Capitolo Sette
Ermal non avrebbe dormito quella notte.
Lo sapeva.
Era scontato.
Se si aggiungeva il cambio del letto, le ultime cinque ore, il suo coinquilino con il figlio nella stanza accanto, il mix era perfetto per la sua insonnia.
Il figlio.
Fabrizio aveva due figli e non gli aveva detto nulla in quei mesi. Tutto perché?
Perché pensava di essere cacciato.
Era assurdo.
Sapeva di non essere assolutamente bravo nelle nuove relazioni. Il fatto era che poi riusciva anche a superarle fin troppo le paure iniziali, ma non credeva di poter dare l'impressione di essere insensibile. Di poter passare per uno stronzo non empatico.
Si era anche rivisto in Fabrizio quella sera.
Più di una volta.
Questo lo destabilizzava e non poco.
Ermal si era sempre occupato della sua famiglia. Era il più grande, spesso si era preso cura dei fratelli. Specialmente quando erano arrivati in Italia.
Si era rivisto in Fabrizio quando aveva preso in braccio Luca in lacrime. Si ricordava di tutte quelle volte in cui gli era successa la stessa cosa con Sabina.
Di tutte quelle volte che la prendeva in braccio quando piangeva per cercare di calmarla. Che fosse un incubo o un ricordo, era sempre lì per lei.
Un po' come lo era per la sua nipotina ora. Con Rinald invece era sempre stato diverso, nonostante fosse comunque lì per lui, la poca differenza di età creava più un rapporto di consigli e fratellanza, insieme vegliavano su Sabina.
Vedere Fabrizio così diverso con suo figlio, gli aveva fatto aprire gli occhi su tutti i segnali che in quei due mesi non aveva compreso. Anche se Fabrizio glieli aveva nascosti in tutti i modi, ora capiva tante cose.
Ora era davvero in crisi.
*
Quando aveva sentito il telefono vibrare, Rinald era quasi certo di sapere chi fosse. Aveva guardato l'ora prima di aprire il messaggio.
Quasi mezzanotte e mezza.
(00.21) Ha due figli, due. Ti rendi conto? EM
(00.23) Chi? RM
Perché Ermal doveva scrivergli a quell'ora? Andava sempre a finire così.
(00.23) Fabrizio. EM
(00.24) Ah. RM
(00.28) Già. Che cazzo aspettava a dirlo? EM
(00.29) Gliel'hai chiesto? RM
(00.29) E come? EM
(00.31) "Che cazzo aspettavi a dirlo?" RM
Rinald era sempre pronto a sdrammatizzare, anche se era mezzanotte e il fratello doveva sempre essere pessimista. Specialmente quando si trattava delle relazioni con gli altri. In realtà, dopo due mesi, Rinald sapeva che il fratello era riuscito ad instaurare un rapporto normale con il suo coinquilino. Anzi, ultimamente lo sentiva anche tranquillo - eccetto quando aveva pensato che Fabrizio gli nascondeva qualcosa di losco - cosa piuttosto strana per quanto era diffidente nel prendere qualcuno in casa con lui. Lui aveva bisogno dei suoi spazi, ma Rinald aveva insistito per far sì che il fratello prendesse qualcuno con sé. Un po' per non lasciarlo solo in una città così grande - cosa che Rinald non avrebbe mai detto al fratello - e un po' per aiutarlo a superare i suoi limiti.
(00.32) Idiota. EM
(00.32) Te la sei cercata. RM
(00.35) Credeva lo sbattessi fuori di casa. Io, fuori di casa... Non so che cazzo ha visto in questi due mesi per credere che lo sbattessi fuori di casa. EM
(00.38) Beh, non è che sei proprio la persona che ispira fiducia. RM
Ermal si sentiva punto nell'orgoglio. Okay, all'inizio aveva messo le cose in chiaro sul fatto che non doveva invadere i suoi spazi, non voleva essere toccato, non si parlavano, forse non era una situazione ideale in cui portare dei bambini ma almeno poteva dirglielo. E sì, davanti a lui aveva reagito tranquillamente - perché davvero non era un problema avere due bambini a casa nel weekend - ma nella realtà era in panico totale.
