Capitolo Venticinque

Bene o male, avevano chiarito. O meglio, Ermal aveva continuato a scusarsi per la sua reazione, ma non aveva mai voluto dire cosa gli passava per la testa e Fabrizio continuava a non capire perché fosse così difficile fargli dire qualcosa in quel periodo. Sapeva stava soffrendo perché lui aveva trovato un'altra sistemazione, ma non ne avevano mai parlato e il moro voleva che si sfogasse con lui. Evidentemente, però, non era più come prima ed Ermal non gli avrebbe mai detto cosa gli frullava davvero per la testa.

Fabrizio aveva pensato anche di dirgli tutto. I suoi sentimenti e il bacio del riccio, ma poi ci aveva ripensato perché non voleva mandarlo in crisi ancora di più. Lo vedeva soffrire troppo, era inutile aggiungere altra sofferenza.

Ad Ermal, nel mentre, mancava davvero poco per la chiusura del primo disco, forse un brano o due. Ne aveva tanti già pronti, ma nessuno gli sembrava adatto per chiudere quel lavoro. Il suo primo lavoro, quello che sarebbe stato il suo punto di partenza. Un nuovo inizio. Non poteva di certo fare cavolate.

Quel pomeriggio, però, si era messo a pensare un po' a tutto quello che stava succedendo in quel periodo.
A quegli scatoloni vuoti che avevano in sala, pronti per essere riempiti.
Perché sì, avevano iniziato a recuperare scatoloni ancora prima che trovasse una casa, così ora che l'aveva trovata doveva solamente riempirli.

Gli erano passati in mente tutti i ricordi legati a quegli otto mesi: il primo incontro, Fabrizio in ritardo che lo chiamava Erman; il loro conoscersi poco alla volta, Fabrizio che con fatica manteneva gli spazi richiesti da Ermal; la scoperta dei bimbi, gli scontri avuti per quel motivo; i momenti migliori passati con loro, il pupazzo a forma di lupo di Anna; il rapporto con Fabrizio, il suo toccargli i capelli, i suoi abbracci, il sorvegliarlo la notte; il loro bacio.

Sì, in tutti i ricordi metteva dentro anche quello perché l'avrebbe custodito gelosamente per sempre.

Era proprio in quel momento che aveva avuto l'ispirazione per concludere il disco. Aveva preso un pezzetto di carta e ci aveva scritto quella frase, sperando di riuscire a farla diventare qualcosa di più.

Così sfuggente, libero

Sai come stringermi senza incatenare

Non sei mai stata mio

Eppure ti ritrovo in me

Come un ricordo senza origine

Avrebbe mentito se avesse detto che non l'aveva scritta pensando al moro.
Avrebbe mentito spudoratamente anche a sé stesso, per quello non l'avrebbe fatto. Anche se Fabrizio, l'avrebbe scoperto solo all'uscita del disco, a cose fatte. Quando Fabrizio, probabilmente, sarebbe già stato dall'altra parte di Roma, in un'altra casa, da solo per gran parte della settimana.

Un po' come lo sarebbe stato lui.

*

Luca si era fissato a guardare quell'angolo della sala come se non avesse mai visto nient'altro, come se non si fosse mai accorto del tutto di quello che c'era.

Anche se era convinto che quelle scatole, in tutti quei mesi, non c'erano mai state.

Fabrizio l'aveva visto un po' spaesato, così gli si era avvicinato e l'aveva richiamato. Luca l'aveva guardato un attimo per poi dirgli <<Papà, che ci dovete mettere in quelle scatole?>> indicandole.

Il moro aveva preso un respiro profondo prima di spiegargli il motivo <<Vedi, Lu, papà ha trovato un lavoro nuovo>>

<<Porti le scatole?>> aveva chiesto ingenuamente il bambino, sorpreso da quella informazione. Sia Fabrizio che Ermal avevano riso a quell'affermazione. Il riccio stava ascoltando nonostante fosse preso a giocare insieme ad Anna con il pongo.

<<No, macché, sempre lo stesso. Però guadagno di più. Quindi ci trasferiamo in un'altra casa>> l'aveva quasi sussurrato come se temesse la reazione dei bimbi o di ferire di nuovo Ermal.

<<Avremo una cameretta?>> aveva chiesto dopo un po' il più piccolo.

<<Sì, anche>>

<<Allora Ermal dormirà con te?>> per il bimbo era una cosa più che ovvia quella che aveva detto. Se cambiavano casa la cambiavano tutti assieme, nessuno rimaneva indietro. Assolutamente no. Solo che Fabrizio aveva dovuto dirgli la verità e a guardare la faccia di tutti i presenti in sala, a quelle parole, gli si era spezzato il cuore.

<<No, piccolo, Ermal resta qui>> gli aveva passato poi una mano dietro la schiena, come a sostenerlo.

Anna si era ridestata per un attimo dalle sue creazioni perché aveva sentito qualcosa che non gli piaceva per nulla.

<<Io non voglio>> aveva detto mettendo il broncio.

<<Cosa, Anna?>> Fabrizio era già pronto all'imminente catastrofe dopo aver visto la faccia della piccola. <<Emmal con noi>> aveva ribattuto alzandosi dalla sedia.

<<Tesoro, non funziona così>> gli aveva detto tentando di consolarla mentre cercava di avvicinarsi. <<Allo'a io 'esto qui con Emmal>> la piccola aveva incrociato le braccia prima di lasciarsi sfuggire una lacrima.

