Capitolo 1 - Caramelle
Venerdì 4 maggio 2019, due giorni prima...
"Sono dell'idea che tutte quelle caramelle ti facciano male" affermò qualcuno fermandosi a pochi passi dalla fila di armadietti ammaccati e arrugginiti che affiancavano il passaggio nel corridoio principale della scuola. Qualcun altro a quelle parole sobbalzò provocando un fragore metallico a causa dell'impatto della testa contro lo sportello verdognolo. Una testa dai capelli tinti di rosa, lunghi da sfiorare le clavicole, fuoriuscì da quella scatola verticale. Due occhi azzurrissimi si concentrarono sul nuovo arrivato, sgranati tanto da cadere se non fossero stati ben saldi per natura.
"Qu-quali caramelle?" balbettò alzando le sopracciglia. Il ragazzo di fronte a lei incrociò le braccia e tese una mano. Accanto a loro sfilavano dozzine di studenti diretti alla caffetteria scolastica o nel cortile a godersi quei minuti di libertà prima delle nuove lezioni. Era una scuola normale quella, con studenti normali o almeno, era ciò che si presupponeva. Lexi studiò la mano callosa e scheletrica che le si piazzò davanti in attesa e ci fece scontrare il suo palmo in una sorta di batti cinque.
"Yeah" bisbigliò inclinando il capo. Scioccato, il ragazzo storse la bocca fissandola un momento, poi le diede una spintarella e cominciò a trafficare con i libri del suo armadietto che erano ricoperti di zucchero.
"Ah ah, bella la tua raffineria di zucchero. La prossima volta fammi vedere dove coltivi la barbabietola" sventolò i libri per pulirli come meglio poteva e strappò da quel covo disordinato un pacchetto di caramelle alla fragola.
"Okay e allora?" sbuffò la proprietaria di fronte ad uno sguardo carico di rimprovero.
"Avevi detto che avresti smesso! Ti comporti peggio di una tossico dipendente!" la rimbeccò lui sventolando le prove della sua colpevolezza.
"Ma che male mi possono fare?"
"Oltre le carie, che reputi trascurabili solo perché i tuoi sono dentisti, credo che non ti piacerebbe ricordare quel sabato di aprile."
"Alex stai esagerando" ma il ragazzo non demorse e gettò via i dolciumi, dritti dritti nella pattumiera. La bocca di Lexi prese la forma di una 'O' contornata di briciole argentate e appiccicose.
"Bene, andiamo a cercare Oliver?" Alex si passò una mano pulita tra i capelli castani, i ciuffi gli contornavano il viso senza lasciargli tregua ma non pareva esserne disturbato. Lexi aveva ancora gli occhi fissi sul secchio dell'immondizia quando si sentì trascinare via. Raggiunsero la caffetteria dove bastò poco per riconoscere la figura scura di Oliver. Vestiva prettamente di nero il più delle volte, se non per quel particolare giorno della settimana che poteva essere giovedì o martedì nel quale indossava una felpa di un colore pastello. Quel giorno non era martedì e nemmeno giovedì. Il ragazzo si stagliava in piedi tra la folla e fissava lo schermo del suo cellulare con un grosso cipiglio in fronte.
"Oliver su! Che ti vengono le rughe" Lexi gli diede una serie di gomitate una dopo l'altra credendo di essere parecchio esilarante, lo faceva sempre.
"Per l'ennesima volta Lexi: rompermi la milza non renderà le tue battute inclini a un mio apprezzamento." sospirò Oliver fissandola di sottecchi. Oliver era un ragazzo asiatico per parte di madre, aveva capelli nerissimi e folti e due occhi che non erano esattamente comuni, avevano un taglio meno allungato e tondo.
"Ma piantala! La tua milza sta meglio della mia"
"Perchè la tua milza non dovrebbe stare bene?" domandò fissandola ancora dall'alto, la superava di due teste più o meno e Lexi non era una persona poi così bassa.
"Perchè..." esitò guardandosi attorno, il suo sguardo catturò la figura di Alex davanti a sé. "...perché lui! Lui mi ha privato del mio ossigeno! Del cibo di cui ho bisogno per vivere!" scoppiò in una scena plateale portandosi la mano alla pancia e stringendo l'avambraccio dell'amico con un'espressione trafitta.
"Alex" il ragazzo dai capelli corvini si voltò lanciandogli uno sguardo tra l'interrogativo e il torvo.
"Cosa?!"
"Sei un mostro" accusò ancora lei.
"Ma-" Oliver mise fine al battibecco andandosene semplicemente, i due lo seguirono fino ad un tavolo dopo aver preso da mangiare.