(00.38) Cosa vorresti dire? EM
(00.41) Sei abbastanza chiuso quando devi condividere i tuoi spazi con qualcuno e non credo ti abbia visto disponibile. RM
Ecco.
(00.42) Lo sai perché è così. Lo sei anche tu. Questo non significa che doveva tener nascosti due figli per due mesi. EM
(00.42) Qual è il problema? RM
(00.45) Mi ha mentito. Per due mesi. EM
(00.45) Il problema vero, oltre quello di facciata? RM
(00.53) Ho paura. EM
In quel momento Rinald aveva capito di doverlo chiamare, i semplici messaggi non sarebbero bastati.
Il riccio aveva giocato il ruolo della persona più comprensiva del mondo, ma nella realtà era terrorizzato e il fatto di averlo scoperto per caso e non perché Fabrizio si era fidato di lui a tal punto di dirglielo, non l'aveva aiutato. Aveva chiuso la chiamata con Rinald ancora prima di iniziarla, scrivendogli un messaggio per dirgli che non poteva parlare in quel momento ma che si sarebbero sentiti il giorno dopo quando sarebbe stato a casa da solo.
*
Era rimasto in cucina a lungo quella notte, mentre continuava a pensare a cosa era successo. Aveva preso il pentolino per riempirlo d'acqua e metterlo sul fuoco. Voleva farsi una tisana sperando che l'aiutasse a chiudere occhio almeno per qualche ora. Il giorno dopo aveva un incontro importante di lavoro, o meglio del suo secondo lavoro. C'era un artista che voleva solo lui sia come autore che compositore e lui non aveva la minima idea di chi fosse né se fosse stato in grado di farlo. Era rimasto a fissare l'acqua per un po', prima di notare che stava bollendo. Aveva spento il gas, per poi versare l'acqua dentro la tazza. Stava appoggiando il pentolino quando <<Ao' me s->>
<<Merda!>> Ermal si era spaventato quando aveva sentito il moro parlare. Il pentolino gli era scivolato dalle mani e, senza ricordarsi che era bollente, l'aveva afferrato con il palmo della mano sinistra. L'aveva ritirata subito dopo quando aveva sentito il dolore. <<Porca putt- ma che cazzo, Fabrizio>> Ermal aveva urlato mentre apriva la l'acqua fredda e infilava sotto la mano <<Scusa… Fa vedere>> il più grande l'aveva sussurrato mentre si avvicinava al lavandino. <<Vado a vedé se c'è la pomata pe' le ustioni>> aveva provato a dire, ma il riccio l'aveva bloccato <<Lascia perdere, hai già fatto abbastanza danni per oggi. Anzi, in generale. Torna da tuo figlio>>. Il tono che aveva usato era il più duro che forse gli aveva rivolto in quei mesi di convivenza. Non ci aveva pensato e il filtro cervello-bocca non era certo una caratteristica che lo contraddistingueva. Era stanco, esasperato e per quanto fosse gentile e comprensivo con Fabrizio quella sera, lui non riusciva a gestire gli imprevisti né i cambiamenti, senza avere un tempo abbastanza lungo per metabolizzare. Soprattutto se di mezzo c'erano dei bambini. <<Ermal… I-io->> il più piccolo non l'aveva fatto finire <<Vai, ti prego>> aveva urlato.
Fabrizio non se l'era fatto ripetere un'altra volta. Non si aspettava una reazione del genere, non l'aveva nemmeno mai sentito urlare. Era tornato in camera da Luca senza aver preso l'acqua, motivo per cui era andato in cucina. Sperava solamente che Luca non si sarebbe svegliato, almeno fino a che Ermal era ancora in giro, perché non sarebbe riuscito a vederlo. Non in quel momento. Non capiva cosa gli era preso. Soprattutto non capiva di quali danni parlava.