Ermal era intervenuto in quel momento con un <<Almeno una Mobrici dalla mia parte. Grazie, tesoro>> le aveva detto per poi lasciarle un bacio sulla guancia. <<Vedi, Bizio, almeno tua figlia ci pensa a me>> aveva poi ripreso. L'aveva detto scherzando, per davvero. Ma per i bambini non era così semplice. Fabrizio non aveva nemmeno fatto in tempo a fulminarlo con lo sguardo che la piccola era già scoppiata a piangere. Era completamente scossa dai singhiozzi e Luca si era ritrovato a pensare che quello non avrebbe portato a nulla di buono.

Sembrava completamente disperata e il moro non era assolutamente pronto a questo. Neppure Ermal lo era, soprattutto per la frase che aveva detto. Non credeva potesse diventare un problema così grosso. Sì, si erano affezionati, questo era vero. Ormai era come se fossero suoi nipoti e vedere Anna, in quelle condizioni, sapere di esserne la causa, gli aveva stretto lo stomaco.

Fabrizio l'aveva presa in braccio e l'aveva stretta a sé mentre si sedevano sul divano. Luca gli si era messo accanto e le aveva lasciato qualche carezza sul braccio. Litigavano spesso, eppure se qualcosa non andava erano subito attaccati l'uno all'altro.

*

Ermal era uscito sul balcone portandosi con sé le sigarette, in modo tale da lasciarli soli. Non riusciva più a stare in quella situazione.
Non era passato molto tempo quando aveva sentito la finestra aprirsi.

<<Ricciolé...>> l'aveva chiamato il moro.

<<Mh?>> Ermal si era girato di scatto, distaccandosi un attimo dai suoi pensieri. <<Me ne offri una?>> aveva detto riferendosi alla sigaretta. Ermal aveva corrugato la fronte <<Mica stavi smettendo?>> aveva chiesto poi. <<Nun oggi>> aveva risposto prendendo il pacchetto e tirando fuori una sigaretta, accendendola. Aveva ripreso a parlare dopo qualche secondo di silenzio.

<<Anna s'è addormentata e Luca ha detto che je vole sta' vicino, quinni so' qui>> si era preso un attimo prima di continuare a parlare e <<Nun è vero che nun ci penso a te>>. L'aveva detto secco come se stesse confessando un segreto.

<<Bizio, non mi devi spiegazioni, lascia stare. Nemmeno so perché l'ho detto>> e un po' era vero. Ermal non aveva minimamente pensato alle conseguenze delle sue parole, semplicemente perché non credeva che ci fossero.

<<Invece sì. Perché te vedo che stai male, ma nun capisco e odio nun capì, ma nun so che provi o che te passa pe' quella capoccia>> Già, cosa provava? Bella domanda, ma di certo non ne avrebbe parlato con lui.

<<Niente, è tutto okay>> aveva spento poi la sigaretta. L'aveva appoggiata nel posacenere prima di fare un sorriso - il più sincero possibile - a Fabrizio e lasciargli una pacca sulle spalle per poi rientrare in casa.

Fabrizio si sentiva completamente disorientato. Non sapeva cosa fare, sotto nessun fronte, anzi era proprio completamente perso.

(18:12) Me pare de esse' tornato all'inizi quanno se chiudeva a riccio. FM

Aveva scritto a Giada senza nemmeno pensarci. Ormai era sempre lei la prima a sapere le cose. Le aveva parlato attentamente anche della sua idea di trasferirsi, quando ancora era un pensiero lontano. A dirla tutta, aveva anche cercato di dissuaderlo sapendo ormai cosa provava per il riccio, ma non ci era riuscita.

(18:15) Perché non glielo dici? GD

(18:16) Me ne sto per annà, che je dico? Cambio casa ma in realtà me so' innamorato de te? FM

(18:21) Sì, pensavo a una cosa del genere. GD

E un po' se l'aspettava quella risposta da parte di Giada. Lei insisteva sempre.

(18:23) Nun ce penso proprio, nun vojo rovina' le cose. Vojo solo vedello sereno. FM

Era la verità, non voleva più vederlo come in quei giorni o come agli inizi di quella convivenza. Voleva vedere sempre la felicità che aveva avuto nel mese precedente, tra disco nuovo, lavoro e il loro rapporto. Non erano mai stati così vicini

(18:23) E pensi che non sia felice se ti fai avanti? GD

(18:24) No. Sarà 'ncastrato in 'na cosa più granne de lui. FM

(18:27) Credi che ti avrebbe baciato se fosse stato convinto di quello che dici tu? GD

(18:31) Era ubriaco, manco 'o voleva. Ne so' sicuro. FM

Fabrizio ne era davvero convinto. Ermal aveva solo trent'anni, non poteva davvero avere le idee chiare. Soprattutto in una cosa più grande di lui e soprattutto avendo alle spalle un solo bacio che nemmeno ricordava. Era ubriaco, chissà a cosa pensava.

(18:34) Sai Fab, Luca e Anna non la pensano allo stesso modo. GD

(18:35) Che stai a dì? FM

(18:35) Quello che ho detto. GD

Giada non aveva detto nient'altro. Il fatto era che, certe cose, i bambini le sentono subito. Ci avevano provato anche parecchie volte a farglielo capire. Solamente, non ci aveva mai dato troppo peso.

L'imprevedibile, però, succede quando meno te lo aspetti.
















Note:
Vi avviso anche che non mancano molti capitoli alla fine di questa storia.

Ma vi ringrazio, con tutto il cuore, per essere arrivati fino a qui. Siete davvero tanti e non me lo sarei mai aspettata.
A lunedì!

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