Capitolo Trenta
Quando Ermal aveva sentito che la vibrazione del cellulare continuava ad insistere a intermittenza, aveva capito che erano messaggi.
Aveva anche capito chi fosse il mittente, perché l'unico che insisteva così tanto era, senza ombra di dubbio, il fratello. In effetti era da un po' di tempo che non gli scriveva. Oddio, non gli aveva nemmeno detto le ultime novità. Non l'aveva rimosso, sia chiaro, solo che aveva avuto altro per la testa.
(20:18) Il non sentirti da giorni implica che avete copulato? RM
(20:21) Dimmi di sì ma non dirmi che lo state facendo ora e vi sto rompendo le palle. RM
(20:22) Anzi, no. Continuerò a rompertele per tutte le volte che le hai rotte a me in questi mesi. RM
(20:25) Incredibile, nemmeno ti sei degnato di dirmelo. RM
(20:32) La smetti di scopare come un coniglio e mi rispondi? RM
Ecco, il fatto era che quando aveva tirato su il telefono e aveva letto i messaggi - una volta che aveva finito di lavare i piatti - si era ricordato di avere un fratello scemo. Aveva sorriso tanto, forse troppo, di fronte a quei messaggi e non l'avrebbe mai ammesso. Amava come suo fratello riuscisse sempre a farlo sorridere, qualunque fosse il suo umore.
(20:41) Che problemi ti affliggono? Stavamo cenando. EM
Aveva risposto così perché non voleva dirglielo in quel modo. Anche se Rinald insisteva, quindi sapeva già che avrebbe ceduto, quasi sicuramente.
(20:43) Ah, ora si chiama cenare? Copulare è decisamente meglio, mi spiace. RM
(20:44) Sì, cenare e per tua informazione nessuno ha copulato. EM
Ed era vero, non ancora e nemmeno in quel momento. Sì, c'era stato qualcosa di spinto ma non erano mai andati oltre.
(20:47) Diventerò vecchio a stare appresso a voi. Racconterò ai miei nipoti di come lo zio Ermal non si è ancora deciso a saltare addosso al coinquilino. RM
(20:49) Veramente l'ho fatto e se ne sta pure per andare di casa. EM
(20:50) Sei un caso perso. Non dirmi che l'hai spaventato. RM
A quella affermazione Ermal aveva riso ancora di più, così l'aveva chiamato approfittando del fatto che Fabrizio fosse in doccia. Gli aveva spiegato ogni cosa. A partire dal fatto che Fabrizio avesse trovato un'altra sistemazione e che presto si sarebbe trasferito, fino ad arrivare al fatto che ora si ritenevano uno il ragazzo dell'altro. Inutile dire la felicità di Rinald. Per lui, infatti, dovevano essere a quel punto già da mesi. Peccato che quei due erano stati davvero complicati. Se avesse potuto sarebbe salito a Roma subito, solamente per prendere entrambi a testate. Perché sì, ancora non era finita nonostante tutto.
Nonostante stessero assieme erano pronti a dividersi e stare in due case diverse. Erano davvero un caso perso.
Rinald aveva sentito lo stesso Ermal molto tranquillo e non capiva come potesse esserlo, visto che gli aveva appena raccontato di quanto ci fosse stato male. Ma ormai li conosceva, sapeva che se potevano complicarsi la vita, sceglievano quella via.
Fabrizio era entrato in sala poco dopo ed Ermal aveva chiuso di colpo la telefonata. Il fatto era che in quei giorni non avevano ancora parlato del trasferimento di Fabrizio e il riccio non capiva come mai. O meglio, lo capiva: lui non aveva il coraggio di chiedere e Fabrizio non voleva ferirlo. Avevano lasciato perdere anche gli scatoloni in quei momenti. Erano stati semplicemente loro due, senza troppi problemi. Ormai Ermal usava la sua camera solo come appoggio, era fisso a dormire nel letto insieme a Fabrizio, non curandosi del fatto che prima o poi avrebbero dovuto smettere nel momento in cui se ne fosse andato. Dormiva tranquillamente e stranamente si svegliava di buon umore, quindi non voleva smettere di farlo, ma prima o poi avrebbero dovuto affrontare l'argomento.