Okay, non gli aveva detto dei bimbi e lo sapeva, ma gli sembrava di aver chiarito tutto.
Fabrizio era stanco di tutto in quella giornata e la preoccupazione non lo aiutava di certo. Continuava a guardare il cellulare, sperando si illuminasse da un momento all'altro con un messaggio di Giada, ma aspettava invano. Si era lasciato andare e aveva lasciato scorrere le lacrime sul viso, fino a bagnare il cuscino.
Piangevano entrambi, divisi da una parete, per cose diverse.
Ermal era rimasto in bagno a lungo dopo essersi medicato la mano. Era scoppiato a piangere e non sapeva nemmeno il perché. Se per i ricordi, per la mano che gli dava fastidio, per Fabrizio che non avvisava mai e se ora si ritrovava così era solo colpa sua. Ci lavorava con le mani. Ed era proprio quello il danno. Soprattutto visto l'importanza dell'incontro del giorno dopo.
Non voleva essere così duro ma semplicemente era tutta la tensione accumulata e gli imprevisti che lui non sapeva gestire, a farlo parlare in quel modo.
<<Me spiace>> Era la prima cosa che aveva detto, quella mattina, Fabrizio, quando aveva visto la mano fasciata di Ermal. Il più piccolo aveva fatto finta di nulla e Fabrizio si era sentito ancora peggio.
<<Lu, vieni, andiamo a prepararci>> aveva detto allungando la mano. Il bambino l'aveva subito presa, rimettendo il cucchiaio che aveva in mano nella tazza.
Di certo Fabrizio non si aspettava che li accompagnasse lo stesso in ospedale, visto che nemmeno gli parlava. Eppure era sull'uscio di casa con le chiavi della macchina in mano e aveva tutta l'aria di uno che aspettava loro.
Aveva fatto un cenno con la testa, nulla più.
Fabrizio aveva preso il seggiolino di Luca e l'aveva messo nella macchina di Ermal, prima di far salire il piccolo.
Il viaggio era stato più silenzioso dei precedenti se fosse stato possibile ed Ermal non aveva ancora fiatato dalla notte precedente. L'unica cosa che aveva detto era stata <<Ti vengo a riprendere quando finisco l'incontro di lavoro>>.
<<Mh… okay>> Era stata l'unica risposta, anche se non credeva di sapere quale incontro fosse. Insomma, prima di quei giorni non avevano mai condiviso nulla di personale e di lavoro nemmeno. Era sceso dalla macchina e aveva aiutato il piccolo Luca, prima di chiudere la portiera e prenderlo in braccio per poi incamminarsi verso l'entrata dell'ospedale.
*
<<Eccola la principessina mia!>> aveva esordito così, mentre entrava nella stanza della piccola e si avvicinava al lettino <<Papà!>> Anna gli aveva riservato un sorriso che per Fabrizio era la cosa più bella che avesse visto negli ultimi giorni.
<<Come stai, amore mio?>>
<<Io no bua. Voio il geato>> La febbre era passata e Giada gli aveva detto che l'avrebbero dimessa nel pomeriggio. <<Il gelato ora non si può, devi ascoltare i medici>>
<<Ma sono butti>> aveva replicato la bimba mettendo il broncio.
Anna era stata dimessa qualche ora più tardi. Fabrizio aveva spiegato la situazione a Giada e gli aveva chiesto se per quel weekend potevano stare da lei, visto che Ermal non sembrava molto trattabile e Anna aveva bisogno di entrambi.
(16:23) Non torno questo weekend. Non passare a prendermi. FM
(16:25) Okay. EM
Note:
Anche oggi ho anticipato e non è lunedì (solo per pochi minuti), ma vi ho già fatto aspettare più di una settimana, quindi mi sembrava giusto anticipare leggermente. Grazie per aver letto, come sempre. Alla prossima
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