"Non riesco a decidere se far di te il mio nemico Alex, dico sul serio" bofonchiò la ragazza dai capelli colorati armeggiando con una bambolina di pezza e un succo di frutta. Al suo fianco lui si limitò a guardarla inquieto, per poi puntare gli occhi nocciola e il naso leggermente adunco verso Oliver.
"Tu che dici? Di solito sei sulle tue ma oggi lo sembri di più. É successo qualcosa?" L'occhiata che ricevette in risposta non fu poi così esplicativa.
"Domani c'è la festa del quartiere o sbaglio?" Alex notò il misero tentativo di cambiare argomento e l'avrebbe sicuramente ignorato se non fosse stato per la ragazza al suo fianco che proruppe in uno dei suoi soliti schiamazzi.
"Si! Dobbiamo andarci, dobbiamo. Ci sarà così tanta roba da mangiare che il mio stomaco si allargherà occupando il doppio dello spazio che occupa di solito." Gesticolò con le mani.
"Ah ecco che fine ha fatto il cervello, schiacciato dallo stomaco..." Mormorò ironico Oliver con gli occhi puntati sul piatto. "Be' non possiamo perdercela visto che la prossima settimana andiamo a San Francisco fino a sabato." Aggiunse ancora. Lexi corrugò la fronte e puntò lo sguardo su Alex, gli si dipinse la stessa espressione.
"Che?" Oliver agguantò con la forchetta alcune foglie della sua insalata e prima di portarle alla bocca fece saettare gli occhi scuri sull'amico.
"Perchè sei così sorpreso? Giochiamo entrambi a scacchi o sbaglio? C'è la gara lunedì."
"E quando pensavi di dirmelo?"
"É il club scolastico che deve informare i partecipanti, già è tanto se l'ho ricordato per me stesso." fece spallucce il moro, addentando il suo pranzo.
"Non credo sia giusto abbandonarmi così." intervenne Lexi dopo una manciata di secondi passati in silenzio, incrociando le braccia al petto.
"Sei tu che non trovi altri amici" punzecchiò ancora Oliver con un sorrisetto. Al suono della campanella i tre si diressero fuori dalla caffetteria conducendo ancora un vivace dibattito sulla superficialità dei dolci.
"No, davvero Alex l'hai voluto tu" Lexi staccò la testa alla bambolina di pezza a cui aveva sbarrato gli occhi facendo due croci con la penna e a cui aveva aggiunto colori purpurei dalle sembianze macabre.
"Smettila di armeggiare con quella bambola come se fossi realmente io" protestò il ragazzo
"Ma sei realmente tu"
"Oliver dille qualcosa, mi spaventa" Oliver spostò lentamente gli occhi sulla pallina che la ragazza dai capelli rosa si rigirava tra le dita e con tono lapidario disse:
"Il voodoo fa tanto tribù azteche"
"E allora?"
"E allora evolviti" sbuffò scocciato, la ragazza alzò gli occhi azzurri al cielo e lanciò via la pallina che scomparve tra la masnada di gente nel corridoio.
"Io devo andare in classe, ci vediamo all'uscita-" mentre indietreggiava senza guardare dove metteva i piedi, Lexi urtò qualcuno nei paraggi. Questo qualcuno aveva l'aria parecchio irritabile e un volume di chimica organica in mano. Diede una manata all'anta sgangherata dell'armadietto e questa andò a chiudersi con un fracasso che scosse tutto.
"Guarda dove metti i piedi, svitata"
"Ci mancava la Darly" mugugnò Oliver alzando gli occhi al cielo.
"Che hai detto??" si agitò Lexi aggrottando la fronte.
"Niente che potresti capire, fattelo spiegare dai tuoi amichetti."
"Vuoi fare a botte? Facciamo a botte. Accomodati pure"
"Levati di mezzo" sputò acida.
"Ehm...Darleen, scusala, cioè, non voleva venirti addosso, era un tantino distratta" proruppe il castano con un sorriso imbarazzato.
"Tu da che parte stai?!" sibilò Lexi fulminandolo con lo sguardo.
"Alex per favore, dillo senza mezzi termini, faceva di nuovo la svampita." disse Darleen questa volta pacata; Lexi aprì bocca pronta a ribattere ma la mano di Oliver la tirò indietro e la trascinò via per il corridoio affollato.
"Non fare casino dai" la ammonì con tono serio. La piantagrane imbranata emise uno sbuffo degno di un cavallo, ma minuti dopo aveva già archiviato la faccenda mentre l'universo o qualunque entità superiore esistesse aveva appena scoperchiato il vaso di Pandora.
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