<<Oh, nun t'ho detto che m'è successo oggi>> aveva esordito Fabrizio, distogliendo il riccio dai suoi pensieri. <<Che ti è successo?>> aveva chiesto curioso.
<<Ho incontrato 'n regazzino, pe' strada. Stava a sona' co' 'na chitarra, c'avrà avuto vent'anni. 'O sai come se chiamava?>> Ermal aveva scosso la testa in segno di negazione, nonostante fosse una domanda retorica. <<Niccolò. Anche se m'ha detto che c'ha 'n nome d'arte. Se fa' chiama' Ultimo>> ed Ermal aveva capito.
<<Ti ha ricordato Nic?>> gli aveva chiesto poi, con delicatezza, quasi in un sussurro.
<<C'aveva la sua stessa voja de vive' negli occhi>> e Fabrizio aveva sorriso, ripensando all'amico e al suo sguardo.
Da quando gli aveva parlato di Claudio, qualcosa in più gliel'aveva detta su Nicola. Spesso, la sera, prima di dormire, si raccontavano parti nascoste della loro anima e si ascoltavano come mai avevano fatto per altri. Ermal gli aveva stretto la mano e l'aveva baciato. Il moro aveva pensato anche di chiedere qualche pezzo a quel ragazzino e portarlo alla casa discografica, sperando gli andasse bene come ad Ermal.
Lui ci credeva.
<<Dici che je posso chiede' quarche pezzo suo pe' portarlo a fallo senti' da noi?>> aveva poi reso partecipe il riccio della sua idea.
<<Perché no? Provaci>> Ermal aveva risposto sincero <<Anzi, ti va di farmelo conoscere?>> gli aveva detto poi. Fabrizio aveva sorriso ancora di più, prima di baciarlo e mettersi a cavalcioni sul più piccolo senza staccarsi da quel bacio.
*
Il disco del riccio era in uscita in quei giorni e Fabrizio era davvero fiero di lui. Alla fine aveva ceduto e alla copertina ci aveva lavorato anche lui. Ovviamente non senza fare il finto contrariato.
Il problema era che all'uscita del disco si avvicina anche il trasloco e né Ermal né Fabrizio né parlavano. Fabrizio ci stava pensando, ci pensava fin da quando si erano baciati. I giorni passavano, loro diventavano più uniti, ma il trasloco si metteva sempre in mezzo. Ermal non gli aveva chiesto più nulla, ma il moro sapeva che ci pensava. Un giorno l'aveva persino trovato a fissare gli scatoloni e quando aveva provato a tirare fuori il discorso, il riccio l'aveva sviato e l'aveva cambiato.
(16:14) Posso porta' i bimbi a cena qui stasera? FM
Aveva scritto subito a Giada come aveva capito cosa voleva fare. Sperava in una risposta positiva.
(16:21) Va bene, perché? GD
(16:24) Oggi esce er disco de Ermal. Je vojo fa 'na sorpresa. FM
(16:25) Forse gradirebbe altro come sorpresa, non due bambini. GD
Okay, forse era vero, ma se gli doveva chiedere di trasferirsi insieme a loro, dovevano saperlo anche i bambini. Al resto ci avrebbero pensato quando sarebbero rimasti soli.
(16:28) C'avemo già pensato. Nun te preoccupa der dopo cena. FM
(16:31) Non ci tengo proprio a saperlo, grazie. Vieni a prenderli tra un'oretta? GD
Fabrizio aveva risposto di sì. Sarebbe andato a prenderli e ne avrebbe parlato prima con loro. Erano parte di quella strana cosa, quindi dovevano esserne d'accordo. Anche se non faticava ad immaginare la reazione visto quello che era successo quando avevano scoperto del trasloco.
Fabrizio ci aveva pensato davvero tanto prima, era anche piuttosto titubante.
Forse correvano troppo.
Poi si era ricordato che in realtà convivevano già per altri motivi e che, alla fine, era la stessa cosa.
Se ne era convinto, ripetendoselo più e più volte, altrimenti non avrebbe trovato il coraggio per dirglielo.
*
<<Papà, va bene così?>> aveva chiesto Anna tirando su il disegno. I bambini erano più entusiasti di lui all'idea di chiedere ad Ermal di andare con loro. Luca, in particolare, aveva detto al padre che era triste dirglielo a cena, mentre mangiavano.
