la fronte nell'osservarla e prima che potesse anche solo aprire bocca si udì un piccolo schiocco e la chioma verde vibrò. Aveva cominciato a strappare lembi di foglie.

"Come i bambini" mormorò sospirando.

"Posso aiutarvi?" Eddie si rianimò decidendo di concentrare la sua attenzione sulla dipendente dell'ospedale.

"Si, cerchiamo una donna-" cominciò a dire nel suo solito tono distaccato, appoggiando il cellulare e il foglio con il suo appunto mentre frugava con una mano nella tasca dei suoi jeans. Era sul punto di mostrare il distintivo ma non fece in tempo, la mano gli ricadde lungo il corpo: un urlo sconquassò la sala. Eddie si voltò di scatto. 

13/03/2022

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