Per quello Fabrizio aveva accettato la proposta del figlio - perché sembrava davvero felice della sua idea - e il bimbo aveva iniziato a preparare biglietti.
Anna, invece, aveva deciso che siccome non sapeva scrivere, avrebbe disegnato loro quattro. <<È perfetto, tesoro>> le aveva detto mettendosi alla sua altezza e lasciandole un bacio sulla guancia. <<Ermal quando arriva?>> aveva chiesto poi Luca. <<Tra poco, dovete esse' pronti>>
<<Ho quasi fatto!>> aveva urlato il piccolo <<Io ho finito p'ima>> aveva ribattuto poi Anna, facendo la linguaccia al fratello. Fabrizio aveva sorriso nel vederli così impegnati <<Forza, ora annate in camera de Ermal e aspettatelo lì. Nun parlate>> si era raccomandato.
Il riccio sarebbe rincasato a breve.
Quando la porta si era aperta, Fabrizio era già pronto davanti a lui ed Ermal non se lo aspettava minimamente. Si era quasi spaventato a vederlo lì in piedi. <<Ehi, stai bene?>> aveva chiesto chiudendo la porta dietro di sé <<Mai stato mejo>> aveva ribattuto avvicinandosi a lui e baciandolo.
<<Sicuro? Mi sembri esaltato>> aveva detto mentre si toglieva la giacca e cercava di spostarsi dall'ingresso. Il moro, tuttavia, non gli aveva permesso di passare, per poi dire <<Mica è corpa mia se so' più esartato de' te pe' l'uscita del disco tuo>> Ermal l'aveva guardato perplesso, come se non capisse. Si ricordava tutto della sera precedente, era sicuro avessero già festeggiato e non aveva esitato a ricordarlo anche al moro <<Ma se abbiamo festeggiato alla mezzanotte… anzi, tra i due eri quello più sfinito. Sarà la vecchiaia che si fa sentire anche a letto>> aveva poi alzato le spalle. Fabrizio non se l'era fatto ripetere due volte, aveva ribattuto subito <<Oh, vecchiaia a chi?>> dandogli una leggera pacca sulla nuca prima di tirarlo a sé e abbracciarlo. <<Vai in camera tua, che è meglio. Ma nun dire che te c'ho mannato io>> gli aveva sussurrato poi nell'orecchio. Ermal si era staccato da lui e l'aveva guardato confuso, il moro non aveva fatto altro che sorridere e aspettare che il riccio si decidesse a fare quei passi che lo dividevano da camera sua. Aveva mimato un "Devo preoccuparmi?" a cui Fabrizio aveva scosso la testa.
Di tutte le cose che poteva aspettarsi in quella camera, di certo non si aspettava quello.
Luca e Anna erano seduti sul pavimento, Anna aveva una mano sulla testa di Luca e cercava di riprendersi il disegno che Luca le stava allontanando. La bimba si era girata di colpo <<Emmal>> aveva urlato. Luca gli aveva ridato il disegno di colpo e si erano tirati in piedi. La bimba aveva sfoggiato il suo miglior sorriso prima di alzare il disegno e metterlo in vista. Lo stesso aveva fatto Luca, poco dopo, con un foglio con su scritto "Vuoi venire a vivere con noi?"
Ermal era rimasto a bocca aperta, non pensava proprio a quello.
Aveva sentito Fabrizio stringergli la mano da dietro prima di dire <<Credo che i bimbi s'aspettino 'na risposta>> mentre il riccio si girava verso di lui. Dopo poco aveva poi aggiunto <<Pure io se devo di' 'a verità>> Ed Ermal aveva sorriso, cercando le parole giuste.
Parole che non erano arrivate, ma che avevano trovato comunque voce in un sì tremolante e carico di emozione. Non aveva fatto in tempo ad aggiungere altro che si era ritrovato Luca e Anna abbracciati a lui e Fabrizio che lo abbracciava da dietro.
Quello era il vero inizio di qualcosa di nuovo.
Qualcosa di tremendamente bello.
Note:
Chiedo scusa per il problema. Avevo caricato il capitolo ieri sera ma non so perché non si vedeva. Quindi ci riprovo sperando vada bene.
Questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo. Vi ringrazio per essere arrivati fino a qui, davvero.
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